Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2012-05-09-Speech-3-175-000"
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@it12
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@cs1
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@da2
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@de9
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@el10
".
Mr President, Commissioner, ladies and gentlemen, I thank Mr Rinaldi for his broad-ranging report, which is worthy of support in political terms, and packed with ideal aims and practical proposals that will undoubtedly be looked upon with renewed hope by the people living on the shores of the Mediterranean after the revolutions that have taken place in their countries.
We need a change of pace and a return to the spirit of the Barcelona Declaration in order to overcome the fragmentation characterising trade relations between the European Union and the Mediterranean countries. Only a short-sighted view of the EU’s strategic role could consider that a policy of greater integration with the countries on the southern shores of the Mediterranean contradicts the EU’s western vocation.
Trade governed by a balanced new free trade agreement could also represent an instrument of stability in a region criss-crossed by uprisings that have not yet perfected an approach to democracy, which also involves reducing inequality, strengthening production, better protection for civil and social rights, and commitment to avoiding Islamic fundamentalist tendencies.
Of course, this does not just depend on us, on the European Union. It also depends on the tremendous difficulties of cooperation and integration experienced by the countries on the southern shores. However, to paraphrase a great writer, if the Mediterranean becomes a project once again rather than a state of affairs, together we can overcome the current political and economic obstacles that have prevented a good agreement being reached in the past.
We need an EU initiative towards the Israeli-Palestinian conflict, to hold more in-depth talks about legislation with all countries in order to eliminate the excessive number of tariff and non-tariff barriers, and to open their markets up towards reciprocity, which means that a larger amount of aid must be tied to greater commitment on the part of our partners.
In conclusion, I can only repeat my appreciation of this report and trust that the Commission will make it a priority objective of its political and administrative agenda."@en4
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@es21
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@et5
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@fi7
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@fr8
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@hu11
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@lt14
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@lv13
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@mt15
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@nl3
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@pl16
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@pt17
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@ro18
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@sk19
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@sl20
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grazie al collega Rinaldi per una relazione ampia, politicamente condivisibile, ricca di motivazioni ideali e di proposte concrete che sicuramente saranno guardate dai popoli che si affacciano sul
con rinnovata speranza dopo i rivolgimenti che li hanno caratterizzati.
È necessario cambiare passo, riprendere lo spirito che animò la dichiarazione di Barcellona per superare la frammentazione che caratterizza il sistema di relazioni commerciali tra l'Unione europea e i paesi mediterranei. Solo una visione miope del ruolo strategico dell'Unione europea può ritenere che una politica di maggiore integrazione coi paesi della sponda sud del Mediterraneo contraddica la vocazione occidentale dell'Unione europea.
Il commercio, disciplinato in un equilibrato nuovo accordo di libero scambio, potrebbe rappresentare anche uno strumento di stabilità in un'area attraversata da fermenti che non hanno ancora trovato un compiuto approdo democratico, che passa anche per la riduzione delle disuguaglianze, il rafforzamento del tessuto produttivo, una migliore tutela dei diritti civili e sociali, l'impegno per evitare derive verso il fondamentalismo islamico.
Certo, non dipende solo da noi, non solo dall'Unione europea. Dipende anche dalle grosse difficoltà di cooperazione e integrazione tra i paesi della sponda sud. Ma se il Mediterraneo, per dirla con le parole di un grande scrittore, torna ad essere un progetto e non solo uno stato di cose, insieme possiamo superare gli attuali ostacoli politici ed economici che hanno allontanato nel tempo un buon accordo.
Occorre un'iniziativa dell'Unione europea verso il conflitto israelo-palestinese, approfondire con tutti i paesi il dialogo normativo per eliminare le troppe barriere tariffarie e non, aprire i loro mercati all'insegna della reciprocità, il che implica che una più consistente dose di aiuti debba essere legata a un maggior impegno dei nostri interlocutori.
In conclusione, non posso che ribadire il mio apprezzamento per questa relazione confidando che la commissione esecutiva la assuma come un obiettivo prioritario della propria agenda politica e amministrativa."@sv22
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"Gianluca Susta (S&D ). -"18,5,20,15,1,19,14,16,11,2,22,7,3,10,13,9,21,12,17,8
"Mare Nostrum"18,5,20,15,1,19,14,16,11,2,22,7,3,10,13,9,21,12,17,8
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