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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, la relazione si inserisce nel contesto dell'Anno europeo dedicato all'invecchiamento attivo e alla solidarietà tra le generazioni. In particolare, l'invecchiamento attivo deve diventare una priorità per i 27 Stati membri. Infatti, l'evoluzione demografica pone l'Unione europea di fronte a una serie di sfide, tra cui il progressivo aumento della popolazione over 65: più di 87 milioni di persone, di cui più di 50 milioni sono donne. Il divario di genere in termini di invecchiamento è ancora più evidente per le persone over 80: 3,1% di donne rispetto all'1,6% di uomini sul totale della popolazione.
Tuttavia vale la pena precisare che, nonostante le donne vivano più a lungo degli uomini, sono spesso colpite da malattie croniche e invalidanti, e quindi sono soggette a un peggioramento della qualità della vita. Tra le malattie che colpiscono le donne anziane vi sono quelle cardiovascolari, erroneamente considerate un problema tipicamente maschile, le malattie respiratorie, il cancro, il diabete, le patologie muscolo-scheletriche, le malattie neurovegetative e la depressione.
Molte sono le difficoltà in termini di accesso ai servizi sanitari: la mancanza di orientamenti sulla prevenzione delle patologie più ricorrenti, le difficili modalità di prenotazione di visite specialistiche e analisi diagnostiche, nonché le liste di attesa spesso troppo lunghe, tutti elementi che scoraggiano soprattutto le pazienti anziane che vivono molto spesso in condizioni di solitudine. Il 75,8% delle donne over 65 vivono da sole.
Inoltre, le donne anziane sono maggiormente a rischio povertà. Secondo gli ultimi dati disponibili, precisamente il 24,5% della popolazione femminile dell'Unione a 27 è a rischio povertà. Sul rischio povertà incidono il divario retributivo – in media, come sappiamo, le donne guadagnano quasi il 17% in meno rispetto agli uomini – ma anche le scelte occupazionali che le donne sono costrette a fare per conciliare vita familiare e vita lavorativa. Tutto questo fa sì che le donne accumulino contributi pensionistici inferiori e abbiano quindi pensioni più basse e minori risorse per le terapie e le cure mediche. Obiettivo di questa relazione è incoraggiare una sinergia tra istituzioni pubbliche a livello europeo, nazionale e territoriale per favorire misure atte a consentire un invecchiamento in buona salute per tutti.
Gli obiettivi sono innanzitutto garantire l'accesso a un'assistenza sanitaria di qualità in caso di patologie ricorrenti, investire in informazione e prevenzione, per consentire alle persone anziane di rimanere quanto più a lungo possibile autonome e in buona salute, e poi effettuare
ad hoc per determinate patologie che, se fatti nei tempi giusti, sono un potente strumento di prevenzione. La prevenzione si può fare anche seguendo buone abitudini, da un'alimentazione corretta all'importanza dell'attività fisica, alla lotta all'abuso di alcol e di fumo. Vale la pena ricordare che, secondo le stime dell'OMS, in Europa la percentuale di donne fumatrici salirà dall'attuale 12% a circa il 20% entro il 2025.
Chiudo dicendo che è necessario far sì che gli anziani possano svolgere un ruolo attivo nella società, evitando l'esclusione sociale che è causa di emarginazione e depressione."@it2
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