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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono molto felice di questo bel dibattito a cui tanti colleghi generosamente hanno partecipato e li ringrazio anche delle parole che hanno avuto nei miei confronti e ringrazio molto l'attenzione vera del Commissario Moedas.
Chiudo sulla questione della Brexit, dico solo una parola, non posso non menzionarla: io credo che – certo, l'ha detto la collega inglese – l'Inghilterra ha avuto più di quanto ha dato nella cultura anche perché ha tantissima ricchezza culturale. Devo dire però che le precondizioni per continuare a partecipare a "Europa creativa" sono chiare, sono quelle di accettare almeno le quattro libertà fondamentali di circolazione delle persone, dei capitali, eccetera. Quindi, questa sarà la battaglia che dovranno fare i cittadini britannici, non noi.
Io condivido perfettamente questa sottolineatura che Lei ha fatto: l'innovazione sempre di più si colloca ormai nella capacità di integrarsi fra i vari settori, fra i vari linguaggi e anche fra le diverse discipline. Penso che questa sia la sfida per la seconda parte del settennio per "Europa creativa" che su questo fronte deve fare molto di più, ma credo che sia un problema interno al programma, ma anche esterno.
Se ne parlava prima, dobbiamo assolutamente conseguire – come abbiamo chiesto – una maggiore attenzione trasversale, anche delle diverse DG e delle diverse competenze perché, con Erasmus+, con Orizzonte 2020, con i fondi strutturali si avviino maggiori integrazioni e chiediamo naturalmente un rafforzamento serio e importante del budget. Avete sentito che tutti i colleghi parlavano della frustrazione di tanti operatori della cultura che alla fine si stancheranno di proporre – questo è tremendo, in un momento come questo, della crisi che viviamo in Europa, che è una crisi culturale; sarebbe strano che finalmente non si mettesse la cultura nelle priorità del programma Juncker.
La seconda valutazione – non posso rispondere a tutti, però raccolgo alcune delle questioni più importanti e comuni – un dilemma c'è stato fra diversità e unità e accompagna l'Europa dal suo nascere, è chiaro che la politica culturale non è una politica comunitaria ma la politica culturale è basata sul trattato per due aspetti: valorizzare e sostenere la diversità culturale e linguistica e dall'altra valorizzare e tutelare il patrimonio culturale europeo comune.
Quindi, la diversità nell'unità è la cifra dell'Europa e anche quando parliamo di diplomazia culturale europea, su cui siamo impegnati, si parla sempre anche di far conoscere come si è potuto vivere anche in una dimensione di pace in questo continente, proprio perché la diversità e il dialogo hanno portato a una possibilità di convivenza pacifica, all'innovazione e all'inclusione. Questa è la sfida della cultura sotto tutti i cieli. Quindi non c'è contraddizione.
Poi vorrei dire che le radici dell'Europa sono nella musica, nella filosofia, nei pensatori, nella spiritualità, nella creatività, nel teatro, nella letteratura e tutti i più grandi sono stati in tutti i paesi quelli che non si sono chiusi nelle piccole patrie, ma che hanno dialogato con il mondo, che hanno cercato di capire, tutto si è intrecciato nella storia della cultura europea, sarebbe veramente miope non riconoscere questo.
Noi vogliamo perciò con questo programma, pretendiamo che cosa? Intanto, una maggiore attenzione, appunto, a questa integrazione dei settori; secondo: ad avere una maggiore attenzione ai criteri di valutazione – è venuto da tutti e sono d'accordo – quello di avere criteri che valutino più il merito artistico e anche il merito intrinseco culturale dei progetti.
Credo che sia giusto pretendere adesso che questi nuovi finanziamenti che si danno attraverso i prestiti, come strumento finanziario, non devono riservarsi a quelle situazioni finanziarie accreditate, solo per i paesi dove queste risiedono ma sono fatte per sostenere i progetti europei – deve essere molto chiaro questo – altrimenti sarebbe uno sbilanciamento.
E ultima cosa –il tempo è tiranno – le reti culturali, è verissimo, noi vogliamo sostenere di più le reti culturali europee che son quelle che attraversano l'Europa, gli itinerari culturali e le capitali europee della cultura che hanno compiuto trent'anni dalla loro istituzione. Abbiamo chiesto di valutarli come risultati straordinari, perché in molte città, che erano anche in crisi industriali – lo dicevamo prima, Liverpool è stata rilanciata grazie ad essere capitale della cultura e questo ha portato a un ripensamento della città, giocata più sulla cultura."@it2
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