Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2006-03-14-Speech-2-053"
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"en.20060314.7.2-053"6
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". – Signor Presidente, onorevoli colleghi, aggiungo la mia voce a quella della collega Lissy Gröner per sostenere un voto a questa proposta della Commissione che risponde a un’esigenza sentita in tutti i paesi europei, non solo dalle donne.
In realtà, come è già stato spiegato sia dal Commissario sia dalla collega Gröner, della questione si parla da molto tempo: l’idea di creare un istituto del genere risale a più di dieci anni fa, sull’impulso dell’allora ministro svedese per le Pari opportunità. Il lavoro è continuato per cinque anni, il dibattito è stato approfondito, tanto che nel 2000 il Consiglio europeo di Nizza aveva riconosciuto la necessità di uno strumento per stimolare lo scambio di esperienze e condividere assieme le informazioni in materia di parità fra uomo e donna.
La Commissione europea ha elaborato uno studio di fattibilità, lo ha poi presentato e un anno fa, l’8 marzo, è stata presa questa decisione. Tale studio è già stato indicato come un lavoro congiunto e molto importante della nostra commissione parlamentare, la quale è intervenuta affinché l’istituto divenisse quello che tutti noi volevamo: uno strumento tecnico molto agile, con il compito di raccordare fra di loro tutti i dati forniti dagli istituti statistici e diffondere tali conoscenze per dare a tutti gli operatori e a tutti coloro che sono chiamati a legiferare e a operare la possibilità di poter fare scelte rispettose di un’ottica di genere.
Qualcuno si chiederà: ma un istituto di genere è proprio necessario? Credo proprio di sì e ce lo confermano i dati che sono sotto gli occhi di tutti. A titolo di esempio la direttiva europea sull’uguaglianza di remunerazione è stata adottata trenta anni fa, nel 1975, ma ancora oggi in Europa abbiamo una disuguaglianza media del 15 per cento, che in alcuni paesi sfiora il 30 per cento.
Contano anche i dati relativi all’occupazione: Lisbona sarà realizzata soltanto se sempre più donne avranno accesso al mercato del lavoro. Per non parlare poi dei problemi della denatalità e della violenza.
A mio parere esiste un bisogno di questo istituto, serve ancora un istituto di genere per le donne, rivolto alle donne. La struttura sarà molto accorpata, ci saranno nove membri nel consiglio di amministrazione, più un rappresentante della Commissione, e un rappresentante per ogni paese nel consiglio consultivo.
Concludo dicendo che le posizioni contrarie sono di due tipi: alcuni vogliono accorpare tutto nell’istituto per i diritti umani, la cui istituzione che è già prevista a Vienna. Se io volessi dare una mano al Commissario Frattini direi di sì, ma credo che le donne non abbiano bisogno di questo. Secondo altri costa troppo, ma allora dico che in Europa abbiamo quattro istituti che si occupano di lavoro e costano sessantasei milioni di euro all’anno; questo ne costerà invece solo otto."@it12
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Signor Presidente, onorevoli colleghi, aggiungo la mia voce a quella della collega Lissy Gröner per sostenere un voto a questa proposta della Commissione che risponde a un'esigenza sentita in tutti i paesi europei, non solo dalle donne.
In realtà, come è già stato spiegato sia dal Commissario sia dalla collega Gröner, della questione si parla da molto tempo: l'idea di creare un istituto del genere risale a più di dieci anni fa, sull'impulso dell'allora ministro svedese per le pari opportunità. Il lavoro è continuato per cinque anni, il dibattito è stato approfondito, tanto che nel 2000 il Consiglio europeo di Nizza aveva riconosciuto la necessità di uno strumento per stimolare lo scambio di esperienze e condividere assieme le informazioni in materia di parità fra uomo e donna.
La Commissione europea ha elaborato uno studio di fattibilità, lo ha poi presentato e un anno fa, l'8 marzo, è stata presa questa decisione. Tale studio è già stato indicato come un lavoro congiunto e molto importante della nostra commissione parlamentare, la quale è intervenuta affinché l'istituto divenisse quello che tutti noi volevamo: uno strumento tecnico molto agile, con il compito di raccordare fra di loro tutti i dati forniti dagli istituti statistici e diffondere tali conoscenze per dare a tutti gli operatori e a tutti coloro che sono chiamati a legiferare e a operare la possibilità di poter fare scelte rispettose di un'ottica di genere.
Qualcuno si chiederà: ma un istituto di genere è proprio necessario? Credo proprio di sì e ce lo confermano i dati che sono sotto gli occhi di tutti. A titolo di esempio la direttiva europea sull'uguaglianza di remunerazione è stata adottata trenta anni fa, nel 1975, ma ancora oggi in Europa abbiamo una disuguaglianza media del 15%, che in alcuni paesi sfiora il 30%.
Contano anche i dati relativi all'occupazione: Lisbona sarà realizzata soltanto se sempre più donne avranno accesso al mercato del lavoro. Per non parlare poi dei problemi della denatalità e della violenza.
A mio parere esiste un bisogno di questo istituto, serve ancora un istituto di genere per le donne, rivolto alle donne. La struttura sarà molto accorpata, ci saranno nove membri nel consiglio di amministrazione, più un rappresentante della Commissione, e un rappresentante per ogni paese nel consiglio consultivo.
Concludo dicendo che le posizioni contrarie sono di due tipi: alcuni vogliono accorpare tutto nell'istituto per i diritti umani, la cui istituzione che è già prevista a Vienna. Se io volessi dare una mano al Commissario Frattini direi di sì, ma credo che le donne non abbiano bisogno di questo. Secondo altri costa troppo, ma allora dico che in Europa abbiamo quattro istituti che si occupano di lavoro e costano sessantasei milioni di euro all'anno; questo ne costerà invece solo otto."@cs1
"Hr. formand, kære kolleger, jeg tilslutter mig Lissy Gröner og støtter dette forslag fra Kommissionen, som opfylder et behov, man mærker i alle de europæiske lande, ikke bare hos kvinderne.
Sådan som både kommissæren og fru Gröner var inde på, har man faktisk drøftet dette spørgsmål i lang tid. Forslaget om at oprette et sådant institut går mere end 10 år tilbage og blev stillet af den daværende svenske ligestillingsminister. Arbejdet fortsatte i fem år, og debatten blev uddybet i en sådan grad, at man i 2000 på Det Europæiske Råd i Nice anerkendte nødvendigheden af et instrument til at fremme udvekslingen af erfaringer og informationsdeling med hensyn til ligestilling mellem mænd og kvinder.
Kommissionen foretog og fremlagde en gennemførlighedsundersøgelse, og for et år siden, nemlig den 8. marts, blev denne beslutning så taget. Parlamentsudvalget har allerede sagt, at denne undersøgelse var et sammenfattende og meget vigtigt stykke arbejde, og udvalget sørgede for, at instituttet blev det, som vi alle ønsker, dvs. et meget fleksibelt teknisk instrument med det formål at samle alle oplysningerne fra statistikinstitutterne og udbrede kendskabet til dem, så alle aktører og alle lovgivere får mulighed for at træffe valg, hvor der tages hensyn til kønsaspektet.
Nogle vil nok spørge sig selv, om et sådant institut virkelig er nødvendigt. Det tror jeg faktisk, og det bekræftes af tal, der er tydelige for enhver. F.eks. blev EU-direktivet om ligeløn vedtaget for 30 år siden, nemlig i 1975, men i Europa er der i dag stadig en gennemsnitlig ulighed på 15 %, og i nogle lande når den næsten op på 30 %.
Også beskæftigelsestallene er vigtige. Lissabon-målsætningerne kan kun nås, hvis stadig flere kvinder får adgang til arbejdsmarkedet. For ikke at tale om problemerne med volden og det faldende fødselstal.
Efter min mening er der behov for dette institut. Det er stadig nødvendigt med et kønsinstitut for og til kvinder. Instituttet bliver meget samlet. Bestyrelsen kommer til at bestå af ni medlemmer plus en repræsentant for Kommissionen og en repræsentant for hvert land i det rådgivende forum.
Til sidst vil jeg sige, at der er to slags modstridende holdninger. Nogle ønsker at samle det hele i instituttet for menneskerettigheder, hvis oprettelse der blev taget højde for i Wien. Hvis jeg skulle give kommissær Frattini en hjælpende hånd, ville jeg sige ja, men det er efter min mening ikke det, som kvinderne har brug for. Andre mener, at det er for dyrt, men dertil vil jeg svare, at vi i Europa har fire institutter, der tager sig af beskæftigelse, og som koster 66 millioner euro om året. Dette institut kommer til gengæld kun til at koste 8 millioner."@da2
"Herr Präsident, meine Damen und Herren! Ich schließe mich der Kollegin Gröner an und fordere Sie auf, diesen Vorschlag der Kommission, der einem in allen europäischen Ländern – und zwar nicht nur von den Frauen – empfundenen Bedürfnis entspricht, zu unterstützen.
Tatsächlich wird, wie sowohl der Herr Kommissar als auch Frau Gröner bereits dargelegt haben, schon sehr lange über diese Frage diskutiert. Die Idee, ein Gender-Institut zu gründen, wurde vor über zehn Jahren ins Spiel gebracht und von der schwedischen Ministerin für Gleichstellung angeregt. Die Arbeiten dauerten fünf Jahre und die Debatte wurde vertieft; im Jahr 2000 anerkannte der Europäische Rat in Nizza die Notwendigkeit eines Instruments, um den Erfahrungsaustausch anzuregen und die Informationen über die Gleichstellung zwischen Männern und Frauen zusammenzuführen.
Die Europäische Kommission arbeitete eine Durchführbarkeitsstudie aus, die daraufhin vorgelegt wurde, und vor einem Jahr, am 8. März, wurde der entsprechende Beschluss gefasst. Diese Studie wurde bereits als gemeinsame und sehr wichtige Arbeit unseres Parlamentsausschusses bezeichnet, der tätig geworden ist, um das Institut nach unser aller Vorstellung zu gestalten: als ein sehr flexibles technisches Instrument, das die von den Statistikämtern bereitgestellten Daten zusammenführen und dieses Wissen verbreiten soll, um alle Akteure und alle Verantwortlichen für Politikgestaltung und -umsetzung in die Lage zu versetzen, bei ihren Entscheidungen die Geschlechterperspektive zu berücksichtigen.
Mancher wird sich fragen, ob ein Gender-Institut überhaupt notwendig ist. Ich denke Ja, was uns auch die Daten, die wir alle vor Augen haben, bestätigen. So wurde zum Beispiel die Richtlinie über die Anwendung des Grundsatzes des gleichen Entgelts für gleichwertige Arbeit vor dreißig Jahren, nämlich 1975, angenommen, doch noch heute beträgt das durchschnittliche Lohngefälle zwischen Frauen und Männern in Europa etwa 15 %, in einigen Ländern sogar fast 30 %.
Sehr aufschlussreich sind auch die Beschäftigungsdaten: Die Ziele von Lissabon werden nur verwirklicht werden können, wenn immer mehr Frauen Zugang zum Arbeitsmarkt erhalten. Ganz zu schweigen von den Problemen im Zusammenhang mit den sinkenden Geburtenraten oder der Gewalt.
Meiner Ansicht nach besteht Bedarf an diesem Institut; wir brauchen noch ein Gleichstellungsinstitut für Frauen, das sich an die Frauen richtet. Es wird sich um eine sehr kompakte Struktur handeln: der Verwaltungsrat wird aus neun Mitgliedern sowie einem Vertreter der Kommission bestehen, während dem Beirat je ein Vertreter pro Mitgliedstaat angehören wird.
Abschließend möchte ich darauf hinweisen, dass es zwei Arten von Gegenpositionen gibt: Einige wollen alles mit der Menschenrechtsagentur zusammenlegen, deren Errichtung in Wien bereits vorgesehen ist. Wenn ich Herrn Frattini entgegenkommen wollte, würde ich dem zustimmen, doch ich glaube, das wäre nicht im Interesse der Frauen. Anderen wiederum sind die Kosten zu hoch, doch denen halte ich entgegen, dass wir in Europa vier Einrichtungen haben, die sich mit Beschäftigungsfragen befassen und 66 Millionen Euro im Jahr verschlingen; dieses Institut wird indessen nur 8 Millionen kosten."@de9
".
Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι, ενώνω και εγώ τη φωνή μου με τη φωνή της συναδέλφου Lissy Gröner υπέρ αυτής της πρότασης της Επιτροπής, η οποία ανταποκρίνεται σε μια ανάγκη που γίνεται αισθητή σε όλες τις ευρωπαϊκές χώρες και όχι μόνον από τις γυναίκες.
Στην πραγματικότητα, όπως εξήγησε ήδη τόσο ο κ. Επίτροπος, όσο και η κ. Gröner, το ζήτημα μας απασχολεί εδώ και καιρό: η ιδέα της δημιουργίας ενός τέτοιου ινστιτούτου είχε προταθεί πριν από δέκα και πλέον χρόνια με πρωτοβουλία της τότε σουηδής υπουργού για την ισότητα των φύλων. Η προσπάθεια συνεχίστηκε τα επόμενα πέντε χρόνια και η συζήτηση ήταν διεξοδική, σε σημείο που το Ευρωπαϊκό Συμβούλιο της Νίκαιας το 2000 να αναγνωρίσει την ανάγκη δημιουργίας ενός οργάνου για να ενισχυθεί η ανταλλαγή εμπειριών και πληροφοριών σε ζητήματα ισότητας μεταξύ ανδρών και γυναικών.
Η Ευρωπαϊκή Επιτροπή εκπόνησε μια μελέτη σκοπιμότητας, την οποία εν συνεχεία παρουσίασε για να ληφθεί αυτή η απόφαση, στις 8 Μαρτίου του παρελθόντος έτους. Η μελέτη αυτή θεωρήθηκε ήδη ως μια κοινή και πολύ σημαντική εργασία της κοινοβουλευτικής μας επιτροπής, η οποία παρενέβη ώστε το Ινστιτούτο να καταστεί αυτό που όλοι επιθυμούσαμε: ένα πολύ ευέλικτο τεχνικό όργανο με σκοπό τη σύνδεση όλων των στοιχείων που παρέχουν οι στατιστικές υπηρεσίες και τη διάδοση αυτών των πληροφοριών για την παροχή βοήθειας στους φορείς και σε όλους όσους καλούνται να νομοθετήσουν και να αναλάβουν πρωτοβουλίες, ούτως ώστε οι επιλογές τους να λαμβάνουν υπόψη τα θέματα των δύο φύλων.
Ίσως ορισμένοι αναρωτηθούν εάν ήταν αναγκαίο ένα τέτοιο Ινστιτούτο. Είμαι βέβαιη πως ναι και αυτό επιβεβαιώνεται από τα στοιχεία που όλοι γνωρίζουν. Ως παράδειγμα μπορούμε να αναφέρουμε ότι η ευρωπαϊκή οδηγία για την ισότητα των αμοιβών θεσπίσθηκε πριν από τριάντα χρόνια, το 1975, αλλά ακόμη και σήμερα στην Ευρώπη υπάρχει μια μέση διαφορά της τάξης του 15%, η οποία σε πολλές χώρες πλησιάζει το 30%.
Εξίσου σημαντικά είναι τα στοιχεία σχετικά με την απασχόληση: η στρατηγική της Λισαβόνας θα υλοποιηθεί μόνον εάν συνεχώς περισσότερες γυναίκες αποκτούν πρόσβαση στην αγορά εργασίας. Το ίδιο ισχύει για τα προβλήματα της υπογεννητικότητας και της βίας.
Κατά την άποψή μου, το Ινστιτούτο αυτό ήταν αναγκαίο, αλλά χρειάζεται ακόμη ένα Ινστιτούτο για τις γυναίκες, το οποίο θα απευθύνεται στις γυναίκες. Η δομή του θα είναι ιδιαίτερα συγκεντρωτική με εννέα μέλη στο Διοικητικό Συμβούλιο, έναν εκπρόσωπο της Επιτροπής και έναν εκπρόσωπο για κάθε χώρα στο γνωμοδοτικό συμβούλιο.
Θα ήθελα να ολοκληρώσω λέγοντας ότι οι αντίθετες θέσεις είναι δύο τύπων: ορισμένοι θέλουν να συγκεντρωθούν τα πάντα στο Ινστιτούτο για τα Ανθρώπινα Δικαιώματα, το οποίο προβλέπεται να συσταθεί στη Βιέννη. Εάν ήθελα να βοηθήσω τον Επίτροπο Frattini, θα έλεγα ναι, αλλά πιστεύω πως οι γυναίκες έχουν διαφορετικές ανάγκες. Σύμφωνα με άλλους, το κόστος είναι υψηλό και σε αυτούς απαντώ ότι στην Ευρώπη έχουμε τέσσερα Ινστιτούτα που ασχολούνται με την εργασία και κοστίζουν 66 εκατομμύρια ευρώ ετησίως, ενώ αυτό θα κοστίζει μόνον 8 εκατομμύρια ευρώ."@el10
".
Mr President, ladies and gentlemen, I would like to add my voice to that of my fellow Member, Mrs Gröner, in support of a vote on this Commission proposal that meets a need felt in all the countries of Europe, and not just by women.
In reality, as has already been explained by both the Commissioner and Mrs Gröner, this issue has been under debate for a long time: the idea of setting up a gender institute goes back to more than ten years ago, at the suggestion of the then Swedish minister for equal opportunities. The work continued for five years, and debate was thorough; in 2000 the European Council of Nice acknowledged the need for a tool to promote the exchange of experience and for sharing information on equality between men and women.
The European Commission prepared a feasibility study and presented it, and one year ago, on 8 March, this decision was taken. It has already been said that this study was a joint and very significant effort by our Parliamentary committee, which took action to ensure that the institute becomes what we all wanted to see: a very flexible technical instrument, with the task of collating all the data supplied by statistical bodies and of disseminating this information in order to give all operators and all those responsible for legislating and taking action the opportunity to make choices that take into account the gender viewpoint.
Some people will wonder whether a gender institute is really necessary. I definitely believe that it is, and this is confirmed by data available to all. As an example, the European directive on equal pay was adopted thirty years ago, in 1975, but today in Europe we still have an average inequality of 15%, while in some countries the figure is very close to 30%.
Employment data also tell a story: Lisbon will only become a reality if increasing numbers of women have access to the employment market, not to mention the problems of a fall in the birth-rate and violence.
In my view there is a need for this institute; we still require an institute of gender for women, aimed at women. The structure will be highly consolidated: there will be nine members of the governing board, plus a representative from the Commission and a representative for every country in the consultative committee.
I would like to end by saying that the opposing positions are of two kinds: some people want to merge everything into an institute for human rights, and there are already plans to set this up in Vienna. If I wished to assist Commissioner Frattini I would agree, but I believe that this is not what women need. Others believe that it would cost too much, but my reply to that is that in Europe we have four bodies working on employment and they cost EUR 66 million a year; this body, on the other hand, will only cost EUR 8 million."@en4
".
Señor Presidente, Señorías, quiero unir mi voz a la de mi colega, la señora Gröner, para defender el voto a favor de esta propuesta de la Comisión, que responde a una exigencia sentida en todos los países europeos, y no solo por las mujeres.
En realidad, como ya ha explicado tanto el Comisario como la señora Gröner, se habla de este tema desde hace mucho tiempo: la idea de crear un instituto de género se remonta a más de diez años atrás, a propuesta del entonces Ministro sueco de Igualdad de Oportunidades. El trabajo continuó durante cinco años y hubo un debate intenso; en el año 2000, el Consejo Europeo de Niza reconoció la necesidad de un instrumento para estimular el intercambio de experiencias y compartir la información en materia de igualdad entre hombres y mujeres.
La Comisión Europea elaboró un estudio de viabilidad, después lo presentó y hace un año, el 8 de marzo, se tomó esta decisión. Como ya se ha indicado, dicho estudio fue un trabajo conjunto y muy importante de nuestra comisión parlamentaria, que intervino para que el instituto se convirtiese en lo que todos nosotros queríamos: un instrumento técnico muy ágil encargado de recopilar todos los datos facilitados por los institutos estadísticos y difundirlos para dar a todos los operadores y todos los responsables de legislar y tomar medidas la posibilidad de adoptar decisiones teniendo en cuenta la perspectiva de género.
Algunos se preguntarán si es realmente necesario un instituto de género. Creo que sí, y nos lo confirman los datos que están a la vista de todos. Por ejemplo, la Directiva europea sobre la igualdad de remuneración fue aprobada hace treinta años, en 1975, pero aún hoy tenemos en Europa una desigualdad media del 15 %, que en algunos países se eleva al 30 %.
Están también los datos relativos al empleo: Lisboa solo podrá hacerse realidad si cada vez más mujeres tienen acceso al mercado de trabajo, por no hablar de los problemas derivados de la caída de la tasa de natalidad y de la violencia.
A mi entender, este instituto es necesario; todavía precisamos un instituto de género para las mujeres, destinado a las mujeres. La estructura será muy altamente consolidada: la junta directiva estará integrada por nueve miembros más un representante de la Comisión y un representante de cada país en el comité consultivo
Concluiré diciendo que las posiciones contrarias son de dos tipos: hay quien quiere centralizarlo todo en la Agencia de Derechos Humanos, cuya creación en Viena está ya prevista. Si yo quisiera ayudar al Comisario Frattini lo aceptaría, pero no creo que sea eso lo que necesitamos las mujeres. Otros piensan que costaría demasiado, pero mi respuesta a esto es que en Europa tenemos cuatro organismos que se ocupan del empleo y cuestan 66 millones de euros al año; este organismo, en cambio, solo costará 8 millones de euros."@es20
".
Signor Presidente, onorevoli colleghi, aggiungo la mia voce a quella della collega Lissy Gröner per sostenere un voto a questa proposta della Commissione che risponde a un'esigenza sentita in tutti i paesi europei, non solo dalle donne.
In realtà, come è già stato spiegato sia dal Commissario sia dalla collega Gröner, della questione si parla da molto tempo: l'idea di creare un istituto del genere risale a più di dieci anni fa, sull'impulso dell'allora ministro svedese per le pari opportunità. Il lavoro è continuato per cinque anni, il dibattito è stato approfondito, tanto che nel 2000 il Consiglio europeo di Nizza aveva riconosciuto la necessità di uno strumento per stimolare lo scambio di esperienze e condividere assieme le informazioni in materia di parità fra uomo e donna.
La Commissione europea ha elaborato uno studio di fattibilità, lo ha poi presentato e un anno fa, l'8 marzo, è stata presa questa decisione. Tale studio è già stato indicato come un lavoro congiunto e molto importante della nostra commissione parlamentare, la quale è intervenuta affinché l'istituto divenisse quello che tutti noi volevamo: uno strumento tecnico molto agile, con il compito di raccordare fra di loro tutti i dati forniti dagli istituti statistici e diffondere tali conoscenze per dare a tutti gli operatori e a tutti coloro che sono chiamati a legiferare e a operare la possibilità di poter fare scelte rispettose di un'ottica di genere.
Qualcuno si chiederà: ma un istituto di genere è proprio necessario? Credo proprio di sì e ce lo confermano i dati che sono sotto gli occhi di tutti. A titolo di esempio la direttiva europea sull'uguaglianza di remunerazione è stata adottata trenta anni fa, nel 1975, ma ancora oggi in Europa abbiamo una disuguaglianza media del 15%, che in alcuni paesi sfiora il 30%.
Contano anche i dati relativi all'occupazione: Lisbona sarà realizzata soltanto se sempre più donne avranno accesso al mercato del lavoro. Per non parlare poi dei problemi della denatalità e della violenza.
A mio parere esiste un bisogno di questo istituto, serve ancora un istituto di genere per le donne, rivolto alle donne. La struttura sarà molto accorpata, ci saranno nove membri nel consiglio di amministrazione, più un rappresentante della Commissione, e un rappresentante per ogni paese nel consiglio consultivo.
Concludo dicendo che le posizioni contrarie sono di due tipi: alcuni vogliono accorpare tutto nell'istituto per i diritti umani, la cui istituzione che è già prevista a Vienna. Se io volessi dare una mano al Commissario Frattini direi di sì, ma credo che le donne non abbiano bisogno di questo. Secondo altri costa troppo, ma allora dico che in Europa abbiamo quattro istituti che si occupano di lavoro e costano sessantasei milioni di euro all'anno; questo ne costerà invece solo otto."@et5
".
Arvoisa puhemies, hyvät parlamentin jäsenet, kollegani Grönerin tavoin minäkin tuen äänestystä tästä komission ehdotuksesta, joka vastaa kaikissa Euroopan maissa koettuun tarpeeseen, ei ainoastaan naisten vaan kaikkien kokemaan tarpeeseen.
Kuten sekä komission jäsen että jäsen Gröner jo totesivat, tästä kysymyksestä on itse asiassa keskusteltu jo pitkään. Ajatus tasa-arvoinstituutin perustamisesta syntyi jo yli kymmenen vuotta sitten, kun sitä ehdotti Ruotsin silloinen tasa-arvoministeri. Työtä jatkettiin viiden vuoden ajan, ja keskustelu oli perinpohjaista. Vuonna 2000 Nizzan Eurooppa-neuvosto myönsi, että oli olemassa tarve välineelle, jonka avulla edistettäisiin sukupuolten välistä tasa-arvoa koskevien kokemusten ja tiedon vaihtoa.
Euroopan komissio teetti ja esitteli toteutettavuustutkimuksen, ja tämä päätös tehtiin vuosi sitten, 8. maaliskuuta. Kuten on jo todettu, tuo merkittävä tutkimus tehtiin yhteistyössä valiokuntamme kanssa. Valiokunta toimi sen varmistamiseksi, että instituutista tulee, kuten me kaikki toivomme, erittäin joustava tekninen väline, jonka päämääränä on kerätä yhteen ja välittää tilastokeskusten tuottamaa tietoa, jotta kaikilla toimijoilla ja poliittisilla päättäjillä olisi mahdollisuus ottaa tasa-arvonäkökulma huomioon työssään.
Jotkut epäilevät, onko tasa-arvoinstituutti todella tarpeellinen. Mielestäni se todella on, ja tämän vahvistavat myös tiedot, jotka ovat kaikkien saatavilla. Esimerkiksi yhtäläistä palkkaa koskeva EU:n direktiivi hyväksyttiin kolmekymmentä vuotta sitten, vuonna 1975, mutta nykyäänkin palkkaerot ovat Euroopassa keskimäärin 15 prosenttia, joissain maissa lähes 30 prosenttia.
Myös työllisyysluvut kertovat paljon. Lissabonin strategian tavoitteet saavutetaan ainoastaan, jos yhä useammat naiset pääsevät mukaan työmarkkinoille. Ongelmia ovat myös syntyvyyden lasku ja väkivalta.
Mielestäni tätä instituuttia tarvitaan, tarvitsemme yhä naisille suunnattua tasa-arvoinstituuttia. Sen rakenne on hyvin tiivis: hallintoneuvostossa on yhdeksän jäsentä sekä yksi komission edustaja, ja neuvoa-antavassa ryhmässä on yksi kunkin jäsenvaltion edustaja.
Lopuksi toteaisin, että vastustajien kannat ovat kahdenlaisia: jotkut haluavat sisällyttää kaiken perusoikeusvirastoon, jonka perustamista Wieniin suunnitellaan jo. Jos haluaisin tukea komission jäsentä Frattinia, yhtyisin tähän kantaan, mutta mielestäni se ei olisi naisten kannalta parasta. Toiset puolestaan ovat sitä mieltä, että tasa-arvoinstituutti tulisi liian kalliiksi. Heille vastaan, että meillä on EU:ssa kolme työllisyyden parissa työskentelevää elintä, ja ne maksavat 66 miljoonaa euroa vuodessa, kun taas tasa-arvoinstituutti maksaisi vain 8 miljoonaa euroa."@fi7
".
Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, je voudrais, à l’instar de ma collègue, Mme Gröner, appuyer un vote sur cette proposition de la Commission qui comble un besoin ressenti dans tous les pays d’Europe, et pas uniquement par les femmes.
En réalité, comme M. le commissaire et Mme Gröner l’ont déjà expliqué, cette question est débattue depuis longtemps: l’idée de créer un institut du genre remonte à plus de dix ans, sur la suggestion du ministre suédois de l’égalité des chances de l’époque. Les travaux se sont poursuivis pendant cinq ans et le débat était approfondi. En 2000, le Conseil européen de Nice a reconnu que nous devions nous doter d’un outil pour promouvoir l’échange d’expérience et partager les informations sur l’égalité entre les hommes et les femmes.
La Commission européenne a préparé une étude de faisabilité, l’a présentée et, voici un an, le 8 mars, la décision a été prise. Il a déjà été dit que cette étude était le fruit d’un effort conjoint et significatif de notre commission parlementaire, qui a pris des mesures pour garantir que cet Institut devienne ce que nous voulions tous: un instrument technique très flexible, chargé de réunir toutes les données fournies par les organismes statistiques et de diffuser ces informations afin de donner à tous les opérateurs et à toutes les personnes chargées de légiférer et d’agir l’occasion d’opérer des choix en tenant compte de la perspective de genre.
Certaines personnes doivent se demander si un institut du genre est réellement nécessaire. Je pense vraiment qu’il l’est, et des données accessibles à tous le confirment. À titre d’exemple, la directive européenne sur l’égalité des rémunérations a été adoptée il y a trente ans, en 1975, mais aujourd’hui en Europe, on relève toujours une inégalité moyenne de 15%, et ce chiffre atteint même près de 30% dans certains pays.
Les données sur l’emploi en disent long aussi: Lisbonne ne deviendra une réalité que si de plus en plus de femmes ont accès au marché de l’emploi, sans parler des problèmes que posent la chute du taux de natalité et la violence.
Selon moi, cet Institut est nécessaire. Nous avons encore besoin d’un institut du genre pour les femmes, ciblant les femmes. Sa structure sera fortement consolidée: le comité consultatif se composera de neuf membres du conseil d’administration, plus un représentant de la Commission et un représentant de chaque pays.
Pour terminer, je voudrais dire que deux types de positions s’opposent: certaines personnes veulent tout fusionner en un institut pour les droits de l’homme, et il existe déjà des plans pour sa mise en place à Vienne. Si je voulais aider le commissaire Frattini, je serais d’accord, mais je pense que ce n’est pas de cela dont les femmes ont besoin. D’autres estiment que cette institution coûterait trop cher, mais je leur réponds que l’Europe compte quatre organismes s’occupant de l’emploi, qui coûtent 66 millions d’euros par an; en revanche, cet Institut-ci n’en coûtera que huit."@fr8
".
Signor Presidente, onorevoli colleghi, aggiungo la mia voce a quella della collega Lissy Gröner per sostenere un voto a questa proposta della Commissione che risponde a un'esigenza sentita in tutti i paesi europei, non solo dalle donne.
In realtà, come è già stato spiegato sia dal Commissario sia dalla collega Gröner, della questione si parla da molto tempo: l'idea di creare un istituto del genere risale a più di dieci anni fa, sull'impulso dell'allora ministro svedese per le pari opportunità. Il lavoro è continuato per cinque anni, il dibattito è stato approfondito, tanto che nel 2000 il Consiglio europeo di Nizza aveva riconosciuto la necessità di uno strumento per stimolare lo scambio di esperienze e condividere assieme le informazioni in materia di parità fra uomo e donna.
La Commissione europea ha elaborato uno studio di fattibilità, lo ha poi presentato e un anno fa, l'8 marzo, è stata presa questa decisione. Tale studio è già stato indicato come un lavoro congiunto e molto importante della nostra commissione parlamentare, la quale è intervenuta affinché l'istituto divenisse quello che tutti noi volevamo: uno strumento tecnico molto agile, con il compito di raccordare fra di loro tutti i dati forniti dagli istituti statistici e diffondere tali conoscenze per dare a tutti gli operatori e a tutti coloro che sono chiamati a legiferare e a operare la possibilità di poter fare scelte rispettose di un'ottica di genere.
Qualcuno si chiederà: ma un istituto di genere è proprio necessario? Credo proprio di sì e ce lo confermano i dati che sono sotto gli occhi di tutti. A titolo di esempio la direttiva europea sull'uguaglianza di remunerazione è stata adottata trenta anni fa, nel 1975, ma ancora oggi in Europa abbiamo una disuguaglianza media del 15%, che in alcuni paesi sfiora il 30%.
Contano anche i dati relativi all'occupazione: Lisbona sarà realizzata soltanto se sempre più donne avranno accesso al mercato del lavoro. Per non parlare poi dei problemi della denatalità e della violenza.
A mio parere esiste un bisogno di questo istituto, serve ancora un istituto di genere per le donne, rivolto alle donne. La struttura sarà molto accorpata, ci saranno nove membri nel consiglio di amministrazione, più un rappresentante della Commissione, e un rappresentante per ogni paese nel consiglio consultivo.
Concludo dicendo che le posizioni contrarie sono di due tipi: alcuni vogliono accorpare tutto nell'istituto per i diritti umani, la cui istituzione che è già prevista a Vienna. Se io volessi dare una mano al Commissario Frattini direi di sì, ma credo che le donne non abbiano bisogno di questo. Secondo altri costa troppo, ma allora dico che in Europa abbiamo quattro istituti che si occupano di lavoro e costano sessantasei milioni di euro all'anno; questo ne costerà invece solo otto."@hu11
".
Signor Presidente, onorevoli colleghi, aggiungo la mia voce a quella della collega Lissy Gröner per sostenere un voto a questa proposta della Commissione che risponde a un'esigenza sentita in tutti i paesi europei, non solo dalle donne.
In realtà, come è già stato spiegato sia dal Commissario sia dalla collega Gröner, della questione si parla da molto tempo: l'idea di creare un istituto del genere risale a più di dieci anni fa, sull'impulso dell'allora ministro svedese per le pari opportunità. Il lavoro è continuato per cinque anni, il dibattito è stato approfondito, tanto che nel 2000 il Consiglio europeo di Nizza aveva riconosciuto la necessità di uno strumento per stimolare lo scambio di esperienze e condividere assieme le informazioni in materia di parità fra uomo e donna.
La Commissione europea ha elaborato uno studio di fattibilità, lo ha poi presentato e un anno fa, l'8 marzo, è stata presa questa decisione. Tale studio è già stato indicato come un lavoro congiunto e molto importante della nostra commissione parlamentare, la quale è intervenuta affinché l'istituto divenisse quello che tutti noi volevamo: uno strumento tecnico molto agile, con il compito di raccordare fra di loro tutti i dati forniti dagli istituti statistici e diffondere tali conoscenze per dare a tutti gli operatori e a tutti coloro che sono chiamati a legiferare e a operare la possibilità di poter fare scelte rispettose di un'ottica di genere.
Qualcuno si chiederà: ma un istituto di genere è proprio necessario? Credo proprio di sì e ce lo confermano i dati che sono sotto gli occhi di tutti. A titolo di esempio la direttiva europea sull'uguaglianza di remunerazione è stata adottata trenta anni fa, nel 1975, ma ancora oggi in Europa abbiamo una disuguaglianza media del 15%, che in alcuni paesi sfiora il 30%.
Contano anche i dati relativi all'occupazione: Lisbona sarà realizzata soltanto se sempre più donne avranno accesso al mercato del lavoro. Per non parlare poi dei problemi della denatalità e della violenza.
A mio parere esiste un bisogno di questo istituto, serve ancora un istituto di genere per le donne, rivolto alle donne. La struttura sarà molto accorpata, ci saranno nove membri nel consiglio di amministrazione, più un rappresentante della Commissione, e un rappresentante per ogni paese nel consiglio consultivo.
Concludo dicendo che le posizioni contrarie sono di due tipi: alcuni vogliono accorpare tutto nell'istituto per i diritti umani, la cui istituzione che è già prevista a Vienna. Se io volessi dare una mano al Commissario Frattini direi di sì, ma credo che le donne non abbiano bisogno di questo. Secondo altri costa troppo, ma allora dico che in Europa abbiamo quattro istituti che si occupano di lavoro e costano sessantasei milioni di euro all'anno; questo ne costerà invece solo otto."@lt14
".
Signor Presidente, onorevoli colleghi, aggiungo la mia voce a quella della collega Lissy Gröner per sostenere un voto a questa proposta della Commissione che risponde a un'esigenza sentita in tutti i paesi europei, non solo dalle donne.
In realtà, come è già stato spiegato sia dal Commissario sia dalla collega Gröner, della questione si parla da molto tempo: l'idea di creare un istituto del genere risale a più di dieci anni fa, sull'impulso dell'allora ministro svedese per le pari opportunità. Il lavoro è continuato per cinque anni, il dibattito è stato approfondito, tanto che nel 2000 il Consiglio europeo di Nizza aveva riconosciuto la necessità di uno strumento per stimolare lo scambio di esperienze e condividere assieme le informazioni in materia di parità fra uomo e donna.
La Commissione europea ha elaborato uno studio di fattibilità, lo ha poi presentato e un anno fa, l'8 marzo, è stata presa questa decisione. Tale studio è già stato indicato come un lavoro congiunto e molto importante della nostra commissione parlamentare, la quale è intervenuta affinché l'istituto divenisse quello che tutti noi volevamo: uno strumento tecnico molto agile, con il compito di raccordare fra di loro tutti i dati forniti dagli istituti statistici e diffondere tali conoscenze per dare a tutti gli operatori e a tutti coloro che sono chiamati a legiferare e a operare la possibilità di poter fare scelte rispettose di un'ottica di genere.
Qualcuno si chiederà: ma un istituto di genere è proprio necessario? Credo proprio di sì e ce lo confermano i dati che sono sotto gli occhi di tutti. A titolo di esempio la direttiva europea sull'uguaglianza di remunerazione è stata adottata trenta anni fa, nel 1975, ma ancora oggi in Europa abbiamo una disuguaglianza media del 15%, che in alcuni paesi sfiora il 30%.
Contano anche i dati relativi all'occupazione: Lisbona sarà realizzata soltanto se sempre più donne avranno accesso al mercato del lavoro. Per non parlare poi dei problemi della denatalità e della violenza.
A mio parere esiste un bisogno di questo istituto, serve ancora un istituto di genere per le donne, rivolto alle donne. La struttura sarà molto accorpata, ci saranno nove membri nel consiglio di amministrazione, più un rappresentante della Commissione, e un rappresentante per ogni paese nel consiglio consultivo.
Concludo dicendo che le posizioni contrarie sono di due tipi: alcuni vogliono accorpare tutto nell'istituto per i diritti umani, la cui istituzione che è già prevista a Vienna. Se io volessi dare una mano al Commissario Frattini direi di sì, ma credo che le donne non abbiano bisogno di questo. Secondo altri costa troppo, ma allora dico che in Europa abbiamo quattro istituti che si occupano di lavoro e costano sessantasei milioni di euro all'anno; questo ne costerà invece solo otto."@lv13
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Signor Presidente, onorevoli colleghi, aggiungo la mia voce a quella della collega Lissy Gröner per sostenere un voto a questa proposta della Commissione che risponde a un'esigenza sentita in tutti i paesi europei, non solo dalle donne.
In realtà, come è già stato spiegato sia dal Commissario sia dalla collega Gröner, della questione si parla da molto tempo: l'idea di creare un istituto del genere risale a più di dieci anni fa, sull'impulso dell'allora ministro svedese per le pari opportunità. Il lavoro è continuato per cinque anni, il dibattito è stato approfondito, tanto che nel 2000 il Consiglio europeo di Nizza aveva riconosciuto la necessità di uno strumento per stimolare lo scambio di esperienze e condividere assieme le informazioni in materia di parità fra uomo e donna.
La Commissione europea ha elaborato uno studio di fattibilità, lo ha poi presentato e un anno fa, l'8 marzo, è stata presa questa decisione. Tale studio è già stato indicato come un lavoro congiunto e molto importante della nostra commissione parlamentare, la quale è intervenuta affinché l'istituto divenisse quello che tutti noi volevamo: uno strumento tecnico molto agile, con il compito di raccordare fra di loro tutti i dati forniti dagli istituti statistici e diffondere tali conoscenze per dare a tutti gli operatori e a tutti coloro che sono chiamati a legiferare e a operare la possibilità di poter fare scelte rispettose di un'ottica di genere.
Qualcuno si chiederà: ma un istituto di genere è proprio necessario? Credo proprio di sì e ce lo confermano i dati che sono sotto gli occhi di tutti. A titolo di esempio la direttiva europea sull'uguaglianza di remunerazione è stata adottata trenta anni fa, nel 1975, ma ancora oggi in Europa abbiamo una disuguaglianza media del 15%, che in alcuni paesi sfiora il 30%.
Contano anche i dati relativi all'occupazione: Lisbona sarà realizzata soltanto se sempre più donne avranno accesso al mercato del lavoro. Per non parlare poi dei problemi della denatalità e della violenza.
A mio parere esiste un bisogno di questo istituto, serve ancora un istituto di genere per le donne, rivolto alle donne. La struttura sarà molto accorpata, ci saranno nove membri nel consiglio di amministrazione, più un rappresentante della Commissione, e un rappresentante per ogni paese nel consiglio consultivo.
Concludo dicendo che le posizioni contrarie sono di due tipi: alcuni vogliono accorpare tutto nell'istituto per i diritti umani, la cui istituzione che è già prevista a Vienna. Se io volessi dare una mano al Commissario Frattini direi di sì, ma credo che le donne non abbiano bisogno di questo. Secondo altri costa troppo, ma allora dico che in Europa abbiamo quattro istituti che si occupano di lavoro e costano sessantasei milioni di euro all'anno; questo ne costerà invece solo otto."@mt15
".
Signor Presidente, onorevoli colleghi, aggiungo la mia voce a quella della collega Lissy Gröner per sostenere un voto a questa proposta della Commissione che risponde a un'esigenza sentita in tutti i paesi europei, non solo dalle donne.
In realtà, come è già stato spiegato sia dal Commissario sia dalla collega Gröner, della questione si parla da molto tempo: l'idea di creare un istituto del genere risale a più di dieci anni fa, sull'impulso dell'allora ministro svedese per le pari opportunità. Il lavoro è continuato per cinque anni, il dibattito è stato approfondito, tanto che nel 2000 il Consiglio europeo di Nizza aveva riconosciuto la necessità di uno strumento per stimolare lo scambio di esperienze e condividere assieme le informazioni in materia di parità fra uomo e donna.
La Commissione europea ha elaborato uno studio di fattibilità, lo ha poi presentato e un anno fa, l'8 marzo, è stata presa questa decisione. Tale studio è già stato indicato come un lavoro congiunto e molto importante della nostra commissione parlamentare, la quale è intervenuta affinché l'istituto divenisse quello che tutti noi volevamo: uno strumento tecnico molto agile, con il compito di raccordare fra di loro tutti i dati forniti dagli istituti statistici e diffondere tali conoscenze per dare a tutti gli operatori e a tutti coloro che sono chiamati a legiferare e a operare la possibilità di poter fare scelte rispettose di un'ottica di genere.
Qualcuno si chiederà: ma un istituto di genere è proprio necessario? Credo proprio di sì e ce lo confermano i dati che sono sotto gli occhi di tutti. A titolo di esempio la direttiva europea sull'uguaglianza di remunerazione è stata adottata trenta anni fa, nel 1975, ma ancora oggi in Europa abbiamo una disuguaglianza media del 15%, che in alcuni paesi sfiora il 30%.
Contano anche i dati relativi all'occupazione: Lisbona sarà realizzata soltanto se sempre più donne avranno accesso al mercato del lavoro. Per non parlare poi dei problemi della denatalità e della violenza.
A mio parere esiste un bisogno di questo istituto, serve ancora un istituto di genere per le donne, rivolto alle donne. La struttura sarà molto accorpata, ci saranno nove membri nel consiglio di amministrazione, più un rappresentante della Commissione, e un rappresentante per ogni paese nel consiglio consultivo.
Concludo dicendo che le posizioni contrarie sono di due tipi: alcuni vogliono accorpare tutto nell'istituto per i diritti umani, la cui istituzione che è già prevista a Vienna. Se io volessi dare una mano al Commissario Frattini direi di sì, ma credo che le donne non abbiano bisogno di questo. Secondo altri costa troppo, ma allora dico che in Europa abbiamo quattro istituti che si occupano di lavoro e costano sessantasei milioni di euro all'anno; questo ne costerà invece solo otto."@pl16
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Senhor Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, gostaria de juntar a minha voz à da minha colega, a senhora deputada Lissy Gröner, em apoio a uma votação favorável a esta proposta da Comissão que responde a uma necessidade sentida em todos os países europeus e não apenas pelas mulheres.
Na realidade, como já foi explicado, quer pelo senhor Comissário, quer pela senhora deputada Gröner, há muito que esta questão é objecto de debate: a ideia de criar um instituto do género já tem mais de dez anos e foi sugerida pelo então ministro sueco para a igualdade de oportunidades. O trabalho prosseguiu durante cinco anos, e o debate realizado foi minucioso; em 2000, o Conselho Europeu de Nice reconheceu a necessidade de um instrumento que promovesse o intercâmbio de experiências e a partilha de informação sobre a igualdade entre homens e mulheres.
A Comissão Europeu preparou e apresentou um estudo de viabilidade, e, há um ano atrás, no dia 8 de Março, foi tomada esta decisão. Esse estudo já foi referido como um trabalho conjunto e extremamente importante da nossa comissão parlamentar, a qual interveio no sentido de assegurar que o instituto se torne naquilo que todos queremos: um instrumento técnico extremamente flexível, com a missão de analisar todos os dados fornecidos pelos serviços de estatística e de difundir esta informação por forma a dar, a todos os operadores e a todos aqueles que são chamados a legislar e a actuar, a oportunidade de fazer escolhas que tenham em conta a óptica do género.
Algumas pessoas perguntar-se-ão se um instituto do género é de facto necessário? Creio sinceramente que sim, como aliás o confirmam todos os dados a que temos acesso. A título de exemplo, a directiva europeia “igualdade de remuneração” foi adoptada há trinta anos, em 1975, e no entanto ainda hoje temos, na Europa, um nível de desigualdade cuja média é de 15%, e nalguns países chega quase aos 30%.
Os dados sobre o desemprego também são indicadores: a estratégia de Lisboa só será uma realidade se cada vez mais mulheres tiveram acesso ao mercado de trabalho, já para não falar dos problemas de baixa natalidade e de violência.
Na minha opinião, verifica-se a necessidade deste instituto; precisamos ainda de um instituto do género para as mulheres, dirigido às mulheres. Pode dizer-se que a sua estrutura é extremamente sólida: haverá nove membros no conselho de administração, mais um representante da Comissão, e um representante de cada país no Fórum Consultivo.
Gostaria de concluir dizendo que há dois tipos de oposição a esta proposta: alguns querem juntar tudo num instituto para os direitos humanos, instituição essa que já está prevista em Viena. Se eu quisesse dar uma ajuda ao Senhor Comissário Frattini diria que sim, mas creio que não é essa a necessidade das mulheres. Outros entendem que será muito dispendioso, ao que respondo que na Europa temos quatro institutos que se ocupam do emprego e que custam 66 milhões de euros por ano, quando este custaria apenas 8 milhões de euros."@pt17
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Signor Presidente, onorevoli colleghi, aggiungo la mia voce a quella della collega Lissy Gröner per sostenere un voto a questa proposta della Commissione che risponde a un'esigenza sentita in tutti i paesi europei, non solo dalle donne.
In realtà, come è già stato spiegato sia dal Commissario sia dalla collega Gröner, della questione si parla da molto tempo: l'idea di creare un istituto del genere risale a più di dieci anni fa, sull'impulso dell'allora ministro svedese per le pari opportunità. Il lavoro è continuato per cinque anni, il dibattito è stato approfondito, tanto che nel 2000 il Consiglio europeo di Nizza aveva riconosciuto la necessità di uno strumento per stimolare lo scambio di esperienze e condividere assieme le informazioni in materia di parità fra uomo e donna.
La Commissione europea ha elaborato uno studio di fattibilità, lo ha poi presentato e un anno fa, l'8 marzo, è stata presa questa decisione. Tale studio è già stato indicato come un lavoro congiunto e molto importante della nostra commissione parlamentare, la quale è intervenuta affinché l'istituto divenisse quello che tutti noi volevamo: uno strumento tecnico molto agile, con il compito di raccordare fra di loro tutti i dati forniti dagli istituti statistici e diffondere tali conoscenze per dare a tutti gli operatori e a tutti coloro che sono chiamati a legiferare e a operare la possibilità di poter fare scelte rispettose di un'ottica di genere.
Qualcuno si chiederà: ma un istituto di genere è proprio necessario? Credo proprio di sì e ce lo confermano i dati che sono sotto gli occhi di tutti. A titolo di esempio la direttiva europea sull'uguaglianza di remunerazione è stata adottata trenta anni fa, nel 1975, ma ancora oggi in Europa abbiamo una disuguaglianza media del 15%, che in alcuni paesi sfiora il 30%.
Contano anche i dati relativi all'occupazione: Lisbona sarà realizzata soltanto se sempre più donne avranno accesso al mercato del lavoro. Per non parlare poi dei problemi della denatalità e della violenza.
A mio parere esiste un bisogno di questo istituto, serve ancora un istituto di genere per le donne, rivolto alle donne. La struttura sarà molto accorpata, ci saranno nove membri nel consiglio di amministrazione, più un rappresentante della Commissione, e un rappresentante per ogni paese nel consiglio consultivo.
Concludo dicendo che le posizioni contrarie sono di due tipi: alcuni vogliono accorpare tutto nell'istituto per i diritti umani, la cui istituzione che è già prevista a Vienna. Se io volessi dare una mano al Commissario Frattini direi di sì, ma credo che le donne non abbiano bisogno di questo. Secondo altri costa troppo, ma allora dico che in Europa abbiamo quattro istituti che si occupano di lavoro e costano sessantasei milioni di euro all'anno; questo ne costerà invece solo otto."@sk18
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Signor Presidente, onorevoli colleghi, aggiungo la mia voce a quella della collega Lissy Gröner per sostenere un voto a questa proposta della Commissione che risponde a un'esigenza sentita in tutti i paesi europei, non solo dalle donne.
In realtà, come è già stato spiegato sia dal Commissario sia dalla collega Gröner, della questione si parla da molto tempo: l'idea di creare un istituto del genere risale a più di dieci anni fa, sull'impulso dell'allora ministro svedese per le pari opportunità. Il lavoro è continuato per cinque anni, il dibattito è stato approfondito, tanto che nel 2000 il Consiglio europeo di Nizza aveva riconosciuto la necessità di uno strumento per stimolare lo scambio di esperienze e condividere assieme le informazioni in materia di parità fra uomo e donna.
La Commissione europea ha elaborato uno studio di fattibilità, lo ha poi presentato e un anno fa, l'8 marzo, è stata presa questa decisione. Tale studio è già stato indicato come un lavoro congiunto e molto importante della nostra commissione parlamentare, la quale è intervenuta affinché l'istituto divenisse quello che tutti noi volevamo: uno strumento tecnico molto agile, con il compito di raccordare fra di loro tutti i dati forniti dagli istituti statistici e diffondere tali conoscenze per dare a tutti gli operatori e a tutti coloro che sono chiamati a legiferare e a operare la possibilità di poter fare scelte rispettose di un'ottica di genere.
Qualcuno si chiederà: ma un istituto di genere è proprio necessario? Credo proprio di sì e ce lo confermano i dati che sono sotto gli occhi di tutti. A titolo di esempio la direttiva europea sull'uguaglianza di remunerazione è stata adottata trenta anni fa, nel 1975, ma ancora oggi in Europa abbiamo una disuguaglianza media del 15%, che in alcuni paesi sfiora il 30%.
Contano anche i dati relativi all'occupazione: Lisbona sarà realizzata soltanto se sempre più donne avranno accesso al mercato del lavoro. Per non parlare poi dei problemi della denatalità e della violenza.
A mio parere esiste un bisogno di questo istituto, serve ancora un istituto di genere per le donne, rivolto alle donne. La struttura sarà molto accorpata, ci saranno nove membri nel consiglio di amministrazione, più un rappresentante della Commissione, e un rappresentante per ogni paese nel consiglio consultivo.
Concludo dicendo che le posizioni contrarie sono di due tipi: alcuni vogliono accorpare tutto nell'istituto per i diritti umani, la cui istituzione che è già prevista a Vienna. Se io volessi dare una mano al Commissario Frattini direi di sì, ma credo che le donne non abbiano bisogno di questo. Secondo altri costa troppo, ma allora dico che in Europa abbiamo quattro istituti che si occupano di lavoro e costano sessantasei milioni di euro all'anno; questo ne costerà invece solo otto."@sl19
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Herr talman, mina damer och herrar! Jag vill ansluta mig till det min kollega, Lissy Gröner, sa till stöd för att rösta för detta förslag från kommissionen, som uppfyller ett behov som finns i alla länder i Europa, och inte bara hos kvinnor.
I verkligheten har, som både kommissionsledamoten och Gröner redan har sagt, den här frågan debatterats länge: idén om att inrätta ett jämställdhetsinstitut har funnits i över tio år, på förslag av den dåvarande svenska jämställdhetsministern. Arbetet fortsatte i fem år, och debatten var grundlig. År 2000 erkände Europeiska rådet i Nice behovet av ett verktyg som kunde främja utbyte av erfarenheter och av att utbyta information om jämställdhet mellan kvinnor och män.
Europeiska kommissionen förberedde en förstudie och presenterade den, och för ett år sedan, den 8 mars, fattades detta beslut. Det har redan nämnts att denna studie var en gemensam och mycket betydelsefull ansträngning av vårt parlamentsutskott, som agerade för att säkerställa att institutet skulle bli så som vi alla vill att det ska bli: ett mycket flexibelt tekniskt instrument med som uppgift att sammanställa alla uppgifter som kommer från statistiska organ och att sprida denna information för att ge alla aktörer och alla de som är ansvariga för lagstiftning och för att agera möjligheten att göra val där genusperspektivet beaktas.
En del människor kommer att fråga sig om det verkligen är nödvändigt att inrätta ett jämställdhetsinstitut. Jag anser definitivt att det är nödvändigt, och det bekräftas av uppgifter som är tillgängliga för alla. Direktivet om lika lön antogs till exempel för 30 år sedan, 1975, men i dag har vi fortfarande en genomsnittlig ojämlikhet i Europa på 15 procent, och i vissa länder ligger siffran på nära 30 procent.
Uppgifterna om sysselsättning talar också sitt tydliga språk: Lissabonmålen kommer bara att bli verklighet om ett växande antal kvinnor får tillgång till arbetsmarknaden, för att inte tala om problemen med födelsetalens nedgång och med våld.
Enligt min uppfattning finns det behov av detta institut. Vi kräver fortfarande ett jämställdhetsinstitut för kvinnor, som riktar sig till kvinnor. Strukturen kommer att vara mycket konsoliderad: styrelsen kommer att ha nio ledamöter, samt en företrädare från kommissionen och en företrädare för varje land i den rådgivande kommittén.
Jag vill avsluta med att säga att motståndet är av två slag: en del människor vill sammanföra allt till ett institut för mänskliga rättigheter, och det finns redan planer på att inrätta ett sådant i Wien. Om jag ville bistå kommissionsledamot Franco Frattini skulle jag instämma, men jag anser att detta inte är vad kvinnor behöver. Andra anser att det skulle kosta för mycket, men mitt svar på det är att vi har fyra organ i Europa som arbetar med sysselsättningsfrågor, och de kostar 66 miljoner euro per år. Det här organet kommer däremot bara att kosta 8 miljoner euro."@sv21
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"Amalia Sartori (PPE-DE ),"5,19,15,1,18,14,11,16,13,12
"relatrice"5,19,15,1,18,14,16,11,13,12
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