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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, sono onorata e orgogliosa di presentare il frutto di mesi di intenso lavoro e negoziazioni e ringrazio tutti i colleghi che hanno contribuito ad arricchire il testo finale con i loro spunti e le loro proposte.
Colgo l'occasione per esprimere il mio disappunto e il mio profondo rammarico per la decisione del mio gruppo politico di non assumere una posizione netta e chiara sul tema delle quote rosa. Su un punto di così grande importanza – e mi permetto di dire anche investimento – è necessario un maggior coraggio e determinatezza.
Signor Commissario, auspico che l'adozione di questa relazione non rappresenti l'ennesimo esempio di buoni propositi che restano incompiuti. Non nascondiamoci dietro il paravento dei costi da sostenere per attuare le riforme proposte, adottare leggi in grado di tutelare le donne non è più sufficiente! Oggi più che mai bisogna diffondere una nuova educazione culturale, strettamente legata alla figura femminile. Mi avvio a concludere: questo processo deve rilanciare l'immagine e il ruolo della donna nella società.
Se vogliamo che l'Europa si accrediti come il protagonista indiscusso nel sostegno della mobilità educativa e professionale delle donne, dobbiamo sapere adottare decisioni forti e concrete ed abbandonare ogni posizione e interesse di parte.
Il Parlamento europeo prende iniziative e si pronuncia sui temi più importanti e delicati per il rilancio del mercato del lavoro, la formazione, l'occupazione e la mobilità. Proprio dalla valorizzazione di questi tre elementi, bisogna ripartire per rilanciare concretamente l'occupazione femminile.
Questa deve realizzarsi seguendo nuove strade con ampio respiro europeo, dove le esperienze personali e professionali vengono valorizzate appieno, stimolando la libera circolazione dei cittadini, su cui si fonda l'esistenza stessa dell'Unione europea. Non possiamo permetterci nuovi passi falsi e dobbiamo aumentare gli sforzi per raggiungere l'obiettivo fissato dalla strategia Europa 2020.
Signor Commissario, abbiamo in mano gli strumenti per rendere il mercato del lavoro sempre più accessibile e dinamico e questo ci investe di una responsabilità eccezionale: il progetto Europa non sarà ultimato fino a quando tutti i paesi membri non avranno gli strumenti adeguati per promuovere l'uguaglianza di genere, combattere ogni forma di sfruttamento sul mercato del lavoro e porre la tutela dei diritti previdenziali al centro del sistema di protezione sociale.
Troppo spesso ci sentiamo ripetere che queste riforme sono troppo costose per i bilanci nazionali e a questo proposito mi permetto di sottolineare come la proposta del congedo di maternità votata dal Parlamento il 20 ottobre 2010 sia ancora bloccata dal Consiglio, ostaggio di vili egoismi nazionali. Adottare misure per la conciliazione della vita familiare con quella professionale ci permetterebbe invece di rilanciare definitivamente il mercato del lavoro.
Per raggiungere l'obiettivo, dobbiamo partire dal nucleo primordiale della società europea: la famiglia, il motore attorno al quale si sviluppa la crescita sociale, culturale ed economica del nostro continente.
Il mercato comune offre opportunità e vantaggi che purtroppo non vengono ancora sfruttati adeguatamente; troppo spesso infatti, la mobilità dei lavoratori è ostacolata da barriere come la mancanza di informazioni, l'eccesso di burocrazia nel riconoscimento dei titoli professionali e la mancanza di protezione sociale. Cambiare lavoro nel 2013 significa anche modificare il proprio stile di vita e questo soprattutto per una donna rappresenta una scelta molto delicata.
Se poi si tratta anche di cambiare paese, lingua e abitudini, allora ci rendiamo conto di quali difficoltà concrete le lavoratrici devono affrontare. Il talento femminile è l'elemento su cui puntare con convinzione, per percorrere la strada delle riforme di cui abbiamo bisogno per uscire dalla palude economica in cui ci siamo intrappolati.
Creare le condizioni affinché una donna consegua la propria realizzazione professionale significa permetterle di sfruttare appieno tutte le risorse umane e culturali di cui dispone; renderla più efficiente sul piano lavorativo e generare un capitale umano ed anche economico eccezionale. Questo meccanismo se adeguatamente innescato e sostenuto è l'unico in grado di permettere una crescita sostenibile della società."@it2
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