Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2007-03-28-Speech-3-029"

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". – Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l’anno che ha segnato la nuova nascita dell’Europa. La dichiarazione riconosce che l’Europa è un’Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell’identità dei popoli dell’Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell’unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l’accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un’Europa che sia solo mercato e a quelle pseudoculture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un’Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L’Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l’Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@it12
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l'anno che ha segnato la nuova nascita dell'Europa. La dichiarazione riconosce che l'Europa è un'Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell'identità dei popoli dell'Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell'unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l'accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un'Europa che sia solo mercato e a quelle pseudo-culture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un'Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L'Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l'Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma ., anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@cs1
"Hr. formand, fru rådsformand, mine damer og herrer! Berlin-topmødet var en meget spændende begivenhed, navnlig for dem, der som jeg har siddet her i Parlamentet siden 1989, det år, der signalerede Europas genfødsel. I erklæringen anerkender man, at Europa er en Union af stater og ikke en ny superstat, og at identiteten og forskellene hos befolkningerne i Unionen inden for en sammenslutning, der er baseret på fælles mål, er den kraft, der giver os mulighed for at komme videre i retning af at gennemføre den politiske union, som vi endnu ikke har opnået. Vi beklager, at det ikke var muligt at anerkende vores rødder fuldt ud: netop fordi vi er stærke tilhængere af verdslighed i institutionerne, er vi ligeledes overbevist om, at politikken bliver fattigere, hvis vi ikke anerkender alle vores rødder. I vores komplekse, multikulturelle og multietniske samfund med forskellige opfattelser af det demokratiske princip for at opnå fred, der går hånd i hånd med den universelle anerkendelse af respekten for den menneskelige værdighed, er der behov for dialog mellem kulturer, og for at anerkende andre må man først anerkende sig selv, lige fra den enkeltes hverdag til hele stater. Vi er fortsat fast besluttede på at påminde om risikoen ved teokrati af enhver art og ligeledes ved ekstrem verdslighed, der langsomt ødelægger de grundlæggende samfundsværdier i den enkelte og inden for politik. Vi er bekymrede over, at alt for mange sammenblander det centrale princip om verdslighed i institutionerne og accepten af en kulturel og politisk relativisme, der fører til ekstrem verdslighed. Vi er modstandere af et Europa, der udelukkende består af et marked, og af de pseudokulturer, der får borgerne til at søge efter et virtuelt liv som erstatning for det virkelige liv på grund af magtesløshed eller frygt. Vi ønsker et politisk Europa, der kan inspirere til demokrati på de steder i verden, hvor millioner af kvinder og mænd stadig lider under mangel på frihed og retsstatsprincippet. Europa har hurtigt brug for fleksible og klart definerede institutioner, for det er nu, terrorismen står for vores dør, og det er nu, vi skal kunne identificere og hurtigt udføre vores missioner - hvilket vi bekræftede på det europæiske konvent - både inden for og uden for Europa: fra energiressourcer til vandforsyning, fra klimaforandringer til en bekræftelse af den menneskelige værdighed. Vi er bange for, at 2009 er for langt væk, men ingen er forpligtet til at gøre det umulige - selv om vi er så overbeviste om det tyske formandskabs stærke og ærlige engagement og kansler Merkels fremragende evne til både at mægle og overtale, så vi har et vist håb om, at det kan være muligt at gøre det hurtigere."@da2
"Herr Präsident, Frau Ratspräsidentin, meine sehr verehrten Damen und Herren! Der Berliner Gipfel war ein Moment großer Emotionen, insbesondere für jemanden, der wie ich seit 1989 in diesem Parlament sitzt, dem Jahr, das die Wiedergeburt Europas markierte. In der Erklärung wird anerkannt, dass Europa eine Union der Staaten und kein neuer Superstaat ist, und in der Anerkennung der Identität der Völker der Union sowie ihrer Unterschiede in einem auf gemeinsamen Zielen beruhenden Staatenbund liegt die Kraft, die uns in die Lage versetzt, den Weg zur Verwirklichung der politischen Union, die wir bisher noch nicht erreicht haben, weiterzuverfolgen. Wir bedauern, dass kein uneingeschränktes Bekenntnis zu unseren Wurzeln möglich war: Gerade weil wir fest an den weltlichen Charakter der Institutionen glauben, sind wir ebenso fest davon überzeugt, dass die Politik verarmt, wenn wir uns nicht zu all unseren Wurzeln bekennen. In unserer komplexen, multikulturellen und multiethnischen Gesellschaft, mit unterschiedlichen Vorstellungen darüber, wie im Wege der Demokratie Frieden erreicht werden kann, was Hand in Hand geht mit dem allseitigen Bekenntnis zur Achtung der Menschenwürde, brauchen wir den Dialog der Kulturen, und um die anderen anzuerkennen, müssen wir zunächst uns selbst anerkennen, vom Alltagsleben der einzelnen Menschen bis hin zu dem der Staaten. Wir lassen nicht locker und bekräftigen erneut die Gefahr der Theokratie jedweder Art, und ebenso die eines extremen Laizismus, der die zentralen gesellschaftlichen Werte in den Individuen und in der Politik langsam zerstört. Wir sind besorgt darüber, dass allzu viele das essenzielle Konzept des weltlichen Charakters der Institutionen mit der Akzeptanz eines kulturellen und politischen Relativismus, der zu übertriebenem Laizismus führt, verwechseln. Wir sind gegen ein Europa, das nur aus dem Markt besteht, und gegen die Pseudokulturen, die die Bürger dazu drängen, ein virtuelles Leben zu suchen, das aufgrund von Unfähigkeit oder Angst an die Stelle des wirklichen Lebens treten soll. Wir wollen ein politisches Europa, das den Demokratiewunsch in einer Welt anzuregen vermag, in der Millionen Männer und Frauen noch immer unter dem Mangel an Freiheit und Rechtstaatlichkeit leiden. Europa braucht schnellstens flexible und klar definierte Institutionen, denn heute steht der Terrorismus vor unserer Tür und heute müssen wir fähig sein, unsere Aufgaben zu bestimmen und sofort zu erfüllen – wie wir es im Europäischen Konvent bekräftigt haben –, und zwar innerhalb und außerhalb Europas: von den Energie- und Wasserressourcen über den Klimawandel bis hin zur Durchsetzung der Menschenwürde. Wir befürchten, dass 2009 zu weit entfernt ist, aber man kann von niemandem Unmögliches verlangen –, auch wenn wir uns des starken und ehrlichen Engagements der deutschen Ratspräsidentschaft und der enormen Fähigkeit von Bundeskanzlerin Merkel, zu vermitteln und gleichzeitig zu überzeugen, derart bewusst sind, das wir ein wenig Hoffnung schöpfen, diese Zeitspanne verkürzen zu können."@de9
"Κύριε Πρόεδρε, κυρία Προεδρεύουσα του Συμβουλίου, κυρίες και κύριοι, η διάσκεψη κορυφής του Βερολίνου υπήρξε στιγμή μεγάλου ενθουσιασμού, ιδιαίτερα για όσους, όπως εγώ, κατέχουν μια έδρα σε αυτό το Κοινοβούλιο από το 1989, το έτος που σηματοδότησε τη νέα γέννηση της Ευρώπης. Η δήλωση αναγνωρίζει ότι η Ευρώπη είναι μια Ένωση κρατών και όχι ένα νέο υπερκράτος και η αναγνώριση της ταυτότητας των λαών της Ένωσης και των διαφορών τους σε μια ένωση που στηρίζεται σε κοινούς στόχους συνιστούν τη δύναμη που μας επιτρέπει να εργαστούμε για την επίτευξη εκείνης της πολιτικής ένωσης που δεν έχουμε ακόμη επιτύχει. Λυπούμαστε που δεν κατέστη δυνατόν να αναγνωριστούν πλήρως οι ρίζες μας: ακριβώς επειδή είμαστε απολύτως πεπεισμένοι για την κοσμικότητα των θεσμών, είμαστε εξίσου πεπεισμένοι και για το ότι θα υπάρξει πολιτική πτώχευση, αν δεν αναγνωρίσουμε όλες μας τις ρίζες. Στη σύνθετη, πολυπολιτισμική και πολυεθνοτική κοινωνία μας, με διαφορετικές ιδέες για την έννοια της δημοκρατίας προς επίτευξη της ειρήνης, μιας ειρήνης που συμβαδίζει με την καθολική αναγνώριση του σεβασμού της ανθρώπινης αξιοπρέπειας, είναι ανάγκη να υπάρχει διάλογος μεταξύ των πολιτισμών και προϋπόθεση για την αναγνώριση των άλλων αποτελεί η προηγούμενη αναγνώριση του εαυτού μας, από την καθημερινότητα των ατόμων έως την καθημερινότητα των κρατών. Επιβεβαιώνουμε σταθερά τον κίνδυνο κάθε θεοκρατίας, καθώς και της ακραίας κοσμικότητας, που καταστρέφει αργά τις βασικές αξίες της κοινωνίας στα άτομα και στην πολιτική. Μας ανησυχεί το γεγονός ότι πολλοί συγχέουν την απαραίτητη έννοια της κοσμικότητας των θεσμών με την αποδοχή ενός πολιτισμικού και πολιτικού σχετικισμού που οδηγεί στην ακραία κοσμικότητα. Είμαστε αντίθετοι σε μια Ευρώπη που αποτελείται αποκλειστικά από την αγορά, καθώς και σε εκείνες τις ψευδο-κουλτούρες που οδηγούν τους πολίτες στην αναζήτηση μιας εικονικής ζωής, η οποία θα αντικαταστήσει την πραγματική ζωή, λόγω αδυναμίας ή φόβου. Θέλουμε μια πολιτική Ευρώπη ικανή να εμπνέει την επιθυμία για δημοκρατία σε μέρη του κόσμου όπου εκατομμύρια γυναίκες και άνδρες υποφέρουν ακόμη από την έλλειψη ελευθερίας και κράτους δικαίου. Η Ευρώπη χρειάζεται επειγόντως ευέλικτους και σαφώς προσδιορισμένους θεσμούς, επειδή σήμερα είναι που η τρομοκρατία βρίσκεται στο κατώφλι μας και σήμερα είναι που μας χρειάζεται η ικανότητα να καθορίζουμε και να υλοποιούμε άμεσα τις αποστολές μας –όπως επιβεβαιώσαμε και κατά την Ευρωπαϊκή Συνέλευση– τόσο εντός όσο και εκτός της Ευρώπης: από τους ενεργειακούς πόρους έως και τον εφοδιασμό σε νερό, από την αλλαγή του κλίματος έως και την επιβεβαίωση της ανθρώπινης αξιοπρέπειας. Φοβούμαστε ότι το 2009 είναι πολύ μακριά, αλλά κανείς δεν είναι υποχρεωμένος να επιχειρήσει το αδύνατον– ακόμη και αν είμαστε τόσο πεπεισμένοι για την ισχυρή και ειλικρινή δέσμευση της γερμανικής Προεδρίας, καθώς και για τη μεγάλη ικανότητα της καγκελαρίου Μέρκελ τόσο στη διαμεσολάβηση όσο και στην πειθώ, ώστε τρέφουμε κάποιες ελπίδες ότι ίσως μπορέσουμε να συντομεύσουμε αυτό το χρονοδιάγραμμα."@el10
". Mr President, President-in-Office of the Council, ladies and gentlemen, the Berlin summit was a time of great excitement, particularly for those who, like myself, have held a seat in this Parliament since 1989, the year that signalled the new birth of Europe. The declaration recognises that Europe is a Union of States and not a new Super-State, and recognising the identities of the peoples of the Union and their differences within an association based on shared aims is the strength that enables us to press on towards achieving that political union we have yet to attain. We regret that it was not possible to recognise our roots in full: precisely because we believe strongly in the secularism of the institutions, we are equally convinced that, if we fail to recognise all of our roots, politics is impoverished. In our complex, multicultural and multi-ethnic society, with different ideas on the concept of democracy for achieving peace, which goes hand in hand with the universal recognition of respect for human dignity, there is a need for dialogue between cultures, and in order to recognise others one must first recognise oneself, from the everyday life of individuals to that of States. We remain resolute in reaffirming the danger of theocracy of any kind, and equally of extreme secularism, which slowly destroys the core values of society in individuals and in politics. We are concerned by the confusion made by too many between the essential concept of the secularism of the institutions and the acceptance of a cultural and political relativism that leads to extreme secularism. We are opposed to a Europe consisting only of the market, and to those pseudo-cultures that lead citizens to search for a virtual life to replace real life, for reasons of powerlessness or fear. We want a political Europe able to inspire the desire for democracy in places in the world where millions of women and men still suffer a lack of freedom and the rule of law. Europe urgently needs flexible and clearly defined institutions, because it is today that terrorism is at our door and it is today that we need the ability to identify and swiftly carry out our missions – as we affirmed in the European Convention – both within and outside of Europe: from energy resources to water supply, from climate change to reaffirming human dignity. We fear that 2009 is too far off, but nobody is obliged to do the impossible – even though we are so convinced of the strong and sincere commitment of the German Presidency, and Chancellor Merkel’s great ability to both mediate and persuade, that we hold some hope that it may be possible to shorten this timeframe."@en4
"Señor Presidente, señora Presidenta en ejercicio del Consejo, Señorías, la Cumbre de Berlín ha sido un momento de gran emoción, sobre todo para aquellos que, como yo, estamos en este Parlamento desde 1989, año que marcó el nuevo nacimiento de Europa. En la Declaración se reconoce que Europa es una Unión de Estados y no un nuevo superestado; el reconocimiento de las identidades de los pueblos de la Unión y de sus diferencias dentro de una asociación basada en unos objetivos comunes, es la fuerza que nos permite impulsar el proceso de unión política que todavía tenemos que alcanzar. Lamentamos que no haya sido posible reconocer plenamente nuestras raíces: precisamente porque estamos firmemente convencidos del secularismo de las instituciones, estamos también convencidos de que la falta de reconocimiento de todas nuestras raíces supondrá un empobrecimiento político. En nuestra compleja sociedad multicultural y multiétnica, con diferentes ideas sobre el concepto de democracia para conseguir la paz, que está estrechamente relacionado con el reconocimiento universal del respeto de la dignidad humana, es necesario el diálogo entre culturas, y para poder reconocer a otros primero hay que reconocerse a uno mismo, desde la vida cotidiana de los individuos hasta la de los Estados. Reafirmamos con rotundidad el peligro de cualquier tipo de teocracia, y también del secularismo extremo, que destruye lentamente los valores fundamentales de la sociedad en los individuos y en la política. Nos preocupa la confusión generada por muchos entre el concepto esencial del secularismo de las instituciones y la aceptación de un relativismo cultural y político que conduce al secularismo extremo. Nos oponemos a una Europa constituida únicamente por mercados y a las seudoculturas que llevan a los ciudadanos a buscar una vida virtual en lugar de la vida real, por incapacidad o por temor. Queremos una Europa política capaz de inspirar el deseo de democracia en lugares del mundo donde millones de hombres y mujeres siguen sufriendo la ausencia de libertad y del Estado de Derecho. Europa necesita con urgencia unas instituciones flexibles y claramente definidas, porque es hoy cuando el terrorismo está junto a nuestra puerta y es hoy cuando tenemos que poder identificar y realizar con rapidez nuestras misiones –como afirmamos en la Convención Europea–, tanto dentro como fuera de Europa: desde los recursos energéticos hasta el suministro de agua, desde el cambio climático hasta la reafirmación de la dignidad humana. Nos tememos que 2009 está demasiado lejos, pero nadie está obligado a hacer lo imposible–, si bien estamos tan convencidos del firme y sincero compromiso de la Presidencia alemana y de la gran capacidad de mediación y persuasión de la Canciller Merkel, que esperamos que ese horizonte temporal pueda acortarse."@es21
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l'anno che ha segnato la nuova nascita dell'Europa. La dichiarazione riconosce che l'Europa è un'Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell'identità dei popoli dell'Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell'unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l'accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un'Europa che sia solo mercato e a quelle pseudo-culture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un'Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L'Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l'Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma ., anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@et5
". Arvoisa puhemies, arvoisa neuvoston puheenjohtaja, hyvät kollegat, Berliinin huippukokous oli jännittävää aikaa etenkin niille meistä, jotka olemme istuneet tässä parlamentissa vuodesta 1989, joka merkitsi uutta alkua Euroopalle. Julistuksessa tunnustetaan, että EU on valtioiden unioni eikä uusi supervaltio. Se, että tunnustamme Euroopan unioniin kuuluvien kansojen oman identiteetin ja keskinäiset erot yhteisiin tavoitteisiin perustuvassa yhteisössä, on se vahvuus, jonka ansiosta voimme jatkaa etenemistämme kohti poliittista Euroopan unionia, jollaista meillä ei vielä ole. Pahoittelemme, ettei eurooppalaisia juuria voitu tunnustaa täysimääräisesti. Juuri siitä syystä, että me uskomme niin vakaasti maalliseen vallankäyttöön EU:n toimielimissä, olemme samanaikaisesti vakuuttuneita siitä, että politiikka köyhtyy, jos emme tunnusta kaikkia juuriamme. Monimutkaisessa, monikulttuurisessa ja monikansallisessa yhteiskunnassamme, jossa on vallalla monenlaisia ajatuksia demokratiasta rauhan saavuttamisen välineenä – mikä puolestaan liittyy läheisesti ihmisarvon kunnioittamisen yleismaailmallisen tunnustamiseen – tarvitaan kulttuurien välistä vuoropuhelua, ja jotta voisi tuntea muut, täytyy ensin tuntea itsensä. Sama pätee niin yksilön jokapäiväiseen elämään kuin valtiolliseen elämäänkin. Muistutamme päättäväisesti kaikenlaisen teokratian vaaroista, samoin kuin sellaisen äärimmilleen viedyn maallistamisen vaaroista, joka tuhoaa hitaasti yhteiskunnan ydinarvot sekä yksilön elämässä että politiikassa. Olemme huolissamme siitä, että liian monet ovat sekoittaneet toimielimissä noudatettavan sekularismin kulttuurisen ja poliittisen relativismin hyväksymiseen, mikä johtaa äärimmäiseen sekularismiin. Vastustamme pelkistä markkinoista koostuvaa Eurooppaa sekä pseudokulttuureja, jotka pakottavat kansalaiset joko voimattomuuden tunteen tai pelon ajamina korvaamaan todellista elämää virtuaalielämällä. Haluamme poliittisen Euroopan unionin, joka innoittaa tavoittelemaan demokratiaa maailmassa, jossa miljoonat naiset ja miehet kärsivät yhä vapauden ja oikeusvaltion puutteesta. Euroopan unioni tarvitsee pikimmiten joustavat ja selkeästi määritellyt toimielimet, koska terrorismin uhka leijuu yllämme. Juuri nyt meidän on pystyttävä yksilöimään tehtävämme ja suoritettava ne sekä Euroopan unionissa että sen ulkopuolella – niin kuin Eurooppa-valmistelukunnassa vakuutimme. Nämä tehtävät voivat liittyä esimerkiksi energiavaroihin tai vesihuoltoon, ympäristönmuutokseen tai ihmisarvon puolustamiseen. Pelkäämme, että vuosi 2009 on liian kaukana, mutta keneltäkään ei voi vaatia mahdottomia. Olemme hyvin vakuuttuneita puheenjohtajavaltio Saksan vahvasta ja vilpittömästä sitoutumisesta asiaan sekä siitä, että liittokansleri Merkel on erinomaisen taitava sekä sovittelemaan että painostamaan. Elättelemme kuitenkin toiveita siitä, että aikataulua voitaisiin hieman kiristää."@fi7
". Monsieur le Président, Madame la Présidente en exercice du Conseil, Mesdames et Messieurs, le sommet de Berlin a été un grand moment d’émotion, en particulier pour ceux qui, comme moi, siègent à ce Parlement depuis 1989, année qui a marqué la renaissance de l’Europe. La déclaration reconnaît l’Europe en tant qu’Union d’États et non en tant que nouveau super-État, et la reconnaissance de l’identité des peuples de l’Union et de leurs différences au sein d’une association fondée sur des objectifs communs est la force qui nous permet de continuer à promouvoir l’union politique qu’il nous reste à mettre en œuvre. Nous regrettons qu’il n’ait pas été possible de reconnaître pleinement nos racines: c’est précisément parce que nous croyons fermement dans la laïcité de nos institutions que nous sommes pareillement convaincus que la reconnaissance incomplète de nos racines engendre un appauvrissement de la politique. Dans notre société complexe, multiculturelle et multiethnique prônant diverses visions du concept de démocratie générateur de paix, qui est étroitement lié à la reconnaissance universelle du respect de la dignité humaine, il est nécessaire d’établir un dialogue interculturel, et la reconnaissance de l’Autre passe par la reconnaissance de soi, qu’il s’agisse du quotidien des personnes en tant qu’individus ou de celui des États. Nous réaffirmons vigoureusement le danger lié à toute sorte de théocratie et, dans la même mesure, à une laïcisation extrême, qui sape lentement les valeurs fondamentales de la société aux yeux des citoyens et en politique. Nous sommes inquiets de la confusion trop souvent constatée entre le concept essentiel de laïcité des institutions et l’acceptation d’un relativisme culturel et politique qui débouche sur une laïcisation extrême. Nous ne voulons pas d’une Europe se réduisant à un marché, ni de ces prétendues cultures qui incitent les citoyens à se réfugier dans une vie virtuelle remplaçant la vie réelle par peur ou par impuissance. Nous voulons une Europe politique capable d’insuffler le désir de démocratie dans les régions du monde où des millions de femmes et d’hommes souffrent encore d’un manque de liberté et de légalité. L’Europe a un besoin urgent d’institutions flexibles et clairement définies, car c’est aujourd’hui que le terrorisme frappe à nos portes, et c’est également aujourd’hui que nous devons être en mesure de définir et de mener rapidement à bien nos missions - ainsi que nous l’avons souligné dans la Convention européenne - tant à l’intérieur qu’à l’extérieur de l’Europe, dans des domaines allant de l’approvisionnement énergétique à l’approvisionnement en eau, du changement climatique à la réaffirmation de la dignité humaine. La date butoir fixée à 2009 nous paraît trop lointaine, mais à l’impossible nul n’est tenu, même si nous sommes tellement persuadés de l’implication sérieuse et sincère de la présidence allemande et de la grande capacité de médiation et de persuasion de la chancelière Merkel que nous espérons plus ou moins qu’il sera possible de réduire ce délai."@fr8
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l'anno che ha segnato la nuova nascita dell'Europa. La dichiarazione riconosce che l'Europa è un'Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell'identità dei popoli dell'Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell'unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l'accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un'Europa che sia solo mercato e a quelle pseudo-culture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un'Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L'Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l'Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma ., anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@hu11
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l'anno che ha segnato la nuova nascita dell'Europa. La dichiarazione riconosce che l'Europa è un'Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell'identità dei popoli dell'Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell'unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l'accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un'Europa che sia solo mercato e a quelle pseudo-culture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un'Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L'Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l'Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma ., anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@lt14
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l'anno che ha segnato la nuova nascita dell'Europa. La dichiarazione riconosce che l'Europa è un'Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell'identità dei popoli dell'Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell'unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l'accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un'Europa che sia solo mercato e a quelle pseudo-culture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un'Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L'Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l'Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma ., anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@lv13
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l'anno che ha segnato la nuova nascita dell'Europa. La dichiarazione riconosce che l'Europa è un'Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell'identità dei popoli dell'Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell'unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l'accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un'Europa che sia solo mercato e a quelle pseudo-culture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un'Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L'Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l'Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma ., anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@mt15
"Mijnheer de Voorzitter, mevrouw de fungerend voorzitter van de Raad, dames en heren, de top in Berlijn was een moment van grote opwinding, met name voor degenen die net als ik vanaf 1989 in dit Parlement zitten, het jaar dat de wedergeboorte van Europa symboliseert. De verklaring erkent dat Europa een Unie van lidstaten is en geen nieuwe superstaat, en de erkenning van de identiteiten van de mensen binnen de Unie en hun verschillen in waarden binnen een verbond dat gebaseerd is op gedeelde doelstellingen, vormt de kracht die ons in staat stelt om onze weg richting een politieke unie, waar het ons momenteel nog aan ontbreekt, te kunnen vervolgen. Wij betreuren het dat een volledige erkenning van onze wortels niet mogelijk was: juist omdat wij stellig geloven in de secularisatie van de instellingen, zijn we er evenzeer van overtuigd dat, als we er niet in slagen om al onze wortels te erkennen, de politiek verarmt. Binnen onze complexe, multiculturele en multi-etnische samenleving, met uiteenlopende ideeën over het concept democratie om vrede te realiseren, iets wat hand in hand gaat met de universele erkenning van het respect voor de menselijke waardigheid, is er behoefte aan een dialoog tussen culturen, en om anderen te kunnen erkennen moet je eerst jezelf erkennen, van het dagelijkse leven van individuen tot aan het niveau van de lidstaten. Wij blijven vastberaden het gevaar van iedere vorm van theocratie, en ook van een extreme vorm van secularisatie benadrukken, die langzaam de kernwaarden van de samenleving in individuen en de politiek kapot maakt. Wij zijn bezorgd over het feit dat velen het essentiële concept van secularisatie van de instellingen verwarren met de acceptatie van een cultureel en politiek relativisme dat leidt tot extreme secularisatie. Wij zijn tegen een Europa dat alleen maar een markt is en tegen pseudoculturen die burgers ertoe aanzetten om op zoek te gaan naar een virtueel leven ter vervanging van het echte leven, uit machteloosheid of uit angst. We willen een politiek Europa dat in staat is om de behoefte aan democratie daar ter wereld te stimuleren waar het miljoenen vrouwen en mannen nog altijd ontbreekt aan vrijheid en aan een rechtstaat. Europa heeft dringend behoefte aan flexibele en duidelijk omlijnde instellingen, want het terrorisme staat momenteel op de stoep en we moeten nu in staat zijn om onze missies te bepalen en snel uit te voeren – zoals we in de Europese Conventie hebben bevestigd – zowel binnen als buiten Europa: van energiebronnen tot de watervoorziening, van klimaatverandering tot de bevestiging van de menselijke waardigheid. We vrezen dat 2009 veel te ver weg ligt, maar niemand is tot het onmogelijke gehouden – ook al zijn we enorm overtuigd van de sterke en oprechte inzet van het Duitse voorzitterschap, en van de grote kundigheid van bondskanselier Merkel in het bemiddelen en overtuigen, waardoor we nog altijd enige hoop koesteren dat het tijdschema wellicht ingekort kan worden."@nl3
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l'anno che ha segnato la nuova nascita dell'Europa. La dichiarazione riconosce che l'Europa è un'Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell'identità dei popoli dell'Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell'unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l'accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un'Europa che sia solo mercato e a quelle pseudo-culture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un'Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L'Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l'Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma ., anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@pl16
"Senhor Presidente, Senhora Presidente em exercício do Conselho, Senhoras e Senhores Deputados, a Cimeira de Berlim foi um momento de grande emoção, principalmente para alguém que, como eu, tem o seu assento neste Parlamento desde 1989, o ano que assinalou o novo nascimento da Europa. A declaração reconhece que a Europa é uma União de Estados e não um novo Super-Estado, e o reconhecimento da identidade dos povos da União e das suas diferenças no âmbito de uma associação baseada numa comunhão de objectivos é a força que nos permite continuar o percurso no sentido de alcançar a união política que ainda nos falta. Lamentamos que não tenha sido possível o pleno reconhecimento das nossas raízes: precisamente por acreditarmos firmemente no carácter laico das instituições, estamos igualmente convictos de que, sem o reconhecimento de todas as nossas raízes, haverá um empobrecimento político. Na nossa sociedade complexa, multicultural e multi-étnica, com diferentes ideias do conceito de democracia para a realização da paz, que avança a par e passo com o reconhecimento universal do respeito pela dignidade humana, é necessário que haja diálogo entre as culturas e, para poder reconhecer os outros, cada um deve primeiro reconhecer-se a si próprio, desde o quotidiano dos indivíduos até ao dos Estados. Mantemo-nos firmes em reafirmar o perigo de qualquer espécie de teocracia, bem como de um laicismo extremista, que, lentamente, vai destruindo nas pessoas e na política os valores fundamentais da sociedade. Preocupa-nos a confusão que muita gente faz entre o conceito essencial de laicismo das instituições e a aceitação de um relativismo cultural e político que leva ao laicismo extremista. Somos contra uma Europa que seja apenas mercado e contra as pseudo-culturas que levam os cidadãos a procurar uma vida virtual em substituição da vida real, por razões de incapacidade ou medo. Queremos uma Europa política capaz de inspirar o desejo de democracia em lugares do mundo onde milhões de homens e mulheres continuam a sofrer os efeitos da ausência de liberdade e legalidade. A Europa precisa urgentemente de instituições flexíveis e bem definidas, porque é agora que o terrorismo está à nossa porta e é agora que precisamos da capacidade de identificar e realizar prontamente as nossas missões – como afirmámos na Convenção Europeia –, tanto dentro como fora da Europa: desde os recursos energéticos até ao abastecimento hídrico e desde as alterações climáticas até à reafirmação da dignidade humana. Receamos que a data de 2009 seja demasiado distante, mas ninguém é obrigado a fazer o impossível -, embora estejamos tão convictos do forte e sincero empenho da Presidência alemã e da grande capacidade da Senhora Chanceler Merkel para mediar e persuadir, simultaneamente, que acalentamos alguma esperança de que esse prazo possa vir a ser encurtado."@pt17
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l'anno che ha segnato la nuova nascita dell'Europa. La dichiarazione riconosce che l'Europa è un'Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell'identità dei popoli dell'Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell'unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l'accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un'Europa che sia solo mercato e a quelle pseudo-culture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un'Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L'Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l'Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma ., anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@ro18
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l'anno che ha segnato la nuova nascita dell'Europa. La dichiarazione riconosce che l'Europa è un'Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell'identità dei popoli dell'Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell'unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l'accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un'Europa che sia solo mercato e a quelle pseudo-culture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un'Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L'Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l'Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma ., anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@sk19
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Signora Presidente del Consiglio, Berlino è stato un momento di grande emozione, specie per chi come me siede in questo Parlamento dal 1989, l'anno che ha segnato la nuova nascita dell'Europa. La dichiarazione riconosce che l'Europa è un'Unione di Stati e non un nuovo Super-Stato e il riconoscimento dell'identità dei popoli dell'Unione, delle loro differenze nella comunione di intenti è la forza che ci permette di riprendere il percorso per raggiungere quell'unione politica che ancora ci manca. Siamo dispiaciuti che non sia stato possibile il pieno riconoscimento delle nostre radici: proprio perché siamo fermamente convinti della laicità delle istituzioni, siamo altrettanto persuasi che, senza il riconoscimento di tutte le nostre radici, vi sia un impoverimento politico. Nella nostra società complessa, multiculturale e multietnica, con visioni diverse del concetto di democrazia per il raggiungimento della pace, che va di pari passo con il riconoscimento universale del rispetto della dignità della persona, è necessario che ogni cultura dialoghi con le altre e per il riconoscimento degli altri il presupposto è il riconoscimento di sé, dal quotidiano degli individui a quello degli Stati. Siamo fermi nel riaffermare il pericolo di qualunque teocrazia e ugualmente di un esasperato laicismo, che lentamente distrugge nei singoli e nella politica i valori qualificanti della società. Siamo preoccupati della confusione che troppi fanno fra il concetto imprescindibile di laicità delle istituzioni e l'accettazione di un relativismo culturale e politico che porta al laicismo esasperato. Siamo contrari ad un'Europa che sia solo mercato e a quelle pseudo-culture che spingono i cittadini a cercare una vita virtuale da sostituire, per incapacità o paura, alla vita reale. Vogliamo un'Europa politica capace di ispirare la voglia di democrazia laddove nel mondo milioni di donne e uomini ancora subiscono la mancanza di libertà e di legalità. L'Europa ha bisogno al più presto di istituzioni agili e definite, perché è oggi che il terrorismo è alle porte ed è oggi che ci serve la capacità di identificare e realizzare subito le nostre missioni – come abbiamo affermato nella Convenzione europea – missioni che l'Europa ha verso se stessa e verso il resto del mondo: dalle risorse energetiche a quelle idriche, dai cambiamenti climatici al riaffermare la dignità della persona. Temiamo che la data del 2009 sia troppo lontana ma ., anche se siamo così consapevoli del forte e convinto impegno della Presidenza tedesca e della grande capacità del Cancelliere Merkel di sapere a un tempo mediare e persuadere, che abbiamo qualche speranza che questi tempi si possano accorciare."@sl20
". Herr talman, fru rådsordförande, mina damer och herrar! Toppmötet i Berlin var en stor händelse, särskilt för sådana som jag själv som har varit ledamot i parlamentet sedan 1989, det år då Europas pånyttfödelse signalerades. I förklaringen erkänns Europa som en union av stater och inte som en ny supermakt, och erkännandet av identiteten hos unionens folk och deras olikheter inom ett samfund som baseras på gemensamma mål är den styrka som gör det möjligt att gå vidare mot att uppnå den politiska union som vi ännu inte har uppnått. Vi beklagar att det inte varit möjligt att erkänna våra rötter fullt ut: just för att vi starkt tror på institutionernas sekularism är vi övertygade om att politiken utarmas om vi inte erkänner alla rötter. I vårt komplexa, mångkulturella och multietniska samhälle, där det finns olika idéer om det demokratiska konceptet för att uppnå fred, vilket går hand i hand med ett allmänt erkännande av respekt för mänsklig värdighet, behövs en dialog mellan de olika kulturerna, och för att kunna erkänna andra måste man först erkänna sig själv, från enskilda individers till staters vardag. Vi återbekräftar fortfarande bestämt faran med all slags teokrati, likaså med extrem sekularism, som sakta skulle förstöra samhällets centrala värderingar hos enskilda individer och inom politiken. Vi känner oro över den förväxling som alltför många gör mellan det grundläggande konceptet med institutionernas sekularism och godtagandet av en kulturell och politisk relativism som leder till extrem sekularism. Vi motsätter oss ett Europa som bara utgörs av en marknad, och de skenkulturer som får människor att söka efter ett virtuellt liv som ersättning för det verkliga livet, till följd av maktlöshet eller rädsla. Vi vill ha ett politiskt Europa som inspirerar till en strävan efter demokrati på platser i världen där miljontals kvinnor och män fortfarande lider av brist på frihet och rättsstatsprincipen. Europa är i akut behov av flexibla och tydligt definierade institutioner, för det är nu som terrorismen finns inpå knuten och det är nu som vi behöver kunna identifiera och snabbt utföra våra uppdrag – som vi bekräftade i Europeiska konventet – såväl inom som utanför Europa: från energiresurser till vattenförsörjning, från klimatförändringar till ett återbekräftande av mänsklig värdighet. Vi är rädda för att 2009 ligger för långt borta i tiden, men ingen förväntas göra det omöjliga – även om vi är så övertygade om det starka och uppriktiga engagemanget hos det tyska ordförandeskapet och förbundskansler Angela Merkels stora förmåga både att medla och att övertala att vi hyser ett visst hopp om att det skulle kunna vara möjligt att korta tidsramen."@sv22
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"Cristiana Muscardini,"18,5,20,15,1,19,14,11,16,13,12
"a nome del gruppo UEN"18,5,20,15,1,19,14,16,11,13,12
"ad impossibilia nemo tenetur"18,5,20,15,1,19,14,16,11,22,7,3,2,10,13,4,21,17,12
"ad impossibilia nemo tenetur –"9

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