Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2007-02-01-Speech-4-039"
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"en.20070201.4.4-039"6
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l’argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell’Unione europea – e quindi le imprese dell’Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell’Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d’America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un’attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l’anno, una somma che però resta all’interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l’esclusione dell’accesso delle imprese europee all’interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all’interno dell’Unione europea, e quindi nei confronti dell’Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell’avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@it12
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l'argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell'Unione europea – e quindi le imprese dell'Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell'Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d'America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un'attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l'anno, una somma che però resta all'interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l'esclusione dell'accesso delle imprese europee all'interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all'interno dell'Unione europea, e quindi nei confronti dell'Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell'avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@cs1
"Hr. formand, mine damer og herrer! Jeg vil gerne lykønske hr. Varela Suanzes-Carpegna og takke ham, fordi han har stillet dette spørgsmål, som giver os mulighed for at beskæftige os med denne sag. Jeg var Parlamentets ordfører vedrørende reformen af kontrakter, leverancer og tjenesteydelser i forbindelse med direktiv 17 og 18.
Selv om der kun er meget lidt tid, er det efter min mening værd at påpege de væsentlige aspekter ved problemet. Som jeg har hørt nogle talere sige her til formiddag, har Parlamentet i høj grad fokuseret på direktiv 18 eller det overordnede direktiv om kontrakter, om miljøspørgsmål, det ajourførte system for elektroniske kontrakter, det sociale og arbejdsmarkedsmæssige område og spørgsmålet om tærskler, og derfor mener jeg, at vi har en lovgivning, som uden tvivl er enestående, men som rent faktisk ikke vedrører emnet for formiddagens forhandling.
Dette spørgsmål er et helt andet: Der er en revision på vej af en international aftale, der stiller EU-landene - og dermed EU's virksomheder - ringere sammenlignet med andre. Hvad er problemet? I 1994 og i de følgende år planlagde man vidt forskellige typer af aktiviteter verden over gennem multilaterale aftaler. USA, Kina og andre lande nyder i virkeligheden godt af privilegier, som EU's virksomheder ikke har gavn af. Dette system er nu til revision, men metoderne til denne revision skal fastlægges, for, som mine kolleger og jeg selv skal huske på, har USA alene en årlig produktion på næsten 200 milliarder amerikanske dollars, et beløb, som rent faktisk forbliver inden for USA.
Sagen er, at mens alle og enhver kan komme til Europa og arbejde, kan vores små og mellemstore virksomheder ikke rejse ud og oprette virksomheder i resten af verden. GPA-aftalerne er bl.a. aftaler, der nægter europæiske virksomheder adgang til det internationale system.
Hvilke beslutninger kan vi derfor træffe i dag? Som jeg ser det, mener Kommissionen, at vi ved at afskaffe andres privilegier, igen kan konkurrere på lige fod. Det er ikke korrekt. Jeg mener, at vi i stedet må beskytte Europas små og mellemstore virksomheder ved at garantere dem de samme privilegier inden for EU og dermed over for EU, som små og mellemstore virksomheder fra USA og fra andre lande i verden nyder i dag.
Derfor er jeg ikke kun taknemmelig over for hr. Varela Suanzes-Carpegna, men jeg mener også, at det argument, som Frankrig fremfører i Rådet i øjeblikket, bør fremmes og støttes i stedet for Kommissionens holdning."@da2
"Herr Präsident, meine sehr verehrten Damen und Herren! Ich möchte Herrn Varela Suanzes-Carpegna beglückwünschen und ihm für seine Anfrage, die er eingereicht hat und die uns die Möglichkeit zur Erörterung dieses Themas gibt, danken. Ich war in diesem Parlament Berichterstatter über die Reform der Vergabe öffentlicher Bau-, Liefer- und Dienstleistungsaufträge, d. h. über die EU-Vergaberichtlinien 2004/17/EG und 2004/18/EG.
Trotz der knapp bemessenen Zeit ist es meines Erachtens angebracht, auf die Hauptaspekte des Problems hinzuweisen. Wie ich heute Morgen von einigen Rednern hörte, richtete das Parlament in der Richtlinie 18, der allgemeinen Vergaberichtlinie, sein besonderes Augenmerk auf die Umweltbelange, das modernisierte elektronische Vergabesystem, den sozialen Bereich und die Frage der Schwellenwerte, sodass wir meiner Ansicht nach über ein Regelwerk verfügen, das zweifellos einmalig ist, jedoch nichts mit dem Thema von heute Morgen zu tun hat.
Das Thema, um das es hier geht, ist ein ganz anderes: Gegenwärtig wird ein internationales Übereinkommen überarbeitet, das die Länder der Europäischen Union – und demzufolge die Unternehmen der Europäischen Union – im Vergleich zu anderen benachteiligt. Wo liegt das Problem? 1994 und in den Jahren danach wurden ganz andere Arten von Tätigkeiten auf internationaler Ebene durch mehrseitige Abkommen geplant. Die USA, China und andere Länder genießen in Wahrheit Privilegien, die den Unternehmen der EU nicht zugute kommen. Dieses System wird nun überarbeitet, doch gilt es, die Methoden dieser Revision festzulegen, denn, wie meine Kollegen und ich selbst in Erinnerung bringen möchten, realisieren allein die Vereinigten Staaten eine Jahresproduktion von nahezu 200 Mrd. US-Dollar, wobei diese Summe jedoch in den USA verbleibt.
Der Kern des Problems ist, dass, während alle nach Europa kommen und hier tätig sein können, unsere kleinen und mittleren Unternehmen nicht in die übrige Welt gehen und dort Geschäfte machen können. Das Übereinkommen über das öffentliche Beschaffungswesen (GPA) ist, unter anderem, ein Übereinkommen, das den europäischen Unternehmen den Zugang zum internationalen System verwehrt.
Welche Weichenstellungen können demzufolge heute vorgenommen werden? So wie ich das sehe, ist die Kommission der Auffassung, nach Abschaffung der Privilegien könnten wir wieder auf gleichberechtigter Grundlage miteinander in Wettbewerb treten. Dem ist nicht so. Ich glaube, dass wir stattdessen die kleinen und mittleren Unternehmen Europas schützen müssen, indem wir ihnen innerhalb der Europäischen Union, und somit gegenüber der Europäischen Union, dieselben Privilegien sichern, die heutzutage die KMU der Vereinigten Staaten und anderer Länder in der Welt genießen.
Deshalb danke ich nicht nur Frau Varela Suanzes-Carpegna, sondern bin außerdem der Ansicht, dass die gegenwärtig von Frankreich im Rat vertretene Auffassung definitiv zu unterstützen und dem Standpunkt der Europäischen Kommission vorzuziehen ist."@de9
"Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι, θέλω να συγχαρώ τον κ. Varela Suanzes-Carpegna και να τον ευχαριστήσω για την υποβολή της ερώτησής του, η οποία μας παρέχει ένα μέσο ώστε να αντιμετωπίσουμε το εν λόγω ζήτημα. Ήμουν εισηγητής σε αυτό το Σώμα όσον αφορά τη μεταρρύθμιση για τις συμβάσεις, τις προμήθειες και τις υπηρεσίες, με άλλα λόγια για τις οδηγίες 17 και 18.
Αν και υπάρχει πολύ λίγος χρόνος, νομίζω ότι αξίζει να τονίσω τις κύριες πτυχές του προβλήματος. Όπως άκουσα από ορισμένους ομιλητές να λένε σήμερα το πρωί, το Κοινοβούλιο εξέτασε σοβαρά την οδηγία 18, ή τη γενική οδηγία για τις συμβάσεις, για τα περιβαλλοντικά θέματα, το εκσυγχρονισμένο σύστημα των ηλεκτρονικών συμβάσεων, την κοινωνική σφαίρα και το ζήτημα των κατωτάτων ορίων και, για αυτόν τον λόγο, πιστεύω ότι διαθέτουμε μια νομοθεσία, η οποία είναι χωρίς αμφιβολία εξαιρετική, αλλά δεν αφορά στην πραγματικότητα το σημερινό θέμα.
Το ζήτημα που τέθηκε είναι εντελώς διαφορετικό: βρίσκεται σε εξέλιξη η αναθεώρηση μιας διεθνούς συμφωνίας, η οποία θέτει τις ευρωπαϊκές χώρες –και κατά συνέπεια τις ευρωπαϊκές επιχειρήσεις– σε μειονεκτικότερη θέση σε σχέση με άλλες. Ποιο είναι το πρόβλημα; Το 1994 και στα χρόνια που ακολούθησαν, σχεδιάστηκαν σε παγκόσμιο επίπεδο, μέσω πλειομερών συμφωνιών, πολύ διαφορετικές μορφές δραστηριότητας. Στην πραγματικότητα, οι Ηνωμένες Πολιτείες, η Κίνα και άλλες χώρες απολαμβάνουν προνόμια, τα οποία δεν απολαμβάνουν οι ευρωπαϊκές επιχειρήσεις. Το σύστημα αυτό είναι σήμερα υπό αναθεώρηση, πρέπει όμως να καθοριστούν οι μέθοδοι της αναθεώρησής του, διότι, όπως θυμούνται οι συνάδελφοι βουλευτές και εγώ ο ίδιος, μόνο οι Ηνωμένες Πολιτείες έχουν ετήσια παραγωγή περίπου 200 δισ. αμερικανικών δολαρίων, ένα ποσό που στην πραγματικότητα παραμένει εντός των Ηνωμένων Πολιτειών.
Το θέμα είναι ότι, ενώ όλοι μπορούν να έρθουν να εργαστούν στην Ευρώπη, οι δικές μας μικρές και μεσαίες επιχειρήσεις δεν μπορούν να μεταβούν και να δραστηριοποιηθούν στον υπόλοιπο κόσμο. Οι συμφωνίες για τις δημόσιες συμβάσεις είναι, μεταξύ άλλων, συμφωνίες που αρνούνται στις ευρωπαϊκές επιχειρήσεις την πρόσβαση στο διεθνές σύστημα.
Επομένως, ποιες αποφάσεις μπορούμε να λάβουμε σήμερα; Όπως το αντιλαμβάνομαι, η Επιτροπή πιστεύει ότι, καταργώντας τα προνόμια των άλλων, θα μπορέσουμε να ανταγωνιστούμε εκ νέου σε ισότιμη βάση. Τα πράγματα όμως δεν είναι έτσι. Εγώ, αντίθετα, πιστεύω ότι είναι ανάγκη να προστατεύσουμε τις μικρές και μεσαίες ευρωπαϊκές επιχειρήσεις, διασφαλίζοντας σε αυτές, εντός της Ευρωπαϊκής Ένωσης και, επομένως, σε σχέση με την Ευρωπαϊκή Ένωση, τα ίδια προνόμια που απολαμβάνουν οι μικρές και μεσαίες επιχειρήσεις των Ηνωμένων Πολιτειών και άλλων χωρών του κόσμου.
Για τον λόγο αυτό, όχι μόνο είμαι ευγνώμων στον κ. Varela Suanzes-Carpegna, αλλά επίσης είμαι της άποψης ότι πρέπει να προωθήσουμε και να υποστηρίξουμε, έναντι της θέσης της Ευρωπαϊκής Επιτροπής, το επιχείρημα που υποστηρίζει επί του παρόντος η Γαλλία στο Συμβούλιο."@el10
"Mr President, ladies and gentlemen, I should like to congratulate Mr Varela Suanzes-Carpegna and to thank him for having submitted his question, which gives us a means of addressing the issue at stake. I was rapporteur in this House on the reform of contracts, supplies and services, in this case Directives 17 and 18.
Even though there is very little time, I think that it is worth pointing out the main aspects of the problem. As I have heard some speakers say this morning, Parliament has very much focused Directive 18, or the general directive on contracts, on environmental issues, the updated system of electronic contracts, the social sphere and the issue of thresholds, and I therefore believe that we have legislation that is without doubt exceptional, but that does not actually concern this morning’s subject matter.
The issue raised is completely different: a review is under way of an international agreement that places EU countries – and therefore EU businesses – at a disadvantage compared with others. What is the problem? In 1994 and in subsequent years, very different types of activity were planned worldwide through plurilateral agreements. The United States, China and other countries in reality enjoy privileges that are not enjoyed by EU businesses. This system is now being reviewed, but the methods of reviewing it need to be laid down, because, as my fellow Members and I myself should recall, the United States alone has an annual output of almost USD 200 billion, a sum that actually remains within the United States.
The point is that, while anyone can come and work in Europe, our small and medium-sized enterprises cannot go and set up business in the rest of the world. The GPA agreements are, among other things, agreements that deny European businesses access to the international system.
What decisions can therefore be made today? As I see it, the Commission believes that, by abolishing the privileges of others, we can compete once again on an equal footing. That is not so. I believe that we need instead to protect Europe’s small and medium-sized enterprises, by guaranteeing them the same privileges within the European Union and thus with regard to the European Union that are enjoyed by small and medium-sized enterprises from the United States and from other countries in the world.
Therefore, not only am I grateful to Mr Varela Suanzes-Carpegna, but I am also of the opinion that the argument being upheld by France at the moment within the Council should definitely be favoured and supported over the European Commission’s position."@en4
"Señor Presidente, Señorías, quiero felicitar al señor Varela Suanzes-Carpegna y darle las gracias por haber formulado esta pregunta que nos permite abordar la cuestión que nos ocupa. Yo fui ponente en esta Cámara sobre la reforma de los contratos públicos de suministros y servicios, es decir, las Directivas 17 y 18.
Aunque tengo muy poco tiempo, creo que vale la pena señalar los principales aspectos de este problema. Como han indicado algunos oradores esta mañana, el Parlamento se ha concentrado mucho en la Directiva 18, es decir, la Directiva marco sobre contratos, en cuestiones ambientales, el sistema actualizado de contratos electrónicos, el ámbito social y la cuestión de los umbrales, y por ello creo que contamos con una legislación que sin duda es excepcional, pero que realmente no se refiere a la materia que nos ocupa esta mañana.
La cuestión planteada es totalmente distinta: se está llevando a cabo una revisión de un acuerdo internacional que coloca a los Estados miembros de la UE –y por ende a las empresas de la UE– en una posición de desventaja respecto a otros países. ¿En qué consiste el problema? En 1994 y en años posteriores se planificaron muy diferentes tipos de actividades a escala mundial a través de acuerdos multilaterales. Los Estados Unidos, China y otros países gozan de hecho de privilegios que no disfrutan las empresas comunitarias. Ahora se está revisando este sistema, pero es necesario establecer los métodos de revisión, porque como deben recordar sus Señorías y recuerdo yo, los Estados Unidos por sí solo tiene un volumen anual de casi 200 000 millones de dólares, dinero que en realidad permanece en ese país.
Lo cierto es que mientras cualquiera puede venir a trabajar a Europa, nuestras pequeñas y medianas empresas no pueden establecer empresas en el resto del mundo. Loa Acuerdos sobre Contratación Pública son, entre otras cosas, acuerdos que deniegan a las empresas europeas el acceso al sistema internacional.
Por lo tanto, ¿qué decisiones podemos adoptar hoy? En mi opinión, la Comisión cree que aboliendo los privilegios de los demás podemos volver a competir en pie de igualdad. Pero no es así. Yo creo que lo que necesitamos es proteger a las pequeñas y medianas empresas de Europa, concediéndoles los mismos privilegios dentro de la Unión Europea y, por lo tanto, en relación con la Unión Europea que gozan las pequeñas y medianas empresas de los Estados Unidos y otros países del mundo.
Por consiguiente, no solo doy las gracias al señor Varela Suanzes-Carpegna, sino que también considero que es necesario favorecer y apoyar el argumento que defiende Francia en estos momentos dentro del Consejo, contra la posición de la Comisión Europea."@es21
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l'argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell'Unione europea – e quindi le imprese dell'Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell'Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d'America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un'attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l'anno, una somma che però resta all'interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l'esclusione dell'accesso delle imprese europee all'interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all'interno dell'Unione europea, e quindi nei confronti dell'Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell'avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@et5
"Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, kiitän jäsen Varela Suanzes-Carpegnaa siitä, että hän esitti kysymyksen, jonka ansiosta voimme keskittyä nyt käsiteltävänä olevaan asiaan. Esittelin parlamentissa sopimuksia, tarjontaa ja palveluja koskevan uudistuksen, toisin sanoen direktiivit 17 ja 18.
Vaikka aikaa onkin hyvin vähän, on mielestäni syytä kiinnittää huomiota ongelman pääkohtiin. Kuten olen kuullut joidenkin puhujien tänä aamuna sanovan, parlamentti on keskittynyt hyvin tiiviisti direktiiviin 18, eli sopimuksista annettuun yleisdirektiiviin, ympäristökysymyksiin, uudistettuun sähköiseen sopimusjärjestelmään, sosiaaliasioihin ja kysymykseen kynnysarvoista. Lainsäädäntömme on epäilemättä todella erinomaista, mutta siinä ei oikeastaan käsitellä tämänaamuista keskustelunaihetta.
Esiin on tuotu aivan eri kysymys: Parhaillaan tarkistetaan kansainvälistä sopimusta, joka asettaa EU:n jäsenvaltiot, ja näin ollen myös EU:n yritykset, heikompaan asemaan muihin verrattuna. Onko tässä ongelma? Vuonna 1994 ja sitä seuraavina vuosina useammankeskisillä sopimuksilla suunniteltiin hyvin erityyppisiä kansainvälisiä toimia. Yhdysvalloilla, Kiinalla ja muilla mailla on tosiasiassa etuoikeuksia, joita EU:n yrityksillä ei ole. Tätä järjestelmää tarkistetaan parhaillaan, mutta sille on säädettävä tarkistusmenetelmät, sillä kuten kollegani ja minä varmasti muistamme, pelkästään Yhdysvaltojen vuosituotto on lähes 200 miljardia Yhdysvaltain dollaria, ja kyseinen tuotto todellakin jää Yhdysvaltoihin.
Kyse on siitä, että kuka tahansa voi tulla töihin EU:hun, mutta omat pienet ja keskisuuret yrityksemme eivät voi aloittaa liiketoimintaa muualla maailmassa. Julkisia hankintoja koskevilla sopimuksilla muun muassa estetään eurooppalaisten yritysten pääsy kansainväliseen järjestelmään.
Mitä päätöksiä tänään voidaan siis tehdä? Nähdäkseni komissio uskoo, että poistamalla muiden etuoikeudet voimme jälleen kerran kilpailla tasavertaisesti, mikä ei pidä paikkaansa. Mielestäni meidän on sen sijaan suojattava Euroopan pieniä ja keskisuuria yrityksiä takaamalla niille samat etuoikeudet Euroopan unionissa ja suhteessa Euroopan unioniin kuin yhdysvaltalaisilla ja muunmaalaisillakin pienillä ja keskisuurilla yrityksillä on.
Olen siis kiitollinen jäsen Varela Suanzes-Carpegnalle ja olen myös sitä mieltä, että niitä perusteita, joita Ranska nykyisin neuvostossa tukee, olisi ehdottomasti vaalittava ja edistettävä komission kannan sijasta."@fi7
"Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, je voudrais féliciter M. Varela Suanzes-Carpegna et le remercier pour avoir posé cette question, qui nous permet de traiter ce thème. J’ai été le rapporteur du Parlement sur la réforme des marchés, des fournitures et des services, en l’occurrence des directives 17 et 18.
Même si nous disposons de très peu de temps, je pense qu’il vaut la peine de rappeler les principaux aspects du problème. Comme l’ont dit certains intervenants ce matin, le Parlement a concentré la directive 18, la directive générale sur les contrats, sur les questions environnementales, sur le système amélioré de marchés par voie électronique, sur le volet social et la question des seuils. Je pense dès lors que nous avons une législation sans doute exceptionnelle, mais qui ne concerne pas vraiment le sujet de ce matin.
Le problème soulevé est complètement différent: on révise actuellement un accord international qui place les pays de l’Union européenne - et partant les entreprises de l’Union européenne - dans une position désavantagée par rapport à d’autres. Quel est le problème? En 1994 et dans les années qui ont suivi, des types d’activité très différents ont été planifiés dans le monde à travers des accords plurilatéraux. Les États-Unis, la Chine et d’autres pays jouissent en réalité de privilèges dont ne jouissent pas les entreprises de l’Union européenne. Ce système est soumis à présent à révision, mais les méthodes de révision doivent être définies parce que, comme nous le savons, mes collègues et moi-même, les États-Unis produisent à eux seuls presque 200 milliards de dollars par an, somme qui reste en fait à l’intérieur des États-Unis.
Le fait est que tout qui le désire peut entrer et travailler en Europe, tandis que nos petites et moyennes entreprises ne peuvent pas aller travailler dans le reste du monde. Les AMP sont, entre autres choses, des accords qui refusent l’accès du système international aux entreprises européennes.
Quelles décisions pouvons-nous donc prendre aujourd’hui? Pour moi, la Commission pense qu’en abolissant les privilèges des autres, nous pouvons de nouveau rivaliser sur un pied d’égalité. Ce n’est pas le cas. Je pense que nous devons plutôt protéger les petites et moyennes entreprises européennes, en leur garantissant les mêmes privilèges au sein de l’Union européenne, et donc par rapport à l’Union européenne, que ceux des petites et moyennes entreprises américaines et étrangères.
Par conséquent, non seulement je remercie M. Varela Suanzes-Carpegna, mais je suis également d’avis qu’il faut privilégier et soutenir la thèse actuellement soutenue par la France au Conseil par rapport à la position de la Commission européenne."@fr8
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l'argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell'Unione europea – e quindi le imprese dell'Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell'Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d'America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un'attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l'anno, una somma che però resta all'interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l'esclusione dell'accesso delle imprese europee all'interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all'interno dell'Unione europea, e quindi nei confronti dell'Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell'avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@hu11
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l'argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell'Unione europea – e quindi le imprese dell'Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell'Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d'America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un'attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l'anno, una somma che però resta all'interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l'esclusione dell'accesso delle imprese europee all'interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all'interno dell'Unione europea, e quindi nei confronti dell'Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell'avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@lt14
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l'argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell'Unione europea – e quindi le imprese dell'Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell'Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d'America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un'attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l'anno, una somma che però resta all'interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l'esclusione dell'accesso delle imprese europee all'interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all'interno dell'Unione europea, e quindi nei confronti dell'Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell'avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@lv13
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l'argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell'Unione europea – e quindi le imprese dell'Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell'Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d'America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un'attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l'anno, una somma che però resta all'interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l'esclusione dell'accesso delle imprese europee all'interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all'interno dell'Unione europea, e quindi nei confronti dell'Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell'avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@mt15
"Mijnheer de Voorzitter, dames en heren, ik feliciteer de heer Varela Suanzes-Carpegna en bedank hem voor de mondelinge vraag die hij heeft ingediend, waardoor wij dit onderhavige onderwerp aan kunnen pakken. Ik was in dit Parlement rapporteur voor de hervorming van overeenkomsten, leveringen en diensten, in dit geval richtlijn 17 en 18.
Ook al is er maar weinig tijd, ik denk dat het de moeite waard is om de belangrijkste aspecten van het probleem naar voren te brengen. Ik heb veel sprekers vanmorgen horen zeggen dat het Parlement zich erg concentreert op richtlijn 18, oftewel de algemene richtlijn inzake overeenkomsten, milieuvraagstukken, het gemoderniseerde systeem voor elektronische overeenkomsten, het sociale stelsel en het vraagstuk van de drempels, en ik denk daarom dat we over wetgeving beschikken die weliswaar uitzonderlijk is, maar in feite geen betrekking heeft op het onderwerp van deze ochtend.
Het probleem dat is aangekaart is van heel andere aard: een op handen zijnde herziening van een internationale overeenkomst, waardoor de landen van de Europese Unie, en daarmee de bedrijven binnen de Europese Unie, achterblijven ten opzichte van andere landen. Wat is het probleem? In 1994 en de daaropvolgende jaren werden er wereldwijd door middel van plurilaterale overeenkomsten zeer verschillende activiteiten op touw gezet. De Verenigde Staten, China en andere landen genieten in werkelijkheid voorrechten die niet gelden voor EU-bedrijven. Dit systeem wordt momenteel herzien, maar het is van belang om de herzieningsmethodes vast te leggen, want – als mijn collega's en ikzelf het ons goed herinneren – bedraagt de jaarlijkse output van alleen de Verenigde Staten al bijna 200 miljard USD, een bedrag dat echter binnen de Verenigde Staten blijft.
Het punt is dat, terwijl het voor iedereen mogelijk is om in Europa te komen werken, onze kleine en middelgrote ondernemingen zich niet elders in de wereld kunnen vestigen. De overeenkomsten inzake overheidsopdrachten (GPA) zijn, onder andere, overeenkomsten die Europese bedrijven de toegang tot het internationale systeem ontzeggen.
Welke beslissingen kunnen daartoe genomen worden vandaag? Zoals ik het zie, is de Commissie van mening dat door de voorrechten van anderen af te schaffen, we weer op gelijke voet kunnen concurreren. Dat is niet waar. Ik denk dat we in plaats daarvan de Europese kleine en middelgrote ondernemingen moeten beschermen door hun dezelfde voorrechten te garanderen binnen de Europese Unie, en dus met betrekking tot de Europese Unie, als die welke gelden voor de kleine en middelgrote ondernemingen uit de Verenigde Staten en andere landen.
Ik ben daarom niet alleen de heer Varela Suanzes-Carpegna dankbaar, maar ik ben ook van mening dat het argument dat door Frankrijk binnen de Raad wordt aangehangen, gesteund en goedgekeurd moet worden in plaats van het standpunt van de Europese Commissie."@nl3
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l'argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell'Unione europea – e quindi le imprese dell'Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell'Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d'America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un'attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l'anno, una somma che però resta all'interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l'esclusione dell'accesso delle imprese europee all'interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all'interno dell'Unione europea, e quindi nei confronti dell'Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell'avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@pl16
"Senhor Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, desejo felicitar o senhor deputado Varela Suanzes-Carpegna e agradecer-lhe o facto de ter apresentado a sua pergunta, que nos permite abordar o tema em questão. Fui relator nesta Câmara sobre a reforma dos contratos, fornecimentos e serviços, das Directivas 17 e 18.
Apesar de o tempo ser escasso, penso que é oportuno recordar os principais aspectos do problema. Como ouvi alguns oradores afirmar esta manhã, o Parlamento teve em grande consideração na Directiva 18, isto é, a directiva geral sobre contratos, os temas ambientais, o sistema actualizado de contratos electrónicos, o campo social e a questão dos limiares, e penso, por conseguinte, que dispomos de legislação que é inegavelmente excepcional, mas que não diz respeito, de facto, ao tema desta manhã.
O problema suscitado é completamente diferente: está em curso a revisão de um acordo internacional que coloca os países da União Europeia – e, por isso, as empresas da União Europeia – em desvantagem comparativamente a outros. Qual é o problema? Em 1994 e nos anos subsequentes, foram previstos diferentes tipos de actividade a nível internacional, mediante acordos multilaterais. Os Estados Unidos, a China e outros países gozam, efectivamente, de privilégios que as empresas europeias não têm. O sistema está agora a ser revisto, mas é preciso estabelecer os métodos desta revisão, porque, como eu e os meus colegas devemos recordar, só os Estados Unidos têm uma actividade produtiva de quase 200 mil milhões de dólares norte-americanos ao ano, uma soma que no entanto permanece no interior dos Estados Unidos.
A questão é que, enquanto qualquer pessoa pode vir trabalhar na Europa, as nossas pequenas e médias empresas não podem exercer actividades no resto do mundo. Os acordos relativos aos contratos públicos (ACP) são, entre outras coisas, acordos que negam às sociedades o acesso ao sistema internacional.
Que decisões podem, por isso, ser hoje tomadas? Em meu entender, a Comissão é de opinião que, abolindo os privilégios de outros, podemos competir novamente em pé de igualdade. Não é assim. Penso é que necessitamos de proteger as pequenas e médias empresas europeias, assegurando-lhes no interior da União Europeia e, por conseguinte, em relação à União Europeia, os mesmos privilégios de que gozam as pequenas e médias empresas dos Estados Unidos e de outros países do mundo.
Por conseguinte, não só agradeço ao senhor deputado Varela Suanzes-Carpegna, como sou também de opinião que a argumentação defendida pela França de momento no seio do Conselho deveria ser definitivamente defendida e apoiada em contraposição à posição da Comissão Europeia."@pt17
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l'argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell'Unione europea – e quindi le imprese dell'Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell'Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d'America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un'attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l'anno, una somma che però resta all'interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l'esclusione dell'accesso delle imprese europee all'interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all'interno dell'Unione europea, e quindi nei confronti dell'Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell'avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@ro18
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l'argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell'Unione europea – e quindi le imprese dell'Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell'Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d'America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un'attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l'anno, una somma che però resta all'interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l'esclusione dell'accesso delle imprese europee all'interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all'interno dell'Unione europea, e quindi nei confronti dell'Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell'avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@sk19
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi congratulo con il collega Varela Suanzes-Carpegna e lo ringrazio per aver presentato la sua interrogazione, che ci dato modo di affrontare il tema in questione. Io sono stato relatore in questo Parlamento sulla riforma degli appalti, forniture e servizi, nella fattispecie le direttive 17 e 18.
Anche se il tempo è brevissimo, credo sia opportuno ricordare i termini del problema. Nella direttiva 18, ossia la direttiva generale sugli appalti, come ho sentito da alcuni interventi stamattina, il Parlamento ha tenuto in grande considerazione i problemi ambientali, il sistema ammodernato degli appalti per via elettronica, il mondo del sociale, la questione delle soglie e credo quindi che disponiamo di una normativa che è certamente eccezionale, ma che in ogni caso non riguarda l'argomento di questa mattina.
Il problema sollevato è completamente diverso: è in corso la revisione di un negoziato internazionale che vede i paesi dell'Unione europea – e quindi le imprese dell'Unione europea – svantaggiati rispetto ad altri. Qual è il problema? Nel 1994 e negli anni successivi, in campo internazionale, mediante accordi plurilaterali, furono previsti ben altri tipi di attività. Gli Stati Uniti, la Cina e altri paesi godono in realtà di privilegi di cui non godono le imprese dell'Unione europea. Oggi questo sistema è oggetto di una revisione ma occorre stabilirne le modalità di revisione, perché i soli Stati Uniti d'America – lo rammento a me stesso ma anche ai colleghi – svolgono un'attività produttiva che sfiora i 200 miliardi di dollari l'anno, una somma che però resta all'interno degli Stati Uniti.
Il punto è che, mentre tutti possono venire a lavorare in Europa, le nostre piccole e medie imprese non possono andare a lavorare nel resto del mondo. Gli accordi del GPA (
) sono, tra gli altri, accordi che prevedono l'esclusione dell'accesso delle imprese europee all'interno del sistema internazionale.
Quale scelta è dunque possibile oggi? Per quanto mi risulta, la Commissione ritiene che, abolendo i privilegi degli altri, si possa competere nuovamente in un sistema di parità. Non è così. Io credo che sia invece necessario proteggere le piccole e medie imprese europee, assicurando loro all'interno dell'Unione europea, e quindi nei confronti dell'Unione europea, gli stessi privilegi di cui oggi godono le piccole e medie imprese degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo.
Pertanto, non solo ringrazio il collega Varela Suanzes-Carpegna, ma sono dell'avviso che la tesi sostenuta dalla Francia in questo momento in seno al Consiglio sia sicuramente da favorire e da agevolare rispetto alla posizione della Commissione europea."@sl20
"Herr talman, mina damer och herrar! Jag vill gratulera Daniel Varela Suanzes-Carpegna och tacka honom för att han ställde sin fråga, som ger oss tillfälle att diskutera detta. Jag var föredragande i parlamentet om reformen av upphandling av varor, tjänster och byggentreprenader, i det här fallet direktiv 17 och 18.
Trots att vi har mycket lite tid anser jag att det är värt att framhålla problemets huvudaspekter. Som jag har hört en del talare säga i förmiddag så har parlamentet inriktat sig starkt på direktiv 18, eller det allmänna direktivet om kontrakt, och på miljöfrågor, det uppdaterade systemet för elektroniska kontrakt, det sociala området och frågan om trösklar, och därför anser jag att vi har en lagstiftning som utan tvivel är enastående, men det har egentligen inte med förmiddagens ämne att göra.
Detta handlar om något helt annat, nämligen om den pågående översynen av ett internationellt avtal som ger EU-länderna – och därmed EU:s företag – nackdelar i jämförelse med andra. Vad är problemet? Under 1994 och de år som följde planerades vitt skilda typer av verksamheter i hela världen genom plurilaterala avtal. I verkligheten har Förenta staterna, Kina och andra länder privilegier som EU:s företag inte har. Detta system ses nu över, men metoderna för översynen måste fastställas, eftersom Förenta staterna ensamt har en årsproduktion på nästan 200 miljarder US-dollar, vilket vi alla bör ha i åtanke, en summa som faktiskt stannar i Förenta staterna.
Poängen är att vem som helst kan komma till EU och arbeta, men våra små och medelstora företag kan inte ge sig iväg och starta företag i övriga världen. Avtalen om offentlig upphandling förvägrar europeiska företag tillträde till det internationella systemet.
Så vilka beslut kan vi fatta i dag? Som jag ser det tror kommissionen att vi genom att avskaffa andras privilegier åter kan konkurrera på lika villkor. Så är det inte. Jag anser att vi i stället måste skydda Europas små och medelstora företag, genom att garantera dem samma privilegier inom EU som de privilegier som små och medelstora företag från Förenta staterna och andra länder i världen åtnjuter inom EU.
Därför är jag inte bara tacksam mot Daniel Varela Suanzes-Carpegna, utan anser också att det är den linje som Frankrike för närvarande driver i rådet som definitivt bör stödjas, inte kommissionens ståndpunkt."@sv22
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lpv:unclassifiedMetadata |
"Government Procurement Agreement"18,5,20,15,1,19,14,16,11,13,12
"Stefano Zappalà (PPE-DE ). –"18,5,20,15,1,19,14,16,11,13
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