Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2014-09-17-Speech-3-327-000"

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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'epidemia del virus ebola in Africa settentrionale sta avendo un fortissimo impatto dal punto di vista sanitario ed un altissimo costo in termini di vite umane. Si contano più di duemilacinquecento morti e circa cinquemila contagiati, ma nei paesi africani maggiormente colpiti dal virus non si sono finora concentrati adeguatamente attenzione e interventi concreti. Il mondo occidentale, facilmente suggestionabile, si è enormemente allarmato e giustamente mobilitato ogniqualvolta si è verificato il contagio di un occidentale, ma le stesse emozioni, lo stesso pathos, la stessa apprensione non si sono manifestate di fronte alle centinaia di vittime in Africa, che generalmente ritorna ad interessare quando si tratta di andarne a sfruttare le risorse. Ho sentito spesso parlare di . Quale migliore occasione che un'emergenza come quella causata dal virus ebola per cominciare fattivamente a responsabilizzare quelle multinazionali che traggono enormi profitti dalle risorse dei paesi maggiormente colpiti? L'ebola non è soltanto emergenza sanitaria e umanitaria, non è soltanto morte e paura del contagio, è anche un problema sociale e politico e genera un disastroso effetto economico. La FAO ha da poco annunciato l'enorme rischio per i raccolti in Africa occidentale. Gli effetti secondari di questa crisi si fanno sempre più evidenti. L'insicurezza alimentare sta peggiorando le già fragili economie di questi paesi che adesso si trovano ad affrontare il pronto collasso delle esportazioni. Le sfide per l'Europa sono immense. Le istituzioni locali sono molto deboli, i sistemi sanitari pubblici inefficaci, inconsistenti, addirittura in certi casi inesistenti. Mancano le infrastrutture di base, le strade, le strutture necessarie ad affrontare l'emergenza. C'è una visione distorta sulla malattia da parte delle comunità locali per il bassissimo livello di alfabetizzazione che favorisce la propagazione del virus. Ci sono interminabili divisioni etniche, politiche, religiose che cospargono di sangue i territori e fanno sorridere solamente i mercanti di morte. La mia domanda, colleghi, è questa: l'Europa è pronta a raccogliere questa enorme sfida, e se sì, in che modo?"@it2
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