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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa relazione letta quasi all'indomani della terribile strage del Bangladesh dovrebbe, a mio avviso, costringerci a riflettere maggiormente sulla necessità di instaurare un rapporto concreto e impegnare maggiormente la Cina, il maggiore attore regionale, su questo fronte così importante e quindi non è pensabile di poter affrontare in quella il gravissimo problema del contenimento dell'Isis e anche della salvaguardia delle nostre comunità.
E poi qualche riflessione sulle conseguenze del
: mi pare che qui ci sia una sottovalutazione e una scarsa considerazione di effetti che sono a colpo d'occhio visibili sui rapporti economici. Sappiamo tutti quale influenza aveva in questi rapporti la presenza nell'Unione europea della Gran Bretagna, più aperta alle liberalizzazioni, bilanciata da interessi diversi della Germania. Vogliamo riflettere su quello? Vogliamo parlare un po' anche i nostri interessi da questo punto di vista?
Per quanto riguarda i nostri interessi, ribadisco la nostra assoluta contrarietà al riconoscimento alla Cina del ruolo di economia di mercato! Non ha diritto di ricevere questo status. Sarebbe, tra l'altro, la condanna di interi settori della nostra produzione. Non si può parlare di Cina senza ribadire un forte altolà alla contraffazione, che è una guerra economica alla nostra produzione. Su queste cose bisogna parlare chiaro. Nella scorsa legislatura era stato fatto qualcosa con la proposta sulla sicurezza dei prodotti cinesi, che spesso sono anche pericolosi, per i quali si prevedeva l'indicazione d'origine obbligatoria. Dov'è finita questa proposta che venne largamente sostenuta da questo Parlamento? Non se ne è più parlato. Come non si insiste sufficientemente sulla questione del dumping: preferiamo prendercela col povero Uzbekistan, che invece sta facendo dei progressi in relazione all'utilizzo della manodopera nella lavorazione del cotone.
Io penso che ci siano molte cose da riconsiderare. Pensiamo solo al fatto che il recente
fra il presidente Xi e Putin ha dato luogo a un grande accordo riguardante le economie sull'acciaio e sull'industria. E noi? Che diciamo? Ci siamo? Ce ne interessiamo? Restiamo fuori. Debole e lacunosa questa relazione."@it2
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