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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione che discutiamo si occupa di analizzare gli effetti sulla spesa dei Fondi strutturali dei vincoli di bilancio imposti alle autorità regionali e locali dal patto di stabilità: la crisi economica e finanziaria ha irrigidito le regole del pareggio di bilancio imponendo tagli generalizzati alla spesa senza alcuna distinzione tra uscite correnti e investimenti.
L'effetto immediato è stato quello di limitare, fin quasi a inibirle totalmente, le politiche volte a rilanciare l'economia e la crescita. La conseguenza di questo stato di cose ha avuto ripercussioni in particolare sulla politica di coesione, in quanto essa è per sua natura tesa alla spesa per investimento al fine di superare gli squilibri sociali, economici e territoriali tra gli Stati membri. Purtroppo, tra tagli e vincoli, le autorità regionali e locali chiamate ad attuare le agende europee, si trovano oggi di fronte alla difficoltà di rispettare gli impegni di programmazione.
I dati sulle percentuali di spesa raggiunte, sull'aumento del divario tra economie forti ed economie deboli, confermano che la coesione sta arretrando. La relazione quindi formula tre proposte che tendono a bilanciare la necessità di investimenti pubblici con il rispetto rigoroso delle regole fiscali di bilancio dell'Unione in relazione ai cofinanziamenti nazionali dei programmi dei Fondi strutturali europei.
La prima ipotesi è quella dell'esclusione della spesa pubblica legata all'attuazione dei programmi cofinanziati dai Fondi strutturali e di investimento dalla definizione di deficit strutturale del patto di stabilità e crescita: la motivazione è che questa spesa è volta a realizzare gli obiettivi EU2020 e a sostenere la competitività, la crescita e la creazione di posti di lavoro. L'attuale situazione produce invece un corto circuito tra politiche europee, determinando che, da una parte, si inibisce la spesa, e dall'altra si sanziona perché non si spende.
La seconda proposta formulata nella relazione è che il calcolo, in ogni caso, dell'onere legato agli investimenti sia effettuato al netto delle imposte delle tasse. Queste voci, infatti, sono partite di giro e correnti che impropriamente vanno a incidere sulla determinazione del deficit.
La terza proposta è la possibilità di scrivere in bilancio all'inizio del periodo di programmazione l'intero ammontare delle risorse europee, lasciando la quota di cofinanziamento nazionale nei bilanci successivi. L'obiettivo è quello di consentire alle autorità nazionale, regionali e locali di garantire il pareggio con le entrate che negli anni successivi presumibilmente si siano prodotte con gli investimenti.
L'invito che con questa relazione si intende rivolgere alla Commissione e agli Stati membri è di tener conto delle proposte formulate anche nei negoziati in corso sul pacchetto di coesione. La necessità di una maggiore flessibilità è contenuta anche mandato che la commissione REGI ha affidato ai relatori che sono impegnati nel trilogo sul pacchetto legislativo coesione quindi lavoriamo in perfetta coerenza. La relazione peraltro arriva in Aula con il voto quasi unanime della commissione per lo sviluppo regionale: 40 voti a favore e 2 sole astensioni.
A questo si aggiunga il parere favorevole della commissione per i bilanci e il parere favorevole della commissione per l'occupazione e gli affari sociali. Questa relazione accompagna in modo assolutamente coerente il dibattito che si è aperto in seno al Consiglio europeo, è in linea con gli impegni sull'introduzione della
nelle politiche fiscali europee e con gli obiettivi di costruire un'Europa inclusiva, intelligente e sostenibile entro il 2020.
È inutile continuare a votare in questo Parlamento appelli alla Commissione europea affinché promuova l'occupazione, affinché promuova lo sviluppo delle infrastrutture, affinché rilanci l'economia, se poi non si risolvono i punti di criticità, i nodi che il patto di stabilità e crescita evidenzia nel corso della sua attuazione. Mi auguro quindi, alla luce di queste considerazioni, che il Parlamento sappia dimostrare, con un voto di favore all'intera relazione, di essere attivo e consapevole colegislatore e non si lasci condizionare dai tentativi di una minoranza di avvilire lo spirito comunitario a favore di un interesse nazionalistico."@it2
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