Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2017-01-19-Speech-4-142-000"
Predicate | Value (sorted: default) |
---|---|
rdf:type | |
dcterms:Date | |
dcterms:Is Part Of | |
dcterms:Language | |
lpv:document identification number |
"en.20170119.7.4-142-000"1
|
lpv:hasSubsequent | |
lpv:speaker | |
lpv:spoken text |
"Signora Presidente, onorevoli colleghi, la catastrofe umanitaria e civile che sta accadendo in Burundi ha un nome e un cognome, si chiama Pierre Nkurunziza, l'attuale Presidente che, beffandosi della Costituzione e degli accordi di pace, non soltanto si è fatto eleggere per un terzo mandato ma oggi parla di una quarta elezione nel 2020.
Quello che sta accadendo nello stato burundese è spaventoso. Ogni volta che la comunità internazionale prova a fare qualche timido passo c'è una risposta veramente colpo su colpo, come quando, il 19 ottobre 2016, il Burundi si è ritirato dalla Corte penale internazionale dopo l'annuncio della Corte stessa di avere aperto una prima investigazione preliminare. Le ONG sono state espulse, parlo anche della UNIIB o ancora della Ligue Iteka, la più antica del paese, e adesso ormai ogni voce di dissenso e ogni voce che si leva contro questo governo viene costantemente silenziata. Le forze di polizia e le forze di sicurezza, così come le terribili milizie Imbonerakure stanno imperversando con omicidi, rapimenti, tortura, stupro e arresti sommari e la crisi, che è nata come politica, ormai ha assunto contorni palesemente etnici per volontà dello stesso governo. Le vittime di etnia Tutsi crescono esponenzialmente, anche un ministro addirittura la notte del nuovo anno.
E questo nel silenzio della comunità internazionale, tant'è vero che qualcuno ha parlato di un vero e proprio "genocidio silenzioso" e noi invece abbiamo l'onere di tenere alta la guardia, di pretendere una reazione forte. Lo dobbiamo a persone come Pierre Claver Mbonimpa, che ho avuto l'onore di conoscere e di invitare anche a Roma per un evento di sensibilizzazione su quello che sta accadendo nel paese.
Lo dobbiamo anche a un intervento che deve essere forte, devono essere schierate forze di polizia per ridurre la violenza, come forza di interposizione. Non possiamo permettere che quel "
" che dicemmo in Ruanda invece diventi un "
" oggi come oggi.
Questo dipende anche da noi, se continueremo ad essere così passivi e aspettare che la storia faccia il suo corso, magari semplicemente per dimenticanza o perché pensiamo che le priorità siano altre, lasceremo una comunità e lasceremo queste persone a se stesse e negheremo quel Nobel per la pace che invece è stato attribuito all'Unione europea."@it2
|
lpv:unclassifiedMetadata |
"again and again"2
"never again"2
|
lpv:videoURI |
Named graphs describing this resource:
The resource appears as object in 2 triples