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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, alla vigilia delle elezioni che si terranno in Iraq in aprile con le nuove positive regole adottate, dobbiamo però dire che l'Iraq continua a essere un paese in grave difficoltà, come è emerso anche dalle parole dei colleghi che mi hanno preceduto. Dopo undici anni dalla guerra e dopo l'uscita delle truppe americane il paese è in difficoltà sia per quanto riguarda la recrudescenza delle violenze e degli attentati tra le diverse fazioni, che fra dicembre e febbraio hanno colpito la provincia di Anbar, Fallujah, il campo di Urria, l'area cristiana di Bagdad e lo stesso il Ministro degli esteri, sia per le gravi condizioni socioeconomiche in cui vive la popolazione, soprattutto i bambini. Questo nonostante l'Iraq abbia la terza riserva mondiale di greggio, ma per gli attacchi e per la corruzione l'esportazione è limitata. A ciò si aggiunge la grave questione dei profughi a seguito del conflitto in Siria. A questo punto certamente noi apprezziamo le conclusioni del Consiglio europeo di febbraio, ma nella nostra risoluzione chiediamo che l'Unione europea assuma una maggiore forza nel sostegno ma anche nella verifica del processo di democratizzazione in corso in Iraq, condizionando anche il recente accordo commerciale bilaterale al rispetto dei diritti umani, della libertà di stampa, del dialogo inclusivo con la minoranza sunnita e, soprattutto, alla protezione delle comunità più a rischio fra cui quella cristiana. Si calcola che negli ultimi dieci anni oltre metà dei cristiani iracheni hanno abbandonato il paese, riducendo anche la presenza positiva di chi era sicuramente per il dialogo ed era è una forza di mediazione. Ricordiamo che per noi è importante anche il programma di lanciato il 22 febbraio per sostenere anche il ruolo dell'Alta commissione per i diritti umani di cui dobbiamo verificare l'autonomia effettiva e sostenere anche la ..."@it2
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