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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi finalmente la lotta senza quartiere a elusione ed evasione fiscali sono al centro del dibattito europeo e stanno diventando una priorità. Ma nei tempi in cui enormi flussi di capitali si spostano facilmente da una parte all'altra del mondo con un clic, è evidente che queste sono sfide globali e per vincerle occorrono strumenti di contrasto e soluzioni globali, per ristabilire un principio semplicissimo: le tasse vanno pagate dove sono generati i profitti.
Ringrazio tutti i relatori ombra per lo spirito collaborativo e anche la segreteria e il mio ufficio per il sostegno. Spero che domani la relazione passerà con la più ampia maggioranza per fa sentire forte la voce di questo Parlamento prima di Addis Abeba e dimostrare che siamo in prima linea nella lotta all'evasione ed all'elusione globali, per avere un'agenda dello sviluppo davvero ambiziosa e in grado di colpire alla radice il dramma della povertà e delle disuguaglianze.
In quest'Anno europeo dello sviluppo prenderemo decisioni che disegnano quale mondo lasceremo alle future generazioni: i nuovi obiettivi per lo sviluppo sostenibile, la conferenza sul clima e, tra pochi giorni ad Addis Abeba, la terza Conferenza internazionale sul finanziamento allo sviluppo. Questi obiettivi ambiziosi saranno raggiungibili soltanto se assicuriamo un finanziamento adeguato con l'aiuto pubblico allo sviluppo ma anche con una più efficace mobilitazione delle risorse nazionali. Ed è qui che tassazione e lotta contro l'evasione e l'elusione fiscali diventano fondamentali.
Le stime vanno prese con cautela ma si calcola che i flussi finanziari illeciti in uscita dai paesi in via di sviluppo arrivino a mille miliardi di dollari ogni anno. Un dato impressionante: quasi dieci volte il totale degli aiuti allo sviluppo; risorse sottratte ai servizi ai cittadini. Gli ostacoli che incontrano i paesi in via di sviluppo nella lotta all'evasione e all'elusione sono numerosi. Senza contare che loro stessi tendono a concedere incentivi ed esenzioni in una concorrenza fiscale spietata che per loro si rivela dannosa.
Con questa relazione chiediamo alla Commissione un vero e proprio piano d'azione per sostenere i paesi in via di sviluppo nel creare sistemi fiscali più solidi ed equi. Quindi chiediamo di rafforzare il sostegno ai paesi in via di sviluppo, fornendo assistenza finanziaria e tecnica, ancora insufficiente. Chiediamo la trasformazione del Comitato fiscale dell'ONU in un vero organismo intergovernativo con risorse addizionali per garantire finalmente che i paesi in via di sviluppo partecipino in condizioni di parità alla riforma del sistema fiscale globale. Chiediamo di sostenere le iniziative internazionali per la riforma del sistema fiscale globale, come il processo BEPS promosso dall'OCSE; ma bisogna tenere maggiormente in considerazione le esigenze dei paesi in via di sviluppo.
Di particolare importanza due strumenti: chiediamo l'adozione dello standard del
per le società multinazionali di tutti i settori, compreso il settore estrattivo, e che le informazioni complete siano accessibili a tutti i paesi e rese pubbliche. È ora che la Commissione presenti una proposta in questo senso. Mi sorprenderebbe se domani qualcuno votasse contro ciò che abbiamo già approvato all'unanimità in commissione.
Inoltre, quando si applica lo scambio automatico di informazioni, bisogna prevedere un periodo di transizione per i paesi che non hanno ancora pienamente sviluppato le capacità necessarie per raccogliere e condividere tutte le informazioni richieste. Chiediamo poi trasparenza sulla titolarità effettiva di società, trust e altri istituzioni simili.
Vi è l'annoso problema dei trattati fiscali tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, che non garantiscono la distribuzione equa dei diritti d'imposizione tra
y e
. In questo, il modello elaborato sotto gli auspici dell'ONU garantisce un approccio più equilibrato.
Chiediamo, infine, di effettuare delle valutazioni d'impatto delle politiche fiscali europee sui paesi in via di sviluppo, per rafforzare la
e chiediamo di giungere a una definizione di paradisi fiscali a livello internazionale entro il 2015 con una
e con delle sanzioni. Mi ha sorpreso che qualcuno chiedesse un voto separato, pensavo che qui dentro fossimo tutti d'accordo sulla serietà con cui va affrontato questo problema.
E da ultimo, ma non per importanza, prestiamo particolare attenzione alle questioni di genere: evasione ed elusione colpiscono maggiormente la parte più vulnerabile della società in cui spesso e purtroppo le donne sono sovrarappresentate."@it2
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