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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Commissario, che cosa è il commercio internazionale? Troppo spesso, seguendo i dibattiti in questo Parlamento, ho avuto l'impressione che fosse un obiettivo in se stesso, un traguardo. Ma colleghi, no! Il commercio non è l'obiettivo, è solo uno strumento per raggiungere altre finalità. Il commercio non è il traguardo, ma la corsa, la corsa verso maggiore prosperità, uguaglianza e progresso sociale per tutti. Ecco perché il documento che vogliamo guidi la politica commerciale dell'Unione europea comincia con quest'idea e continua stilando le condizioni perché la prima potenza commerciale del mondo adempia al suo ruolo con responsabilità, coraggio e accortezza per i suoi cittadini e per tutti i cittadini del mondo.
Il commercio non è il fine ma è il mezzo. Come relatrice sono molto fiera di questo primo messaggio ma è il contenuto della risoluzione che mi rende veramente orgogliosa. Ovviamente, si tratta di un testo di compromesso, ma resta il fatto che, a larga maggioranza in commissione, abbiamo approvato una serie di richieste e priorità per rendere la politica commerciale più trasparente, responsabile ed efficace. Abbiamo riconosciuto le opportunità del commercio e richiesto una politica commerciale che lavori per le piccole e medie imprese, che crei opportunità ai mercati stranieri per i nostri agricoltori, per i nostri prestatori di servizi e, non ultimo, per la nostra industria, con degli accordi che portino benefici tangibili per i cittadini, magari esplorando nuovi mercati. Penso soprattutto all'Australia e alla Nuova Zelanda, ma anche al Mercosur e all'Africa.
Sappiamo che il commercio non è solo opportunità e non sempre è una vittoria su tutti i fronti. Per questo abbiamo richiesto che la Commissione e gli Stati attuino delle politiche di sostegno in favore dei cosiddetti perdenti della globalizzazione e personalmente penso che questa sia un'altra occasione di riflessione per politiche sociali che scolleghino il reddito dal lavoro, come reddito minimo o di cittadinanza. Ma prevenire è meglio che curare. Per questo la risoluzione parla chiaramente dell'importanza di studi di impatto accurati, sia ex ante che ex post, e di riforma degli strumenti di difesa commerciale, opponendosi in modo chiaro alla concessione dello status di economia di mercato alla Cina, ma parlando anche di difesa delle indicazioni geografiche e della lotta alla contraffazione, a tutela delle eccellenze europee nel mondo.
Sono molto orgogliosa anche di tutti i paragrafi che insistono sulla nostra responsabilità per un commercio equo, rispettoso dei diritti e orientato al rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ormai tutti i prodotti che usiamo ogni giorno, dalle auto ai cellulari, sono il risultato di una catena produttiva che attraversa il mondo intero, con una piccola parte di valore che viene aggiunta in ogni paese. Il Parlamento europeo, con questo documento, chiede a gran voce che queste catene di approvvigionamento globali siano pulite, sostenibili e rispettose; che vi sia un rispetto del dovere di diligenza, per sapere se il bene che si acquista è macchiato di sangue o meno, se è stato prodotto con lavoro forzato minorile o violando i diritti umani. E non ci siamo fermati qui, perché abbiamo sollecitato che la sostenibilità del commercio valga anche per l'ambiente e gli animali, esigendo un maggior controllo per quanto riguarda il rispetto delle regole per il commercio di specie protette e di animali d'allevamento.
Per assicurarci che questi impegni siano mantenuti dai nostri partner, chiediamo a gran voce che i nuovi trattati di libero scambio contengano capitoli sullo sviluppo sostenibile vincolanti e con chiari meccanismi di sanzione per chi non rispetta i propri impegni in termini di rispetto dei diritti e dell'ambiente e con delle investigazioni, che vogliamo possono essere avviate anche su richiesta del Parlamento europeo. Ovviamente, le grandi opportunità del commercio vanno costruite su delle fondamenta solide, che sono la protezione dei consumatori europei e degli standard ambientali, sanitari e sociali. Questo passa come auspicato dalla risoluzione anche attraverso ulteriori riflessioni su quei trattati e quei sistemi, come gli ISDS e ICS, che potrebbero far prevalere gli interessi di pochi potenti su quelli di molti cittadini.
I cittadini devono poter valutare liberamente e in ogni momento se sono correttamente tutelati. Per questo chiediamo alla Commissione di aumentare gli sforzi per una politica commerciale sempre più trasparente, comprensibile e visionabile dai cittadini, senza più documenti e riunioni segrete. Inoltre, indirizziamo anche al Consiglio un chiaro appello per rendere sistematica la consultazione del Parlamento nella preparazione dei mandati negoziali e vincolante il suo parere, chiedendo inoltre la pubblicazione di tutti i mandati approvati.
Per finire, i nuovi media hanno moltiplicato le possibilità di partecipazione e controllo dei cittadini sulla vita politica delle istituzioni. Per questo, io che provengo da un movimento che fa della democrazia diretta la sua bandiera, vorrei terminare il mio intervento con l'augurio che la Commissione possa avviare sempre più scambi e dialoghi con i cittadini sulla politica commerciale e avvalersi di Internet e dei nuovi media per rendere conto in modo sempre più accurato delle sue scelte commerciali, accertandosi così in modo diretto del parere di coloro che sono i primi
cioè i cittadini.
Chissà che un giorno anche i negoziati per i trattati internazionali, invece che avvenire a porte chiuse, non siano trasmessi in
e che la politica commerciale non diventi il primo ambito di applicazione della democrazia quasi diretta. Data l'ora, forse, questo può sembrare un sogno ma è senz'altro un bel sogno. Ringrazio infine tutti i colleghi per il fattivo lavoro e la cooperazione dimostrata."@it2
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