Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2006-10-24-Speech-2-021"
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell’insurrezione anticomunista mettono in luce la crisi attraversata dal governo socialista di Gyurcsany. La nuova
ungherese ha recuperato la sommossa del ’56 e i simboli del comunismo per giustificare il liberalismo.
La strategia punta a dare una legittimità all’attuale governo, vista la sua appartenenza all’intellighenzia comunista, e a rassicurare una popolazione che, socialmente, inizia a soffrire seriamente per gli effetti del liberalismo. Comunismo significa infatti “alibi falsamente sociale dello sfruttamento dell’uomo”, come oggi ancora dimostra la Cina.
L’Ungheria ha il suo posto nell’Unione europea perché porta nella sua esperienza di resistenza al totalitarismo le sue sensibilità politiche nuove e, come nel ’56, la sua capacità popolare di generare la speranza.
Oggi le contestazioni dell’estrema destra contro il premier Gyurcsany, che ha ammesso di aver mentito sullo stato dell’economia per vincere le elezioni dell’aprile scorso, hanno visto centomila persone manifestare a Budapest per il cinquantesimo anniversario. Sulla piazza manifestanti e polizia si scontrano da ore con arresti e feriti. I sostenitori del principale partito di opposizione di destra rivendicano per sé il ruolo di veri eredi del ’56.
Non si tratta, a mio giudizio, di rifare la storia conosciuta da tutti o misconosciuta dai socialisti e dai comunisti europei. E’ troppo facile fare appello all’emozione, evocando i cadaveri di uomini, donne e bambini che sono caduti sotto i colpi dell’Unione sovietica in nome del comunismo. I comunisti italiani, l’Ungheria e i vertici del PC si schierarono con l’URSS contro i rivoltosi ungheresi. Il Segretario Togliatti e successivamente Longo dichiararono più volte, anche negli anni successivi, la loro solidarietà al ristabilimento della giustizia internazionalista.
L’attuale Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condannò sul giornale “L’Unità” i rivoltosi come teppisti e spregevoli provocatori. Cinquant’anni anni dopo, nella sua autobiografia, non ritratta ma si limita a spiegare quello che è noto a tutti, ovvero che in quegli anni il PC e tutto il socialismo europeo erano inseparabili dalle sorti del campo socialista, guidato dall’URSS.
Non dobbiamo condannare l’atto imperiale dell’URSS, ma dobbiamo condannare fortemente quanti allora scelsero, entusiasti, di sostenere, in nome dell’internazionalismo comunista e socialista, quell’invasione."@it12
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell'insurrezione anticomunista mettono in luce la crisi attraversata dal governo socialista di Gyurcsany. La nuova
ungherese ha recuperato la sommossa del '56 e i simboli del comunismo per giustificare il liberalismo.
La strategia punta a dare una legittimità all'attuale governo, vista la sua appartenenza all'intellighenzia comunista, e a rassicurare una popolazione che, socialmente, inizia a soffrire seriamente per gli effetti del liberalismo. Comunismo significa infatti "alibi falsamente sociale dello sfruttamento dell'uomo", come oggi ancora dimostra la Cina.
L'Ungheria ha il suo posto nell'Unione europea perché porta nella sua esperienza di resistenza al totalitarismo le sue sensibilità politiche nuove e, come nel '56, la sua capacità popolare di generare la speranza.
Oggi le contestazioni dell'estrema destra contro il premier Gyurcsany, che ha ammesso di aver mentito sullo stato dell'economia per vincere le elezioni dell'aprile scorso, hanno visto centomila persone manifestare a Budapest per il cinquantesimo anniversario. Sulla piazza manifestanti e polizia si scontrano da ore con arresti e feriti. I sostenitori del principale partito di opposizione di destra rivendicano per sé il ruolo di veri eredi del '56.
Non si tratta, a mio giudizio, di rifare la storia conosciuta da tutti o misconosciuta dai socialisti e dai comunisti europei. E' troppo facile fare appello all'emozione, evocando i cadaveri di uomini, donne e bambini che sono caduti sotto i colpi dell'Unione sovietica in nome del comunismo. I comunisti italiani, l'Ungheria e i vertici del PC si schierarono con l'URSS contro i rivoltosi ungheresi. Il Segretario Togliatti e successivamente Longo dichiararono più volte, anche negli anni successivi, la loro solidarietà al ristabilimento della giustizia internazionalista.
L'attuale Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condannò sul giornale "L'Unità" i rivoltosi come teppisti e spregevoli provocatori. Cinquant'anni anni dopo, nella sua autobiografia, non ritratta ma si limita a spiegare quello che è noto a tutti, ovvero che in quegli anni il PC e tutto il socialismo europeo erano inseparabili dalle sorti del campo socialista, guidato dall'URSS.
Non dobbiamo condannare l'atto imperiale dell'URSS, ma dobbiamo condannare fortemente quanti allora scelsero, entusiasti, di sostenere, in nome dell'internazionalismo comunista e socialista, quell'invasione."@cs1
"Hr. formand, mine damer og herrer! Højtideligholdelsen af 50-årsdagen for oprøret mod kommunismen henleder vores opmærksomhed på den krise, som Ferenc Gyurcsánys socialistiske regering gennemgår. Den nye ungarske elite har fokuseret på opstanden i 1956 og de kommunistiske symboler for at retfærdiggøre liberalismen.
Denne strategi tager sigte på at legitimisere den nuværende regering, eftersom den tilhører den kommunistiske intelligentsia, og på at berolige befolkningen, der begynder at lide alvorligt under liberalismens virkninger. Kommunisme er nemlig et falsk socialt alibi for at udnytte mennesker, sådan som vi stadig ser det i Kina.
Ungarn hører til i EU, fordi landet med sin erfaring i at sige nej til totalitarisme giver udtryk for en ny politisk lydhørhed og - ligesom i 1956 - en folkelig evne til at skabe håb.
I dag var der under den yderste højrefløjs demonstrationer mod Ferenc Gyurcsány, som indrømmede, at han havde løjet om den økonomiske situation for at vinde valget i april, 100.000 mennesker, der demonstrerede i Budapest i anledning af 50-årsdagen. På gaderne var der i flere timer sammenstød mellem politi og demonstranter, hvilket førte til anholdelser og sårede. Tilhængerne af det største højreorienterede oppositionsparti mener, at de er 1956-opstandens sande arvtagere.
Efter min mening drejer det sig ikke om en omskrivning af historien, som alle kender, og som de europæiske socialister og kommunister ikke vil vedkende sig. Det er alt for nemt at appellere til følelserne ved at tale om ligene af mænd, kvinder og børn, der blev slået ihjel af Sovjetunionen i kommunismens navn. De italienske kommunister, Ungarn og kommunistpartiets ledere støttede USSR og var imod de ungarske oprørere. Partisekretæren Palmiro Togliatti og senere Luigi Longo gav adskillige gange - også i de følgende år - udtryk for deres støtte til genoprettelsen af den internationalistiske retfærdighed, selv flere år senere.
Italiens nuværende præsident, Giorgio Napolitano, kaldte i avisen
oprørerne for bøller og uanstændige provokatører. 50 år efter trækker han i sin selvbiografi ikke denne udtalelse tilbage, men nøjes blot med at forklare det, som alle ved, nemlig at kommunistpartiet og den europæiske socialisme dengang var uadskillige fra den sovjetiskledede socialistblok.
Vi skal ikke fordømme USSR's imperialisme, men vi skal kraftigt fordømme dem, som dengang entusiastisk valgte at støtte denne invasion i den kommunistiske og socialistiske internationalismes navn."@da2
"Herr Präsident, meine Damen und Herren! Die Feierlichkeiten anlässlich des 50. Jahrestages des antikommunistischen Aufstands lenken unsere Aufmerksamkeit auf die Krise, die die sozialistische Regierung von Ferenc Gyurcsány gegenwärtig durchlebt. Die neue ungarische Elite hat die Revolution von 1956 und die kommunistischen Symbole wiederaufleben lassen, um den Liberalismus zu rechtfertigen.
Diese Strategie soll der gegenwärtigen Regierung angesichts ihrer Verbindung zur kommunistischen Intelligenz Legitimität verleihen und die Bevölkerung besänftigen, die die sozialen Auswirkungen des Liberalismus nun ernsthaft zu spüren beginnt. Denn Kommunismus läuft auf ein angeblich soziales Alibi für die Ausbeutung des Menschen hinaus, was heute noch durch China bewiesen wird.
Ungarn hat seinen Platz in der Europäischen Union, weil es durch seine Erfahrung aus dem Widerstand gegen den Totalitarismus ein neues politisches Verständnis und, wie 1956, seine allbekannte Fähigkeit, Hoffnung zu säen, mit einbringt.
Heute, bei den Protesten der extremen Rechten gegen Premierminister Ferenc Gyurcsány, der zugegeben hat, die wirtschaftliche Lage falsch dargestellt zu haben, um die Wahlen vom April zu gewinnen, demonstrierten 100 000 Menschen in Budapest anlässlich des 50. Jahrestags. Die Demonstranten gerieten Stunden lang auf den Straßen mit Polizisten aneinander, was zu Verhaftungen und Verletzungen führte. Die Anhänger der führenden rechten Oppositionspartei erheben für sich den Anspruch, die wahren Erben von 1956 zu sein.
Meiner Meinung nach geht es nicht darum, die Geschichte umzuschreiben, die jeder kennt bzw. die von den europäischen Sozialisten und Kommunisten nicht anerkannt wird. Man macht es sich zu einfach, wenn man an die Gefühle appelliert, indem man an die Körper der Männer, Frauen und Kinder erinnert, die unter den Schlägen der Sowjetunion im Namen des Kommunismus gefallen sind. Die italienischen Kommunisten, Ungarn und die kommunistischen Parteiführer stellten sich auf die Seite der UdSSR gegen die ungarischen Aufständischen. Der Generalsekretär der IKP, Palmiro Togliatti, und sein Nachfolger Luigi Longo bekundeten wiederholt, auch noch Jahre später, ihre Solidarität und zeigten sich zufrieden, dass die internationalistische Gerechtigkeit wiederhergestellt worden ist.
Der gegenwärtige Präsident der Italienischen Republik, Giorgio Napolitano, meldete sich in der Tageszeitung „L'Unità“ zu Wort und verurteilte die Revolutionäre als Banditen und gemeine Provokateure. 50 Jahre später, in seiner Autobiografie, nimmt er diese Erklärung nicht zurück, sondern erklärt lediglich, was jeder weiß, nämlich dass die Italienische Kommunistische Partei und der europäische Sozialismus im Ganzen damals untrennbar mit dem Schicksal des von der UdSSR geführten sozialistischen Lagers verbunden waren.
Wir sollten nicht so sehr die Großmachtbestrebungen der UdSSR verdammen, sondern strengstens all jene verurteilen, die sich damals begeistert entschlossen, den Einmarsch im Namen des kommunistischen und sozialistischen Internationalismus zu unterstützen."@de9
"Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι, ο εορτασμός της πεντηκοστής επετείου της αντικομουνιστικής εξέγερσης αναδεικνύει την κρίση που διέρχεται η σοσιαλιστική κυβέρνηση του Ferenc Gyurcsány. Η νέα ουγγρική ελίτ ανέσυρε την εξέγερση του 1956 και τα σύμβολα του κομουνισμού για να δικαιολογήσει τον νεοφιλελευθερισμό.
Στόχος της στρατηγικής αυτής είναι να νομιμοποιηθεί η σημερινή κυβέρνηση, μιας και προέρχεται από την κομουνιστική ιντελιγκέντσια, και να καθησυχαστεί ένας λαός που αρχίζει να υποφέρει από τις συνέπειες του νεοφιλελευθερισμού στην κοινωνία. Πράγματι, ο κομουνισμός ισοδυναμεί με ψευδεπίγραφο κοινωνικό άλλοθι της εκμετάλλευσης του ανθρώπου, όπως αποδεικνύει σήμερα η Κίνα.
Η Ουγγαρία έχει θέση στην Ευρωπαϊκή Ένωση γιατί στην εμπειρία της από την αντίσταση στον ολοκληρωτισμό έχει ενσωματώσει τις νέες πολιτικές της ευαισθησίες και, όπως το 1956, την ικανότητα του λαού της να παράγει ελπίδα.
Σήμερα, στις κινητοποιήσεις της άκρας δεξιάς κατά του πρωθυπουργού Ferenc Gyurcsány, ο οποίος παραδέχθηκε ότι προέβη σε ψευδείς δηλώσεις σχετικά με την κατάσταση της οικονομίας για να κερδίσει τις εκλογές του Απριλίου, συμμετείχαν εκατό χιλιάδες άνθρωποι που διαδήλωσαν στη Βουδαπέστη για την πεντηκοστή επέτειο. Διαδηλωτές και αστυνομία συγκρούονται επί πολλές ώρες στους δρόμους με συλλήψεις και τραυματισμούς. Οι υποστηρικτές του βασικού κόμματος της Δεξιάς αντιπολίτευσης διεκδικούν για τον εαυτό τους τον ρόλο των κληρονόμων του 1956.
Κατά την άποψή μου, δεν πρόκειται για απόπειρα να ξαναγραφτεί η Ιστορία που όλοι γνωρίζουν και που δεν αναγνωρίζουν οι ευρωπαίοι σοσιαλιστές και κομουνιστές. Είναι πολύ εύκολο να εκμεταλλευθούμε τη συγκίνηση από τις εικόνες των σορών ανδρών, γυναικών και παιδιών που έπεσαν κάτω από τις βολές της Σοβιετικής Ένωσης στο όνομα του κομουνισμού. Οι ιταλοί κομουνιστές, η Ουγγαρία και η ηγεσία του Κομουνιστικού Κόμματος ετάχθησαν υπέρ της Σοβιετικής Ένωσης κατά των εξεγερθέντων Ούγγρων. Ο Γραμματέας του Κόμματος, Palmiro Togliatti, και ο διάδοχός του, Luigi Longo, εξέφρασαν επανειλημμένα την αλληλεγγύη τους στην αποκατάσταση της διεθνιστικής δικαιοσύνης, ακόμη και στα χρόνια που ακολούθησαν.
Ο σημερινός Πρόεδρος της Ιταλικής Δημοκρατίας, Giorgio Napolitano, καταδίκασε στην εφημερίδα «L'Unità» τους εξεγερθέντες ως ταραξίες και ποταπούς προβοκάτορες. Πενήντα χρόνια αργότερα, δεν αναιρεί στην αυτοβιογραφία του αυτήν τη θέση, αλλά περιορίζεται να αναφέρει κάτι που είναι γνωστό σε όλους, ήτοι ότι την περίοδο εκείνη το Ιταλικό Κομουνιστικό Κόμμα και όλος ο ευρωπαϊκός σοσιαλισμός ήταν άρρηκτα συνδεδεμένοι με τις τύχες του σοσιαλιστικού μπλοκ υπό την ηγεσία της ΕΣΣΔ.
Δεν πρέπει να καταδικάσουμε μόνο την ιμπεριαλιστική ενέργεια της Σοβιετικής Ένωσης, αλλά και όσους επέλεξαν, ενθουσιώδεις τότε, να υποστηρίξουν την εισβολή στο όνομα του κομουνιστικού διεθνισμού."@el10
"Mr President, ladies and gentlemen, the 50th-anniversary celebrations of the anticommunist uprising draw our attention to the crisis experienced by Ferenc Gyurcsány's socialist government. The new Hungarian elite has reclaimed the 1956 revolution and the communist symbols in order to justify liberalism.
This strategy aims to give legitimacy to the current government, given its affiliation with the communist intelligentsia, and to reassure a population that, socially, is beginning to seriously suffer under the effects of liberalism. Communism in fact amounts to an excuse on would-be social grounds to exploit the people, as demonstrated today by China.
Hungary has its place in the European Union because, in its experience of resisting totalitarianism, it brings new political sensibilities and, as in 1956, a popular ability to generate hope.
Today, the protests by the extreme right against Prime Minister Ferenc Gyurcsány, who has admitted having lied about the state of the economy in order to win the elections last April, have seen 100 000 people demonstrating in Budapest on the occasion of the 50th anniversary. Demonstrators clashed with police for hours in the streets, leading to arrests and injuries. Supporters of the leading right-wing opposition party are themselves claiming the role of the true heirs of 1956.
In my opinion, it is not a case of rewriting the history that everyone knows, or that European socialists and communists fail to recognise. It is all too easy to appeal to the emotions, evoking the bodies of men, women and children who fell under the blows of the Soviet Union in the name of communism. The Italian communists, Hungary and the Communist Party leaders sided with the USSR against the Hungarian revolutionaries. Party Secretary Palmiro Togliatti and his successor Luigi Longo declared their solidarity with the re-establishment of internationalist justice many times, even years later.
The current President of the Italian Republic, Giorgio Napolitano, appeared in the newspaper
condemning the revolutionaries as thugs and disreputable troublemakers. Fifty years later, in his autobiography, he does not retract this statement, but merely explains what is known to everyone, that is that in those years the Italian Communist Party and all European socialism was inseparable from the fortunes of the socialist block, led by the USSR.
We should not so much condemn the Soviet Union's imperial actions, but rather strongly condemn those who, at the time, enthusiastically chose to support the invasion, in the name of communist and socialist internationalism."@en4
"Señor Presidente, Señorías, las celebraciones del quincuagésimo aniversario de la insurrección anticomunista ponen de manifiesto la crisis que atraviesa el Gobierno socialista de Gyurcsány. La nueva elite húngara ha recuperado la revuelta de 1956 y los símbolos del comunismo para justificar el liberalismo.
La estrategia apunta a dar legitimidad al Gobierno actual, dada su pertenencia a la
comunista, y a tranquilizar a una población que, socialmente, empieza a sufrir mucho los efectos del liberalismo. El comunismo es de hecho una coartada supuestamente social de la explotación del hombre, como todavía hoy demuestra China.
Hungría tiene su lugar en la Unión Europea porque aporta, con su experiencia de resistencia al totalitarismo, nuevas sensibilidades políticas y, como en 1956, una capacidad popular de generar esperanza.
Hoy, las protestas de la extrema derecha contra el Primer Ministro Gyurcsány, que ha admitido haber mentido sobre el estado de la economía para ganar las elecciones del pasado mes de abril, han llevado a manifestarse a 100 000 personas en Budapest con motivo del 50º aniversario. En la plaza, manifestantes y policía se enfrentaron durante horas y hubo detenidos y heridos. Los seguidores del principal partido de la oposición de derecha reivindican para sí el papel de auténticos herederos de 1956.
No se trata, a mi entender, de reescribir la historia que todos conocen o que los socialistas y comunistas europeos no reconocen. Es demasiado fácil apelar a la emoción, evocando los cadáveres de los hombres, mujeres y niños que cayeron bajo los golpes de la Unión Soviética en nombre del comunismo. Los comunistas italianos, Hungría y los dirigentes del Partido Comunista se alinearon con la URSS en contra de los rebeldes húngaros. El secretario del partido, Palmiro Togliatti, y su sucesos, Luigi Longo, declararon muchas veces, incluso años después, su solidaridad con el restablecimiento de la justicia internacionalista.
El actual Presidente de la República Italiana, Giorgio Napolitano, condenó a los rebeldes en el diario
calificándolos de gamberros y provocadores despreciables. Cincuenta años después, en su autobiografía, no se retracta, sino que se limita a explicar lo que es sabido por todos, es decir, que en aquellos años el PC y todo el socialismo europeo eran inseparables del destino del bloque socialista, dirigido por la URSS.
No debemos condenar tanto el acto imperialista de la URSS como a aquellos que entonces optaron, con entusiasmo, por apoyar, en nombre del internacionalismo comunista y socialista, aquella invasión."@es20
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell'insurrezione anticomunista mettono in luce la crisi attraversata dal governo socialista di Gyurcsany. La nuova
ungherese ha recuperato la sommossa del '56 e i simboli del comunismo per giustificare il liberalismo.
La strategia punta a dare una legittimità all'attuale governo, vista la sua appartenenza all'intellighenzia comunista, e a rassicurare una popolazione che, socialmente, inizia a soffrire seriamente per gli effetti del liberalismo. Comunismo significa infatti "alibi falsamente sociale dello sfruttamento dell'uomo", come oggi ancora dimostra la Cina.
L'Ungheria ha il suo posto nell'Unione europea perché porta nella sua esperienza di resistenza al totalitarismo le sue sensibilità politiche nuove e, come nel '56, la sua capacità popolare di generare la speranza.
Oggi le contestazioni dell'estrema destra contro il premier Gyurcsany, che ha ammesso di aver mentito sullo stato dell'economia per vincere le elezioni dell'aprile scorso, hanno visto centomila persone manifestare a Budapest per il cinquantesimo anniversario. Sulla piazza manifestanti e polizia si scontrano da ore con arresti e feriti. I sostenitori del principale partito di opposizione di destra rivendicano per sé il ruolo di veri eredi del '56.
Non si tratta, a mio giudizio, di rifare la storia conosciuta da tutti o misconosciuta dai socialisti e dai comunisti europei. E' troppo facile fare appello all'emozione, evocando i cadaveri di uomini, donne e bambini che sono caduti sotto i colpi dell'Unione sovietica in nome del comunismo. I comunisti italiani, l'Ungheria e i vertici del PC si schierarono con l'URSS contro i rivoltosi ungheresi. Il Segretario Togliatti e successivamente Longo dichiararono più volte, anche negli anni successivi, la loro solidarietà al ristabilimento della giustizia internazionalista.
L'attuale Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condannò sul giornale "L'Unità" i rivoltosi come teppisti e spregevoli provocatori. Cinquant'anni anni dopo, nella sua autobiografia, non ritratta ma si limita a spiegare quello che è noto a tutti, ovvero che in quegli anni il PC e tutto il socialismo europeo erano inseparabili dalle sorti del campo socialista, guidato dall'URSS.
Non dobbiamo condannare l'atto imperiale dell'URSS, ma dobbiamo condannare fortemente quanti allora scelsero, entusiasti, di sostenere, in nome dell'internazionalismo comunista e socialista, quell'invasione."@et5
"Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, kommunismin vastaisen kansannousun 50. muistopäivän vietto kohdistaa huomiomme Ferenc Gyurcsányn sosialistihallituksen nykyiseen kriisiin. Unkarin uusi eliitti on hyödyntänyt vuoden 1956 kansannousua ja kommunismin symboleja oikeuttaakseen liberalismin.
Tällä strategialla halutaan laillistaa nykyinen hallitus sen kommunistiseen älymystöön tunteman hengenheimolaisuuden vuoksi ja rauhoittaa kansaa, jonka sosiaalinen asema alkaa vakavasti heikentyä liberalismin vaikutuksesta. Todellisuudessa kommunismia käytetään valheellisin yhteiskunnallisin perustein tekosyynä ihmisten riistolle, kuten Kiinassa nykyään tehdään.
Unkarin paikka on Euroopan unionissa, sillä totalitarismin vastustamisesta saamansa kokemuksen vuoksi se tuo mukanaan uudenlaista poliittista herkkävaistoisuutta ja pystyy valamaan kansalaisiin toivoa, kuten vuonna 1956.
Pääministeri Ferenc Gyurcsány on myöntänyt valehdelleensa talouden tilasta voittaakseen vaalit viime huhtikuussa, ja äärioikeiston protestointi häntä vastaan on saanut Budapestissa 100 000 ihmistä osoittamaan mieltään 50. vuosipäivän johdosta. Mielenosoittajien yhteenotot poliisin kanssa kaduilla kestivät tuntikausia ja johtivat pidätyksiin ja loukkaantumisiin. Johtavan oikeisto-oppositiopuolueen kannattajat vaativat itselleen vuoden 1956 todellisten perillisten asemaa.
Mielestäni tässä tapauksessa ei kirjoiteta uudelleen historiaa, joka on yleisesti tiedossa tai jota Euroopan sosialistit ja kommunistit eivät tunnusta. On aivan liian helppoa vedota tunteisiin palauttamalla mieliin Neuvostoliiton kommunismin nimissä tekemissä iskuissa surmansa saaneet miehet, naiset ja lapset. Italian kommunistit, Unkari ja kommunistipuolueen johto vastustivat Neuvostoliiton tuella Unkarin vallankumouksellisia. Puoluesihteeri Palmiro Togliatti ja hänen seuraajansa Luigi Longo ilmoittivat moneen otteeseen puoltavansa internationalistisen oikeuden voimaansaattamista jopa vuosienkin kuluttua.
Italian tasavallan nykyinen presidentti Giorgio Napolitano tuomitsi
sanomalehdessä vallankumoukselliset roistoiksi ja halpamaisiksi huligaaneiksi. Hän ei peru lausuntoaan elämäkerrassaan 50 vuotta myöhemmin, vaan antaa ainoastaan yleisesti tunnetun selityksen, jonka mukaan Italian kommunistipuolue ja koko eurooppalainen sosialismi olivat noina vuosina erottamaton osa Neuvostoliiton johtamaa sosialistiblokkia.
Tuomittavia eivät ole niinkään Neuvostoliiton imperialistiset toimet, vaan ankaran tuomion ansaitsevat pikemminkin ne, jotka tuolloin päättivät innokkaasti kannattaa maahantunkeutumista kommunistisen ja sosialistisen internationalismin nimissä."@fi7
"Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, les commémorations à l’occasion du 50e anniversaire du soulèvement anticommuniste ont attiré notre attention sur la crise traversée par le gouvernement socialiste de Ferenc Gyurcsany. La nouvelle élite hongroise a récupéré la révolution de 1956 et les symboles communistes pour justifier le libéralisme.
Cette stratégie vise à donner une certaine légitimité au gouvernement actuel, compte tenu de son affiliation à l’intelligentsia communiste, et à rassurer une population qui, d’un point de vue social, commence à souffrir sérieusement des conséquences du libéralisme. Le communisme sert en fait d’excuse pour exploiter les citoyens pour des raisons soi-disant sociales, comme on peut le voir en Chine aujourd’hui.
La Hongrie a sa place dans l’Union européenne parce que, de par son expérience en matière de résistance au totalitarisme, elle apporte de nouvelles sensibilités politiques et, comme en 1956, une capacité populaire de générer l’espoir.
Aujourd’hui, les protestations de l’extrême droite à l’encontre du Premier ministre Ferenc Gyurcsany, qui a admis avoir menti sur l’état de l’économie afin de remporter les élections d’avril dernier, ont conduit 100 000 personnes à manifester dans les rues de Budapest à l’occasion du 50e anniversaire. Les manifestants ont affronté les forces de police pendant des heures, avec pour résultat des arrestations et des blessés. Les défenseurs du principal parti d’opposition de droite s’affichent comme les véritables héritiers de 1956.
Pour moi, il ne s’agit pas de réécrire l’histoire que tout le monde connaît ou que les socialistes et les communistes européens se refusent à reconnaître Il est bien trop facile d’en appeler à l’émotion, d’évoquer les corps sans vie d’hommes, de femmes et d’enfants tombés sous les coups de l’Union soviétique au nom du communisme. Les communistes italiens, la Hongrie et les dirigeants du parti communiste se sont rangés du côté de l’URSS contre les révolutionnaires hongrois. Le secrétaire du parti, Palmiro Togliatti, et son successeur, Luigi Longo, ont affirmé leur solidarité avec le rétablissement de la justice internationaliste à plusieurs reprises et même des années plus tard.
Dans le journal
l’actuel président de la République italienne, Giorgio Napolitano, a condamné les révolutionnaires, les qualifiant de casseurs et de fauteurs de troubles peu recommandables. Cinquante ans plus tard, dans son autobiographie, il ne revient toujours pas sur cette déclaration, mais explique simplement ce que tout le monde sait, à savoir qu’au cours de ces années-là, le parti communiste italien et l’ensemble du socialisme européen avaient lié leur sort au bloc socialiste, dirigé par l’URSS.
Ce n’est pas tant les actes impériaux de l’URSS que nous devons condamner, mais bien ceux qui, à l’époque, ont choisi avec enthousiasme de soutenir l’invasion, au nom de l’internationalisme communiste et socialiste."@fr8
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell'insurrezione anticomunista mettono in luce la crisi attraversata dal governo socialista di Gyurcsany. La nuova
ungherese ha recuperato la sommossa del '56 e i simboli del comunismo per giustificare il liberalismo.
La strategia punta a dare una legittimità all'attuale governo, vista la sua appartenenza all'intellighenzia comunista, e a rassicurare una popolazione che, socialmente, inizia a soffrire seriamente per gli effetti del liberalismo. Comunismo significa infatti "alibi falsamente sociale dello sfruttamento dell'uomo", come oggi ancora dimostra la Cina.
L'Ungheria ha il suo posto nell'Unione europea perché porta nella sua esperienza di resistenza al totalitarismo le sue sensibilità politiche nuove e, come nel '56, la sua capacità popolare di generare la speranza.
Oggi le contestazioni dell'estrema destra contro il premier Gyurcsany, che ha ammesso di aver mentito sullo stato dell'economia per vincere le elezioni dell'aprile scorso, hanno visto centomila persone manifestare a Budapest per il cinquantesimo anniversario. Sulla piazza manifestanti e polizia si scontrano da ore con arresti e feriti. I sostenitori del principale partito di opposizione di destra rivendicano per sé il ruolo di veri eredi del '56.
Non si tratta, a mio giudizio, di rifare la storia conosciuta da tutti o misconosciuta dai socialisti e dai comunisti europei. E' troppo facile fare appello all'emozione, evocando i cadaveri di uomini, donne e bambini che sono caduti sotto i colpi dell'Unione sovietica in nome del comunismo. I comunisti italiani, l'Ungheria e i vertici del PC si schierarono con l'URSS contro i rivoltosi ungheresi. Il Segretario Togliatti e successivamente Longo dichiararono più volte, anche negli anni successivi, la loro solidarietà al ristabilimento della giustizia internazionalista.
L'attuale Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condannò sul giornale "L'Unità" i rivoltosi come teppisti e spregevoli provocatori. Cinquant'anni anni dopo, nella sua autobiografia, non ritratta ma si limita a spiegare quello che è noto a tutti, ovvero che in quegli anni il PC e tutto il socialismo europeo erano inseparabili dalle sorti del campo socialista, guidato dall'URSS.
Non dobbiamo condannare l'atto imperiale dell'URSS, ma dobbiamo condannare fortemente quanti allora scelsero, entusiasti, di sostenere, in nome dell'internazionalismo comunista e socialista, quell'invasione."@hu11
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell'insurrezione anticomunista mettono in luce la crisi attraversata dal governo socialista di Gyurcsany. La nuova
ungherese ha recuperato la sommossa del '56 e i simboli del comunismo per giustificare il liberalismo.
La strategia punta a dare una legittimità all'attuale governo, vista la sua appartenenza all'intellighenzia comunista, e a rassicurare una popolazione che, socialmente, inizia a soffrire seriamente per gli effetti del liberalismo. Comunismo significa infatti "alibi falsamente sociale dello sfruttamento dell'uomo", come oggi ancora dimostra la Cina.
L'Ungheria ha il suo posto nell'Unione europea perché porta nella sua esperienza di resistenza al totalitarismo le sue sensibilità politiche nuove e, come nel '56, la sua capacità popolare di generare la speranza.
Oggi le contestazioni dell'estrema destra contro il premier Gyurcsany, che ha ammesso di aver mentito sullo stato dell'economia per vincere le elezioni dell'aprile scorso, hanno visto centomila persone manifestare a Budapest per il cinquantesimo anniversario. Sulla piazza manifestanti e polizia si scontrano da ore con arresti e feriti. I sostenitori del principale partito di opposizione di destra rivendicano per sé il ruolo di veri eredi del '56.
Non si tratta, a mio giudizio, di rifare la storia conosciuta da tutti o misconosciuta dai socialisti e dai comunisti europei. E' troppo facile fare appello all'emozione, evocando i cadaveri di uomini, donne e bambini che sono caduti sotto i colpi dell'Unione sovietica in nome del comunismo. I comunisti italiani, l'Ungheria e i vertici del PC si schierarono con l'URSS contro i rivoltosi ungheresi. Il Segretario Togliatti e successivamente Longo dichiararono più volte, anche negli anni successivi, la loro solidarietà al ristabilimento della giustizia internazionalista.
L'attuale Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condannò sul giornale "L'Unità" i rivoltosi come teppisti e spregevoli provocatori. Cinquant'anni anni dopo, nella sua autobiografia, non ritratta ma si limita a spiegare quello che è noto a tutti, ovvero che in quegli anni il PC e tutto il socialismo europeo erano inseparabili dalle sorti del campo socialista, guidato dall'URSS.
Non dobbiamo condannare l'atto imperiale dell'URSS, ma dobbiamo condannare fortemente quanti allora scelsero, entusiasti, di sostenere, in nome dell'internazionalismo comunista e socialista, quell'invasione."@lt14
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell'insurrezione anticomunista mettono in luce la crisi attraversata dal governo socialista di Gyurcsany. La nuova
ungherese ha recuperato la sommossa del '56 e i simboli del comunismo per giustificare il liberalismo.
La strategia punta a dare una legittimità all'attuale governo, vista la sua appartenenza all'intellighenzia comunista, e a rassicurare una popolazione che, socialmente, inizia a soffrire seriamente per gli effetti del liberalismo. Comunismo significa infatti "alibi falsamente sociale dello sfruttamento dell'uomo", come oggi ancora dimostra la Cina.
L'Ungheria ha il suo posto nell'Unione europea perché porta nella sua esperienza di resistenza al totalitarismo le sue sensibilità politiche nuove e, come nel '56, la sua capacità popolare di generare la speranza.
Oggi le contestazioni dell'estrema destra contro il premier Gyurcsany, che ha ammesso di aver mentito sullo stato dell'economia per vincere le elezioni dell'aprile scorso, hanno visto centomila persone manifestare a Budapest per il cinquantesimo anniversario. Sulla piazza manifestanti e polizia si scontrano da ore con arresti e feriti. I sostenitori del principale partito di opposizione di destra rivendicano per sé il ruolo di veri eredi del '56.
Non si tratta, a mio giudizio, di rifare la storia conosciuta da tutti o misconosciuta dai socialisti e dai comunisti europei. E' troppo facile fare appello all'emozione, evocando i cadaveri di uomini, donne e bambini che sono caduti sotto i colpi dell'Unione sovietica in nome del comunismo. I comunisti italiani, l'Ungheria e i vertici del PC si schierarono con l'URSS contro i rivoltosi ungheresi. Il Segretario Togliatti e successivamente Longo dichiararono più volte, anche negli anni successivi, la loro solidarietà al ristabilimento della giustizia internazionalista.
L'attuale Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condannò sul giornale "L'Unità" i rivoltosi come teppisti e spregevoli provocatori. Cinquant'anni anni dopo, nella sua autobiografia, non ritratta ma si limita a spiegare quello che è noto a tutti, ovvero che in quegli anni il PC e tutto il socialismo europeo erano inseparabili dalle sorti del campo socialista, guidato dall'URSS.
Non dobbiamo condannare l'atto imperiale dell'URSS, ma dobbiamo condannare fortemente quanti allora scelsero, entusiasti, di sostenere, in nome dell'internazionalismo comunista e socialista, quell'invasione."@lv13
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell'insurrezione anticomunista mettono in luce la crisi attraversata dal governo socialista di Gyurcsany. La nuova
ungherese ha recuperato la sommossa del '56 e i simboli del comunismo per giustificare il liberalismo.
La strategia punta a dare una legittimità all'attuale governo, vista la sua appartenenza all'intellighenzia comunista, e a rassicurare una popolazione che, socialmente, inizia a soffrire seriamente per gli effetti del liberalismo. Comunismo significa infatti "alibi falsamente sociale dello sfruttamento dell'uomo", come oggi ancora dimostra la Cina.
L'Ungheria ha il suo posto nell'Unione europea perché porta nella sua esperienza di resistenza al totalitarismo le sue sensibilità politiche nuove e, come nel '56, la sua capacità popolare di generare la speranza.
Oggi le contestazioni dell'estrema destra contro il premier Gyurcsany, che ha ammesso di aver mentito sullo stato dell'economia per vincere le elezioni dell'aprile scorso, hanno visto centomila persone manifestare a Budapest per il cinquantesimo anniversario. Sulla piazza manifestanti e polizia si scontrano da ore con arresti e feriti. I sostenitori del principale partito di opposizione di destra rivendicano per sé il ruolo di veri eredi del '56.
Non si tratta, a mio giudizio, di rifare la storia conosciuta da tutti o misconosciuta dai socialisti e dai comunisti europei. E' troppo facile fare appello all'emozione, evocando i cadaveri di uomini, donne e bambini che sono caduti sotto i colpi dell'Unione sovietica in nome del comunismo. I comunisti italiani, l'Ungheria e i vertici del PC si schierarono con l'URSS contro i rivoltosi ungheresi. Il Segretario Togliatti e successivamente Longo dichiararono più volte, anche negli anni successivi, la loro solidarietà al ristabilimento della giustizia internazionalista.
L'attuale Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condannò sul giornale "L'Unità" i rivoltosi come teppisti e spregevoli provocatori. Cinquant'anni anni dopo, nella sua autobiografia, non ritratta ma si limita a spiegare quello che è noto a tutti, ovvero che in quegli anni il PC e tutto il socialismo europeo erano inseparabili dalle sorti del campo socialista, guidato dall'URSS.
Non dobbiamo condannare l'atto imperiale dell'URSS, ma dobbiamo condannare fortemente quanti allora scelsero, entusiasti, di sostenere, in nome dell'internazionalismo comunista e socialista, quell'invasione."@mt15
"Mijnheer de Voorzitter, dames en heren, de viering van de vijftigjarige herdenking van de anticommunistische opstand vestigt de aandacht op de crisis die de socialistische regering van Ferenc Gyurcsány doormaakt. De nieuwe Hongaarse elite heeft de opstand van 1956 en de symbolen van het communisme in ere hersteld om het liberalisme te rechtvaardigen.
Deze strategie is erop gericht om de huidige regering legitimiteit te verschaffen, gezien haar connecties met de communistische intelligentsia, en om een bevolking gerust te stellen die in sociaal opzicht serieus begint te lijden onder de effecten van het liberalisme. Het communisme vormt in feite een excuus voor de uitbuiting – uit zogenaamd sociale motieven – van mensen, zoals vandaag de dag in China is te zien.
Hongarije heeft zijn plaats binnen de Europese Unie, omdat dit land, door zijn ervaring met het verzet tegen totalitarisme, nieuwe politieke gevoeligheden mee zich meebrengt en omdat de inwoners, net als in 1956, over het vermogen beschikken om hoop te wekken.
Vandaag hebben de protesten van extreem rechts tegen premier Ferenc Gyurcsány, die heeft toegegeven te hebben gelogen over de economische status om de verkiezingen van afgelopen april te winnen, 100 000 demonstranten in Boedapest op de been gebracht tijdens de viering van de vijftigste herdenking. Op het plein kwam het tot urenlange gevechten tussen betogers en politie, met arrestaties en gewonden als gevolg. De aanhangers van de voornaamste rechtse oppositiepartij eisen de rol van werkelijke erfgenamen uit 1956 voor zichzelf op.
Het gaat er naar mijn mening niet om de geschiedenis, die iedereen kent of die door de Europese socialisten en communisten wordt miskend, te doen herleven. Het is te makkelijk om te appelleren aan de emoties door te verwijzen naar de lijken van de mannen, vrouwen en kinderen die bezweken zijn onder de slagen die de Sovjet-Unie uit naam van het communisme heeft uitgedeeld. De Italiaanse communisten, Hongarije en de leiders van de Communistische Partij schaarden zich naast de USSR tegen de Hongaarse opstandelingen. Partijsecretaris Palmiro Togliatti en zijn opvolger Luigi Longo verklaarden zich, zelfs jaren later, meerdere malen solidair met het herstel van de internationalistische rechtspraak.
De toenmalige president van de Italiaanse republiek, Giorgio Napolitano, bestempelde de opstandelingen in de krant
als tuig en verachtelijke provocateurs. Vijftig jaar later komt hij in zijn autobiografie niet terug op deze uitspraak, maar legt hij slechts datgene uit wat alom bekend is, namelijk dat in die jaren de Italiaanse Communistische Partij en het complete Europese socialisme onafscheidelijk verbonden waren met het lot van het socialistische kamp, aangevoerd door de USSR.
We zouden niet zozeer de imperialistische daden van de Sovjet-Unie moeten veroordelen, als wel onze krachtige veroordeling moeten uitspreken over diegenen die er destijds enthousiast voor kozen om, uit naam van het communistische en socialistische internationalisme, de inval te steunen."@nl3
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell'insurrezione anticomunista mettono in luce la crisi attraversata dal governo socialista di Gyurcsany. La nuova
ungherese ha recuperato la sommossa del '56 e i simboli del comunismo per giustificare il liberalismo.
La strategia punta a dare una legittimità all'attuale governo, vista la sua appartenenza all'intellighenzia comunista, e a rassicurare una popolazione che, socialmente, inizia a soffrire seriamente per gli effetti del liberalismo. Comunismo significa infatti "alibi falsamente sociale dello sfruttamento dell'uomo", come oggi ancora dimostra la Cina.
L'Ungheria ha il suo posto nell'Unione europea perché porta nella sua esperienza di resistenza al totalitarismo le sue sensibilità politiche nuove e, come nel '56, la sua capacità popolare di generare la speranza.
Oggi le contestazioni dell'estrema destra contro il premier Gyurcsany, che ha ammesso di aver mentito sullo stato dell'economia per vincere le elezioni dell'aprile scorso, hanno visto centomila persone manifestare a Budapest per il cinquantesimo anniversario. Sulla piazza manifestanti e polizia si scontrano da ore con arresti e feriti. I sostenitori del principale partito di opposizione di destra rivendicano per sé il ruolo di veri eredi del '56.
Non si tratta, a mio giudizio, di rifare la storia conosciuta da tutti o misconosciuta dai socialisti e dai comunisti europei. E' troppo facile fare appello all'emozione, evocando i cadaveri di uomini, donne e bambini che sono caduti sotto i colpi dell'Unione sovietica in nome del comunismo. I comunisti italiani, l'Ungheria e i vertici del PC si schierarono con l'URSS contro i rivoltosi ungheresi. Il Segretario Togliatti e successivamente Longo dichiararono più volte, anche negli anni successivi, la loro solidarietà al ristabilimento della giustizia internazionalista.
L'attuale Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condannò sul giornale "L'Unità" i rivoltosi come teppisti e spregevoli provocatori. Cinquant'anni anni dopo, nella sua autobiografia, non ritratta ma si limita a spiegare quello che è noto a tutti, ovvero che in quegli anni il PC e tutto il socialismo europeo erano inseparabili dalle sorti del campo socialista, guidato dall'URSS.
Non dobbiamo condannare l'atto imperiale dell'URSS, ma dobbiamo condannare fortemente quanti allora scelsero, entusiasti, di sostenere, in nome dell'internazionalismo comunista e socialista, quell'invasione."@pl16
"Senhor Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, as comemorações do 50º aniversário do levantamento anti-comunista chamam a nossa atenção para a crise vivida pelo Governo socialista de Ferenc Gyurcsány. A nova elite húngara apropriou-se da revolução de 1956 e dos símbolos do comunismo para justificar o liberalismo.
Esta estratégia visa dar legitimidade ao actual Governo, tendo em conta a sua filiação na
comunista, e tranquilizar uma população que, socialmente, começa a sofrer seriamente os efeitos do liberalismo. O comunismo, no fundo, é uma desculpa assente em falsas preocupações sociais para explorar o Homem, como hoje o demonstra a China.
A Hungria tem o seu lugar na União Europeia porque, na sua experiência de resistência ao totalitarismo, transporta novas sensibilidades políticas e, tal como em 1956, uma capacidade popular de gerar esperança.
Hoje, os protestos da extrema-direita contra o Primeiro-Ministro Ferenc Gyurcsány, que admitiu ter mentido sobre o estado da economia para poder vencer as eleições de Abril último, trouxeram 100 000 manifestantes às ruas de Budapeste por ocasião do 50º aniversário do levantamento. Os manifestantes envolveram-se em confrontos com a polícia durante horas, conduzindo a detenções e causando feridos. Os apoiantes do principal partido da oposição de direita reivindicam para si o papel de verdadeiros herdeiros de 1956.
A meu ver, não se trata de reescrever a História conhecida de todos ou não reconhecida pelos socialistas e comunistas europeus. É demasiado fácil apelar às emoções, evocando os cadáveres de homens, mulheres e crianças que caíram sob os golpes desferidos pela União Soviética em nome do comunismo. Os comunistas italianos, a Hungria e os dirigentes do Partido Comunista estiveram ao lado da URSS contra os revolucionários húngaros. O Secretário do Partido Palmiro Togliatti e o seu sucessor Luigi Longo declararam reiteradamente, mesmo durante os anos que se seguiram, a sua solidariedade para com o restabelecimento da justiça internacionalista.
O actual Presidente da República Italiana, Giorgio Napolitano, condenou no jornal
os revolucionários, apelidando-os de criminosos e provocadores desonestos. Cinquenta anos depois, na sua autobiografia, não se retrata, limita-se a explicar aquilo que todos sabem, que, naquele tempo, o Partido Comunista Italiano e todo o socialismo europeu eram inseparáveis da sorte do bloco socialista liderado pela URSS.
Não devemos condenar as atitudes imperialistas da União Soviética, mas antes condenar veementemente aqueles que, na altura, escolheram entusiasticamente apoiar a invasão, em nome do internacional comunismo e socialismo."@pt17
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell'insurrezione anticomunista mettono in luce la crisi attraversata dal governo socialista di Gyurcsany. La nuova
ungherese ha recuperato la sommossa del '56 e i simboli del comunismo per giustificare il liberalismo.
La strategia punta a dare una legittimità all'attuale governo, vista la sua appartenenza all'intellighenzia comunista, e a rassicurare una popolazione che, socialmente, inizia a soffrire seriamente per gli effetti del liberalismo. Comunismo significa infatti "alibi falsamente sociale dello sfruttamento dell'uomo", come oggi ancora dimostra la Cina.
L'Ungheria ha il suo posto nell'Unione europea perché porta nella sua esperienza di resistenza al totalitarismo le sue sensibilità politiche nuove e, come nel '56, la sua capacità popolare di generare la speranza.
Oggi le contestazioni dell'estrema destra contro il premier Gyurcsany, che ha ammesso di aver mentito sullo stato dell'economia per vincere le elezioni dell'aprile scorso, hanno visto centomila persone manifestare a Budapest per il cinquantesimo anniversario. Sulla piazza manifestanti e polizia si scontrano da ore con arresti e feriti. I sostenitori del principale partito di opposizione di destra rivendicano per sé il ruolo di veri eredi del '56.
Non si tratta, a mio giudizio, di rifare la storia conosciuta da tutti o misconosciuta dai socialisti e dai comunisti europei. E' troppo facile fare appello all'emozione, evocando i cadaveri di uomini, donne e bambini che sono caduti sotto i colpi dell'Unione sovietica in nome del comunismo. I comunisti italiani, l'Ungheria e i vertici del PC si schierarono con l'URSS contro i rivoltosi ungheresi. Il Segretario Togliatti e successivamente Longo dichiararono più volte, anche negli anni successivi, la loro solidarietà al ristabilimento della giustizia internazionalista.
L'attuale Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condannò sul giornale "L'Unità" i rivoltosi come teppisti e spregevoli provocatori. Cinquant'anni anni dopo, nella sua autobiografia, non ritratta ma si limita a spiegare quello che è noto a tutti, ovvero che in quegli anni il PC e tutto il socialismo europeo erano inseparabili dalle sorti del campo socialista, guidato dall'URSS.
Non dobbiamo condannare l'atto imperiale dell'URSS, ma dobbiamo condannare fortemente quanti allora scelsero, entusiasti, di sostenere, in nome dell'internazionalismo comunista e socialista, quell'invasione."@sk18
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, le celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell'insurrezione anticomunista mettono in luce la crisi attraversata dal governo socialista di Gyurcsany. La nuova
ungherese ha recuperato la sommossa del '56 e i simboli del comunismo per giustificare il liberalismo.
La strategia punta a dare una legittimità all'attuale governo, vista la sua appartenenza all'intellighenzia comunista, e a rassicurare una popolazione che, socialmente, inizia a soffrire seriamente per gli effetti del liberalismo. Comunismo significa infatti "alibi falsamente sociale dello sfruttamento dell'uomo", come oggi ancora dimostra la Cina.
L'Ungheria ha il suo posto nell'Unione europea perché porta nella sua esperienza di resistenza al totalitarismo le sue sensibilità politiche nuove e, come nel '56, la sua capacità popolare di generare la speranza.
Oggi le contestazioni dell'estrema destra contro il premier Gyurcsany, che ha ammesso di aver mentito sullo stato dell'economia per vincere le elezioni dell'aprile scorso, hanno visto centomila persone manifestare a Budapest per il cinquantesimo anniversario. Sulla piazza manifestanti e polizia si scontrano da ore con arresti e feriti. I sostenitori del principale partito di opposizione di destra rivendicano per sé il ruolo di veri eredi del '56.
Non si tratta, a mio giudizio, di rifare la storia conosciuta da tutti o misconosciuta dai socialisti e dai comunisti europei. E' troppo facile fare appello all'emozione, evocando i cadaveri di uomini, donne e bambini che sono caduti sotto i colpi dell'Unione sovietica in nome del comunismo. I comunisti italiani, l'Ungheria e i vertici del PC si schierarono con l'URSS contro i rivoltosi ungheresi. Il Segretario Togliatti e successivamente Longo dichiararono più volte, anche negli anni successivi, la loro solidarietà al ristabilimento della giustizia internazionalista.
L'attuale Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condannò sul giornale "L'Unità" i rivoltosi come teppisti e spregevoli provocatori. Cinquant'anni anni dopo, nella sua autobiografia, non ritratta ma si limita a spiegare quello che è noto a tutti, ovvero che in quegli anni il PC e tutto il socialismo europeo erano inseparabili dalle sorti del campo socialista, guidato dall'URSS.
Non dobbiamo condannare l'atto imperiale dell'URSS, ma dobbiamo condannare fortemente quanti allora scelsero, entusiasti, di sostenere, in nome dell'internazionalismo comunista e socialista, quell'invasione."@sl19
"Herr talman, mina damer och herrar! 50-årsfirandet av det antikommunistiska upproret riktar vår uppmärksamhet mot den kris som Ferenc Gyurcsánys socialistregering genomgick. Den nya ungerska eliten har återerövrat 1956 års revolution och kommunistsymbolerna för att rättfärdiga liberalismen.
Denna strategi syftar till att legitimera den sittande regeringen, med tanke på dess anknytning till den kommunistiska intelligentian, och för att lugna en befolkning som på det sociala planet kraftigt börjar känna av liberalismens effekter. Kommunism är i själva verket en ursäkt för att utnyttja folket på påstått sociala grunder, vilket vi såg prov på i Kina i dag.
Ungern hör hemma i Europeiska unionen, eftersom landet för in nya politiska känslor tack vare dess erfarenhet av att stå emot totalitarism, och eftersom landet på samma sätt som 1956 har en allmän förmåga att skapa förhoppning.
Med anledning av 50-årsdagen deltog i dag 100 000 demonstranter i extremhögerns protester mot premiärminister Ferenc Gyurcsány, som har erkänt att han ljög om det ekonomiska läget för att vinna valet i april förra året. Demonstranter drabbade i timmar samman med polisen på gatorna, och det ledde till arresteringar och skador. Anhängare av högerns oppositionsparti hävdar själva sin roll som sanna arvtagare av 1956.
Enligt min mening handlar det inte om att skriva om den allmänt kända historien, eller att europeiska socialister och kommunister inte lyckas erkänna. Det är alltför enkelt att vädja till känslor, att frammana kropparna av de män, kvinnor och barn som föll under Sovjetunionens skott i kommunismens namn. De italienska kommunisterna, Ungern och kommunistpartiets ledare ställde sig på Sovjetunionens sida mot de ungerska revolutionärerna. Partisekreterare Palmiro Togliatti och hans efterträdare Luigi Longo förklarade sig solidariska med återinrättandet av internationalistisk rättvisa många gångar, även många år senare.
Republiken Italiens sittande president, Giorgio Napolitano, brännmärkte revolutionärerna som ligister och ökända bråkmakare när han figurerade i tidningen
. I sin självbiografi femtio år senare tar han inte tillbaka detta uttalande, utan förklarar bara kortfattat det som alla vet, det vill säga att under de åren var det italienska kommunistpartiet och all europeisk socialism oskiljaktiga från socialistblockets framgångar, ett block som leddes av Sovjetunionen.
Vi borde inte i första hand fördöma Sovjetunionens imperatoriska gärningar, utan snarare starkt fördöma dem som, under den perioden, entusiastiskt valde att stödja invasionen, i kommunismens och den socialistiska internationalismens namn."@sv21
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lpv:unclassifiedMetadata |
"L'Unità"2,20
"Luca Romagnoli (NI ). –"5,19,15,1,18,14,16,11,13
"L’Unità"7,3,4,17,8
"L’Unitá"21
"intelliguentsia"20
"élite"5,19,15,1,18,14,16,11,13,12
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