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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il relatore, naturalmente anche la Commissione e il Consiglio per i loro interventi. Vorrei dire che con questo l'accordo di partenariato e cooperazione noi possiamo finalmente entrare in una nuova e significativa fase delle relazioni bilaterali tra Unione europea e Iraq in ambito politico – vorrei ricordarlo – commerciale e di cooperazione allo sviluppo, dopo la nascita del governo e del parlamento iracheno e l'adozione della nuova costituzione a seguito delle elezioni del 2010 e in vista, fra l'altro, di appuntamenti politici importanti come le elezioni del 2014. Dopo le drammatiche vicende controverse dell'intervento in Iraq e la destituzione di Saddam Hussein richiamata prima (paesi diversi hanno avuto posizioni diverse, anche il mio paese), oggi siamo di fronte anche ad azioni di sostegno già intraprese dall'Europa per il processo di democratizzazione. Penso anche all'apertura importante di una sua delegazione a Bagdad, a cui devono seguire altre sedi in quel paese; penso anche al fatto che l'attuale fase è caratterizzata da alcuni importanti risultati – che vanno anche riconosciuti – sulla difficile via della riconciliazione nazionale e della normalizzazione. Cito solo due aspetti: l'intesa politica tra i leader iracheni per un governo di unità nazionale e l'istituzione di un'Alta commissione per i diritti umani come istituzione indipendente che va rafforzata. Certo, non ci sfuggono senz'altro, collega Stevenson, le forti problematicità e criticità: penso alle esecuzioni capitali in aumento; penso alle persecuzioni e violenze contro le minoranze, in particolare cristiane – si parla di 100 000 cristiani costretti all'esilio – penso alle torture con cui si estorcono confessioni; alla concentrazione nelle mani del Primo ministro Maliki dei ministeri dell'Interno e della Difesa e del Consiglio di sicurezza nazionale, nonché alle questioni relative ai profughi e ai rifugiati. Questo accordo, come alcuni colleghi hanno detto – e io condivido – consente finalmente all'Unione europea di porre le basi per un dialogo rafforzato, prima di tutto a livello politico, su questioni come la pace, la politica estera, la sicurezza, la riconciliazione nazionale, lo Stato di diritto, i diritti umani e la stabilità, creando altresì organismi permanenti – anche parlamentari – come la Commissione di cooperazione parlamentare, insieme al Consiglio e al Comitato di cooperazione, che rafforzeranno un dialogo istituzionale costante e non saltuario. Una questione importante per noi è il sostegno – da parte dell'Unione europea ma anche dell'ONU – inteso a risolvere le emergenze umanitarie del popolo iracheno, considerando il milione mezzo di profughi dentro e fuori del paese. Sappiamo che c'è un altro tema molto delicato: abbiamo udito nella delegazione Iraq-UE, di cui sono vicepresidente, molte testimonianze, anche rispetto al problema del trasferimento dei residenti dal campo Ashraf al campo Liberty e verso altri paesi, in collaborazione con l'azione intelligente del rappresentante speciale dell'ONU, Martin Koppler, che da mesi rivolge appelli anche agli Stati membri, perché facilitino un loro reinsediamento e consentano anche un loro rimpatrio individuale…."@it2
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