Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2012-05-09-Speech-3-118-000"

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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@it12
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@cs1
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@da2
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@de9
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@el10
"Mr President, ladies and gentlemen, I was part of the European Parliament delegation that visited Sicily in November last year. The head of our delegation, Ms Wikström, wrote to the Italian Minister for the Interior, Ms Cancellieri, and has received a reply that is clear enough. I should like to put on record first of all that since our visit, there has been a change of government in Italy, and there has also been a change of approach to the situation. However, the situation itself in the countries from which the flow of migrants largely originates has also changed. This is why we must not shirk from the need for a close examination of what has happened or of the situation as it is now. The most important fact, still an issue, is Lampedusa’s status as an unsafe port with the closure of the Contrada Imbraciola emergency assistance and reception centre following the fire in September 2011 in which it was damaged. However, the damage was only partial: a dormitory was wrecked and one of the facility’s seven buildings was damaged, followed by the effective termination of the Presidium project. Now, apart from the consideration that the only unsafe port in the Mediterranean was Tripoli in the Gaddafi era – and this analogy does not seem flattering to me – and given that the migration flows have certainly not come to an end, even though they have notably lessened both in numbers and for seasonal reasons, it is important that there should be a functioning emergency assistance and reception facility, and that it should be located at Lampedusa, which is the first landing point for those arriving from the opposite shore after journeys that are certainly not easy or free from risk. This is something the shipwreck victims from Somalia who arrived in April this year know well, after seeing 10 people die on the barge on which they were travelling, or the 20 who were transferred from Linosa because there was no place for them in the other reception centres, or the 18 who are still in Linosa, living in the stadium’s changing-rooms. There is also the tourist residence of Cala Creta, where they are currently housed, which is certainly neither an identification and expulsion centre nor a reception centre for asylum seekers, and especially the fact that in the meantime, both the sanitary arrangements and the possibility of receiving asylum at Lampedusa have been removed. Everything has been entrusted to the goodwill and the kind-heartedness of the police or the citizens and volunteers of Lampedusa. Another thing that must be borne in mind is the role that the centre itself has assumed in the recent past. After having allowed thousands upon thousands of people to gather, against all legal and ethical standards, in a place which, in terms of capacity and function, was only intended to accommodate a few hundred passing through, after having allowed an area of a few square kilometres, already made problematic on account of its location and logistics, to be forced to accommodate a number of people far in excess of the local population itself, we must give thought to who is responsible for an extremely tense situation, which then resulted in the fire itself. I believe that a perusal and examination of the facts is enough to understand that it was precisely the removal from Lampedusa of the great number of people who had gathered there which led to all this. Today, the best relations will surely lead to a better state of affairs."@en4
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@es21
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@et5
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@fi7
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@fr8
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@hu11
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@lt14
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@lv13
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@mt15
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@nl3
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@pl16
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@pt17
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@ro18
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@sk19
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@sl20
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, io ho fatto parte di quella delegazione del Parlamento europeo che si è recata in Sicilia a novembre dell'anno scorso. Il nostro capodelegazione, Cecilia Wikström, ha scritto una lettera al ministro italiano dell'Interno, Cancellieri, e ha avuto una risposta abbastanza chiara. Io voglio ricordare soprattutto il fatto che dopo quella visita in Italia il governo è cambiato, ed è anche cambiato l'approccio alla situazione, ma è cambiata anche la situazione stessa nei paesi da cui il flusso migratorio proveniva in prevalenza. Ciò però non deve esimerci dalla necessità di un'attenta analisi di ciò che è accaduto e anche della situazione attuale. Il fatto più rilevante che ancora oggi è attuale è lo status di Lampedusa come porto non sicuro, la chiusura del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola in seguito all'incendio del settembre 2011 che lo ha danneggiato, ma soltanto in parte, cioè un dormitorio distrutto e uno danneggiato su sette fabbricati della struttura, e poi la soppressione di fatto del progetto . Ora, a parte la considerazione che nel Mediterraneo l'unico porto non sicuro era quello di Tripoli ai tempi di Gheddafi, e non mi sembra lusinghiera questa analogia, visto che i flussi migratori – anche se ridotti notevolmente nel numero anche per motivi stagionali – non si sono certamente interrotti; è importante che un'attività di primo soccorso e accoglienza funzioni e funzioni a Lampedusa, che è il primo approdo per chi arriva dall'altra sponda dopo viaggi non certo agevoli o privi di rischi, e lo sanno bene i naufraghi somali arrivati nel mese di aprile di quest'anno, dopo aver visto morire dieci persone sul barcone su cui viaggiavano, o i venti che sono stati trasferiti da Linosa perché non c'era posto in altri centri di accoglienza, o i diciotto che, ancora a Linosa, vivono negli spogliatoi dello stadio. E il residence turistico Cala Creta dove oggi sono ospitati non è certo un CIE né un CAR, e soprattutto nel frattempo è stato smantellato a Lampedusa sia il sistema sanitario sia la possibilità di richiedere asilo. Tutto è affidato alla buona volontà e al buon cuore dei carabinieri di guardia o dei cittadini e dei volontari di Lampedusa. Altra considerazione da fare è quella della funzione che aveva assunto il centro stesso nel recente passato. Avere lasciato che contro ogni norma legale ed etica si accumulassero migliaia e migliaia di persone in un luogo che per capienza e per la funzione a cui era destinato poteva accoglierne solo poche centinaia, e di passaggio, avere consentito che un territorio di pochi chilometri quadrati, già difficile per la posizione e le difficoltà logistiche, si vedesse costretto ad accogliere un numero di persone superiore ai suoi stessi abitanti, deve fare riflettere sulle responsabilità per una situazione di estrema tensione sfociata poi nell'incendio stesso. Io credo che basti guardare e analizzare i fatti per capire che è stata proprio l'evacuazione da Lampedusa delle tante persone che si erano accumulate a produrre tutto questo. Oggi i migliori rapporti sicuramente porteranno a situazioni migliori."@sv22
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