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"Signora Presidente, onorevoli colleghi, l'immagine del piccolo Aylan Kurdi, trovato senza vita sulle spiagge della Turchia, è l'immagine simbolo di un diritto negato: il diritto alla vita. È a quest'Europa che bisogna tornare a guardare, sono questi gli esempi che devono trainare l'operato di chi, come noi oggi, discute circa il grado di tutela accordato ai diritti fondamentali in Europa, se vada migliorato. Siamo noi stessi i controllori e i garanti di quei diritti e di quei valori che sono alla base di questa Comunità e che legittimano l'esistenza dell’Unione europea stessa. Tutti i giorni assistiamo a palesi violazioni dei diritti fondamentali in tutta Europa, eppure non si fa nulla per fermarle o prevenirle. Allora, siamo ipocriti, omertosi e infine complici. Le propose avanzate nella relazione vanno dunque nella direzione di garantire un maggior controllo e una maggiore interazione con la cittadinanza: sapere ciò che accade in ogni singolo Stato membro permetterà alle istituzioni europee di porre in essere gli interventi necessari a tutela dei diritti fondamentali. Non si tratta di un’inquisizione, né si tratta di andare oltre il principio di sussidiarietà: si tratta di maturare una consapevolezza comune e di ricevere delle informazioni che ad oggi mancano. Credo che questo sia stato uno degli aspetti più dibattuti nelle riunioni con i relatori ombra: mi auguro che la proposta di una maggiore trasparenza non spaventi nessuno e si decida, insieme, di migliorare le sorti dei cittadini europei. Ringrazio, sentitamente, i relatori dei pareri delle altre commissioni e tutti gli altri relatori ombra, con i quali insieme abbiamo portato avanti un lavoro impegnativo, ma anche molto appassionante. Siate coraggiosi: costruiamo un'Europa dei diritti, adesso. Mi sono chiesta se portare qui in plenaria l'immagine del piccolo Aylan per guardare le morti che anche quest'Europa sta provocando, ma poi ho ritenuto non opportuno, rispettare la sua memoria e ho preferito non esibirla pubblicamente. Vedete colleghi, se la visione di immagini come quelle di Aylan sortisse effetti che vanno oltre lo sdegno, la rabbia, il dolore, forse oggi vedremmo in quel corpo una vittima sacrificale, un martire, valso quantomeno a tutelare e salvare tanti altri innocenti. Ma la storia ci insegna che così non è mai stato e così, ahinoi, non sarà neanche stavolta perché trascorsa l'ondata emotiva, l'Europa tornerà ad occuparsi di questi diritti con l'indolenza e la miopia che finora l'ha contraddistinta. L'immigrazione è solo un esempio. Ogni giorno siamo testimoni di storie di diritti negati, e non bisogna andare oltre i confini europei per rintracciarle: bambini che nascono ammalati di cancro a causa della presenza di rifiuti tossici e di discariche abusive 122 milioni di poveri, molti dei quali senza reddito di cittadinanza e dunque senza mezzi per sopravvivere misure di austerità che impongono tagli alla sanità e al portando alla sospensione dell'erogazione dei farmaci nelle farmacie pubbliche o, addirittura, alla chiusura degli ospedali. Parliamo di storie prevedibili, di storie evitabili, se solo quella rabbia e quell'indignazione che si provano di fronte a tali esempi si traducessero in reazione, in forza propulsiva per cambiare questa Europa, così da prevenire nuove e ulteriori violazioni di diritti fondamentali. Un'altra Europa è possibile nella misura in cui si vuole un'alternativa. E non bisogna abbandonarsi all'immaginario per ricercare esempi ideali. Esiste infatti un'altra faccia, vera, di un’Europa fatta di solidarietà, di accoglienza fraterna, di impegno a tutela del superiore interesse del minore, di inclusione sociale delle minoranze, di lotta quotidiana a garanzia di un'uguaglianza formale e sostanziale, di tutela delle lavoratrici madri, di rispetto per l'altrui pensiero, di tolleranza per tutti i credo. Un'Europa che denuncia le ingiustizie, e rifiuta di nascondersi nell'ipocrisia di una tutela dei diritti umani riconosciuta solo sulla Carta o nei trattati."@it2
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