Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2005-09-07-Speech-3-008"
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Signor Presidente, onorevoli parlamentari, desidero anzitutto ringraziare il Parlamento europeo per questa occasione così importante, un’occasione nella quale rinnovo a mio titolo e a nome della Commissione, come già fatto altre volte, una partecipazione al dolore di tutti coloro che hanno sofferto nel mondo e soffrono le conseguenze degli attacchi del terrorismo.
Si tratta di una cittadinanza di cui noi europei siamo, non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi, perché è basata sul diritto alla vita, sul diritto al pieno rispetto della dignità umana, sulla parità tra tutte le donne e tutti gli uomini della terra. Tali valori avranno e dovranno avere una risposta politica. Per questo noi, come Commissione, daremo un contributo alla discussione, infatti pubblicheremo tra pochi giorni, il 21 settembre, una comunicazione al Parlamento e al Consiglio sulla radicalizzazione violenta e sul reclutamento del terrorismo.
Dobbiamo poi sviluppare le azioni di cooperazione internazionale: l’Europa, insieme agli attori sulla scena internazionale, accanto agli Stati Uniti, accanto ai paesi del mondo arabo, accanto a tutti coloro che lottano perché, come noi, sono vittime del terrorismo. Lo dobbiamo fare, a mio parere, combattendo ed estirpando i canali e i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo e le organizzazioni terroristiche.
La seconda linea di azione è la linea della protezione. Stiamo lavorando per dare un contributo affinché si possa rendere effettivo un diritto fondamentale, basilare, per i cittadini, precisamente il diritto di vivere sicuri, il diritto di vivere senza paura nella nostra vita quotidiana. Siamo pronti a presentare, entro la fine di quest’anno, un programma europeo per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà un progetto complicato, occorrerà molta ricerca per le tecnologie di sicurezza e per questo stiamo promuovendo un dialogo profondo tra la sfera pubblica e quella privata, poiché è evidente che l’una e l’altra sono compartecipi di un’azione che mira a garantire che le infrastrutture per la vita quotidiana dei cittadini siano più sicure di quanto non siano oggi.
Dobbiamo inoltre mettere in campo una capacità effettiva di reazione, promuovere sempre di più una solida cooperazione tra le autorità investigative e la comunità dell’
per cercare di dar vita ad un vero e proprio
europeo, che punti a sviluppare il principio di disponibilità, fattore decisivo per alimentare quella pratica dello scambio di informazioni che risultano talvolta vitali ove disponibili al fine di prevenire un attacco terroristico.
Questo costituisce un appuntamento tra i tanti, a mio giudizio molto importanti, lungo la strada verso quella fiducia reciproca tra gli Stati membri su cui stiamo lavorando. E’ stato approvato il mandato d’arresto europeo, che si è rivelato un’esperienza di successo come comprovato dall’ultima vicenda di luglio. Il prossimo appuntamento è con il mandato europeo per la raccolta delle prove, altro strumento importante per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri. Proprio sulla fiducia reciproca mettiamo alla prova una capacità operativa di cooperazione che dipende non dalle leggi, ma dalla volontà delle autorità degli Stati membri, dalla volontà politica, anzitutto degli Stati membri, di lavorare insieme. Ove possibile, puntiamo a meno norme ed a più azioni di cooperazione operativa.
Non ci siamo mai stancati di ripetere, l’ho fatto più volte dinanzi a questo Parlamento, che nel pensare e lavorare alla produzione della sicurezza dobbiamo mantenere un bilanciamento forte e concreto tra le esigenze delle investigazioni, il diritto a investigare e a reprimere crimini gravissimi, da un lato, e, dall’altro, altri diritti fondamentali. Intendo chiarire subito perché ho detto “altri diritti”, ritengo infatti il diritto alla sicurezza e quindi il diritto alla vita, il diritto che tutti noi abbiamo di camminare senza paura nelle nostre città, un pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali, uno degli elementi che non può mai mancare in una strategia di bilanciamento tra protezione, prevenzione e garanzie.
Insomma, dobbiamo saper bilanciare anche le attività di investigazione e la difesa, la protezione di quel diritto di ognuno di noi alla riservatezza, la
. Si tratta di un punto essenziale di cui, ovviamente, terremo conto nel presentare le nostre proposte.
Presenteremo una proposta di direttiva relativa alla custodia dei dati per le comunicazioni telefoniche e
ad ottobre presenteremo forse una proposta ancora più significativa politicamente: la prima proposta organica in materia di protezione dei dati nel cosiddetto terzo pilastro, cioè in materia di cooperazione tra le forze di polizia ed investigative. Quest’ultima proposta potrebbe istituire per la prima volta in Europa un quadro istituzionale davvero europeo che ancora non c’è, come voi sapete, per garantire la riservatezza della vita privata delle persone.
Discuteremo sul contenuto delle proposte per trattenere i dati personali, vi sarà anzitutto, tra le altre garanzie, la garanzia chiara che i dati potranno essere utilizzati solo per un certo periodo a partire dalla loro raccolta, esclusivamente per obiettivi specifici e solo sotto il controllo e la vigilanza di autorità libere ed indipendenti, anzitutto le autorità giudiziarie di investigazione. Basta pensare che oggi vi esistono venticinque regimi giuridici diversi in Europa su questa materia: vi sono paesi membri che custodiscono i dati fino ad alcuni anni, altri che non pongono alla disposizione delle investigazioni i medesimi dati perché li distruggono subito; infine, come il Ministro Clarke ha detto, addirittura casi in cui una compagnia trattiene e custodisce i dati del traffico telefonico dei propri utenti ed un’altra compagnia non lo fa.
Tutti noi dobbiamo quindi capire che solamente l’armonizzazione di un quadro europeo ci può rendere più forti anche in questo settore estremamente sensibile. Dobbiamo essere consapevoli che siamo impegnati in una lotta contro il tempo, la sicurezza non aspetta noi e noi non possiamo permetterci di regalare tempo a coloro che, senza volto, ci vogliono colpire. Occorre comprensione, ma anche determinazione.
Vorrei inoltre, se me lo permettete, congratularmi anche con Charles Clarke per il suo impegno, per le azioni messe in campo in una situazione terribile e complessa e per quello che voi inglesi avete fatto a luglio e che esprimete con una parola che a me piace moltissimo
.
Alle Istituzioni europee, a questa nostra Europa dopo la crisi del
è stata inferta un’ulteriore ferita, un attacco al cuore nelle nostre città. Capiamo molto bene quanto sia importante oggi la risposta, quanto una risposta effettiva ed equilibrata conti per il futuro dell’idea dell’Europa e soprattutto per i nostri cittadini. Per tale motivo condivido l’esigenza e l’urgenza di decidere, espressa dal Ministro Clarke, ma ritengo anche essenziale che il Parlamento assuma un ruolo da protagonista a pieno titolo in questa impresa e che in questo momento, più che in altri, sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità, anzitutto attraverso iniziative conformi a quanto previsto dal trattato.
In conclusione, dobbiamo dimostrare una comune buona volontà, l’Europa con le sue Istituzioni, questo Parlamento, il Consiglio, la Commissione. Non si tratta soltanto del nostro destino comune, dobbiamo anche rendere l’Europa protagonista della politica, cioè dare una risposta ai nostri cittadini.
La nostra Unione europea, i cittadini, le Istituzioni e gli Stati membri dell’Unione europea, soltanto la nostra Unione, può fare la differenza in una battaglia che nessuno, nessuno Stato, per quanto forte, orgoglioso, preparato, può neanche pensare di vincere da solo.
Qui, proprio qui e soltanto insieme, possiamo e potremo ottenere quel successo contro i nemici della nostra democrazia, potremo dimostrare in concreto la nostra solidarietà, la nostra vicinanza profonda a tutte le vittime del terrorismo, quelle dell’Europa, degli Stati Uniti, del Medio Oriente, dei tanti paesi arabi che sono stati più volte anche loro colpiti dal terrorismo.
Il nostro compito, l’impegno che abbiamo e dobbiamo oggi assumere di fronte ai cittadini dei venticinque paesi membri, è di promuovere, nella lotta al terrorismo, una strategia complessiva, che a mio parere si può e si deve fondare su tre grandi linee direttrici: la prevenzione, la protezione e la reazione.
L’Europa non può e non deve mancare a un simile appuntamento, perché di fronte ad una minaccia che continua e che rimarrà elevata, di fronte alle sfide del terrorismo, dopo New York, Madrid, Londra, dopo tanti attacchi al cuore di paesi arabi amici e vicini, l’Europa oggi ha un’occasione di essere ciò che la ragione, ma anche il sentimento dei suoi cittadini da tempo aspettano.
Ci viene chiesto di essere protagonisti autorevoli sulla scena politica internazionale, protagonisti di una sfida che si presenta purtroppo lunga, ma decisiva per il futuro dell’esistenza delle nostre democrazie. A mio parere, occorre innanzitutto una risposta politica, non una risposta fatta di leggi speciali e di leggi di emergenza; occorre una visione per il futuro di un’Europa che sia al tempo stesso terra della sicurezza e terra dei diritti.
Questa prima risposta, a mio avviso, si chiama prevenzione. Prima di tutto una prevenzione che colpisca il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo, il quale attacca e rinnega i valori cardine dell’Europa e delle democrazie, attacca i diritti fondamentali dei cittadini, ossia un pilastro della costruzione dell’Unione europea.
Occorre mettere a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dei terroristi. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare alimentando un dialogo aperto con le comunità, sia quelle religiose sia quelle laiche, e naturalmente con i paesi del mondo arabo islamico, al fine di far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale alla quale tutti siamo chiamati ad appartenere."@it12
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"Signor Presidente, onorevoli parlamentari, desidero anzitutto ringraziare il Parlamento europeo per questa occasione così importante, un'occasione nella quale rinnovo a mio titolo e a nome della Commissione, come già fatto altre volte, una partecipazione al dolore di tutti coloro che hanno sofferto nel mondo e soffrono le conseguenze degli attacchi del terrorismo.
Si tratta di una cittadinanza di cui noi europei siamo, non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi, perché è basata sul diritto alla vita, sul diritto al pieno rispetto della dignità umana, sulla parità tra tutte le donne e tutti gli uomini della terra. Tali valori avranno e dovranno avere una risposta politica. Per questo noi, come Commissione, daremo un contributo alla discussione, infatti pubblicheremo tra pochi giorni, il 21 settembre, una comunicazione al Parlamento e al Consiglio sulla radicalizzazione violenta e sul reclutamento del terrorismo.
Dobbiamo poi sviluppare le azioni di cooperazione internazionale: l'Europa, insieme agli attori sulla scena internazionale, accanto agli Stati Uniti, accanto ai paesi del mondo arabo, accanto a tutti coloro che lottano perché, come noi, sono vittime del terrorismo. Lo dobbiamo fare, a mio parere, combattendo ed estirpando i canali e i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo e le organizzazioni terroristiche.
La seconda linea di azione è la linea della protezione. Stiamo lavorando per dare un contributo affinché si possa rendere effettivo un diritto fondamentale, basilare, per i cittadini, precisamente il diritto di vivere sicuri, il diritto di vivere senza paura nella nostra vita quotidiana. Siamo pronti a presentare, entro la fine di quest'anno, un programma europeo per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà un progetto complicato, occorrerà molta ricerca per le tecnologie di sicurezza e per questo stiamo promuovendo un dialogo profondo tra la sfera pubblica e quella privata, poiché è evidente che l'una e l'altra sono compartecipi di un'azione che mira a garantire che le infrastrutture per la vita quotidiana dei cittadini siano più sicure di quanto non siano oggi.
Dobbiamo inoltre mettere in campo una capacità effettiva di reazione, promuovere sempre di più una solida cooperazione tra le autorità investigative e la comunità dell'
per cercare di dar vita ad un vero e proprio
europeo, che punti a sviluppare il principio di disponibilità, fattore decisivo per alimentare quella pratica dello scambio di informazioni che risultano talvolta vitali ove disponibili al fine di prevenire un attacco terroristico.
Questo costituisce un appuntamento tra i tanti, a mio giudizio molto importanti, lungo la strada verso quella fiducia reciproca tra gli Stati membri su cui stiamo lavorando. E' stato approvato il mandato d'arresto europeo, che si è rivelato un'esperienza di successo come comprovato dall'ultima vicenda di luglio. Il prossimo appuntamento è con il mandato europeo per la raccolta delle prove, altro strumento importante per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri. Proprio sulla fiducia reciproca mettiamo alla prova una capacità operativa di cooperazione che dipende non dalle leggi, ma dalla volontà delle autorità degli Stati membri, dalla volontà politica, anzitutto degli Stati membri, di lavorare insieme. Ove possibile, puntiamo a meno norme ed a più azioni di cooperazione operativa.
Non ci siamo mai stancati di ripetere, l'ho fatto più volte dinanzi a questo Parlamento, che nel pensare e lavorare alla produzione della sicurezza dobbiamo mantenere un bilanciamento forte e concreto tra le esigenze delle investigazioni, il diritto a investigare e a reprimere crimini gravissimi, da un lato, e, dall'altro, altri diritti fondamentali. Intendo chiarire subito perché ho detto "altri diritti", ritengo infatti il diritto alla sicurezza e quindi il diritto alla vita, il diritto che tutti noi abbiamo di camminare senza paura nelle nostre città, un pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali, uno degli elementi che non può mai mancare in una strategia di bilanciamento tra protezione, prevenzione e garanzie.
Insomma, dobbiamo saper bilanciare anche le attività di investigazione e la difesa, la protezione di quel diritto di ognuno di noi alla riservatezza, la
. Si tratta di un punto essenziale di cui, ovviamente, terremo conto nel presentare le nostre proposte.
Presenteremo una proposta di direttiva relativa alla custodia dei dati per le comunicazioni telefoniche e
ad ottobre presenteremo forse una proposta ancora più significativa politicamente: la prima proposta organica in materia di protezione dei dati nel cosiddetto terzo pilastro, cioè in materia di cooperazione tra le forze di polizia ed investigative. Quest'ultima proposta potrebbe istituire per la prima volta in Europa un quadro istituzionale davvero europeo che ancora non c'è, come voi sapete, per garantire la riservatezza della vita privata delle persone.
Discuteremo sul contenuto delle proposte per trattenere i dati personali, vi sarà anzitutto, tra le altre garanzie, la garanzia chiara che i dati potranno essere utilizzati solo per un certo periodo a partire dalla loro raccolta, esclusivamente per obiettivi specifici e solo sotto il controllo e la vigilanza di autorità libere ed indipendenti, anzitutto le autorità giudiziarie di investigazione. Basta pensare che oggi vi esistono venticinque regimi giuridici diversi in Europa su questa materia: vi sono paesi membri che custodiscono i dati fino ad alcuni anni, altri che non pongono alla disposizione delle investigazioni i medesimi dati perché li distruggono subito; infine, come il Ministro Clarke ha detto, addirittura casi in cui una compagnia trattiene e custodisce i dati del traffico telefonico dei propri utenti ed un'altra compagnia non lo fa.
Tutti noi dobbiamo quindi capire che solamente l'armonizzazione di un quadro europeo ci può rendere più forti anche in questo settore estremamente sensibile. Dobbiamo essere consapevoli che siamo impegnati in una lotta contro il tempo, la sicurezza non aspetta noi e noi non possiamo permetterci di regalare tempo a coloro che, senza volto, ci vogliono colpire. Occorre comprensione, ma anche determinazione.
Vorrei inoltre, se me lo permettete, congratularmi anche con Charles Clarke per il suo impegno, per le azioni messe in campo in una situazione terribile e complessa e per quello che voi inglesi avete fatto a luglio e che esprimete con una parola che a me piace moltissimo
.
Alle Istituzioni europee, a questa nostra Europa dopo la crisi del
è stata inferta un'ulteriore ferita, un attacco al cuore nelle nostre città. Capiamo molto bene quanto sia importante oggi la risposta, quanto una risposta effettiva ed equilibrata conti per il futuro dell'idea dell'Europa e soprattutto per i nostri cittadini. Per tale motivo condivido l'esigenza e l'urgenza di decidere, espressa dal Ministro Clarke, ma ritengo anche essenziale che il Parlamento assuma un ruolo da protagonista a pieno titolo in questa impresa e che in questo momento, più che in altri, sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità, anzitutto attraverso iniziative conformi a quanto previsto dal trattato.
In conclusione, dobbiamo dimostrare una comune buona volontà, l'Europa con le sue Istituzioni, questo Parlamento, il Consiglio, la Commissione. Non si tratta soltanto del nostro destino comune, dobbiamo anche rendere l'Europa protagonista della politica, cioè dare una risposta ai nostri cittadini.
La nostra Unione europea, i cittadini, le Istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea, soltanto la nostra Unione, può fare la differenza in una battaglia che nessuno, nessuno Stato, per quanto forte, orgoglioso, preparato, può neanche pensare di vincere da solo.
Qui, proprio qui e soltanto insieme, possiamo e potremo ottenere quel successo contro i nemici della nostra democrazia, potremo dimostrare in concreto la nostra solidarietà, la nostra vicinanza profonda a tutte le vittime del terrorismo, quelle dell'Europa, degli Stati Uniti, del Medio Oriente, dei tanti paesi arabi che sono stati più volte anche loro colpiti dal terrorismo.
Il nostro compito, l'impegno che abbiamo e dobbiamo oggi assumere di fronte ai cittadini dei venticinque paesi membri, è di promuovere, nella lotta al terrorismo, una strategia complessiva, che a mio parere si può e si deve fondare su tre grandi linee direttrici: la prevenzione, la protezione e la reazione.
L'Europa non può e non deve mancare a un simile appuntamento, perché di fronte ad una minaccia che continua e che rimarrà elevata, di fronte alle sfide del terrorismo, dopo New York, Madrid, Londra, dopo tanti attacchi al cuore di paesi arabi amici e vicini, l'Europa oggi ha un'occasione di essere ciò che la ragione, ma anche il sentimento dei suoi cittadini da tempo aspettano.
Ci viene chiesto di essere protagonisti autorevoli sulla scena politica internazionale, protagonisti di una sfida che si presenta purtroppo lunga, ma decisiva per il futuro dell'esistenza delle nostre democrazie. A mio parere, occorre innanzitutto una risposta politica, non una risposta fatta di leggi speciali e di leggi di emergenza; occorre una visione per il futuro di un'Europa che sia al tempo stesso terra della sicurezza e terra dei diritti.
Questa prima risposta, a mio avviso, si chiama prevenzione. Prima di tutto una prevenzione che colpisca il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo, il quale attacca e rinnega i valori cardine dell'Europa e delle democrazie, attacca i diritti fondamentali dei cittadini, ossia un pilastro della costruzione dell'Unione europea.
Occorre mettere a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dei terroristi. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare alimentando un dialogo aperto con le comunità, sia quelle religiose sia quelle laiche, e naturalmente con i paesi del mondo arabo islamico, al fine di far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale alla quale tutti siamo chiamati ad appartenere."@cs1
"Hr. formand, mine damer og herrer, først vil jeg gerne takke Europa-Parlamentet for denne vigtige lejlighed. Jeg vil gerne benytte lejligheden til endnu en gang på egne og Kommissionens vegne - sådan som jeg har gjort tidligere - at give udtryk for vores deltagelse i den smerte, som alle de, der har lidt og lider under terrorismens konsekvenser i hele verden, føler.
Det er et borgerskab, som vi europæere ikke alene er stolte af, men også er de nidkære vogtere af, eftersom det bygger på retten til livet, retten til fuld respekt for den menneskelige værdighed og lighed mellem alle verdens mænd og kvinder. Disse værdier bør og vil få et politisk svar. Derfor giver vi i Kommissionen et bidrag til debatten, idet vi om få dage, nemlig den 21. september, offentliggør en meddelelse til Parlamentet og Rådet om voldelig radikalisering og rekruttering til terrorisme.
Vi skal desuden fremme de internationale samarbejdsaktioner, hvor Europa står sammen med aktørerne på den internationale scene og således står side om side med USA, de arabiske lande og alle dem, som kæmper, fordi de ligesom os er ofre for terrorisme. Det skal vi efter min mening gøre ved at bekæmpe og fjerne de kanaler og finansieringsstrømme, der giver næring til terrorismen og terrororganisationerne.
Den anden aktionslinje er beskyttelse. Vi gør en indsats for at gøre en af borgernes fundamentale og grundlæggende rettigheder effektiv, nemlig retten til at leve sikkert og retten til at leve uden angst i dagligdagen. Vi er klar til inden årets udgang at fremlægge et europæisk program for at forbedre beskyttelsen af de kritiske infrastrukturer. Det bliver et kompliceret projekt, som kræver en omfattende forskning i sikkerhedsteknologier, og derfor fremmer vi i øjeblikket en indgående dialog mellem den offentlige og den private sektor. Der er nemlig ingen tvivl om, at de begge skal deltage i en indsats, som har til formål at sikre, at infrastrukturerne i borgernes dagligdag bliver mere sikre, end de er i dag.
Derudover skal vi sørge for et reelt beredskab og i stadig større grad fremme et solidt samarbejde mellem efterforskningsmyndighederne og efterretningstjenesterne, idet vi forsøger at oprette et egentligt europæisk netværk, der tager sigte på at fremme disponibilitetsprincippet, som er afgørende for at give næring til udvekslingen af informationer, der - når sådanne informationer er til rådighed - undertiden er af væsentlig betydning for at hindre et terrorangreb.
Det er en af de mange foranstaltninger, der efter min mening er meget vigtige for at opnå den gensidige tillid mellem medlemsstaterne, som vi arbejder på i øjeblikket. Vi har indført den europæiske arrestordre, der har vist sig at være en succes, hvilket begivenhederne i juli understregede. Den næste foranstaltning er den europæiske bevissikringskendelse, som er et andet vigtigt instrument til at forbedre den gensidige tillid mellem medlemsstaternes myndigheder. Netop med hensyn til den gensidige tillid sætter vi en operativ samarbejdsevne på prøve, der ikke afhænger af lovgivningen, men af medlemsstaternes myndigheders vilje og ikke mindst af medlemsstaternes politiske vilje til at samarbejde. Vi vil så vidt muligt satse på færre bestemmelser og flere operative samarbejdsaktioner.
Vi bliver aldrig trætte af at gentage - hvilket jeg har gjort flere gange over for Parlamentet - at når vi tænker på og arbejder for at skabe sikkerhed, skal der stadig være en klar og konkret balance mellem efterforskningsbehovet og retten til at efterforske og straffe meget alvorlige forbrydelser på den ene side og andre grundlæggende rettigheder på den anden side. Jeg vil straks forklare, hvorfor jeg siger "andre rettigheder". Jeg er nemlig af den opfattelse, at retten til sikkerhed og således retten til livet - den ret, som vi alle har til at kunne færdes uden frygt i vores byer - er en af de søjler, som de grundlæggende rettigheder hviler på og et af de elementer, der aldrig må mangle i en strategi, hvor der skal være balance mellem beskyttelse, forebyggelse og garantier.
Vi skal kort sagt også forstå at finde en balance mellem efterforskningsaktiviteterne og beskyttelsen af den ret, som vi alle har til fortrolighed og til privatlivets fred. Det er et væsentligt punkt, som vi naturligvis vil tage højde for, når vi stiller vores forslag.
Vi vil stille et forslag til direktiv om databeskyttelse i forbindelse med telefon- og internetkommunikation, og til oktober stiller vi et forslag, der måske har endnu større politisk betydning, nemlig det første sammenfattende forslag om databeskyttelse inden for den såkaldte tredje søjle, dvs. med hensyn til samarbejdet mellem politistyrkerne og efterforskningsorganerne. Sidstnævnte forslag kunne for første gang i Europa indføre et virkelig europæisk institutionelt grundlag - hvilket vi som bekendt endnu ikke har - med det formål at sikre privatlivets fred.
Vi skal drøfte indholdet i forslagene om tilbageholdelse af personoplysninger, og en af de vigtigste garantier, der gives, er en klar garanti for, at oplysningerne udelukkende må anvendes i en vis periode efter deres indhentning, kun til specifikke formål og kun under kontrol og opsyn fra frie og uafhængige myndigheder, først og fremmest de retsmyndigheder, der foretager efterforskningen. Tænk blot på, at der i dag eksisterer 25 forskellige lovgivninger i Europa på dette område. Nogle medlemsstater opbevarer oplysningerne i op til et par år, og andre stiller ikke disse oplysninger til rådighed for efterforskningen, da de bliver destrueret med det samme. Endelig er der, sådan som hr. Clarke sagde, ligefrem nogle tilfælde, hvor det ene selskab tilbageholder og opbevarer oplysningerne om brugernes telefontrafik, mens det andet selskab ikke gør det.
Derfor er vi alle nødt til at forstå, at kun harmoniserede europæiske rammer også stiller os stærkere på dette yderst følsomme område. Vi skal være klar over, at det er en kamp mod tiden. Sikkerheden venter ikke på os, og vi kan ikke tillade os at give de anonyme personer et forspring, som ønsker at ramme os. Vi skal vise forståelse, men også beslutsomhed.
Tillad mig desuden også at lykønske Charles Clarke med hans indsats, med de foranstaltninger, der blev truffet i en forfærdelig og kompleks situation, og med det, som englænderne gjorde i juli, og som De giver udtryk for med et ord, jeg holder meget af, nemlig
ukuelighed.
EU-institutionerne og Europa er efter folkeafstemningskrisen blevet udsat for endnu et angreb, der ramte midt i vores byers hjerte. Vi forstår udmærket, hvor vigtigt det er at gøre en indsats i dag, og hvor stor en betydning en reel og velafbalanceret indsats har for den europæiske idés fremtid og ikke mindst for de europæiske borgere. Derfor er jeg enig i, at det er tvingende nødvendigt at træffe en beslutning, sådan som hr. Clarke gav udtryk for, men efter min mening er det også vigtigt, at Parlamentet til fulde kommer til at spille en hovedrolle i dette foretagende, og at det nu mere end nogensinde fuldt ud deltager i et institutionsforløb, som muliggør den størst mulige debat og ansvarsdeling, ikke mindst ved hjælp af initiativer, der er i overensstemmelse med traktatens bestemmelser.
Endelig skal vi vise vores fælles vilje - Europa og EU-institutionerne, Parlamentet, Rådet og Kommissionen. Det drejer sig ikke blot om vores fælles fremtid, men også om, at Europa skal spille en politisk hovedrolle, dvs. give borgerne et svar.
Det er kun EU - borgerne, institutionerne og medlemsstaterne - der kan gøre en forskel i en kamp, som intet land, uanset hvor stærkt, stolt og forberedt det er, har skyggen af en chance for at vinde alene.
Netop her og kun i fællesskab kan og vil vi kunne vinde over fjenderne af vores demokrati og konkret vise vores solidaritet og dybe medfølelse med alle terrorismens ofre, både i Europa, USA, Mellemøsten og de mange arabiske lande, der også er blevet ramt af terrorismen flere gange.
Den opgave og pligt, som vi skal påtage os over for borgerne i de 25 medlemsstater, er at iværksætte en samlet strategi i bekæmpelsen af terrorisme. Denne strategi må og skal efter min opfattelse bygge på tre overordnede retningslinjer, nemlig forebyggelse, beskyttelse og reaktion.
Europa må absolut ikke undlade at gøre en sådan indsats, for når det gælder en trussel, som fortsætter, og som bliver ved med at være alvorlig, og når det gælder terrorismens udfordringer efter New York, Madrid, London og en lang række angreb centrale steder i arabiske lande, der er vores venner og nabolande, har Europa i dag lejlighed til at være det, som borgerne med deres fornuft, men også med deres følelser har forventet længe.
Man beder os om at spille en kompetent hovedrolle på den internationale politiske scene, nemlig en hovedrolle i en udfordring, som desværre ser ud til at være langvarig, men som er afgørende for vores demokratiers fremtid. Efter min mening er det navnlig nødvendigt med en politisk løsning og ikke en løsning, der består af særlove og nødlove. Det er nødvendigt med en fremtidsvision for et Europa, som både er et område med sikkerhed og rettigheder.
Den første løsning er efter min opfattelse forebyggelse. Vi skal først og fremmest sørge for en forebyggelse, der rammer den politiske struktur i et internationalt terrornet, som angriber og forkaster Europas og demokratiernes centrale værdier, og som angriber borgernes grundlæggende rettigheder, dvs. en grundpille i EU's opbygning.
Vi skal blotlægge de dybe rødder, som den voldelige radikalisering og terroristernes rekruttering har. Det kan og skal vi gøre ved at fremme en åben dialog med både de religiøse og verdslige samfund og naturligvis også med de arabiske og muslimske lande, så vi skaber et fælles værdigrundlag og et sandt universelt borgerskab, som vi alle skal tilhøre."@da2
".
Herr Präsident, meine Damen und Herren Abgeordneten! Zunächst möchte ich dem Europäischen Parlament für diese wichtige Möglichkeit danken, noch einmal, wie dies bereits bei anderen Gelegenheiten geschehen ist, in meinem Namen und im Namen der Kommission denjenigen unser Mitgefühl auszusprechen, die in der ganzen Welt unter den Folgen von Terroranschlägen gelitten haben und noch leiden.
Es geht um Bürgerrechte, deren stolze, aber auch eifersüchtige Wächter wir Europäer sind, denn sie stützen sich auf das Recht auf Leben, auf das Recht auf uneingeschränkte Wahrung der menschlichen Würde, auf Gleichbehandlung aller Frauen und Männer in der Welt. Diese Werte werden und müssen auf politischer Ebene zum Ausdruck kommen. Wir, die Kommission, werden daher unseren Beitrag zu der Debatte leisten: In einigen Tagen, am 21. September, werden wir eine Mitteilung an das Parlament und den Rat über die Radikalisierung gewaltbereiter Personen und die Rekrutierung von Terroristen veröffentlichen.
Anschließend müssen wir internationale Maßnahmen der Zusammenarbeit entwickeln. Europa soll mit internationalen Akteuren, mit den USA, den Ländern der arabischen Welt, mit all jenen zusammenarbeiten, die einen Kampf führen, weil sie, wie wir, Opfer des Terrorismus sind. Dazu müssen wir meiner Meinung nach die Finanzströme unterbinden und die Geldquellen zum Versiegen bringen, die den Terrorismus und terroristische Organisationen versorgen.
Der zweite Aktionsbereich betrifft Schutzmaßnahmen. Wir arbeiten daran, dass die Bürger in den Genuss eines elementaren, grundlegenden Rechts kommen, des Rechts auf ein Leben in Sicherheit, des Rechts, unser tägliches Leben ohne Angst zu leben. Bis Ende des Jahres werden wir in der Lage sein, ein europäisches Programm zur Verbesserung des Schutzes besonders gefährdeter Infrastrukturen vorzulegen. Dies ist ein kompliziertes Vorhaben, das umfangreiche Forschungsarbeiten im Bereich der Sicherheitstechnologie erfordert. Daher unterstützen wir einen eingehenden Dialog zwischen öffentlichem und privatem Sektor, denn beide sind an dem Projekt beteiligt, die Infrastruktur für das tägliche Leben der Menschen sicherer zu machen.
Ferner müssen wir effiziente Reaktionsfähigkeiten entwickeln und verstärkt eine effiziente Zusammenarbeit zwischen den Ermittlungsbehörden und den Nachrichtendiensten fördern. Wir wollen versuchen, ein funktionierendes regelrechtes europäisches Netz einzurichten, um das Prinzip der Verfügbarkeit auszubauen, das bei der Förderung des Informationsaustauschs von entscheidender Bedeutung ist, denn sind Informationen verfügbar, kann dies zuweilen maßgeblich zur Verhinderung von Terroranschlägen beitragen.
Dies ist eine von vielen Aufgaben, die meines Erachtens sehr wichtig für unser Ziel sind, gegenseitiges Vertrauen zwischen den Mitgliedstaaten zu schaffen. Der europäische Haftbefehl wurde angenommen, und er hat sich als Erfolg erwiesen, wie die jüngsten Ereignisse im Juli gezeigt haben. Die nächste Aufgabe wird die europäische Beweisanordnung sein, ein weiteres wichtiges Mittel zur Verbesserung des gegenseitigen Vertrauens zwischen den Behörden der Mitgliedstaaten. Im Hinblick auf die Frage des gegenseitigen Vertrauens erproben wir eine effiziente Kooperationsfähigkeit, die nicht von Gesetzen abhängig ist, sondern vom Willen der Behörden der Mitgliedstaaten, vor allem dem politischen Willen der Mitgliedstaaten, zusammenzuarbeiten. Wo immer dies möglich ist, streben wir weniger Gesetze und mehr Maßnahmen der operationellen Zusammenarbeit an.
Wir wiederholen unablässig – wie ich es mehrfach hier im Parlament getan habe –, dass wir bei den Überlegungen über bzw. der Arbeit an einer Verbesserung der Sicherheit ein solides, konkretes Gleichgewicht zwischen den Erfordernissen der Ermittlungsarbeit – dem Recht, Ermittlungen anzustellen und Kapitalverbrechen zu verhindern – auf der einen Seite und anderen Grundrechten auf der anderen Seite bewahren müssen. Ich möchte sofort erklären, warum ich „andere“ Rechte sage: Ich glaube, dass das Recht auf Sicherheit und damit das Recht auf Leben, unser aller Recht, uns ohne Angst in unseren Städten zu bewegen, ein Pfeiler ist, auf dem unsere grundlegenden Rechte ruhen. Es ist eines der Elemente, das nie bei einer Strategie fehlen darf, bei der Schutz, Verhütung und Sicherheitsmaßnahmen in einem ausgewogenen Verhältnis zueinander stehen.
Kurz gesagt, wir müssen eine Balance zwischen den Ermittlungstätigkeiten und der Verteidigung bzw. dem Schutz unseres Rechts auf Privatsphäre herzustellen verstehen. Dies ist ein wesentlicher Punkt, den wir bei der Ausarbeitung unserer Vorschläge selbstverständlich berücksichtigen werden.
Wir werden einen Vorschlag für eine Richtlinie über die Speicherung von Telekommunikations- und Internetdaten unterbreiten. Im Oktober werden wir einen Vorschlag vorlegen, der politisch vielleicht noch bedeutsamer ist: den ersten strukturierten Vorschlag zum Datenschutz innerhalb des so genannten dritten Pfeilers, d. h. im Bereich der Zusammenarbeit zwischen Polizei- und Ermittlungsbehörden. Mit dem letztgenannten Vorschlag könnte zum ersten Mal in Europa ein echter europäischer institutioneller Rahmen für den Schutz der Privatsphäre von Personen geschaffen werden; wie Sie wissen, besteht ein solcher Rahmen bisher nicht.
Wir werden den Inhalt von Vorschlägen über die Speicherung personenbezogener Daten erörtern. Neben anderen Schutzbestimmungen wird es vor allem eine eindeutige Garantie geben, dass Daten nur für einen bestimmten Zeitraum nach ihrer Erfassung, nur für bestimmte Zwecke und nur unter der Kontrolle und Überwachung freier und unabhängiger Stellen, vor allem der ermittelnden Justizbehörden, verwendet werden dürfen. Es sei daran erinnert, dass in Europa derzeit 25 verschiedene Regelungen zu diesem Thema bestehen: Es gibt Mitgliedstaaten, die Daten bis zu mehreren Jahren aufbewahren, wohingegen andere die gleichen Daten den Ermittlern nicht zur Verfügung stellen, weil sie sie sofort vernichten. Schließlich gibt es, wie Herr Clarke sagte, auch den Fall, dass eine Gesellschaft Telefonverbindungsdaten ihrer Kunden erfasst und speichert und eine andere Gesellschaft nicht.
Uns muss daher allen klar sein, dass nur die Harmonisierung eines europäischen Rahmens uns in diesem äußerst sensiblen Bereich stärker machen kann. Wir müssen uns bewusst sein, dass wir gegen die Zeit kämpfen: Die Sicherheit kann nicht auf uns warten, und wir können es uns nicht leisten, diesen gesichtslosen Menschen, die uns angreifen wollen, mehr Zeit zu geben. Es ist Verständnis notwendig, aber auch Entschlossenheit.
Ferner möchte ich Charles Clarke zu seinem Engagement, zu den in einer schrecklichen und komplexen Situation ergriffenen Maßnahmen sowie dazu beglückwünschen, wie Ihr Engländer im Juli reagiert habt, was im Vereinigten Königreich mit einem Wort beschrieben wird, das mir sehr gefällt, nämlich Resolutheit.
Die europäischen Institutionen, unser Europa, das gerade von der Krise der Referenden getroffen wurde, haben einen weiteren Schlag erlitten, einen Angriff im Herzen unserer Städte. Wir sind uns sehr bewusst, wie wichtig unsere Reaktion nun ist und wie sehr eine effiziente, ausgewogene Reaktion der Zukunft des europäischen Projekts und vor allem unseren Bürgern nutzen wird. Daher teile ich die Ansicht, dass wir, wie Herr Clarke sagte, dringend eine Entscheidung treffen müssen. Ich halte es jedoch auch für wesentlich, dass das Parlament dieses Mal in jedem Fall eine führende Rolle bei diesem Vorhaben spielt, mehr als bei anderen Gelegenheiten, und dass es an einem institutionellen Verfahren voll beteiligt wird, das ein Maximum an Dialog und gemeinsam getragener Verantwortung ermöglicht, insbesondere durch Initiativen, die in Übereinstimmung mit dem Vertrag ergriffen werden.
Wir müssen – und damit komme ich zum Schluss – unseren gemeinsamen guten Willen unter Beweis stellen: Europa und seine Organe – dieses Parlament, der Rat und die Kommission. Es ist nicht nur eine Frage unseres gemeinsamen Schicksals. Wir müssen auch dafür sorgen, dass Europa die politische Führung übernimmt, das heißt, unseren Bürgern eine Antwort gibt.
Nur unsere Europäische Union – die Bürger, die Institutionen und die Mitgliedstaten, die die Europäische Union ausmachen – hat ganz andere Möglichkeiten bei einem Kampf, den kein einzelner Staat jemals aus eigenen Kräften gewinnen kann, ganz gleich, wie stark, stolz oder gut vorbereitet er auch sein mag.
Nur hier, nur an diesem Ort und gemeinsam können wir nun und in Zukunft den Kampf gegen die Feinde unserer Demokratie gewinnen, können wir unsere Solidarität und unser tiefes Mitgefühl mit allen Opfern des Terrorismus konkret unter Beweis stellen, sei es in Europa, den Vereinigten Staaten, im Nahen Osten oder in den vielen arabischen Ländern, die ebenfalls häufig Ziel terroristischer Angriffe geworden sind.
Unsere Aufgabe, die Verpflichtung, die wir übernommen haben und heute gegenüber den Bürgern der 25 Mitgliedstaaten erneut übernehmen müssen, besteht darin, eine umfassende Strategie zur Bekämpfung des Terrorismus voranzutreiben. Meines Erachtens können und müssen dieser Strategie drei Hauptprinzipien zugrunde liegen: Prävention, Schutz und Reaktion.
Europa kann und darf bei dieser Aufgabe nicht scheitern, denn angesichts einer Bedrohung, die ernst ist und bleiben wird, angesichts der Kampfansagen des Terrorismus nach den Ereignissen von New York, Madrid und London und all den Anschlägen im Herzen befreundeter arabischer Nachbarländer, hat Europa nun die Gelegenheit, den rationalen und emotionalen Erwartungen gerecht zu werden, die seine Bürger seit langem hegen.
Wir sind dazu aufgefordert, als angesehene führende Kraft auf der internationalen politischen Bühne eine Aufgabe zu übernehmen, die sich leider hinzuziehen droht, die aber für den Fortbestand unserer Demokratie entscheidend ist. Meines Erachtens ist vor allem eine politische Antwort nötig und keine Antwort in Form von Sonder- oder Notstandsgesetzen; wir brauchen eine Vision für die Zukunft eines Europa, das zugleich ein Ort der Sicherheit und der Rechte ist.
Die erste Antwort heißt meines Erachtens Verhütung. Ziel ist es vor allem, gegen die politische Ausformung eines internationalen Terroristennetzes vorzugehen, das die Grundwerte Europas und der Demokratien angreift und ablehnt, das die Grundrechte der Bürger angreift – einen der Grundpfeiler der europäischen Integration.
Wir müssen die tief liegenden Wurzeln der Radikalisierung gewaltbereiter Personen und der Rekrutierung von Terroristen freilegen. Wir wollen und müssen dies tun, indem wir einen offenen Dialog sowohl mit religiösen als auch säkularen Gemeinschaften und natürlich mit den Ländern der arabisch-islamischen Welt fördern, um eine gemeinsame Grundlage für Werte, für wahrhaftige universelle Bürgerrechte zu schaffen, die wir alle gemeinsam besitzen sollen."@de9
"Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι, θα ήθελα καταρχάς να ευχαριστήσω το Ευρωπαϊκό Κοινοβούλιο για τη σημαντική αυτή συζήτηση, στην οποία, όπως έπραξα ήδη σε άλλες περιστάσεις, εκφράζω για μία ακόμη φορά εκ μέρους της Επιτροπής και εμού προσωπικά τη συμπάθεια που αισθανόμαστε για την οδύνη όλων όσοι υπέφεραν και υποφέρουν ακόμη από τις συνέπειες των τρομοκρατικών επιθέσεων.
Πρόκειται για μια κοινότητα της οποίας εμείς, οι Ευρωπαίοι, είμαστε οι υπερήφανοι, αλλά και πιστοί θεματοφύλακες, καθώς βασίζεται στο δικαίωμα στη ζωή, στον πλήρη σεβασμό της ανθρώπινης αξιοπρέπειας, στην ισότητα μεταξύ όλων των γυναικών και των ανδρών του πλανήτη. Οι αξίες αυτές θα λάβουν και πρέπει να λάβουν πολιτική απάντηση. Για τον λόγο αυτόν εμείς, ως Επιτροπή, θα συμβάλουμε στη συζήτηση δημοσιεύοντας εντός ολίγων ημερών, στις 21 Σεπτεμβρίου, μια ανακοίνωση προς το Κοινοβούλιο και το Συμβούλιο σχετικά με τη βίαιη ριζοσπαστικοποίηση και τη στρατολόγηση τρομοκρατών.
Πρέπει επίσης να αναπτύξουμε δράσεις διεθνούς συνεργασίας: η Ευρώπη συνεργάζεται με τους άλλους παράγοντες της διεθνούς σκηνής, στο πλευρό των Ηνωμένων Πολιτειών, των χωρών του αραβικού κόσμου και όλων όσοι αγωνίζονται γιατί είναι θύματα της τρομοκρατίας όπως εμείς. Κατά την άποψή μου, πρέπει να το πράξουμε καταπολεμώντας και αποκόπτοντας τους διαύλους και τις ροές χρηματοδότησης που τροφοδοτούν την τρομοκρατία και τις τρομοκρατικές οργανώσεις.
Η δεύτερη γραμμή δράσης αφορά την προστασία. Καταβάλλουμε προσπάθειες για να καταστήσουμε πραγματικό ένα θεμελιώδες και βασικό δικαίωμα των πολιτών: το δικαίωμα να ζουν ασφαλείς και χωρίς φόβο στην καθημερινή τους ζωή. Είμαστε έτοιμοι να παρουσιάσουμε εντός του έτους ένα ευρωπαϊκό πρόγραμμα για τη βελτίωση της προστασίας των κρίσιμων υποδομών. Πρόκειται για ένα δύσκολο πρόγραμμα που θα χρειαστεί εμπεριστατωμένη έρευνα για τις τεχνολογίες ασφαλείας και για τον λόγο αυτόν προωθούμε ένα διεξοδικό διάλογο μεταξύ του δημόσιου και του ιδιωτικού τομέα, καθώς είναι σαφές ότι αμφότεροι συμμετέχουν σε μια προσπάθεια με στόχο να καταστούν ασφαλέστερες από ό,τι σήμερα οι υποδομές για την καθημερινή ζωή των πολιτών.
Πρέπει επίσης να αποκτήσουμε την ικανότητα αποτελεσματικής αντίδρασης, να ενισχύουμε ολοένα και περισσότερο μια στενή συνεργασία μεταξύ των ανακριτικών αρχών και των Υπηρεσιών Πληροφοριών προκειμένου να δημιουργήσουμε ένα πραγματικό ευρωπαϊκό δίκτυο ούτως ώστε να αναπτυχθεί η αρχή της διαθεσιμότητας που αποτελεί αποφασιστικό παράγοντα για την πρακτική της ανταλλαγής πληροφοριών, οι οποίες, όταν είναι διαθέσιμες, έχουν πολλές φορές ζωτική σημασία για την πρόληψη μιας τρομοκρατικής επίθεσης.
Αυτό, κατά την άποψή μου, είναι ένα από τα πολλά σημαντικά βήματα στον δρόμο για την αμοιβαία εμπιστοσύνη μεταξύ των κρατών μελών, για την οποία εργαζόμαστε. Όπως αποδεικνύουν τα πρόσφατα γεγονότα του Ιουλίου, η έγκριση του ευρωπαϊκού εντάλματος σύλληψης ήταν μια επιτυχημένη προσπάθεια. Το επόμενο βήμα θα είναι το ευρωπαϊκό ένταλμα για τη συλλογή αποδείξεων, η οποία θα αποτελέσει άλλον ένα σημαντικό παράγοντα για την ενίσχυση της εμπιστοσύνης μεταξύ των αρχών των κρατών μελών. Όσον αφορά πιο συγκεκριμένα την αμοιβαία εμπιστοσύνη, δοκιμάζουμε μια επιχειρησιακή ικανότητα συνεργασίας, η οποία δεν θα εξαρτάται από τη νομοθεσία, αλλά από τη βούληση
και προπαντός από την πολιτική βούληση
των αρχών των κρατών μελών να συνεργασθούν. Όπου είναι δυνατόν, θα προσπαθήσουμε να περιορίσουμε τη νομοθεσία και να αναλάβουμε περισσότερες δράσεις επιχειρησιακής συνεργασίας.
Όπως επανειλημμένα έπραξα ενώπιον του Κοινοβουλίου, δεν πάψαμε ποτέ να επαναλαμβάνουμε ότι στον σχεδιασμό και στην προσπάθεια για την επίτευξη της ασφάλειας πρέπει να διατηρούμε μια σταθερή και σαφή ισορροπία μεταξύ των απαιτήσεων της έρευνας, του δικαιώματος της έρευνας και της καταστολής πολύ σοβαρών εγκλημάτων, από τη μία πλευρά, και των άλλων θεμελιωδών δικαιωμάτων, από την άλλη. Θα ήθελα να εξηγήσω αμέσως γιατί λέω «άλλα δικαιώματα». Πράγματι, θεωρώ το δικαίωμα στην ασφάλεια και συνεπώς στη ζωή, το δικαίωμα που έχουμε όλοι να περπατάμε στις πόλεις μας χωρίς φόβο, ως έναν πυλώνα στον οποίο στηρίζονται τα θεμελιώδη δικαιώματα και ένα από τα στοιχεία που δεν μπορούν να απουσιάζουν ποτέ από μια στρατηγική ισορροπίας ανάμεσα στην προστασία, την πρόληψη και τις εγγυήσεις.
Θα πρέπει εν ολίγοις να ισορροπήσουμε τις δραστηριότητες της έρευνας με την υπεράσπιση ή προστασία του δικαιώματος που έχουμε όλοι στην ιδιωτική ζωή. Πρόκειται για ένα καίριο σημείο που θα λάβουμε ασφαλώς υπόψη όταν παρουσιάσουμε τις προτάσεις μας.
Θα παρουσιάσουμε μια πρόταση οδηγίας σχετικά με την προστασία των δεδομένων για τις τηλεφωνικές επικοινωνίες και το Διαδίκτυο, ενώ τον Οκτώβριο θα παρουσιάσουμε ίσως μια πρόταση με ακόμη μεγαλύτερη πολιτική σημασία: την πρώτη δομημένη πρόταση σχετικά με την προστασία των δεδομένων στον επονομαζόμενο τρίτο πυλώνα, για θέματα δηλαδή συνεργασίας μεταξύ των αστυνομικών και ερευνητικών αρχών. Η τελευταία αυτή πρόταση θα μπορούσε να θεσπίσει για πρώτη φορά στην Ευρώπη ένα πραγματικό ευρωπαϊκό πλαίσιο προστασίας της ιδιωτικής ζωής των πολιτών, το οποίο, όπως γνωρίζετε, απουσιάζει.
Θα συζητήσουμε για το περιεχόμενο των προτάσεων διατήρησης των προσωπικών δεδομένων και, μεταξύ των άλλων εγγυήσεων, θα υπάρχει προπαντός η ρητή εγγύηση ότι τα δεδομένα θα μπορούν να χρησιμοποιηθούν μόνο για ορισμένη χρονική περίοδο από τη συγκέντρωσή τους, αποκλειστικά για συγκεκριμένους στόχους και μόνον υπό τον έλεγχο και την επίβλεψη ελεύθερων και ανεξάρτητων αρχών και προπαντός των δικαστικών ερευνητικών αρχών. Αρκεί να αναλογισθούμε ότι σήμερα στην Ευρώπη ισχύουν για το θέμα αυτό είκοσι πέντε διαφορετικά νομικά καθεστώτα: υπάρχουν κράτη μέλη που διατηρούν τα δεδομένα για μερικά χρόνια, ενώ άλλα κράτη δεν θέτουν στη διάθεση των ερευνητικών αρχών τα δεδομένα, γιατί τα καταστρέφουν αμέσως. Τέλος, όπως είπε ο κ. Clarke, υπάρχουν ακόμη και περιπτώσεις στις οποίες κάποιες εταιρείες διατηρούν τα δεδομένα των τηλεφωνικών επικοινωνιών των πελατών τους, ενώ άλλες τα καταστρέφουν.
Πρέπει, συνεπώς, να κατανοήσουμε όλοι ότι μόνο η εναρμόνιση ενός ευρωπαϊκού πλαισίου μπορεί να μας καταστήσει πιο ισχυρούς και σε αυτόν τον ιδιαίτερα ευαίσθητο τομέα. Πρέπει να συνειδητοποιήσουμε ότι έχουμε εμπλακεί σε έναν αγώνα δρόμου με τον χρόνο, ότι η ασφάλεια δεν μας περιμένει και εμείς δεν μπορούμε να χαρίζουμε χρόνο στους απρόσωπους εχθρούς μας. Χρειάζεται κατανόηση, αλλά και αποφασιστικότητα.
Επιτρέψτε μου επίσης να συγχαρώ τον κ. Charles Clarke για τις προσπάθειές του και για τη δράση που ανέλαβε σε μια απίστευτα δύσκολη και περίπλοκη κατάσταση, καθώς και για όλα όσα καταφέρατε εσείς οι Άγγλοι τον Ιούλιο και τα οποία εκφράζετε με μια λέξη που μου αρέσει πολύ:
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Μετά την κρίση του δημοψηφίσματος, τα ευρωπαϊκά όργανα και η Ευρώπη δέχθηκαν ένα ακόμη πλήγμα, μια επίθεση στην καρδιά των πόλεών μας. Κατανοούμε πολύ καλά πόσο σημαντική είναι σήμερα η απάντηση και πόσο σημαντική είναι για το μέλλον της ευρωπαϊκής ιδέας και προπαντός για τους συμπολίτες μας μια αποτελεσματική και ισορροπημένη απάντηση. Για τον λόγο αυτόν συμφωνώ πως είναι επείγουσα ανάγκη να αποφασίσουμε, όπως είπε και ο κ. Clarke, αλλά θεωρώ επίσης πως είναι πολύ πιο σημαντικό τώρα παρά ποτέ να αναλάβει το Κοινοβούλιο έναν πραγματικά πρωταγωνιστικό ρόλο σε αυτήν την προσπάθεια και να συμμετάσχει σε μια θεσμική πορεία που θα επιτρέπει την καλύτερη δυνατή ανταλλαγή απόψεων και την ανάληψη κοινών ευθυνών με πρωτοβουλίες συμβατές προς το πνεύμα της Συνθήκης.
Εν κατακλείδι, η Ευρώπη και τα όργανά της, το Κοινοβούλιο, το Συμβούλιο και η Επιτροπή πρέπει να επιδείξουν από κοινού καλή θέληση. Δεν πρόκειται απλώς για την κοινή μας μοίρα: πρέπει να κάνουμε την Ευρώπη πρωταγωνιστή της πολιτικής, ικανή να ανταποκριθεί στις προσδοκίες των πολιτών της.
Μόνον η Ευρωπαϊκή Ένωση, οι πολίτες, τα όργανα και τα κράτη μέλη της Ένωσης, μόνον η Ένωσή μας μπορεί να κάνει τη διαφορά σε μια μάχη που κανείς και κανένα κράτος δεν μπορεί να πιστέψει ότι θα κερδίσει μόνο του, όσο ισχυρό, υπερήφανο και προετοιμασμένο και αν είναι.
Μόνον εδώ, ακριβώς εδώ και μόνον από κοινού θα μπορέσουμε τώρα και στο μέλλον να κερδίσουμε τη μάχη κατά των εχθρών της δημοκρατίας μας και να αποδείξουμε στην πράξη την ειλικρινή αλληλεγγύη μας προς όλα τα θύματα της τρομοκρατίας, στην Ευρώπη, στις Ηνωμένες Πολιτείες, στη Μέση Ανατολή και στις πολυάριθμες αραβικές χώρες που έχουν πληγεί επανειλημμένα από την τρομοκρατία.
Το καθήκον και η υποχρέωση που έχουμε και οφείλουμε να αναλάβουμε ενώπιον των πολιτών των είκοσι πέντε κρατών μελών, είναι να θεσπίσουμε μια συνολική στρατηγική για την καταπολέμηση της τρομοκρατίας, η οποία, κατά την άποψή μου, μπορεί και πρέπει να βασίζεται σε τρεις μεγάλες κατευθυντήριες γραμμές: την πρόληψη, την προστασία και την αντίδραση.
Η Ευρώπη δεν μπορεί και δεν πρέπει να αποτύχει σε αυτήν την προσπάθεια, διότι μπροστά σε μιαν απειλή που εξακολουθεί να παραμένει και θα παραμένει σοβαρή, για την αντιμετώπιση των προκλήσεων της τρομοκρατίας μετά τη Νέα Υόρκη, τη Μαδρίτη, το Λονδίνο και τις πολυάριθμες επιθέσεις στην καρδιά φιλικών και γειτονικών αραβικών χωρών, η Ευρώπη έχει σήμερα την ευκαιρία να ανταποκριθεί σε αυτό που η λογική, αλλά και τα αισθήματα των πολιτών της αναμένουν εδώ και καιρό.
Μας ζητούν να αναλάβουμε ηγετικό ρόλο υψηλού κύρους στη διεθνή πολιτική σκηνή, ηγετικό ρόλο σε μια πρόκληση που δυστυχώς θα διαρκέσει πολύ, αλλά θα είναι αποφασιστικής σημασίας για το μέλλον της δημοκρατίας μας. Κατά την άποψή μου, είναι καταρχάς αναγκαία μια πολιτική απάντηση και όχι μια απάντηση με ειδικούς και έκτακτους νόμους· χρειάζεται ένα όραμα για το μέλλον μιας Ευρώπης που θα είναι παράλληλα χώρος ασφάλειας και δικαιωμάτων.
Κατά την άποψή μου, η πρώτη αυτή απάντηση πρέπει να είναι η πρόληψη. Μια πρόληψη που θα πλήττει καταρχάς το πολιτικό σχέδιο του διεθνούς δικτύου της τρομοκρατίας, η οποία επιτίθεται ή καταπατά τις βασικές αξίες της Ευρώπης και της δημοκρατίας, πλήττει τα θεμελιώδη δικαιώματα των πολιτών που αποτελούν έναν από τους πυλώνες του οικοδομήματος της Ευρωπαϊκής Ένωσης.
Πρέπει να αποκαλύψουμε τις βαθιές ρίζες του βίαιου φανατισμού και της στρατολόγησης τρομοκρατών. Θέλουμε και πρέπει να το πράξουμε εγκαθιδρύοντας έναν ειλικρινή διάλογο τόσο με τις θρησκευτικές όσο και με τις λαϊκές κοινότητες καθώς και με τις χώρες του ισλαμικού αραβικού κόσμου, έτσι ώστε να αναδειχθεί ένας κοινός τόπος αξιών, μια πραγματική παγκόσμια κοινότητα στην οποία καλούμαστε να ενταχθούμε όλοι."@el10
"Mr President, ladies and gentlemen, first of all I should like to thank the European Parliament for this important opportunity, which I shall use to reiterate, both personally and on behalf of the Commission, as has already been done on other occasions, our sympathy for the pain of all those throughout the world who have suffered and continue to suffer the consequences of terrorist attacks.
It is a kind of citizenship of which we Europeans are the proud and also jealous guardians, because it is based on the right to life, on the right to full respect for human dignity, on equality for all the women and all the men on earth. Such values will and must have political expression. We – the Commission – shall therefore make our contribution to the debate: in a few days’ time, in fact, on 21 September, we shall issue a communication to Parliament and the Council on violent radicalisation and the recruitment of terrorists.
We must then develop international cooperation measures: Europe working together with international players, alongside the United States, alongside the countries of the Arab world, alongside all those who are fighting because they, like us, are victims of terrorism. We must do so, in my opinion, by closing the financial channels and cutting off the sources of funding that sustain terrorism and terrorist organisations.
The second line of action is protection. We are working towards enabling citizens to enjoy a basic, fundamental right, which is the right to live in safety, the right to live our daily lives without fear. By the end of this year we shall be ready to put forward a European programme to improve the protection of critical infrastructure. It will be a complicated project that will require a great deal of research into security technology, which is why we are promoting a thorough dialogue between the public and private sectors, as clearly both are involved in a project that aims at ensuring that the infrastructure supporting people’s daily lives is more secure than it is today.
We must also put in place an effective reaction capability and increasingly promote effective cooperation between the investigating authorities and the intelligence community. Our objective is to try to create a genuine European network aimed at developing the principle of availability, a decisive factor in encouraging the exchange of information, which – where it is available – can sometimes be vital in preventing a terrorist attack.
That is one of the many tasks that, in my view, are very important, on the path towards establishing that mutual trust among the Member States that we are trying to achieve. The European arrest warrant has been approved, and it has turned out to be a successful experiment, as shown by the recent events in July. The next task will be the European evidence warrant, another important means of improving mutual trust among the Member States’ authorities. Precisely on the subject of mutual trust, we are trying out an operational capability for cooperation that does not depend on legislation but on the will of the Member States’ authorities – above all on the political will of the Member States – to work together. Wherever possible, we are aiming at less legislation and more operational cooperation measures.
We never tire of repeating – as I have done several times here in Parliament – that in thinking about and working at improving security we have to maintain a firm, practical balance between investigation requirements – the right to investigate and to repress very serious crimes – on the one hand, and other fundamental rights on the other. I shall clarify straight away why I say ‘other’ rights: I believe that the right to security and, hence, the right to life, the right that we all have to walk around our cities without fear, is a pillar on which our fundamental rights rest. It is one of the elements that must never be absent from a strategy that balances protection, prevention and safeguards.
In short, we have to know how to balance both investigative activities and the defence or protection of the right that we all have to privacy. That is an essential point that we shall, of course, take into account when we set out our proposals.
We shall put forward a proposal for a directive on the retention of telecommunications and Internet data, and in October we shall put forward a proposal that is perhaps even more politically significant: the first structured proposal on data protection in the so-called third pillar, that is to say in the area of cooperation among police and investigation forces. The latter proposal could, for the first time in Europe, set up a truly European institutional framework to safeguard people’s privacy; as you know, such a framework does not yet exist.
We shall debate the content of proposals to retain personal data. Above all, amongst other safeguards, there will be a clear guarantee that data can be used only for a certain period of time after being gathered, only for specific purposes, and only under the control and supervision of free and independent authorities, particularly the investigating judicial authorities. One need only remember that there are currently 25 different bodies of law on this subject in Europe: there are Member States that keep data for up to several years, whereas others do not make the same data available to investigators because they destroy them straight away. Lastly, as Mr Clarke has said, there are even situations where one company retains and holds telephone usage data on its customers and another company does not.
We must all understand, therefore, that only the harmonisation of a European framework can make us stronger even in this extremely sensitive area. We have to be aware that we are fighting against time: security cannot wait for us and we cannot afford to give those faceless people who want to attack us any more time. Understanding is needed, but so is determination.
If I may, I should also like to congratulate Charles Clarke on his commitment, on the measures deployed in a terrible, complex situation, and on the way you English people acted in July, which you describe with a word that I like very much: resilience.
The European institutions, this Europe of ours, which has just endured the referendum crisis, has been dealt a further blow, an attack aimed at the very heart of our cities. We are very well aware of how important our response is now and how much an effective, well-balanced response will help the future of the European project and, above all, our citizens. That is why I agree that we urgently need to make a decision, as Mr Clarke said. However, I also consider it essential that Parliament should, by right, play a leading role in this undertaking at this time, more than on any other occasion, and that it should be fully involved in an institutional process that allows for as much dialogue and sharing of responsibilities as possible, especially through initiatives adopted in accordance with the Treaty.
In conclusion, we must demonstrate our common good will: Europe and its Institutions – this Parliament, the Council and the Commission. It is not just a matter of our common destiny; we must also make Europe take the political lead, which means giving our citizens a response.
Our European Union – the citizens, the Institutions and the Member States that make up the European Union – our Union alone can make all the difference in a battle that no individual state can even think of winning on its own, no matter how strong, proud or well-prepared it may be.
It is only here, right here, and by acting together that we can now and in the future win the fight against the enemies of our democracy, that we can offer concrete proof of our solidarity and profound empathy with all the victims of terrorism, whether in Europe, the United States, the Middle East or the many Arab countries that have also often been targeted by terrorism.
Our task, the commitment that we have undertaken and must assume again today before the citizens of the 25 Member States, is to promote an overall strategy in the fight against terrorism. In my view, this strategy can and must be founded on three main principles: prevention, protection and reaction.
Europe cannot and must not fail in this task because, confronted with a threat that is and will remain serious, confronted with the challenges of terrorism, in the aftermath of New York, Madrid and London and of all the attacks in the heart of friendly, neighbouring Arab countries, Europe now has an opportunity to live up to the expectations, both rational and emotional, that its citizens have held for some time.
We are being called upon to act as respected leaders on the international political stage, leaders in a challenge that promises to be protracted, unfortunately, yet decisive for the future existence of our democracy. In my opinion, what is needed above all is a political response, not a response composed of special or emergency laws; what is needed is a vision for the future of a Europe that is at once a land of security and a land of rights.
This first kind of response, in my view, is called prevention. Such prevention must first of all strike at the political design of an international terrorist network which attacks and rejects the cardinal values held by Europe and by democracies, which attacks citizens’ fundamental rights – one of the pillars of European integration.
We have to lay bare the deep roots of violent radicalisation and the recruitment of terrorists. We want to do so – and we have to do so – by fostering an open dialogue with both religious and secular communities and of course with the countries of the Arab Islamic world, in order to find a common ground of values, a genuine universal citizenship that we are all invited to share."@en4
"Señor Presidente, Señorías, en primer lugar quiero dar las gracias al Parlamento Europeo por esta importante oportunidad, que utilizaré para reiterar, personalmente y en nombre de la Comisión, como ya se ha hecho en otras ocasiones, nuestras condolencias a todos los ciudadanos del mundo que han sufrido y siguen sufriendo las consecuencias de atentados terroristas.
Es un tipo de ciudadanía de la que los europeos somos guardianes orgullosos y celosos, porque se basa en el derecho a la vida, en el derecho al pleno respeto de la dignidad humana, en la igualdad para todas las mujeres y los hombres de la tierra. Esos valores deben tener y tendrán una expresión política. Así pues, en la Comisión realizaremos nuestra contribución al debate: dentro de unos días, concretamente el 21 de septiembre, remitiremos una comunicación al Parlamento y al Consejo sobre la radicalización violenta y el reclutamiento de terroristas.
Tenemos que adoptar medidas para promover la cooperación internacional: Europa está trabajando junto a otros actores internacionales, junto a los Estados Unidos, junto a los países del mundo árabe, junto a todos aquellos que también luchan porque, como nosotros, son víctimas del terrorismo. En mi opinión, debemos hacerlo cerrando los canales financieros y eliminando las fuentes de financiación que sostienen el terrorismo y las organizaciones terroristas.
La segunda línea de actuación es la protección. Estamos trabajando para permitir a los ciudadanos que disfruten de un derecho fundamental y básico, que es el derecho a vivir con seguridad, el derecho a vivir nuestras vidas cotidianas sin miedo. A finales de este año estaremos preparados para presentar un programa europeo encaminado a mejorar la protección de infraestructuras críticas. Será un proyecto complicado que exigirá mucha investigación en materia de tecnología de seguridad, razón por la cual estamos promoviendo un diálogo exhaustivo entre los sectores público y privado, puesto que, sin duda, ambos están implicados en un proyecto cuyo objetivo es asegurar que las infraestructuras que sustentan las vidas cotidianas de los ciudadanos sean más seguras de lo que lo son hoy día.
Debemos crear también una capacidad de reacción eficaz y promover cada vez más una cooperación eficaz entre las autoridades de investigación y los servicios de inteligencia. Nuestro objetivo es intentar crear una red verdaderamente europea encaminada a desarrollar el principio de disponibilidad, un factor decisivo para fomentar el intercambio de información que –cuando esté disponible– puede ser vital para impedir que se cometan atentados terroristas.
Esa es una de las muchas tareas que, en mi opinión, son muy importantes en el camino hacia el establecimiento de la confianza mutua entre los Estados miembros que estamos tratando de lograr. La orden de detención europea ya se ha aprobado y ha resultado ser un experimento positivo, como demuestran los recientes acontecimientos de julio. La próxima tarea será el exhorto europeo de obtención de pruebas, otro instrumento importante para mejorar la confianza mutua entre las autoridades de los Estados miembros. Precisamente respecto al tema de la confianza mutua, estamos experimentando con una capacidad operativa de cooperación que no dependa de la legislación, sino de la voluntad de las autoridades de los Estados miembros – sobre todo, de la voluntad política de los Estados miembros – de trabajar juntos. En la medida de lo posible, nuestro objetivo es menos legislación y más acciones de cooperación operativa.
Nunca nos cansamos de repetir –como lo he hecho varias veces aquí en el Parlamento– que cuando pensemos y trabajemos para mejorar la seguridad, tenemos que lograr un equilibrio firme y práctico entre los requisitos de investigación –el derecho a investigar y a perseguir los crímenes muy graves– y otros derechos fundamentales. Voy a aclarar inmediatamente por qué digo «otros» derechos. Creo que el derecho a la seguridad, y por tanto, el derecho a la vida, el derecho que todos tenemos a andar por nuestras ciudades sin miedo, es un pilar en el que descansan nuestros derechos fundamentales. Es uno de los elementos que nunca deben faltar en una estrategia que pretenda equilibrar protección, prevención y garantías.
En resumen, tenemos que saber cómo equilibrar tanto las actividades de investigación como la defensa o la protección del derecho a la privacidad que a todos nos corresponde. Ese es un punto esencial que, sin duda, tendremos en cuenta cuando presentemos nuestras propuestas.
Vamos a presentar una propuesta de directiva sobre la conservación de datos de telecomunicaciones y de Internet, y en octubre presentaremos una propuesta que posiblemente tenga una importancia política aún mayor: la primera propuesta estructurada sobre la protección de datos en el llamado tercer pilar, es decir, en el ámbito de la cooperación entre la policía y las fuerzas de investigación. Esta última propuesta podría establecer, por primera vez en Europa, un verdadero marco institucional europeo para garantizar la privacidad de las personas; como saben, dicho marco no existe todavía.
Debatiremos el contenido de las propuestas en materia de conservación de datos personales. Sobre todo, entre otras habrá una garantía clara de que los datos puedan utilizarse únicamente durante un cierto período de tiempo después de su obtención, exclusivamente con fines específicos y bajo el control y supervisión de autoridades libres e independientes, en especial las autoridades judiciales de investigación. Solo necesitamos recordar que actualmente existen 25 actos legislativos distintos sobre este tema en Europa, algunos Estados miembros conservan los datos durante varios años, mientras que otros no pueden facilitar esos mismos datos a los investigadores porque los destruyen inmediatamente. Por último, como el señor Clarke ha dicho, se dan incluso situaciones en las que una compañía retiene los datos de utilización del teléfono de sus clientes y otra compañía no lo hace.
Por lo tanto, todos debemos saber que únicamente la armonización de un marco europeo puede fortalecernos incluso en esta cuestión tan delicada. Tenemos que ser conscientes de que estamos luchando contra el tiempo: la seguridad no puede esperar, ni podemos permitirnos dar más tiempo a esas personas sin rostro que quieren atacarnos. La información es necesaria, pero también la determinación.
Si me lo permiten, quiero también felicitar al señor Clarke por su compromiso, por las medidas desplegadas en una terrible y compleja situación, y por el modo en que ustedes, los ciudadanos ingleses, actuaron en julio y que describen con una palabra que me gusta mucho: tenacidad.
Las instituciones europeas, esta Europa nuestra, cuando acababa de soportar la crisis del referendo, ha sufrido un nuevo golpe, un ataque dirigido contra el corazón de nuestras ciudades. Somos muy conscientes de lo importante que es nuestra respuesta ahora y de lo mucho que ayudará una respuesta eficaz y equilibrada al futuro del proyecto europeo, y sobre todo, a nuestros ciudadanos. Por ese motivo, estoy de acuerdo en que debemos tomar una decisión urgente, como ha dicho el señor Clarke. No obstante, considero también esencial que el Parlamento desempeñe, por derecho, una función de liderazgo en este compromiso y en este momento más que en ninguna otra ocasión, y que participe plenamente en un proceso institucional que permita tanto diálogo y tanto reparto de responsabilidades como sea posible, especialmente a través de iniciativas adoptadas de acuerdo con el Tratado.
Para terminar, debemos demostrar nuestra buena voluntad común: Europa y sus instituciones, es decir, este Parlamento, el Consejo y la Comisión. No se trata únicamente de una cuestión de destino común; debemos hacer también que Europa tome las riendas políticas, lo que significa dar una respuesta a nuestros ciudadanos.
Nuestra Unión Europea –los ciudadanos, las instituciones y los Estados miembros que la conforman– puede ganar una batalla que ningún Estado se plantearía ganar por sí solo, por muy fuerte y orgulloso que fuera o por muy bien preparado que estuviera.
Solo aquí, precisamente aquí, y actuando juntos es donde podemos ganar y ganaremos la lucha contra los enemigos de nuestra democracia, donde podemos ofrecer pruebas concretas de nuestra solidaridad y profunda empatía con todas las víctimas del terrorismo, ya sea en Europa, los Estados Unidos, Oriente Próximo o los muchos países árabes que también han sido objetivos del terrorismo.
Nuestra tarea, el compromiso que hemos contraído y que debemos volver a contraer hoy ante los ciudadanos de los 25 Estados miembros, es promover una estrategia conjunta en la lucha contra el terrorismo. En mi opinión, esta estrategia puede y debe basarse en tres principios fundamentales: prevención, protección y reacción.
Europa no puede ni debe fracasar en este empeño porque, enfrentada a una amenaza que es y seguirá siendo muy seria, enfrentada a los retos del terrorismo, tras Nueva York, Madrid y Londres y todos los atentados perpetrados en el corazón de países árabes amigos y vecinos, tiene ahora la oportunidad de estar a la altura de las expectativas, tanto racionales como emocionales, que sus ciudadanos han depositado en ella desde hace tiempo.
Se nos pide que actuemos como líderes respetados en la escena política internacional, líderes en un reto que lamentablemente promete ser prolongado, aunque decisivo para la existencia futura de nuestra democracia. En mi opinión, lo que se necesita es, ante todo, una respuesta política, no una respuesta basada en leyes especial o de emergencia; lo que se necesita es una visión de futuro para una Europa que sea a la vez un espacio de seguridad y un espacio de derechos.
En mi opinión, este primer tipo de respuesta se llama prevención. La prevención debe dirigirse, en primer lugar, contra el modelo político de una red terrorista internacional que ataca y rechaza los valores cardinales en los que se sustentan Europa y las democracias, que ataca los derechos fundamentales de los ciudadanos – uno de los pilares de la integración europea.
Tenemos que arrancar las profundas raíces de la radicalización violenta y el reclutamiento de terroristas. Queremos hacerlo –y tenemos que hacerlo– fomentando un diálogo abierto con las comunidades religiosas y seculares y, sin duda, con los países del mundo árabe islámico, para encontrar un terreno común de valores, una verdadera ciudadanía universal que todos podamos compartir."@es20
"Signor Presidente, onorevoli parlamentari, desidero anzitutto ringraziare il Parlamento europeo per questa occasione così importante, un'occasione nella quale rinnovo a mio titolo e a nome della Commissione, come già fatto altre volte, una partecipazione al dolore di tutti coloro che hanno sofferto nel mondo e soffrono le conseguenze degli attacchi del terrorismo.
Si tratta di una cittadinanza di cui noi europei siamo, non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi, perché è basata sul diritto alla vita, sul diritto al pieno rispetto della dignità umana, sulla parità tra tutte le donne e tutti gli uomini della terra. Tali valori avranno e dovranno avere una risposta politica. Per questo noi, come Commissione, daremo un contributo alla discussione, infatti pubblicheremo tra pochi giorni, il 21 settembre, una comunicazione al Parlamento e al Consiglio sulla radicalizzazione violenta e sul reclutamento del terrorismo.
Dobbiamo poi sviluppare le azioni di cooperazione internazionale: l'Europa, insieme agli attori sulla scena internazionale, accanto agli Stati Uniti, accanto ai paesi del mondo arabo, accanto a tutti coloro che lottano perché, come noi, sono vittime del terrorismo. Lo dobbiamo fare, a mio parere, combattendo ed estirpando i canali e i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo e le organizzazioni terroristiche.
La seconda linea di azione è la linea della protezione. Stiamo lavorando per dare un contributo affinché si possa rendere effettivo un diritto fondamentale, basilare, per i cittadini, precisamente il diritto di vivere sicuri, il diritto di vivere senza paura nella nostra vita quotidiana. Siamo pronti a presentare, entro la fine di quest'anno, un programma europeo per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà un progetto complicato, occorrerà molta ricerca per le tecnologie di sicurezza e per questo stiamo promuovendo un dialogo profondo tra la sfera pubblica e quella privata, poiché è evidente che l'una e l'altra sono compartecipi di un'azione che mira a garantire che le infrastrutture per la vita quotidiana dei cittadini siano più sicure di quanto non siano oggi.
Dobbiamo inoltre mettere in campo una capacità effettiva di reazione, promuovere sempre di più una solida cooperazione tra le autorità investigative e la comunità dell'
per cercare di dar vita ad un vero e proprio
europeo, che punti a sviluppare il principio di disponibilità, fattore decisivo per alimentare quella pratica dello scambio di informazioni che risultano talvolta vitali ove disponibili al fine di prevenire un attacco terroristico.
Questo costituisce un appuntamento tra i tanti, a mio giudizio molto importanti, lungo la strada verso quella fiducia reciproca tra gli Stati membri su cui stiamo lavorando. E' stato approvato il mandato d'arresto europeo, che si è rivelato un'esperienza di successo come comprovato dall'ultima vicenda di luglio. Il prossimo appuntamento è con il mandato europeo per la raccolta delle prove, altro strumento importante per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri. Proprio sulla fiducia reciproca mettiamo alla prova una capacità operativa di cooperazione che dipende non dalle leggi, ma dalla volontà delle autorità degli Stati membri, dalla volontà politica, anzitutto degli Stati membri, di lavorare insieme. Ove possibile, puntiamo a meno norme ed a più azioni di cooperazione operativa.
Non ci siamo mai stancati di ripetere, l'ho fatto più volte dinanzi a questo Parlamento, che nel pensare e lavorare alla produzione della sicurezza dobbiamo mantenere un bilanciamento forte e concreto tra le esigenze delle investigazioni, il diritto a investigare e a reprimere crimini gravissimi, da un lato, e, dall'altro, altri diritti fondamentali. Intendo chiarire subito perché ho detto "altri diritti", ritengo infatti il diritto alla sicurezza e quindi il diritto alla vita, il diritto che tutti noi abbiamo di camminare senza paura nelle nostre città, un pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali, uno degli elementi che non può mai mancare in una strategia di bilanciamento tra protezione, prevenzione e garanzie.
Insomma, dobbiamo saper bilanciare anche le attività di investigazione e la difesa, la protezione di quel diritto di ognuno di noi alla riservatezza, la
. Si tratta di un punto essenziale di cui, ovviamente, terremo conto nel presentare le nostre proposte.
Presenteremo una proposta di direttiva relativa alla custodia dei dati per le comunicazioni telefoniche e
ad ottobre presenteremo forse una proposta ancora più significativa politicamente: la prima proposta organica in materia di protezione dei dati nel cosiddetto terzo pilastro, cioè in materia di cooperazione tra le forze di polizia ed investigative. Quest'ultima proposta potrebbe istituire per la prima volta in Europa un quadro istituzionale davvero europeo che ancora non c'è, come voi sapete, per garantire la riservatezza della vita privata delle persone.
Discuteremo sul contenuto delle proposte per trattenere i dati personali, vi sarà anzitutto, tra le altre garanzie, la garanzia chiara che i dati potranno essere utilizzati solo per un certo periodo a partire dalla loro raccolta, esclusivamente per obiettivi specifici e solo sotto il controllo e la vigilanza di autorità libere ed indipendenti, anzitutto le autorità giudiziarie di investigazione. Basta pensare che oggi vi esistono venticinque regimi giuridici diversi in Europa su questa materia: vi sono paesi membri che custodiscono i dati fino ad alcuni anni, altri che non pongono alla disposizione delle investigazioni i medesimi dati perché li distruggono subito; infine, come il Ministro Clarke ha detto, addirittura casi in cui una compagnia trattiene e custodisce i dati del traffico telefonico dei propri utenti ed un'altra compagnia non lo fa.
Tutti noi dobbiamo quindi capire che solamente l'armonizzazione di un quadro europeo ci può rendere più forti anche in questo settore estremamente sensibile. Dobbiamo essere consapevoli che siamo impegnati in una lotta contro il tempo, la sicurezza non aspetta noi e noi non possiamo permetterci di regalare tempo a coloro che, senza volto, ci vogliono colpire. Occorre comprensione, ma anche determinazione.
Vorrei inoltre, se me lo permettete, congratularmi anche con Charles Clarke per il suo impegno, per le azioni messe in campo in una situazione terribile e complessa e per quello che voi inglesi avete fatto a luglio e che esprimete con una parola che a me piace moltissimo
.
Alle Istituzioni europee, a questa nostra Europa dopo la crisi del
è stata inferta un'ulteriore ferita, un attacco al cuore nelle nostre città. Capiamo molto bene quanto sia importante oggi la risposta, quanto una risposta effettiva ed equilibrata conti per il futuro dell'idea dell'Europa e soprattutto per i nostri cittadini. Per tale motivo condivido l'esigenza e l'urgenza di decidere, espressa dal Ministro Clarke, ma ritengo anche essenziale che il Parlamento assuma un ruolo da protagonista a pieno titolo in questa impresa e che in questo momento, più che in altri, sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità, anzitutto attraverso iniziative conformi a quanto previsto dal trattato.
In conclusione, dobbiamo dimostrare una comune buona volontà, l'Europa con le sue Istituzioni, questo Parlamento, il Consiglio, la Commissione. Non si tratta soltanto del nostro destino comune, dobbiamo anche rendere l'Europa protagonista della politica, cioè dare una risposta ai nostri cittadini.
La nostra Unione europea, i cittadini, le Istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea, soltanto la nostra Unione, può fare la differenza in una battaglia che nessuno, nessuno Stato, per quanto forte, orgoglioso, preparato, può neanche pensare di vincere da solo.
Qui, proprio qui e soltanto insieme, possiamo e potremo ottenere quel successo contro i nemici della nostra democrazia, potremo dimostrare in concreto la nostra solidarietà, la nostra vicinanza profonda a tutte le vittime del terrorismo, quelle dell'Europa, degli Stati Uniti, del Medio Oriente, dei tanti paesi arabi che sono stati più volte anche loro colpiti dal terrorismo.
Il nostro compito, l'impegno che abbiamo e dobbiamo oggi assumere di fronte ai cittadini dei venticinque paesi membri, è di promuovere, nella lotta al terrorismo, una strategia complessiva, che a mio parere si può e si deve fondare su tre grandi linee direttrici: la prevenzione, la protezione e la reazione.
L'Europa non può e non deve mancare a un simile appuntamento, perché di fronte ad una minaccia che continua e che rimarrà elevata, di fronte alle sfide del terrorismo, dopo New York, Madrid, Londra, dopo tanti attacchi al cuore di paesi arabi amici e vicini, l'Europa oggi ha un'occasione di essere ciò che la ragione, ma anche il sentimento dei suoi cittadini da tempo aspettano.
Ci viene chiesto di essere protagonisti autorevoli sulla scena politica internazionale, protagonisti di una sfida che si presenta purtroppo lunga, ma decisiva per il futuro dell'esistenza delle nostre democrazie. A mio parere, occorre innanzitutto una risposta politica, non una risposta fatta di leggi speciali e di leggi di emergenza; occorre una visione per il futuro di un'Europa che sia al tempo stesso terra della sicurezza e terra dei diritti.
Questa prima risposta, a mio avviso, si chiama prevenzione. Prima di tutto una prevenzione che colpisca il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo, il quale attacca e rinnega i valori cardine dell'Europa e delle democrazie, attacca i diritti fondamentali dei cittadini, ossia un pilastro della costruzione dell'Unione europea.
Occorre mettere a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dei terroristi. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare alimentando un dialogo aperto con le comunità, sia quelle religiose sia quelle laiche, e naturalmente con i paesi del mondo arabo islamico, al fine di far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale alla quale tutti siamo chiamati ad appartenere."@et5
"Arvoisa puhemies, hyvät parlamentin jäsenet, haluan ensiksikin kiittää Euroopan parlamenttia tästä erittäin tärkeästä tilaisuudesta lausua uudelleen omasta ja komission puolesta osanottoni kaikkien niiden tuskaan, jotka kaikkialla ovat kärsineet ja kärsivät terrori-iskujen seurauksista.
Kyse on kansalaisuudesta, josta me eurooppalaiset emme ole ainoastaan ylpeitä vaan jota me vartioimme mustasukkaisesti, koska se perustuu elämänoikeuteen, ihmisarvon täydelliseen kunnioittamiseen sekä kaikkien maailman naisten ja miesten väliseen tasa-arvoon. Tällaiset arvot on ilmaistava poliittisessa toiminnassa. Tämän vuoksi me samoin kuin komissio osallistumme keskusteluun ja julkaisemme itse asiassa parin päivän kuluttua, 21. syyskuuta, tiedonannon Euroopan parlamentille ja neuvostolle väkivaltaisesta radikalisoitumisesta ja terroristien värväyksestä.
Meidän on lisäksi kehitettävä kansainvälisen yhteistyön toimenpiteitä, joiden avulla Euroopan unioni työskentelee yhdessä muiden kansainvälisten toimijoiden, kuten Yhdysvaltojen, arabimaailman valtioiden ja kaikkien niiden kanssa, jotka meidän tavoin ovat terrorismin uhreja ja pyrkivät torjumaan sitä. Mielestäni meidän on tehtävä se sulkemalla kaikki rahoituskanavat ja tyrehdyttämällä rahavirrat, joilla pidetään yllä terrorismia ja terroristijärjestöjä.
Toinen toimintatapa on suojelu. Teemme töitä niin, että jokainen kansalainen voisi nauttia perusoikeudestaan eli oikeudestaan elää jokapäiväistä elämää turvassa ja pelkäämättä. Olemme valmiit esittelemään vuoden loppuun mennessä eurooppalaisen ohjelman kriittisen infrastruktuurin suojelun parantamiseksi. Se on monimutkainen hanke, joka vaatii paljon turvallisuusteknologioiden tutkimusta, minkä vuoksi pyrimme edistämään tiivistä vuoropuhelua julkisen ja yksityisen sektorin välillä. Molemmat ovat selkeästi mukana hankkeessa, jolla pyritään takaamaan, että ihmisten jokapäiväistä elämää tukeva infrastruktuuri olisi entistä turvatumpi.
Meidän on lisäksi aktivoitava todellinen vastustuskyky ja edistettävä yhä enemmän tehokasta yhteistyötä tutkintaviranomaisten ja tiedusteluyhteisön välillä. Pyrkimyksenämme on luoda todellinen Euroopan laajuinen verkosto, jonka tavoitteena on kehittää saatavuuden periaatetta, joka on ratkaiseva tekijä tiedonvaihdon tukemisessa. Silloin kuin tietoa on saatavilla, se voi olla elintärkeää terrori-iskua torjuttaessa.
Tämä on yksi monista mielestäni tärkeistä asioista matkalla kohti tavoittelemaamme jäsenvaltioiden välistä keskinäistä luottamusta. Olemme hyväksyneet eurooppalaisen pidätysmääräyksen, joka on osoittautunut menestykselliseksi kokeiluksi, kuten viime heinäkuun tapahtumat todistavat. Seuraavana tehtävänä on eurooppalaisen todistusaineiston keräysmääräyksen hyväksyminen, joka on toinen tärkeä keino jäsenvaltioiden välisen luottamuksen parantamiseksi. Keskinäiseen luottamukseen liittyy kokeilu, jolla testataan operatiivista yhteistyökykyä, joka ei ole riippuvainen lainsäädännöstä vaan jäsenvaltioiden viranomaisten halusta, ja ennen kaikkea jäsenvaltioiden poliittisesta halusta, työskennellä yhdessä. Pyrimme siihen, aina mahdollisuuksien mukaan normeja olisi vähemmän ja operatiivisia yhteistyökeinoja enemmän.
Olemme väsymättä toistaneet ja itsekin olen sanonut tämän useamman kerran parlamentin edessä, että ajatellessamme turvallisuuden parantamista ja työskennellessämme sen hyväksi meidän on säilytettävä horjumaton ja konkreettinen tasapaino yhtäältä tutkinnan tarpeiden – oikeus tutkia ja tukahduttaa vakavat rikokset – ja toisaalta muiden perusoikeuksien välillä. Selvennän heti, miksi puhun "muista oikeuksista". Mielestäni oikeus turvallisuuteen, eli siis oikeus elämään, oikeus, joka meillä kaikilla on kävellä pelkäämättä kaupungeissamme, on pilari, johon meidän perusoikeutemme nojaavat. Se on elementti, joka ei saa koskaan puuttua strategiasta, jolla tasapainotetaan suojelu, torjunta ja suojatakeet.
Meidän on siis osattava tasapainottaa niin tutkintatoiminta kuin meidän kaikkien yksityisyyden suojaamme koskevan oikeuden puolustaminen ja suojaaminen. Tämä on olennainen seikka, jonka tietysti otamme huomioon ehdotuksissamme.
Annamme piakkoin direktiiviehdotuksen tele- ja Internetliikennetietojen tallentamisesta ja lokakuussa annamme poliittisesti ehkä vieläkin merkityksellisemmän ehdotuksen. Niin sanotun kolmannen pilarin tietosuojaa koskeva ehdotus on ensimmäinen rakenteellinen ehdotus eri valtioiden poliisivoimien ja tutkinnan välisestä yhteistyöstä. Jälkimmäisen ehdotuksen avulla Euroopassa voitaisiin luoda ensimmäistä kertaa todella Euroopan laajuinen institutionaalinen kehys ihmisten yksityisyys suojelemiseksi. Tällaista kehystähän ei vielä ole olemassa, kuten tiedätte.
Keskustelemme vastaisuudessa tietojen tallentamisesta koskevien ehdotusten sisällöistä. Ehdotuksiin sisältyy muiden takeiden lisäksi ennen kaikkea selkeä tae siitä, että tietoja voidaan käyttää vain tietyn ajan niiden keräämisestä, yksinomaan erityistarkoituksiin ja ainoastaan vapaiden ja riippumattomien viranomaisten, erityisesti tutkinnasta vastaavien oikeusviranomaisten, tarkkailun ja valvonnan alla. On muistettava, että tällä hetkellä Euroopassa on 25 erilaista oikeusjärjestelmää. Osa jäsenvaltioista säilyttää tietoja useita vuosia, kun taas toiset eivät anna vastaavia tietoja tutkintakäyttöön vaan tuhoavat ne heti. Lopuksi, kuten neuvoston puheenjohtaja Clarke totesi, on jopa sellaisiakin tapauksia, joissa yksi yritys tallentaa ja säilyttää asiakkaidensa teleliikennetietoja, mutta toinen yritys ei niin tee.
Meidän on kaikkien siis ymmärrettävä, että ainoastaan toiminnan yhdenmukaistaminen eurooppalaisella tasolla voi vahvistaa meitä tällä erittäin arkaluonteisella alueella. Meidän on tiedostettava, että taistelemme aikaa vastaan. Turvallisuus ei odota meitä, eikä meillä ole varaa antaa enempää aikaa niille tuntemattomille ihmisille, jotka haluavat hyökätä meitä vastaan. Tarvitaan ymmärrystä, mutta myös päättäväisyyttä.
Haluan lisäksi kiittää arvoisaa neuvoston puheenjohtajaa Clarkea hänen sitoutumisestaan ja toimenpiteistä, joihin ryhdyttiin Lontoon kauheassa ja monimutkaisessa tilanteessa sekä siitä, miten te englantilaiset toimitte heinäkuussa ja mitä te kutsutte sanalla
josta pidän paljon.
Euroopan unionin toimielimiä ja Eurooppaamme, joka juuri on kokenut kansanäänestyskriisin, on kärsinyt jälleen iskun, joka oli suunnattu suoraan kaupunkiemme sydämeen. Olemme hyvin tietoisia siitä, miten tärkeää reagointi on tällä hetkellä ja kuinka paljon tehokkaat ja tasapainoiset vastatoimet auttaisivat ennen kaikkea kansalaisiamme kuten myös eurooppalaisen hankkeen etenemistä. Sen vuoksi olen samaa mieltä neuvoston puheenjohtajan Clarken kanssa siitä, että meidän on kiireellisesti tehtävä asiasta päätös. Mielestäni on kuitenkin olennaista, että Euroopan parlamentti omaksuu johtavan roolin tässä hankkeessa nyt enemmän kuin koskaan ja että se olisi täysin mukana institutionaalisessa prosessissa, joka sisältää mahdollisimman paljon vuoropuhelua ja vastuunjakoa, erityisesti perustamissopimusten mukaisesti hyväksyttyjen aloitteiden muodossa.
Lopuksi totean, että meidän on Euroopan unionissa ja sen toimielimissä – tässä parlamentissa, neuvostossa ja komissiossa – osoitettava yhteistä hyvää tahtoa. Kyse ei ole ainoastaan yhteisestä kohtalosta, vaan meidän on myös tehtävä Euroopan unionista politiikan päähenkilö, mikä tarkoittaa sitä, että vastaamme kansalaistemme tarpeisiin.
Ainoastaan meidän Euroopan unionimme – sen kansalaiset, toimielimet ja jäsenvaltiot – voi vaikuttaa taistelussa, jota yksikään valtio ei voi ajatellakaan voittavansa yksin, olipa se kuinka vahva, ylpeä tai hyvin valmistautunut tahansa.
Juuri täällä ja toimimalla yhdessä voimme nyt ja tulevaisuudessa voittaa taistelun demokratiamme vihollisia vastaan ja todistaa konkreettisesti solidaarisuuttamme ja syvää läheisyyttämme kaikille terrorismin uhreille niin Euroopassa, Yhdysvalloissa, Lähi-idässä kuin monissa arabimaissa, jotka myös ovat joutuneet usein terrorismin kohteeksi.
Meidän tehtävämme ja vastuumme, jonka olemme ottaneet 25 jäsenvaltion kansalaisten edessä, on edistää terrorismin torjunnan kokonaisstrategiaa. Mielestäni strategia voi ja sen tulee perustua kolmeen pääperiaatteeseen: ennaltaehkäisy, suojelu ja vastustus.
Eurooppa ei voi eikä sen pidä epäonnistua tässä tehtävässä, sillä jatkuvan vakavan uhan ja terrorismin haasteiden edessä sekä New Yorkin, Madridin, Lontoon ja monien läheisten arabimaiden ytimeen tehtyjen iskujen jälkeen, Euroopalla on tilaisuus täyttää odotukset, niin järjelliset kuin tunneperäisetkin, joita sen kansalaisilla on ollut jo jonkin aikaa.
Meidän odotetaan toimivan kansainvälisellä poliittisella areenalla vaikutusvaltaisina johtajina, joita odottaa suuri haaste, jota ei valitettavasti pystyä ratkaisemaan nopeasti, mutta jolla on ratkaiseva merkitys demokratioidemme tulevaisuuden kannalta. Mielestäni tarvitaan ennen kaikkea poliittista toimintaa eikä vain erityis- ja poikkeuslakeja. Tarvitaan tulevaisuudennäkemystä Euroopasta, joka olisi samalla turvallinen ja oikeudenmukainen.
Ensimmäinen toimenpide on mielestäni torjunta. Torjunta, joka iskisi kansainvälisen terrorismiverkoston poliittiseen suunnitelmaan, jonka pyrkimyksenä on hyökätä eurooppalaisia ja demokraattisia perusarvoja vastaan ja kieltää ne sekä hyökätä kansalaisten perusoikeuksia eli yhtä Euroopan integraation pilaria, vastaan.
Meidän on paljastettava väkivaltaisen radikalisoitumisen ja terroristien värväyksen syvimmät juuret. Haluamme ja meidän täytyy tehdä niin vaalimalla avointa keskustelua niin uskonnollisten kuin maallistenkin yhteisöjen kanssa ja tietysti islamilaisen maailman kanssa. Tavoitteena on luoda yhteinen arvopohja, aito maailmankansalaisuus, johon me kaikki saamme kuulua."@fi7
"Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, je voudrais tout d’abord remercier le Parlement européen pour cette occasion importante, que j’utiliserai pour réitérer, tant en mon nom qu’en celui de la Commission, comme cela a déjà été fait en de multiples occasions, notre compassion envers la douleur de tous ceux qui, dans le monde entier, ont souffert et continuent de souffrir des conséquences d’attentats terroristes.
Il s’agit d’un type de citoyenneté dont nous, Européens, sommes les gardiens fiers et jaloux, car elle se fonde sur le droit à la vie, sur le droit au respect total de la dignité humaine, sur l’égalité entre toutes les femmes et tous les hommes de cette planète. De telles valeurs auront et doivent avoir une expression politique. Nous - la Commission - devons donc apporter notre contribution à ce débat: dans quelques jours, le 21 septembre en fait, nous publierons une communication au Parlement et au Conseil sur la radicalisation de la violence et le recrutement des terroristes.
Nous devons donc développer des mesures de coopération internationale: l’Europe travaillant de concert avec les acteurs internationaux, aux côtés des États-Unis, aux côtés des pays du monde arabe, aux côtés de tous ceux qui luttent car ils sont, comme nous, des victimes du terrorisme. Nous devons le faire, selon moi, en fermant les circuits financiers et en coupant les sources de financement qui soutiennent le terrorisme et les organisations terroristes.
La seconde ligne d’action est la protection. Nous œuvrons afin de permettre aux citoyens de jouir d’un droit basique, fondamental, à savoir le droit de vivre en sécurité, le droit de vivre nos vies quotidiennes sans crainte. D’ici la fin de cette année, nous devrons être en mesure de présenter un programme européen visant à améliorer la protection des infrastructures critiques. Il s’agit d’un projet compliqué qui exigera beaucoup de recherches dans le domaine des technologies de la sécurité, raison pour laquelle nous encourageons un dialogue approfondi entre les secteurs public et privé, étant donné que les deux sont clairement impliqués dans un projet visant à garantir que les infrastructures sur lesquelles s’appuie la vie quotidienne des citoyens soient plus sûres qu’aujourd’hui.
Nous devons également mettre sur pied une capacité de réaction efficace et promouvoir sans cesse davantage une coopération efficace entre les autorités chargées des enquêtes et le monde du renseignement. Notre objectif est d’essayer de créer un véritable réseau européen visant à développer le principe de disponibilité, un facteur décisif pour encourager les échanges d’informations qui - lorsqu’elles sont disponibles - peuvent parfois s’avérer vitales dans la prévention d’un attentat terroriste.
C’est là l’une des nombreuses tâches qui, selon moi, sont très importantes sur la voie de l’établissement de cette confiance mutuelle entre les États membres à laquelle nous essayons de parvenir. Le mandat d’arrêt européen a été approuvé et s’est avéré une expérience réussie, comme l’ont montré les récents événements de juillet. La prochaine étape sera un mandat européen d’obtention de preuves, un autre moyen important d’améliorer la confiance mutuelle entre les autorités des États membres. Sur cette question de la confiance mutuelle, précisément, nous testons une capacité opérationnelle de coopération qui ne dépend pas de la législation, mais de la volonté des autorités des États membres - surtout de la volonté politique des États membres - à travailler ensemble. Lorsque cela est possible, nous essayons de réduire la législation et d’accroître les mesures de coopération opérationnelle.
Nous ne nous lassons de répéter - comme je l’ai fait à plusieurs reprises devant cette Assemblée - que nous réfléchissons et travaillons à l’amélioration de la sécurité, nous devons conserver un équilibre solide et concret entre, d’une part, les exigences en matière d’enquête - le droit de réaliser des enquêtes et de réprimer les crimes extrêmement graves - et, d’autre part, d’autres droits fondamentaux. Je voudrais immédiatement expliquer pourquoi je parle d’«autres» droits: je pense que le droit à la sécurité et, donc, le droit à la vie, le droit de se balader dans nos villes sans crainte, dont nous jouissons tous, constitue un pilier sur lequel reposent nos droits fondamentaux. C’est l’un des éléments qui ne doivent jamais être absents d’une stratégie mettant en équilibre la protection, la prévention et les sauvegardes.
En résumé, nous devons savoir comment trouver un équilibre entre les activités d’investigation et la défense ou la protection du droit à la vie privée dont nous jouissons tous. Il s’agit d’un point essentiel que nous devons tous, bien entendu, prendre en considération lorsque nous avançons nos propositions.
Nous présenterons une proposition de directive sur la rétention des données des télécommunications et de l’internet et, au mois d’octobre, nous présenterons une proposition qui est peut-être encore plus importante sur le plan politique: la première proposition structurée relative à la protection des données dans le troisième pilier, à savoir dans le domaine de la coopération entre les forces de police et d’investigation. La seconde proposition pourrait, pour la première fois en Europe, permettre de mettre sur pied un véritable cadre institutionnel européen de protection de la vie privée des citoyens; comme vous le savez, un tel cadre n’existe pas encore.
Nous débattrons du contenu des propositions de rétention des données personnelles. Il existera surtout, parmi d’autres sauvegardes, une garantie claire que les données ne pourront être utilisées que pour une certaine période de temps après leur collecte, pour des objectifs spécifiques, et uniquement sous le contrôle et la supervision d’autorités libres et indépendantes, particulièrement les autorités judiciaires chargées d’enquêter. Il convient de rappeler qu’il existe actuellement 25 situations juridiques différentes en Europe dans ce domaine: certains États membres conservent les données pendant plusieurs années, alors que d’autres ne mettent pas les mêmes données à la disposition des enquêteurs parce qu’ils les détruisent immédiatement.
Dernièrement, comme M. Clarke l’a dit, il a été constaté que, parfois, des entreprises conservent les données des communications téléphoniques de leurs propres clients alors que d’autres ne le font pas.
Permettez-moi également de féliciter Charles Clarke pour son engagement et les mesures prises dans une situation dramatique et complexe, ainsi que pour la manière dont le peuple britannique a réagi au mois de juillet et que vous décrivez avec un terme que j’aime beaucoup:
.
Dès lors, nous devons tous comprendre que seule l’harmonisation d’un cadre européen peut nous rendre plus forts, même dans ce domaine extrêmement sensible. Nous devons être conscients que c’est une course contre la montre: la sécurité ne peut pas nous attendre et nous ne pouvons pas nous permettre de donner plus de temps à ces personnes sans visage qui veulent nous attaquer. Il convient de se montrer compréhensif, mais également déterminé.
Les institutions européennes, notre Europe, qui vient de traverser la crise des référendums, a reçu un autre coup, une attaque qui a pris pour cible le cœur de nos villes. Nous sommes tout à fait conscients de l’importance de notre réponse désormais, et savons à quel point une réponse efficace et bien équilibrée compte pour l’avenir du projet européen et, surtout, pour nos citoyens. C’est pourquoi je conviens que nous devons vite prendre une décision, comme M. Clarke l’a dit. Toutefois, j’estime également qu’il est essentiel que le Parlement joue, à juste titre, un rôle clé dans cette entreprise aujourd’hui, plus qu’à n’importe quelle occasion, et qu’il soit totalement associé à un processus institutionnel permettant autant de dialogue et de partage des responsabilités que possible, particulièrement au travers d’initiatives adoptées conformément au Traité.
En conclusion, nous devons démontrer notre bonne volonté commune: l’Europe et ses institutions - ce Parlement, le Conseil et la Commission. Il ne s’agit pas uniquement de notre destinée commune; nous devons également faire de l’Europe un acteur de la politique, c’est-à-dire donner une réponse à nos citoyens.
Notre Union européenne - les citoyens, les institutions et les États membres qui constituent l’Union européenne -, notre Union seule peut faire toute la différence dans une bataille qu’aucun État ne peut espérer remporter seul, quels que soient sa force, sa fierté et son niveau de préparation.
C’est uniquement ici, juste ici, et en agissant ensemble, que nous pourrons, maintenant et à l’avenir, remporter la lutte contre les ennemis de notre démocratie, que nous pourrons offrir une preuve concrète de notre solidarité et de notre profonde empathie vis-à-vis des victimes du terrorisme, que ce soit en Europe, aux États-Unis, au Moyen-Orient ou dans les nombreux pays arabes qui ont également souvent été la cible du terrorisme.
Notre tâche, l’engagement que nous avons pris et devons tenir encore aujourd’hui devant les citoyens des 25 États membres, est de promouvoir une stratégie globale dans la lutte contre le terrorisme. Selon moi, cette stratégie peut et doit se fonder sur trois principes essentiels: la prévention, la protection et la réaction.
L’Europe ne peut pas et ne doit pas faillir à cette tâche car, confrontée à une menace qui est et restera sérieuse, confrontée aux défis du terrorisme, après New York, Madrid et Londres ainsi que tous les attentats au cœur de pays arabes voisins et amis, l’Europe a désormais l’occasion de répondre aux attentes, tant rationnelles qu’émotionnelles, que ses citoyens ont depuis quelque temps.
Nous sommes invités à agir en tant que leaders respectés sur la scène politique internationale, à prendre l’initiative face à un défi qui promet de se prolonger, malheureusement, mais qui est décisif pour l’existence future de notre démocratie. Selon moi, ce qui est par-dessus tout nécessaire, c’est une réponse politique, pas une réponse consistant en des lois spéciales ou urgentes; ce qui est nécessaire, c’est une vision pour l’avenir d’une Europe étant à la fois une terre de sécurité et une terre de droits.
Le premier type de réponse, selon moi, est appelé prévention. Une telle prévention doit avant tout prendre pour cible le dessein politique d’un réseau terroriste international qui attaque et rejette les valeurs cardinales de l’Europe et des démocraties, qui attaque les droits fondamentaux des citoyens - un des piliers de l’intégration européenne.
Nous devons mettre à nu les racines profondes de la radicalisation de la violence et du recrutement des terroristes. Nous voulons le faire - et nous devons le faire - en encourageant un dialogue ouvert, tant avec les autorités religieuses que séculaires, ainsi qu’avec, bien entendu, les pays arabes du monde islamique, afin de trouver un terrain de valeurs communes, une véritable citoyenneté universelle que nous sommes tous invités à partager."@fr8
"Signor Presidente, onorevoli parlamentari, desidero anzitutto ringraziare il Parlamento europeo per questa occasione così importante, un'occasione nella quale rinnovo a mio titolo e a nome della Commissione, come già fatto altre volte, una partecipazione al dolore di tutti coloro che hanno sofferto nel mondo e soffrono le conseguenze degli attacchi del terrorismo.
Si tratta di una cittadinanza di cui noi europei siamo, non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi, perché è basata sul diritto alla vita, sul diritto al pieno rispetto della dignità umana, sulla parità tra tutte le donne e tutti gli uomini della terra. Tali valori avranno e dovranno avere una risposta politica. Per questo noi, come Commissione, daremo un contributo alla discussione, infatti pubblicheremo tra pochi giorni, il 21 settembre, una comunicazione al Parlamento e al Consiglio sulla radicalizzazione violenta e sul reclutamento del terrorismo.
Dobbiamo poi sviluppare le azioni di cooperazione internazionale: l'Europa, insieme agli attori sulla scena internazionale, accanto agli Stati Uniti, accanto ai paesi del mondo arabo, accanto a tutti coloro che lottano perché, come noi, sono vittime del terrorismo. Lo dobbiamo fare, a mio parere, combattendo ed estirpando i canali e i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo e le organizzazioni terroristiche.
La seconda linea di azione è la linea della protezione. Stiamo lavorando per dare un contributo affinché si possa rendere effettivo un diritto fondamentale, basilare, per i cittadini, precisamente il diritto di vivere sicuri, il diritto di vivere senza paura nella nostra vita quotidiana. Siamo pronti a presentare, entro la fine di quest'anno, un programma europeo per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà un progetto complicato, occorrerà molta ricerca per le tecnologie di sicurezza e per questo stiamo promuovendo un dialogo profondo tra la sfera pubblica e quella privata, poiché è evidente che l'una e l'altra sono compartecipi di un'azione che mira a garantire che le infrastrutture per la vita quotidiana dei cittadini siano più sicure di quanto non siano oggi.
Dobbiamo inoltre mettere in campo una capacità effettiva di reazione, promuovere sempre di più una solida cooperazione tra le autorità investigative e la comunità dell'
per cercare di dar vita ad un vero e proprio
europeo, che punti a sviluppare il principio di disponibilità, fattore decisivo per alimentare quella pratica dello scambio di informazioni che risultano talvolta vitali ove disponibili al fine di prevenire un attacco terroristico.
Questo costituisce un appuntamento tra i tanti, a mio giudizio molto importanti, lungo la strada verso quella fiducia reciproca tra gli Stati membri su cui stiamo lavorando. E' stato approvato il mandato d'arresto europeo, che si è rivelato un'esperienza di successo come comprovato dall'ultima vicenda di luglio. Il prossimo appuntamento è con il mandato europeo per la raccolta delle prove, altro strumento importante per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri. Proprio sulla fiducia reciproca mettiamo alla prova una capacità operativa di cooperazione che dipende non dalle leggi, ma dalla volontà delle autorità degli Stati membri, dalla volontà politica, anzitutto degli Stati membri, di lavorare insieme. Ove possibile, puntiamo a meno norme ed a più azioni di cooperazione operativa.
Non ci siamo mai stancati di ripetere, l'ho fatto più volte dinanzi a questo Parlamento, che nel pensare e lavorare alla produzione della sicurezza dobbiamo mantenere un bilanciamento forte e concreto tra le esigenze delle investigazioni, il diritto a investigare e a reprimere crimini gravissimi, da un lato, e, dall'altro, altri diritti fondamentali. Intendo chiarire subito perché ho detto "altri diritti", ritengo infatti il diritto alla sicurezza e quindi il diritto alla vita, il diritto che tutti noi abbiamo di camminare senza paura nelle nostre città, un pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali, uno degli elementi che non può mai mancare in una strategia di bilanciamento tra protezione, prevenzione e garanzie.
Insomma, dobbiamo saper bilanciare anche le attività di investigazione e la difesa, la protezione di quel diritto di ognuno di noi alla riservatezza, la
. Si tratta di un punto essenziale di cui, ovviamente, terremo conto nel presentare le nostre proposte.
Presenteremo una proposta di direttiva relativa alla custodia dei dati per le comunicazioni telefoniche e
ad ottobre presenteremo forse una proposta ancora più significativa politicamente: la prima proposta organica in materia di protezione dei dati nel cosiddetto terzo pilastro, cioè in materia di cooperazione tra le forze di polizia ed investigative. Quest'ultima proposta potrebbe istituire per la prima volta in Europa un quadro istituzionale davvero europeo che ancora non c'è, come voi sapete, per garantire la riservatezza della vita privata delle persone.
Discuteremo sul contenuto delle proposte per trattenere i dati personali, vi sarà anzitutto, tra le altre garanzie, la garanzia chiara che i dati potranno essere utilizzati solo per un certo periodo a partire dalla loro raccolta, esclusivamente per obiettivi specifici e solo sotto il controllo e la vigilanza di autorità libere ed indipendenti, anzitutto le autorità giudiziarie di investigazione. Basta pensare che oggi vi esistono venticinque regimi giuridici diversi in Europa su questa materia: vi sono paesi membri che custodiscono i dati fino ad alcuni anni, altri che non pongono alla disposizione delle investigazioni i medesimi dati perché li distruggono subito; infine, come il Ministro Clarke ha detto, addirittura casi in cui una compagnia trattiene e custodisce i dati del traffico telefonico dei propri utenti ed un'altra compagnia non lo fa.
Tutti noi dobbiamo quindi capire che solamente l'armonizzazione di un quadro europeo ci può rendere più forti anche in questo settore estremamente sensibile. Dobbiamo essere consapevoli che siamo impegnati in una lotta contro il tempo, la sicurezza non aspetta noi e noi non possiamo permetterci di regalare tempo a coloro che, senza volto, ci vogliono colpire. Occorre comprensione, ma anche determinazione.
Vorrei inoltre, se me lo permettete, congratularmi anche con Charles Clarke per il suo impegno, per le azioni messe in campo in una situazione terribile e complessa e per quello che voi inglesi avete fatto a luglio e che esprimete con una parola che a me piace moltissimo
.
Alle Istituzioni europee, a questa nostra Europa dopo la crisi del
è stata inferta un'ulteriore ferita, un attacco al cuore nelle nostre città. Capiamo molto bene quanto sia importante oggi la risposta, quanto una risposta effettiva ed equilibrata conti per il futuro dell'idea dell'Europa e soprattutto per i nostri cittadini. Per tale motivo condivido l'esigenza e l'urgenza di decidere, espressa dal Ministro Clarke, ma ritengo anche essenziale che il Parlamento assuma un ruolo da protagonista a pieno titolo in questa impresa e che in questo momento, più che in altri, sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità, anzitutto attraverso iniziative conformi a quanto previsto dal trattato.
In conclusione, dobbiamo dimostrare una comune buona volontà, l'Europa con le sue Istituzioni, questo Parlamento, il Consiglio, la Commissione. Non si tratta soltanto del nostro destino comune, dobbiamo anche rendere l'Europa protagonista della politica, cioè dare una risposta ai nostri cittadini.
La nostra Unione europea, i cittadini, le Istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea, soltanto la nostra Unione, può fare la differenza in una battaglia che nessuno, nessuno Stato, per quanto forte, orgoglioso, preparato, può neanche pensare di vincere da solo.
Qui, proprio qui e soltanto insieme, possiamo e potremo ottenere quel successo contro i nemici della nostra democrazia, potremo dimostrare in concreto la nostra solidarietà, la nostra vicinanza profonda a tutte le vittime del terrorismo, quelle dell'Europa, degli Stati Uniti, del Medio Oriente, dei tanti paesi arabi che sono stati più volte anche loro colpiti dal terrorismo.
Il nostro compito, l'impegno che abbiamo e dobbiamo oggi assumere di fronte ai cittadini dei venticinque paesi membri, è di promuovere, nella lotta al terrorismo, una strategia complessiva, che a mio parere si può e si deve fondare su tre grandi linee direttrici: la prevenzione, la protezione e la reazione.
L'Europa non può e non deve mancare a un simile appuntamento, perché di fronte ad una minaccia che continua e che rimarrà elevata, di fronte alle sfide del terrorismo, dopo New York, Madrid, Londra, dopo tanti attacchi al cuore di paesi arabi amici e vicini, l'Europa oggi ha un'occasione di essere ciò che la ragione, ma anche il sentimento dei suoi cittadini da tempo aspettano.
Ci viene chiesto di essere protagonisti autorevoli sulla scena politica internazionale, protagonisti di una sfida che si presenta purtroppo lunga, ma decisiva per il futuro dell'esistenza delle nostre democrazie. A mio parere, occorre innanzitutto una risposta politica, non una risposta fatta di leggi speciali e di leggi di emergenza; occorre una visione per il futuro di un'Europa che sia al tempo stesso terra della sicurezza e terra dei diritti.
Questa prima risposta, a mio avviso, si chiama prevenzione. Prima di tutto una prevenzione che colpisca il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo, il quale attacca e rinnega i valori cardine dell'Europa e delle democrazie, attacca i diritti fondamentali dei cittadini, ossia un pilastro della costruzione dell'Unione europea.
Occorre mettere a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dei terroristi. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare alimentando un dialogo aperto con le comunità, sia quelle religiose sia quelle laiche, e naturalmente con i paesi del mondo arabo islamico, al fine di far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale alla quale tutti siamo chiamati ad appartenere."@hu11
"Signor Presidente, onorevoli parlamentari, desidero anzitutto ringraziare il Parlamento europeo per questa occasione così importante, un'occasione nella quale rinnovo a mio titolo e a nome della Commissione, come già fatto altre volte, una partecipazione al dolore di tutti coloro che hanno sofferto nel mondo e soffrono le conseguenze degli attacchi del terrorismo.
Si tratta di una cittadinanza di cui noi europei siamo, non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi, perché è basata sul diritto alla vita, sul diritto al pieno rispetto della dignità umana, sulla parità tra tutte le donne e tutti gli uomini della terra. Tali valori avranno e dovranno avere una risposta politica. Per questo noi, come Commissione, daremo un contributo alla discussione, infatti pubblicheremo tra pochi giorni, il 21 settembre, una comunicazione al Parlamento e al Consiglio sulla radicalizzazione violenta e sul reclutamento del terrorismo.
Dobbiamo poi sviluppare le azioni di cooperazione internazionale: l'Europa, insieme agli attori sulla scena internazionale, accanto agli Stati Uniti, accanto ai paesi del mondo arabo, accanto a tutti coloro che lottano perché, come noi, sono vittime del terrorismo. Lo dobbiamo fare, a mio parere, combattendo ed estirpando i canali e i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo e le organizzazioni terroristiche.
La seconda linea di azione è la linea della protezione. Stiamo lavorando per dare un contributo affinché si possa rendere effettivo un diritto fondamentale, basilare, per i cittadini, precisamente il diritto di vivere sicuri, il diritto di vivere senza paura nella nostra vita quotidiana. Siamo pronti a presentare, entro la fine di quest'anno, un programma europeo per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà un progetto complicato, occorrerà molta ricerca per le tecnologie di sicurezza e per questo stiamo promuovendo un dialogo profondo tra la sfera pubblica e quella privata, poiché è evidente che l'una e l'altra sono compartecipi di un'azione che mira a garantire che le infrastrutture per la vita quotidiana dei cittadini siano più sicure di quanto non siano oggi.
Dobbiamo inoltre mettere in campo una capacità effettiva di reazione, promuovere sempre di più una solida cooperazione tra le autorità investigative e la comunità dell'
per cercare di dar vita ad un vero e proprio
europeo, che punti a sviluppare il principio di disponibilità, fattore decisivo per alimentare quella pratica dello scambio di informazioni che risultano talvolta vitali ove disponibili al fine di prevenire un attacco terroristico.
Questo costituisce un appuntamento tra i tanti, a mio giudizio molto importanti, lungo la strada verso quella fiducia reciproca tra gli Stati membri su cui stiamo lavorando. E' stato approvato il mandato d'arresto europeo, che si è rivelato un'esperienza di successo come comprovato dall'ultima vicenda di luglio. Il prossimo appuntamento è con il mandato europeo per la raccolta delle prove, altro strumento importante per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri. Proprio sulla fiducia reciproca mettiamo alla prova una capacità operativa di cooperazione che dipende non dalle leggi, ma dalla volontà delle autorità degli Stati membri, dalla volontà politica, anzitutto degli Stati membri, di lavorare insieme. Ove possibile, puntiamo a meno norme ed a più azioni di cooperazione operativa.
Non ci siamo mai stancati di ripetere, l'ho fatto più volte dinanzi a questo Parlamento, che nel pensare e lavorare alla produzione della sicurezza dobbiamo mantenere un bilanciamento forte e concreto tra le esigenze delle investigazioni, il diritto a investigare e a reprimere crimini gravissimi, da un lato, e, dall'altro, altri diritti fondamentali. Intendo chiarire subito perché ho detto "altri diritti", ritengo infatti il diritto alla sicurezza e quindi il diritto alla vita, il diritto che tutti noi abbiamo di camminare senza paura nelle nostre città, un pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali, uno degli elementi che non può mai mancare in una strategia di bilanciamento tra protezione, prevenzione e garanzie.
Insomma, dobbiamo saper bilanciare anche le attività di investigazione e la difesa, la protezione di quel diritto di ognuno di noi alla riservatezza, la
. Si tratta di un punto essenziale di cui, ovviamente, terremo conto nel presentare le nostre proposte.
Presenteremo una proposta di direttiva relativa alla custodia dei dati per le comunicazioni telefoniche e
ad ottobre presenteremo forse una proposta ancora più significativa politicamente: la prima proposta organica in materia di protezione dei dati nel cosiddetto terzo pilastro, cioè in materia di cooperazione tra le forze di polizia ed investigative. Quest'ultima proposta potrebbe istituire per la prima volta in Europa un quadro istituzionale davvero europeo che ancora non c'è, come voi sapete, per garantire la riservatezza della vita privata delle persone.
Discuteremo sul contenuto delle proposte per trattenere i dati personali, vi sarà anzitutto, tra le altre garanzie, la garanzia chiara che i dati potranno essere utilizzati solo per un certo periodo a partire dalla loro raccolta, esclusivamente per obiettivi specifici e solo sotto il controllo e la vigilanza di autorità libere ed indipendenti, anzitutto le autorità giudiziarie di investigazione. Basta pensare che oggi vi esistono venticinque regimi giuridici diversi in Europa su questa materia: vi sono paesi membri che custodiscono i dati fino ad alcuni anni, altri che non pongono alla disposizione delle investigazioni i medesimi dati perché li distruggono subito; infine, come il Ministro Clarke ha detto, addirittura casi in cui una compagnia trattiene e custodisce i dati del traffico telefonico dei propri utenti ed un'altra compagnia non lo fa.
Tutti noi dobbiamo quindi capire che solamente l'armonizzazione di un quadro europeo ci può rendere più forti anche in questo settore estremamente sensibile. Dobbiamo essere consapevoli che siamo impegnati in una lotta contro il tempo, la sicurezza non aspetta noi e noi non possiamo permetterci di regalare tempo a coloro che, senza volto, ci vogliono colpire. Occorre comprensione, ma anche determinazione.
Vorrei inoltre, se me lo permettete, congratularmi anche con Charles Clarke per il suo impegno, per le azioni messe in campo in una situazione terribile e complessa e per quello che voi inglesi avete fatto a luglio e che esprimete con una parola che a me piace moltissimo
.
Alle Istituzioni europee, a questa nostra Europa dopo la crisi del
è stata inferta un'ulteriore ferita, un attacco al cuore nelle nostre città. Capiamo molto bene quanto sia importante oggi la risposta, quanto una risposta effettiva ed equilibrata conti per il futuro dell'idea dell'Europa e soprattutto per i nostri cittadini. Per tale motivo condivido l'esigenza e l'urgenza di decidere, espressa dal Ministro Clarke, ma ritengo anche essenziale che il Parlamento assuma un ruolo da protagonista a pieno titolo in questa impresa e che in questo momento, più che in altri, sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità, anzitutto attraverso iniziative conformi a quanto previsto dal trattato.
In conclusione, dobbiamo dimostrare una comune buona volontà, l'Europa con le sue Istituzioni, questo Parlamento, il Consiglio, la Commissione. Non si tratta soltanto del nostro destino comune, dobbiamo anche rendere l'Europa protagonista della politica, cioè dare una risposta ai nostri cittadini.
La nostra Unione europea, i cittadini, le Istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea, soltanto la nostra Unione, può fare la differenza in una battaglia che nessuno, nessuno Stato, per quanto forte, orgoglioso, preparato, può neanche pensare di vincere da solo.
Qui, proprio qui e soltanto insieme, possiamo e potremo ottenere quel successo contro i nemici della nostra democrazia, potremo dimostrare in concreto la nostra solidarietà, la nostra vicinanza profonda a tutte le vittime del terrorismo, quelle dell'Europa, degli Stati Uniti, del Medio Oriente, dei tanti paesi arabi che sono stati più volte anche loro colpiti dal terrorismo.
Il nostro compito, l'impegno che abbiamo e dobbiamo oggi assumere di fronte ai cittadini dei venticinque paesi membri, è di promuovere, nella lotta al terrorismo, una strategia complessiva, che a mio parere si può e si deve fondare su tre grandi linee direttrici: la prevenzione, la protezione e la reazione.
L'Europa non può e non deve mancare a un simile appuntamento, perché di fronte ad una minaccia che continua e che rimarrà elevata, di fronte alle sfide del terrorismo, dopo New York, Madrid, Londra, dopo tanti attacchi al cuore di paesi arabi amici e vicini, l'Europa oggi ha un'occasione di essere ciò che la ragione, ma anche il sentimento dei suoi cittadini da tempo aspettano.
Ci viene chiesto di essere protagonisti autorevoli sulla scena politica internazionale, protagonisti di una sfida che si presenta purtroppo lunga, ma decisiva per il futuro dell'esistenza delle nostre democrazie. A mio parere, occorre innanzitutto una risposta politica, non una risposta fatta di leggi speciali e di leggi di emergenza; occorre una visione per il futuro di un'Europa che sia al tempo stesso terra della sicurezza e terra dei diritti.
Questa prima risposta, a mio avviso, si chiama prevenzione. Prima di tutto una prevenzione che colpisca il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo, il quale attacca e rinnega i valori cardine dell'Europa e delle democrazie, attacca i diritti fondamentali dei cittadini, ossia un pilastro della costruzione dell'Unione europea.
Occorre mettere a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dei terroristi. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare alimentando un dialogo aperto con le comunità, sia quelle religiose sia quelle laiche, e naturalmente con i paesi del mondo arabo islamico, al fine di far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale alla quale tutti siamo chiamati ad appartenere."@lt14
"Signor Presidente, onorevoli parlamentari, desidero anzitutto ringraziare il Parlamento europeo per questa occasione così importante, un'occasione nella quale rinnovo a mio titolo e a nome della Commissione, come già fatto altre volte, una partecipazione al dolore di tutti coloro che hanno sofferto nel mondo e soffrono le conseguenze degli attacchi del terrorismo.
Si tratta di una cittadinanza di cui noi europei siamo, non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi, perché è basata sul diritto alla vita, sul diritto al pieno rispetto della dignità umana, sulla parità tra tutte le donne e tutti gli uomini della terra. Tali valori avranno e dovranno avere una risposta politica. Per questo noi, come Commissione, daremo un contributo alla discussione, infatti pubblicheremo tra pochi giorni, il 21 settembre, una comunicazione al Parlamento e al Consiglio sulla radicalizzazione violenta e sul reclutamento del terrorismo.
Dobbiamo poi sviluppare le azioni di cooperazione internazionale: l'Europa, insieme agli attori sulla scena internazionale, accanto agli Stati Uniti, accanto ai paesi del mondo arabo, accanto a tutti coloro che lottano perché, come noi, sono vittime del terrorismo. Lo dobbiamo fare, a mio parere, combattendo ed estirpando i canali e i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo e le organizzazioni terroristiche.
La seconda linea di azione è la linea della protezione. Stiamo lavorando per dare un contributo affinché si possa rendere effettivo un diritto fondamentale, basilare, per i cittadini, precisamente il diritto di vivere sicuri, il diritto di vivere senza paura nella nostra vita quotidiana. Siamo pronti a presentare, entro la fine di quest'anno, un programma europeo per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà un progetto complicato, occorrerà molta ricerca per le tecnologie di sicurezza e per questo stiamo promuovendo un dialogo profondo tra la sfera pubblica e quella privata, poiché è evidente che l'una e l'altra sono compartecipi di un'azione che mira a garantire che le infrastrutture per la vita quotidiana dei cittadini siano più sicure di quanto non siano oggi.
Dobbiamo inoltre mettere in campo una capacità effettiva di reazione, promuovere sempre di più una solida cooperazione tra le autorità investigative e la comunità dell'
per cercare di dar vita ad un vero e proprio
europeo, che punti a sviluppare il principio di disponibilità, fattore decisivo per alimentare quella pratica dello scambio di informazioni che risultano talvolta vitali ove disponibili al fine di prevenire un attacco terroristico.
Questo costituisce un appuntamento tra i tanti, a mio giudizio molto importanti, lungo la strada verso quella fiducia reciproca tra gli Stati membri su cui stiamo lavorando. E' stato approvato il mandato d'arresto europeo, che si è rivelato un'esperienza di successo come comprovato dall'ultima vicenda di luglio. Il prossimo appuntamento è con il mandato europeo per la raccolta delle prove, altro strumento importante per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri. Proprio sulla fiducia reciproca mettiamo alla prova una capacità operativa di cooperazione che dipende non dalle leggi, ma dalla volontà delle autorità degli Stati membri, dalla volontà politica, anzitutto degli Stati membri, di lavorare insieme. Ove possibile, puntiamo a meno norme ed a più azioni di cooperazione operativa.
Non ci siamo mai stancati di ripetere, l'ho fatto più volte dinanzi a questo Parlamento, che nel pensare e lavorare alla produzione della sicurezza dobbiamo mantenere un bilanciamento forte e concreto tra le esigenze delle investigazioni, il diritto a investigare e a reprimere crimini gravissimi, da un lato, e, dall'altro, altri diritti fondamentali. Intendo chiarire subito perché ho detto "altri diritti", ritengo infatti il diritto alla sicurezza e quindi il diritto alla vita, il diritto che tutti noi abbiamo di camminare senza paura nelle nostre città, un pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali, uno degli elementi che non può mai mancare in una strategia di bilanciamento tra protezione, prevenzione e garanzie.
Insomma, dobbiamo saper bilanciare anche le attività di investigazione e la difesa, la protezione di quel diritto di ognuno di noi alla riservatezza, la
. Si tratta di un punto essenziale di cui, ovviamente, terremo conto nel presentare le nostre proposte.
Presenteremo una proposta di direttiva relativa alla custodia dei dati per le comunicazioni telefoniche e
ad ottobre presenteremo forse una proposta ancora più significativa politicamente: la prima proposta organica in materia di protezione dei dati nel cosiddetto terzo pilastro, cioè in materia di cooperazione tra le forze di polizia ed investigative. Quest'ultima proposta potrebbe istituire per la prima volta in Europa un quadro istituzionale davvero europeo che ancora non c'è, come voi sapete, per garantire la riservatezza della vita privata delle persone.
Discuteremo sul contenuto delle proposte per trattenere i dati personali, vi sarà anzitutto, tra le altre garanzie, la garanzia chiara che i dati potranno essere utilizzati solo per un certo periodo a partire dalla loro raccolta, esclusivamente per obiettivi specifici e solo sotto il controllo e la vigilanza di autorità libere ed indipendenti, anzitutto le autorità giudiziarie di investigazione. Basta pensare che oggi vi esistono venticinque regimi giuridici diversi in Europa su questa materia: vi sono paesi membri che custodiscono i dati fino ad alcuni anni, altri che non pongono alla disposizione delle investigazioni i medesimi dati perché li distruggono subito; infine, come il Ministro Clarke ha detto, addirittura casi in cui una compagnia trattiene e custodisce i dati del traffico telefonico dei propri utenti ed un'altra compagnia non lo fa.
Tutti noi dobbiamo quindi capire che solamente l'armonizzazione di un quadro europeo ci può rendere più forti anche in questo settore estremamente sensibile. Dobbiamo essere consapevoli che siamo impegnati in una lotta contro il tempo, la sicurezza non aspetta noi e noi non possiamo permetterci di regalare tempo a coloro che, senza volto, ci vogliono colpire. Occorre comprensione, ma anche determinazione.
Vorrei inoltre, se me lo permettete, congratularmi anche con Charles Clarke per il suo impegno, per le azioni messe in campo in una situazione terribile e complessa e per quello che voi inglesi avete fatto a luglio e che esprimete con una parola che a me piace moltissimo
.
Alle Istituzioni europee, a questa nostra Europa dopo la crisi del
è stata inferta un'ulteriore ferita, un attacco al cuore nelle nostre città. Capiamo molto bene quanto sia importante oggi la risposta, quanto una risposta effettiva ed equilibrata conti per il futuro dell'idea dell'Europa e soprattutto per i nostri cittadini. Per tale motivo condivido l'esigenza e l'urgenza di decidere, espressa dal Ministro Clarke, ma ritengo anche essenziale che il Parlamento assuma un ruolo da protagonista a pieno titolo in questa impresa e che in questo momento, più che in altri, sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità, anzitutto attraverso iniziative conformi a quanto previsto dal trattato.
In conclusione, dobbiamo dimostrare una comune buona volontà, l'Europa con le sue Istituzioni, questo Parlamento, il Consiglio, la Commissione. Non si tratta soltanto del nostro destino comune, dobbiamo anche rendere l'Europa protagonista della politica, cioè dare una risposta ai nostri cittadini.
La nostra Unione europea, i cittadini, le Istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea, soltanto la nostra Unione, può fare la differenza in una battaglia che nessuno, nessuno Stato, per quanto forte, orgoglioso, preparato, può neanche pensare di vincere da solo.
Qui, proprio qui e soltanto insieme, possiamo e potremo ottenere quel successo contro i nemici della nostra democrazia, potremo dimostrare in concreto la nostra solidarietà, la nostra vicinanza profonda a tutte le vittime del terrorismo, quelle dell'Europa, degli Stati Uniti, del Medio Oriente, dei tanti paesi arabi che sono stati più volte anche loro colpiti dal terrorismo.
Il nostro compito, l'impegno che abbiamo e dobbiamo oggi assumere di fronte ai cittadini dei venticinque paesi membri, è di promuovere, nella lotta al terrorismo, una strategia complessiva, che a mio parere si può e si deve fondare su tre grandi linee direttrici: la prevenzione, la protezione e la reazione.
L'Europa non può e non deve mancare a un simile appuntamento, perché di fronte ad una minaccia che continua e che rimarrà elevata, di fronte alle sfide del terrorismo, dopo New York, Madrid, Londra, dopo tanti attacchi al cuore di paesi arabi amici e vicini, l'Europa oggi ha un'occasione di essere ciò che la ragione, ma anche il sentimento dei suoi cittadini da tempo aspettano.
Ci viene chiesto di essere protagonisti autorevoli sulla scena politica internazionale, protagonisti di una sfida che si presenta purtroppo lunga, ma decisiva per il futuro dell'esistenza delle nostre democrazie. A mio parere, occorre innanzitutto una risposta politica, non una risposta fatta di leggi speciali e di leggi di emergenza; occorre una visione per il futuro di un'Europa che sia al tempo stesso terra della sicurezza e terra dei diritti.
Questa prima risposta, a mio avviso, si chiama prevenzione. Prima di tutto una prevenzione che colpisca il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo, il quale attacca e rinnega i valori cardine dell'Europa e delle democrazie, attacca i diritti fondamentali dei cittadini, ossia un pilastro della costruzione dell'Unione europea.
Occorre mettere a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dei terroristi. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare alimentando un dialogo aperto con le comunità, sia quelle religiose sia quelle laiche, e naturalmente con i paesi del mondo arabo islamico, al fine di far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale alla quale tutti siamo chiamati ad appartenere."@lv13
"Signor Presidente, onorevoli parlamentari, desidero anzitutto ringraziare il Parlamento europeo per questa occasione così importante, un'occasione nella quale rinnovo a mio titolo e a nome della Commissione, come già fatto altre volte, una partecipazione al dolore di tutti coloro che hanno sofferto nel mondo e soffrono le conseguenze degli attacchi del terrorismo.
Si tratta di una cittadinanza di cui noi europei siamo, non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi, perché è basata sul diritto alla vita, sul diritto al pieno rispetto della dignità umana, sulla parità tra tutte le donne e tutti gli uomini della terra. Tali valori avranno e dovranno avere una risposta politica. Per questo noi, come Commissione, daremo un contributo alla discussione, infatti pubblicheremo tra pochi giorni, il 21 settembre, una comunicazione al Parlamento e al Consiglio sulla radicalizzazione violenta e sul reclutamento del terrorismo.
Dobbiamo poi sviluppare le azioni di cooperazione internazionale: l'Europa, insieme agli attori sulla scena internazionale, accanto agli Stati Uniti, accanto ai paesi del mondo arabo, accanto a tutti coloro che lottano perché, come noi, sono vittime del terrorismo. Lo dobbiamo fare, a mio parere, combattendo ed estirpando i canali e i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo e le organizzazioni terroristiche.
La seconda linea di azione è la linea della protezione. Stiamo lavorando per dare un contributo affinché si possa rendere effettivo un diritto fondamentale, basilare, per i cittadini, precisamente il diritto di vivere sicuri, il diritto di vivere senza paura nella nostra vita quotidiana. Siamo pronti a presentare, entro la fine di quest'anno, un programma europeo per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà un progetto complicato, occorrerà molta ricerca per le tecnologie di sicurezza e per questo stiamo promuovendo un dialogo profondo tra la sfera pubblica e quella privata, poiché è evidente che l'una e l'altra sono compartecipi di un'azione che mira a garantire che le infrastrutture per la vita quotidiana dei cittadini siano più sicure di quanto non siano oggi.
Dobbiamo inoltre mettere in campo una capacità effettiva di reazione, promuovere sempre di più una solida cooperazione tra le autorità investigative e la comunità dell'
per cercare di dar vita ad un vero e proprio
europeo, che punti a sviluppare il principio di disponibilità, fattore decisivo per alimentare quella pratica dello scambio di informazioni che risultano talvolta vitali ove disponibili al fine di prevenire un attacco terroristico.
Questo costituisce un appuntamento tra i tanti, a mio giudizio molto importanti, lungo la strada verso quella fiducia reciproca tra gli Stati membri su cui stiamo lavorando. E' stato approvato il mandato d'arresto europeo, che si è rivelato un'esperienza di successo come comprovato dall'ultima vicenda di luglio. Il prossimo appuntamento è con il mandato europeo per la raccolta delle prove, altro strumento importante per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri. Proprio sulla fiducia reciproca mettiamo alla prova una capacità operativa di cooperazione che dipende non dalle leggi, ma dalla volontà delle autorità degli Stati membri, dalla volontà politica, anzitutto degli Stati membri, di lavorare insieme. Ove possibile, puntiamo a meno norme ed a più azioni di cooperazione operativa.
Non ci siamo mai stancati di ripetere, l'ho fatto più volte dinanzi a questo Parlamento, che nel pensare e lavorare alla produzione della sicurezza dobbiamo mantenere un bilanciamento forte e concreto tra le esigenze delle investigazioni, il diritto a investigare e a reprimere crimini gravissimi, da un lato, e, dall'altro, altri diritti fondamentali. Intendo chiarire subito perché ho detto "altri diritti", ritengo infatti il diritto alla sicurezza e quindi il diritto alla vita, il diritto che tutti noi abbiamo di camminare senza paura nelle nostre città, un pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali, uno degli elementi che non può mai mancare in una strategia di bilanciamento tra protezione, prevenzione e garanzie.
Insomma, dobbiamo saper bilanciare anche le attività di investigazione e la difesa, la protezione di quel diritto di ognuno di noi alla riservatezza, la
. Si tratta di un punto essenziale di cui, ovviamente, terremo conto nel presentare le nostre proposte.
Presenteremo una proposta di direttiva relativa alla custodia dei dati per le comunicazioni telefoniche e
ad ottobre presenteremo forse una proposta ancora più significativa politicamente: la prima proposta organica in materia di protezione dei dati nel cosiddetto terzo pilastro, cioè in materia di cooperazione tra le forze di polizia ed investigative. Quest'ultima proposta potrebbe istituire per la prima volta in Europa un quadro istituzionale davvero europeo che ancora non c'è, come voi sapete, per garantire la riservatezza della vita privata delle persone.
Discuteremo sul contenuto delle proposte per trattenere i dati personali, vi sarà anzitutto, tra le altre garanzie, la garanzia chiara che i dati potranno essere utilizzati solo per un certo periodo a partire dalla loro raccolta, esclusivamente per obiettivi specifici e solo sotto il controllo e la vigilanza di autorità libere ed indipendenti, anzitutto le autorità giudiziarie di investigazione. Basta pensare che oggi vi esistono venticinque regimi giuridici diversi in Europa su questa materia: vi sono paesi membri che custodiscono i dati fino ad alcuni anni, altri che non pongono alla disposizione delle investigazioni i medesimi dati perché li distruggono subito; infine, come il Ministro Clarke ha detto, addirittura casi in cui una compagnia trattiene e custodisce i dati del traffico telefonico dei propri utenti ed un'altra compagnia non lo fa.
Tutti noi dobbiamo quindi capire che solamente l'armonizzazione di un quadro europeo ci può rendere più forti anche in questo settore estremamente sensibile. Dobbiamo essere consapevoli che siamo impegnati in una lotta contro il tempo, la sicurezza non aspetta noi e noi non possiamo permetterci di regalare tempo a coloro che, senza volto, ci vogliono colpire. Occorre comprensione, ma anche determinazione.
Vorrei inoltre, se me lo permettete, congratularmi anche con Charles Clarke per il suo impegno, per le azioni messe in campo in una situazione terribile e complessa e per quello che voi inglesi avete fatto a luglio e che esprimete con una parola che a me piace moltissimo
.
Alle Istituzioni europee, a questa nostra Europa dopo la crisi del
è stata inferta un'ulteriore ferita, un attacco al cuore nelle nostre città. Capiamo molto bene quanto sia importante oggi la risposta, quanto una risposta effettiva ed equilibrata conti per il futuro dell'idea dell'Europa e soprattutto per i nostri cittadini. Per tale motivo condivido l'esigenza e l'urgenza di decidere, espressa dal Ministro Clarke, ma ritengo anche essenziale che il Parlamento assuma un ruolo da protagonista a pieno titolo in questa impresa e che in questo momento, più che in altri, sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità, anzitutto attraverso iniziative conformi a quanto previsto dal trattato.
In conclusione, dobbiamo dimostrare una comune buona volontà, l'Europa con le sue Istituzioni, questo Parlamento, il Consiglio, la Commissione. Non si tratta soltanto del nostro destino comune, dobbiamo anche rendere l'Europa protagonista della politica, cioè dare una risposta ai nostri cittadini.
La nostra Unione europea, i cittadini, le Istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea, soltanto la nostra Unione, può fare la differenza in una battaglia che nessuno, nessuno Stato, per quanto forte, orgoglioso, preparato, può neanche pensare di vincere da solo.
Qui, proprio qui e soltanto insieme, possiamo e potremo ottenere quel successo contro i nemici della nostra democrazia, potremo dimostrare in concreto la nostra solidarietà, la nostra vicinanza profonda a tutte le vittime del terrorismo, quelle dell'Europa, degli Stati Uniti, del Medio Oriente, dei tanti paesi arabi che sono stati più volte anche loro colpiti dal terrorismo.
Il nostro compito, l'impegno che abbiamo e dobbiamo oggi assumere di fronte ai cittadini dei venticinque paesi membri, è di promuovere, nella lotta al terrorismo, una strategia complessiva, che a mio parere si può e si deve fondare su tre grandi linee direttrici: la prevenzione, la protezione e la reazione.
L'Europa non può e non deve mancare a un simile appuntamento, perché di fronte ad una minaccia che continua e che rimarrà elevata, di fronte alle sfide del terrorismo, dopo New York, Madrid, Londra, dopo tanti attacchi al cuore di paesi arabi amici e vicini, l'Europa oggi ha un'occasione di essere ciò che la ragione, ma anche il sentimento dei suoi cittadini da tempo aspettano.
Ci viene chiesto di essere protagonisti autorevoli sulla scena politica internazionale, protagonisti di una sfida che si presenta purtroppo lunga, ma decisiva per il futuro dell'esistenza delle nostre democrazie. A mio parere, occorre innanzitutto una risposta politica, non una risposta fatta di leggi speciali e di leggi di emergenza; occorre una visione per il futuro di un'Europa che sia al tempo stesso terra della sicurezza e terra dei diritti.
Questa prima risposta, a mio avviso, si chiama prevenzione. Prima di tutto una prevenzione che colpisca il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo, il quale attacca e rinnega i valori cardine dell'Europa e delle democrazie, attacca i diritti fondamentali dei cittadini, ossia un pilastro della costruzione dell'Unione europea.
Occorre mettere a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dei terroristi. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare alimentando un dialogo aperto con le comunità, sia quelle religiose sia quelle laiche, e naturalmente con i paesi del mondo arabo islamico, al fine di far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale alla quale tutti siamo chiamati ad appartenere."@mt15
"Mijnheer de Voorzitter, geachte afgevaardigden, ik wil in de eerste plaats het Europees Parlement bedanken voor deze belangrijke gelegenheid, die ik zal benutten om op persoonlijke titel en namens de Commissie, zoals ik al eerder heb gedaan, mijn deelneming te betuigen met al degenen op deze wereld die hebben geleden en lijden onder de gevolgen van terroristische aanslagen.
Het gaat om een burgerschap waarvan wij Europeanen de trotse, maar ook waakzame hoeders zijn, want het is gebaseerd op het recht op leven, op het recht op volledige eerbiediging van de menselijke waardigheid, op de gelijkheid van alle mannen en vrouwen op aarde. Deze waarden zullen en moeten een politiek antwoord krijgen. Daarom zullen wij, als Commissie, een bijdrage leveren aan de discussie. Binnenkort, op 21 september, zullen we een mededeling aan het Parlement en de Raad publiceren over gewelddadige radicalisering en rekrutering van terroristen.
Vervolgens moeten we internationaal gecoördineerde acties opzetten: Europa samen met de spelers op het internationale toneel, de Verenigde Staten, de landen van de Arabische wereld, samen met iedereen die vecht omdat ze, net als wij, slachtoffer van terrorisme zijn. Mijns inziens moeten we dat doen door de financieringskanalen en -stromen te bestrijden en uit te roeien waardoor terrorisme en terroristische organisaties worden gevoed.
De tweede actielijn is bescherming. We werken eraan dat burgers daadwerkelijk kunnen profiteren van een fundamenteel grondrecht, namelijk het recht om veilig te leven, het recht om in het dagelijks leven niet bang te hoeven zijn. Voor het einde van dit jaar zullen we een Europees programma presenteren om de bescherming van kritieke infrastructuur te verbeteren. Het wordt een gecompliceerd project. Er zal veel onderzoek naar veiligheidstechnologie nodig zijn, en daarom proberen we een uitvoerige dialoog tussen de publieke en particuliere sector op gang te brengen, want het is evident dat beide sectoren deel moeten hebben aan een actie die beoogt te garanderen dat de infrastructuren voor het dagelijks leven van de burgers veiliger worden dan ze nu zijn.
Daarnaast moeten we een daadwerkelijke reactiecapaciteit opzetten en doeltreffende samenwerking tussen de onderzoeksautoriteiten en de inlichtingendiensten bevorderen, een werkelijk Europees netwerk in het leven proberen te roepen dat zich richt op de ontwikkeling van het beschikbaarheidsbeginsel, een beslissende factor om de uitwisseling op gang te houden van informatie die soms van vitaal belang is om een terroristische aanslag te voorkomen.
Dat is één van de vele, mijns inziens belangrijke etappes op weg naar het wederzijds vertrouwen tussen de lidstaten waaraan we werken. Het Europees arrestatiebevel is goedgekeurd en zoals in juli is gebleken, is dat een succes. Het volgende agendapunt is het Europees mandaat voor het vergaren van bewijsmiddelen, een ander belangrijk instrument om het wederzijds vertrouwen tussen de autoriteiten van de lidstaten te vergroten. Juist op het vlak van wederzijds vertrouwen testen we momenteel een operationele samenwerkingscapaciteit die niet afhangt van wetgeving, maar van de bereidheid van de autoriteiten van de lidstaten, van de politieke bereidheid om samen te werken, in de eerste plaats bij de lidstaten. Waar mogelijk streven we naar minder regels en meer operationele samenwerkingsacties.
We zijn nooit moe geworden te herhalen - en ik heb dat meerdere malen in dit Parlement gedaan - dat we bij het nadenken over en werken aan veiligheid een sterk en concreet evenwicht moeten vinden tussen de behoeften van de onderzoeksautoriteiten, en het recht om ernstige misdrijven te onderzoeken en te bestrijden enerzijds en andere grondrechten anderzijds. Ik zal u meteen uitleggen waarom ik “andere rechten” heb gezegd: ik denk namelijk dat het recht op veiligheid en dus het recht op leven, het recht van ons allemaal om op straat te lopen in onze steden zonder bang te hoeven zijn, een pijler is waarop onze grondrechten rusten, één van de elementen die in een afgewogen strategie van bescherming, preventie en garanties nooit mogen ontbreken.
Kortom, we moeten onderzoeksactiviteiten en bescherming van het recht van ons allemaal op vertrouwelijkheid
tegen elkaar afwegen. Dit is een essentieel punt waarmee we natuurlijk rekening zullen houden bij de indiening van onze voorstellen.
We zullen een voorstel indienen voor een richtlijn inzake het bewaren van telefoon- en internetgegevens, en in oktober dienen we een voorstel in dat politiek gezien misschien van nog meer betekenis is: het eerste samenhangende voorstel voor gegevensbescherming in de zogenaamde derde pijler, dat wil zeggen op het gebied van politiële en justitiële samenwerking. Met dit laatste voorstel zou voor de eerste keer in Europa een werkelijk Europees institutioneel kader tot stand worden gebracht om de vertrouwelijkheid van het privé-leven van de burgers te garanderen. Zoals u weet, is dat er nog niet.
We zullen spreken over de inhoud van de voorstellen om persoonsgegevens te bewaren. Onder de garanties zal er in de eerste plaats een duidelijke garantie zijn dat de gegevens alleen voor een bepaalde periode na hun vergaring kunnen worden gebruikt, uitsluitend voor welomschreven doelstellingen en alleen onder de controle en het toezicht van vrije en onafhankelijke autoriteiten, in de eerste plaats de justitiële onderzoeksautoriteiten. We hoeven er maar aan te denken dat er op dit punt vijfentwintig verschillende rechtsstelsels in Europa zijn. Er zijn lidstaten die de gegevens tot een paar jaar bewaren, andere die de gegevens niet ter beschikking stellen voor onderzoek omdat ze die meteen vernietigen, en er zijn zelfs gevallen - zoals minister Clarke heeft gezegd - waarin het ene bedrijf de gegevens inzake telefoonverkeer van zijn klanten opslaat en het andere bedrijf niet.
Wij moeten dus wel beseffen dat alleen de harmonisatie van een Europees kader ons sterker kan maken in deze uiterst gevoelige sector. We moeten ons ervan bewust zijn dat we verwikkeld zijn in een wedloop tegen de tijd; veiligheid wacht niet op ons en we kunnen het ons niet veroorloven tijd te geven aan hen die ons anoniem willen treffen. Er is begrip nodig, maar ook vastberadenheid.
Daarnaast wil ik, als u mij toestaat, ook Charles Clarke gelukwensen met zijn inzet voor de maatregelen die in een vreselijke en gecompliceerde situatie zijn genomen, met wat de Engelsen in juli hebben gedaan en zij uitdrukken met een woord dat mij heel erg bevalt, namelijk
.
De Europese instellingen, ons Europa na de crisis van het referendum, is opnieuw een slag toegebracht, een aanslag op het hart van onze steden. We begrijpen heel goed hoe belangrijk ons antwoord nu is, hoe zwaar een doeltreffend en evenwichtig antwoord weegt voor de toekomst van de idee van Europa en vooral voor onze burgers. Daarom ben ik het ermee eens dat we dringend een beslissing moeten nemen, zoals ook minister Clarke zei, maar ik acht het ook essentieel dat het Parlement een voortrekkersrol gaat spelen in deze zaak en dat het nu meer dan ooit ten volle wordt betrokken bij een institutioneel proces waarin dialoog mogelijk is en verantwoordelijkheden zoveel mogelijk worden gedeeld, in de eerste plaats door middel van initiatieven die stroken met het Verdrag.
Tot slot moeten we allen blijk geven van onze gemeenschappelijke goede wil: Europa en zijn instellingen - dit Parlement, de Raad en de Commissie. Het gaat niet alleen om ons gemeenschappelijke lot; we moeten Europa ook een hoofdrol gunnen in de politiek, dat wil zeggen, we moeten een antwoord geven aan onze burgers.
Onze Europese Unie - de burgers, de instellingen en de lidstaten van de Europese Unie - alleen onze Unie kan het verschil uitmaken in een slag die niemand, geen enkele staat, hoe sterk, trots en goed voorbereid ook, ook maar bij benadering in zijn eentje kan winnen.
Alleen hier en alleen samen kunnen we, nu en in de toekomst, succes boeken tegen de vijanden van onze democratie, kunnen we concreet onze solidariteit tonen, onze nabijheid bij alle slachtoffers van terrorisme, uit Europa, de Verenigde Staten, het Midden-Oosten, al die Arabische landen die meer dan eens door terroristische aanslagen zijn getroffen.
Het is onze taak en onze verplichting, een verplichting die wij tegenover de burgers van de vijfentwintig lidstaten op ons moeten nemen, om bij de bestrijding van terrorisme een samenhangende strategie te bevorderen, een strategie waaraan naar mijn mening drie grote richtsnoeren ten grondslag kunnen en moeten liggen: preventie, bescherming en reactie.
Europa kan en mag daarbij niet ontbreken, want tegenover een dreiging die serieus is en zal blijven, tegenover de uitdagingen die het terrorisme ons lanceert na New York, Madrid, Londen en na de talloze aanslagen op het hart van bevriende en nabije Arabische landen, heeft Europa nu de gelegenheid de verwachtingen waar te maken die zijn burgers al heel lang koesteren, zowel verstandelijk als gevoelsmatig.
Ons wordt gevraagd een gezaghebbende rol te spelen en hoofdrolspelers te zijn op het internationale politieke toneel, in een uitdaging die helaas lang lijkt te gaan duren, maar beslissend zal zijn voor het voortbestaan van onze democratie. Naar mijn mening is in de eerste plaats een politiek antwoord nodig, niet een serie speciale wetten en noodwetten; er is een visie op de toekomst nodig waarin Europa tegelijkertijd een gebied van veiligheid en van rechten is.
Dit eerste antwoord heet mijns inziens preventie, vóór alles preventie gericht op het politieke plan van een internationaal terroristisch netwerk dat de kernwaarden van Europa en van de democratie aanvalt en loochent, dat de grondrechten van de burgers, die een pijler zijn van het bouwwerk van de Europese Unie, aanvalt.
We moeten de diepe wortels van gewelddadige radicalisering en rekrutering van terroristen blootleggen. Dat willen en moeten we doen door middel van een open dialoog met de gemeenschappen, zowel religieus als seculier, en natuurlijk met de landen van de Arabisch-islamitische wereld, om gemeenschappelijke waarden naar boven te halen, een waarachtig universeel burgerschap waartoe we allen geroepen zijn."@nl3
"Signor Presidente, onorevoli parlamentari, desidero anzitutto ringraziare il Parlamento europeo per questa occasione così importante, un'occasione nella quale rinnovo a mio titolo e a nome della Commissione, come già fatto altre volte, una partecipazione al dolore di tutti coloro che hanno sofferto nel mondo e soffrono le conseguenze degli attacchi del terrorismo.
Si tratta di una cittadinanza di cui noi europei siamo, non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi, perché è basata sul diritto alla vita, sul diritto al pieno rispetto della dignità umana, sulla parità tra tutte le donne e tutti gli uomini della terra. Tali valori avranno e dovranno avere una risposta politica. Per questo noi, come Commissione, daremo un contributo alla discussione, infatti pubblicheremo tra pochi giorni, il 21 settembre, una comunicazione al Parlamento e al Consiglio sulla radicalizzazione violenta e sul reclutamento del terrorismo.
Dobbiamo poi sviluppare le azioni di cooperazione internazionale: l'Europa, insieme agli attori sulla scena internazionale, accanto agli Stati Uniti, accanto ai paesi del mondo arabo, accanto a tutti coloro che lottano perché, come noi, sono vittime del terrorismo. Lo dobbiamo fare, a mio parere, combattendo ed estirpando i canali e i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo e le organizzazioni terroristiche.
La seconda linea di azione è la linea della protezione. Stiamo lavorando per dare un contributo affinché si possa rendere effettivo un diritto fondamentale, basilare, per i cittadini, precisamente il diritto di vivere sicuri, il diritto di vivere senza paura nella nostra vita quotidiana. Siamo pronti a presentare, entro la fine di quest'anno, un programma europeo per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà un progetto complicato, occorrerà molta ricerca per le tecnologie di sicurezza e per questo stiamo promuovendo un dialogo profondo tra la sfera pubblica e quella privata, poiché è evidente che l'una e l'altra sono compartecipi di un'azione che mira a garantire che le infrastrutture per la vita quotidiana dei cittadini siano più sicure di quanto non siano oggi.
Dobbiamo inoltre mettere in campo una capacità effettiva di reazione, promuovere sempre di più una solida cooperazione tra le autorità investigative e la comunità dell'
per cercare di dar vita ad un vero e proprio
europeo, che punti a sviluppare il principio di disponibilità, fattore decisivo per alimentare quella pratica dello scambio di informazioni che risultano talvolta vitali ove disponibili al fine di prevenire un attacco terroristico.
Questo costituisce un appuntamento tra i tanti, a mio giudizio molto importanti, lungo la strada verso quella fiducia reciproca tra gli Stati membri su cui stiamo lavorando. E' stato approvato il mandato d'arresto europeo, che si è rivelato un'esperienza di successo come comprovato dall'ultima vicenda di luglio. Il prossimo appuntamento è con il mandato europeo per la raccolta delle prove, altro strumento importante per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri. Proprio sulla fiducia reciproca mettiamo alla prova una capacità operativa di cooperazione che dipende non dalle leggi, ma dalla volontà delle autorità degli Stati membri, dalla volontà politica, anzitutto degli Stati membri, di lavorare insieme. Ove possibile, puntiamo a meno norme ed a più azioni di cooperazione operativa.
Non ci siamo mai stancati di ripetere, l'ho fatto più volte dinanzi a questo Parlamento, che nel pensare e lavorare alla produzione della sicurezza dobbiamo mantenere un bilanciamento forte e concreto tra le esigenze delle investigazioni, il diritto a investigare e a reprimere crimini gravissimi, da un lato, e, dall'altro, altri diritti fondamentali. Intendo chiarire subito perché ho detto "altri diritti", ritengo infatti il diritto alla sicurezza e quindi il diritto alla vita, il diritto che tutti noi abbiamo di camminare senza paura nelle nostre città, un pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali, uno degli elementi che non può mai mancare in una strategia di bilanciamento tra protezione, prevenzione e garanzie.
Insomma, dobbiamo saper bilanciare anche le attività di investigazione e la difesa, la protezione di quel diritto di ognuno di noi alla riservatezza, la
. Si tratta di un punto essenziale di cui, ovviamente, terremo conto nel presentare le nostre proposte.
Presenteremo una proposta di direttiva relativa alla custodia dei dati per le comunicazioni telefoniche e
ad ottobre presenteremo forse una proposta ancora più significativa politicamente: la prima proposta organica in materia di protezione dei dati nel cosiddetto terzo pilastro, cioè in materia di cooperazione tra le forze di polizia ed investigative. Quest'ultima proposta potrebbe istituire per la prima volta in Europa un quadro istituzionale davvero europeo che ancora non c'è, come voi sapete, per garantire la riservatezza della vita privata delle persone.
Discuteremo sul contenuto delle proposte per trattenere i dati personali, vi sarà anzitutto, tra le altre garanzie, la garanzia chiara che i dati potranno essere utilizzati solo per un certo periodo a partire dalla loro raccolta, esclusivamente per obiettivi specifici e solo sotto il controllo e la vigilanza di autorità libere ed indipendenti, anzitutto le autorità giudiziarie di investigazione. Basta pensare che oggi vi esistono venticinque regimi giuridici diversi in Europa su questa materia: vi sono paesi membri che custodiscono i dati fino ad alcuni anni, altri che non pongono alla disposizione delle investigazioni i medesimi dati perché li distruggono subito; infine, come il Ministro Clarke ha detto, addirittura casi in cui una compagnia trattiene e custodisce i dati del traffico telefonico dei propri utenti ed un'altra compagnia non lo fa.
Tutti noi dobbiamo quindi capire che solamente l'armonizzazione di un quadro europeo ci può rendere più forti anche in questo settore estremamente sensibile. Dobbiamo essere consapevoli che siamo impegnati in una lotta contro il tempo, la sicurezza non aspetta noi e noi non possiamo permetterci di regalare tempo a coloro che, senza volto, ci vogliono colpire. Occorre comprensione, ma anche determinazione.
Vorrei inoltre, se me lo permettete, congratularmi anche con Charles Clarke per il suo impegno, per le azioni messe in campo in una situazione terribile e complessa e per quello che voi inglesi avete fatto a luglio e che esprimete con una parola che a me piace moltissimo
.
Alle Istituzioni europee, a questa nostra Europa dopo la crisi del
è stata inferta un'ulteriore ferita, un attacco al cuore nelle nostre città. Capiamo molto bene quanto sia importante oggi la risposta, quanto una risposta effettiva ed equilibrata conti per il futuro dell'idea dell'Europa e soprattutto per i nostri cittadini. Per tale motivo condivido l'esigenza e l'urgenza di decidere, espressa dal Ministro Clarke, ma ritengo anche essenziale che il Parlamento assuma un ruolo da protagonista a pieno titolo in questa impresa e che in questo momento, più che in altri, sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità, anzitutto attraverso iniziative conformi a quanto previsto dal trattato.
In conclusione, dobbiamo dimostrare una comune buona volontà, l'Europa con le sue Istituzioni, questo Parlamento, il Consiglio, la Commissione. Non si tratta soltanto del nostro destino comune, dobbiamo anche rendere l'Europa protagonista della politica, cioè dare una risposta ai nostri cittadini.
La nostra Unione europea, i cittadini, le Istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea, soltanto la nostra Unione, può fare la differenza in una battaglia che nessuno, nessuno Stato, per quanto forte, orgoglioso, preparato, può neanche pensare di vincere da solo.
Qui, proprio qui e soltanto insieme, possiamo e potremo ottenere quel successo contro i nemici della nostra democrazia, potremo dimostrare in concreto la nostra solidarietà, la nostra vicinanza profonda a tutte le vittime del terrorismo, quelle dell'Europa, degli Stati Uniti, del Medio Oriente, dei tanti paesi arabi che sono stati più volte anche loro colpiti dal terrorismo.
Il nostro compito, l'impegno che abbiamo e dobbiamo oggi assumere di fronte ai cittadini dei venticinque paesi membri, è di promuovere, nella lotta al terrorismo, una strategia complessiva, che a mio parere si può e si deve fondare su tre grandi linee direttrici: la prevenzione, la protezione e la reazione.
L'Europa non può e non deve mancare a un simile appuntamento, perché di fronte ad una minaccia che continua e che rimarrà elevata, di fronte alle sfide del terrorismo, dopo New York, Madrid, Londra, dopo tanti attacchi al cuore di paesi arabi amici e vicini, l'Europa oggi ha un'occasione di essere ciò che la ragione, ma anche il sentimento dei suoi cittadini da tempo aspettano.
Ci viene chiesto di essere protagonisti autorevoli sulla scena politica internazionale, protagonisti di una sfida che si presenta purtroppo lunga, ma decisiva per il futuro dell'esistenza delle nostre democrazie. A mio parere, occorre innanzitutto una risposta politica, non una risposta fatta di leggi speciali e di leggi di emergenza; occorre una visione per il futuro di un'Europa che sia al tempo stesso terra della sicurezza e terra dei diritti.
Questa prima risposta, a mio avviso, si chiama prevenzione. Prima di tutto una prevenzione che colpisca il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo, il quale attacca e rinnega i valori cardine dell'Europa e delle democrazie, attacca i diritti fondamentali dei cittadini, ossia un pilastro della costruzione dell'Unione europea.
Occorre mettere a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dei terroristi. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare alimentando un dialogo aperto con le comunità, sia quelle religiose sia quelle laiche, e naturalmente con i paesi del mondo arabo islamico, al fine di far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale alla quale tutti siamo chiamati ad appartenere."@pl16
"Senhor Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, em primeiro lugar, gostaria de agradecer ao Parlamento Europeu esta importante oportunidade, de que irei servir-me para reiterar, quer a título pessoal, quer em nome da Comissão, à semelhança do que já se fez noutras ocasiões, o facto de partilharmos a dor de todos aqueles que, por esse mundo fora, sofreram e continuam a sofrer as consequências dos atentados terroristas.
Trata-se de uma cidadania de que nós, europeus, somos os orgulhosos e também ciosos guardiães, uma vez que se baseia no direito à vida, no direito ao pleno respeito pela dignidade humana, na igualdade entre todas as mulheres e todos os homens da Terra. Esses valores terão e deverão ter uma expressão política. Por isso, nós – Comissão – iremos dar o nosso contributo para esse debate: com efeito, no dia 21 de Setembro, iremos publicar uma comunicação ao Parlamento e ao Conselho acerca da radicalização violenta e do recrutamento dos terroristas.
Em seguida, devemos desenvolver medidas de cooperação internacional: a Europa a trabalhar em conjunto com os protagonistas da cena internacional, em conjunto com os Estados Unidos, em conjunto com os países do mundo árabe, em conjunto com todos aqueles que lutam porque, tal como nós, são vítimas do terrorismo. Devemos fazê-lo, em meu entender, fechando os canais financeiros e cortando as fontes de financiamento que alimentam o terrorismo e as organizações terroristas.
A segunda linha de acção é a protecção. Estamos a trabalhar no sentido de permitir que os cidadãos possam usufruir de um direito básico, fundamental, que é o direito de vivermos em segurança, o direito de vivermos sem medo a nossa vida quotidiana. Até ao final do ano estaremos prontos a apresentar um programa europeu destinado a melhorar a protecção das infra-estruturas críticas. Será um projecto complicado, que irá exigir imensa investigação em torno das tecnologias de segurança, razão pela qual estamos a promover um diálogo profundo entre o sector público e o sector privado, já que, evidentemente, ambos estão envolvidos num projecto que visa garantir que as infra-estruturas necessárias à vida quotidiana dos cidadãos sejam mais seguras do que são hoje.
Devemos também pôr em campo uma capacidade efectiva de reacção e promover cada vez mais uma cooperação eficaz entre as autoridades de investigação e a comunidade das agências de informações. O nosso objectivo é tentar criar uma verdadeira rede europeia destinada a desenvolver o princípio da disponibilidade, um factor decisivo para alimentar o intercâmbio de informações, que – sempre que estiverem disponíveis – podem por vezes ser vitais em termos da prevenção de um atentado terrorista.
Essa é uma das muitas tarefas que, em meu entender, são muito importantes, no caminho que conduz ao estabelecimento da confiança recíproca entre os Estados-Membros, que estamos a tentar implementar. Foi aprovado o mandado de captura europeu, que se revelou uma experiência de sucesso, como ficou demonstrado com os recentes acontecimentos de Julho. O próximo passo será o mandado europeu de recolha de provas, outro instrumento importante para melhorar a confiança recíproca entre as autoridades dos Estados-Membros. Precisamente sobre a questão da confiança recíproca, estamos a pôr à prova uma capacidade operacional de cooperação que não depende da legislação mas sim da vontade das autoridades dos Estados-Membros – principalmente da vontade política dos Estados-Membros – de trabalharem em conjunto. Sempre que possível, apostamos em menos legislação e em mais medidas de cooperação operacional.
Nunca nos cansamos de repetir – como já fiz várias vezes perante este Parlamento – que, ao reflectirmos e trabalharmos no sentido de melhorar a segurança, temos de manter um equilíbrio firme e prático entre as necessidades da investigação – o direito a investigar e a reprimir crimes extremamente graves –, por um lado, e, por outro lado, outros direitos fundamentais. Vou esclarecer de imediato por que razão digo ‘outros’ direitos: penso que o direito à segurança e, por conseguinte, o direito à vida, o direito que todos nós temos de andar nas nossas cidades sem medo, é um pilar em que assentam os nossos direitos fundamentais. É um dos elementos que nunca deve faltar numa estratégia que procure equilibrar a protecção, a prevenção e as garantias.
Em suma, há que saber equilibrar tanto as actividades de investigação como a defesa ou a protecção do direito que todos temos à privacidade. Trata-se de um ponto essencial que iremos, naturalmente, ter em linha de conta quando apresentarmos as nossas propostas.
Iremos apresentar uma proposta de directiva relativamente à retenção de dados respeitantes às comunicações telefónicas e à Internet, e em Outubro iremos apresentar uma proposta talvez ainda mais significativa em termos políticos: a primeira proposta estruturada em matéria de protecção de dados no chamado terceiro pilar, ou seja, no domínio da cooperação entre as forças policiais e de investigação. Esta última proposta poderá, pela primeira vez na Europa, criar um verdadeiro quadro institucional europeu destinado a garantir a privacidade dos cidadãos; como sabem, esse quadro ainda não existe.
Iremos discutir o conteúdo das propostas destinadas a guardar os dados pessoais. Em primeiro lugar, entre outras garantias, haverá a clara garantia de que os dados só poderão ser usados durante um certo período de tempo a partir do momento em que são recolhidos, apenas para fins específicos e unicamente sob o controlo e a supervisão de autoridades livres e independentes, em especial as autoridades judiciais de investigação. Basta recordar que existem, neste momento, 25 regimes jurídicos diferentes na Europa sobre esta matéria: há Estados-Membros que guardam os dados durante vários anos, enquanto outros não põem esses mesmos dados à disposição dos investigadores, porque os destroem imediatamente. Finalmente, como disse o Senhor Ministro Clarke, há mesmo situações em que uma empresa retém e conserva os dados do serviço telefónico respeitante aos seus clientes e outra empresa não o faz.
Por isso, todos devemos compreender que só a harmonização de um quadro europeu pode tornar-nos mais fortes também neste domínio extremamente sensível. Devemos estar conscientes de que estamos a travar uma luta contra o tempo: a segurança não espera por nós e nós não nos podemos dar ao luxo de conceder mais tempo aos indivíduos sem rosto que querem atacar-nos. É preciso compreensão, mas também determinação.
Se me permitem, gostaria também de felicitar o Senhor Ministro Charles Clarke pelo seu empenhamento, pelas medidas tomadas numa situação terrível e complicada, bem como pela forma como vós, ingleses, reagistes em Julho e que descreveis com uma palavra de que tanto gosto: resiliência.
Contra as Instituições europeias, contra esta nossa Europa, que acabou de passar pela crise do referendo, foi desferido um novo golpe, um ataque dirigido contra o coração das nossas cidades. Estamos perfeitamente conscientes de como é importante, neste momento, a nossa resposta e até que ponto uma resposta eficaz e equilibrada irá ajudar o futuro do projecto europeu e, sobretudo, os nossos cidadãos. Por esse motivo, concordo com a necessidade urgente de tomarmos uma decisão, como disse o Senhor Ministro Clarke. No entanto, também considero essencial que o Parlamento assuma, de pleno direito, um papel cimeiro nesta empresa, neste momento, mais do que em qualquer outro, e que seja plenamente associado a um processo institucional que permita o máximo possível de diálogo e de partilha das responsabilidades, especialmente através de iniciativas tomadas em conformidade com o Tratado.
Em conclusão, devemos demonstrar a nossa boa vontade comum: a Europa e as suas Instituições – este Parlamento, o Conselho e a Comissão. Não se trata apenas do nosso destino comum; devemos também permitir que a Europa assuma a dianteira política, o que significa dar uma resposta aos nossos cidadãos.
A nossa União Europeia – os cidadãos, as Instituições e os Estados-Membros que constituem a União Europeia –, só a nossa União Europeia pode fazer toda a diferença numa batalha que nenhum Estado individual pode sequer pensar em vencer sozinho, por muito forte, orgulhoso ou bem preparado que possa estar.
Aqui e só aqui, actuando em conjunto, poderemos, agora e no futuro, vencer o combate contra os inimigos da nossa democracia, oferecer provas concretas da nossa solidariedade e da nossa profunda empatia com todas a vítimas do terrorismo, tanto da Europa como dos Estados Unidos, do Médio Oriente ou dos muitos países árabes que tantas vezes têm também sido alvos do terrorismo.
A nossa tarefa, o compromisso que assumimos e devemos voltar a assumir hoje perante os cidadãos dos 25 Estados-Membros, consiste em promover uma estratégia global na luta contra o terrorismo. Na minha opinião, essa estratégia pode e deve basear-se em três grandes princípios: a prevenção, a protecção e a reacção.
A Europa não pode nem deve falhar no cumprimento dessa tarefa, uma vez que, confrontada com uma ameaça que é e continuará a ser séria, confrontada com os desafios do terrorismo, depois de Nova Iorque, Madrid e Londres e de todos os ataques desferidos no coração de países árabes amigos e vizinhos, a Europa tem agora uma oportunidade de responder às expectativas, tanto racionais como emocionais, há tanto tempo acalentadas pelos seus cidadãos.
É-nos solicitado que actuemos como líderes respeitados na cena política internacional, líderes de um desafio que, infelizmente, promete vir a ser longo mas decisivo para a existência futura da nossa democracia. Na minha opinião, o que é necessário, sobretudo, é uma resposta política, não uma resposta feita de leis especiais ou de emergência; o que é necessário é uma visão de futuro para a Europa que a imponha, simultaneamente, como uma terra de segurança e uma terra de direitos.
Esse primeiro tipo de resposta, na minha opinião, chama-se prevenção. Essa prevenção deve, em primeiro lugar, combater os objectivos políticos de uma rede internacional de terrorismo que ataca e renega os valores fundamentais defendidos pela Europa e pelas democracias e que ataca os direitos fundamentais dos cidadãos – um dos pilares da integração europeia.
Há que pôr a nu as raízes profundas da radicalização violenta e do recrutamento dos terroristas. Queremos fazê-lo – e temos de fazê-lo – alimentando um diálogo aberto, tanto com as comunidades religiosas como com as comunidades laicas e, obviamente, com os países do mundo árabe islâmico, a fim de podermos encontrar um terreno comum de valores, uma verdadeira cidadania universal à qual todos somos convidados a pertencer."@pt17
"Signor Presidente, onorevoli parlamentari, desidero anzitutto ringraziare il Parlamento europeo per questa occasione così importante, un'occasione nella quale rinnovo a mio titolo e a nome della Commissione, come già fatto altre volte, una partecipazione al dolore di tutti coloro che hanno sofferto nel mondo e soffrono le conseguenze degli attacchi del terrorismo.
Si tratta di una cittadinanza di cui noi europei siamo, non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi, perché è basata sul diritto alla vita, sul diritto al pieno rispetto della dignità umana, sulla parità tra tutte le donne e tutti gli uomini della terra. Tali valori avranno e dovranno avere una risposta politica. Per questo noi, come Commissione, daremo un contributo alla discussione, infatti pubblicheremo tra pochi giorni, il 21 settembre, una comunicazione al Parlamento e al Consiglio sulla radicalizzazione violenta e sul reclutamento del terrorismo.
Dobbiamo poi sviluppare le azioni di cooperazione internazionale: l'Europa, insieme agli attori sulla scena internazionale, accanto agli Stati Uniti, accanto ai paesi del mondo arabo, accanto a tutti coloro che lottano perché, come noi, sono vittime del terrorismo. Lo dobbiamo fare, a mio parere, combattendo ed estirpando i canali e i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo e le organizzazioni terroristiche.
La seconda linea di azione è la linea della protezione. Stiamo lavorando per dare un contributo affinché si possa rendere effettivo un diritto fondamentale, basilare, per i cittadini, precisamente il diritto di vivere sicuri, il diritto di vivere senza paura nella nostra vita quotidiana. Siamo pronti a presentare, entro la fine di quest'anno, un programma europeo per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà un progetto complicato, occorrerà molta ricerca per le tecnologie di sicurezza e per questo stiamo promuovendo un dialogo profondo tra la sfera pubblica e quella privata, poiché è evidente che l'una e l'altra sono compartecipi di un'azione che mira a garantire che le infrastrutture per la vita quotidiana dei cittadini siano più sicure di quanto non siano oggi.
Dobbiamo inoltre mettere in campo una capacità effettiva di reazione, promuovere sempre di più una solida cooperazione tra le autorità investigative e la comunità dell'
per cercare di dar vita ad un vero e proprio
europeo, che punti a sviluppare il principio di disponibilità, fattore decisivo per alimentare quella pratica dello scambio di informazioni che risultano talvolta vitali ove disponibili al fine di prevenire un attacco terroristico.
Questo costituisce un appuntamento tra i tanti, a mio giudizio molto importanti, lungo la strada verso quella fiducia reciproca tra gli Stati membri su cui stiamo lavorando. E' stato approvato il mandato d'arresto europeo, che si è rivelato un'esperienza di successo come comprovato dall'ultima vicenda di luglio. Il prossimo appuntamento è con il mandato europeo per la raccolta delle prove, altro strumento importante per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri. Proprio sulla fiducia reciproca mettiamo alla prova una capacità operativa di cooperazione che dipende non dalle leggi, ma dalla volontà delle autorità degli Stati membri, dalla volontà politica, anzitutto degli Stati membri, di lavorare insieme. Ove possibile, puntiamo a meno norme ed a più azioni di cooperazione operativa.
Non ci siamo mai stancati di ripetere, l'ho fatto più volte dinanzi a questo Parlamento, che nel pensare e lavorare alla produzione della sicurezza dobbiamo mantenere un bilanciamento forte e concreto tra le esigenze delle investigazioni, il diritto a investigare e a reprimere crimini gravissimi, da un lato, e, dall'altro, altri diritti fondamentali. Intendo chiarire subito perché ho detto "altri diritti", ritengo infatti il diritto alla sicurezza e quindi il diritto alla vita, il diritto che tutti noi abbiamo di camminare senza paura nelle nostre città, un pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali, uno degli elementi che non può mai mancare in una strategia di bilanciamento tra protezione, prevenzione e garanzie.
Insomma, dobbiamo saper bilanciare anche le attività di investigazione e la difesa, la protezione di quel diritto di ognuno di noi alla riservatezza, la
. Si tratta di un punto essenziale di cui, ovviamente, terremo conto nel presentare le nostre proposte.
Presenteremo una proposta di direttiva relativa alla custodia dei dati per le comunicazioni telefoniche e
ad ottobre presenteremo forse una proposta ancora più significativa politicamente: la prima proposta organica in materia di protezione dei dati nel cosiddetto terzo pilastro, cioè in materia di cooperazione tra le forze di polizia ed investigative. Quest'ultima proposta potrebbe istituire per la prima volta in Europa un quadro istituzionale davvero europeo che ancora non c'è, come voi sapete, per garantire la riservatezza della vita privata delle persone.
Discuteremo sul contenuto delle proposte per trattenere i dati personali, vi sarà anzitutto, tra le altre garanzie, la garanzia chiara che i dati potranno essere utilizzati solo per un certo periodo a partire dalla loro raccolta, esclusivamente per obiettivi specifici e solo sotto il controllo e la vigilanza di autorità libere ed indipendenti, anzitutto le autorità giudiziarie di investigazione. Basta pensare che oggi vi esistono venticinque regimi giuridici diversi in Europa su questa materia: vi sono paesi membri che custodiscono i dati fino ad alcuni anni, altri che non pongono alla disposizione delle investigazioni i medesimi dati perché li distruggono subito; infine, come il Ministro Clarke ha detto, addirittura casi in cui una compagnia trattiene e custodisce i dati del traffico telefonico dei propri utenti ed un'altra compagnia non lo fa.
Tutti noi dobbiamo quindi capire che solamente l'armonizzazione di un quadro europeo ci può rendere più forti anche in questo settore estremamente sensibile. Dobbiamo essere consapevoli che siamo impegnati in una lotta contro il tempo, la sicurezza non aspetta noi e noi non possiamo permetterci di regalare tempo a coloro che, senza volto, ci vogliono colpire. Occorre comprensione, ma anche determinazione.
Vorrei inoltre, se me lo permettete, congratularmi anche con Charles Clarke per il suo impegno, per le azioni messe in campo in una situazione terribile e complessa e per quello che voi inglesi avete fatto a luglio e che esprimete con una parola che a me piace moltissimo
.
Alle Istituzioni europee, a questa nostra Europa dopo la crisi del
è stata inferta un'ulteriore ferita, un attacco al cuore nelle nostre città. Capiamo molto bene quanto sia importante oggi la risposta, quanto una risposta effettiva ed equilibrata conti per il futuro dell'idea dell'Europa e soprattutto per i nostri cittadini. Per tale motivo condivido l'esigenza e l'urgenza di decidere, espressa dal Ministro Clarke, ma ritengo anche essenziale che il Parlamento assuma un ruolo da protagonista a pieno titolo in questa impresa e che in questo momento, più che in altri, sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità, anzitutto attraverso iniziative conformi a quanto previsto dal trattato.
In conclusione, dobbiamo dimostrare una comune buona volontà, l'Europa con le sue Istituzioni, questo Parlamento, il Consiglio, la Commissione. Non si tratta soltanto del nostro destino comune, dobbiamo anche rendere l'Europa protagonista della politica, cioè dare una risposta ai nostri cittadini.
La nostra Unione europea, i cittadini, le Istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea, soltanto la nostra Unione, può fare la differenza in una battaglia che nessuno, nessuno Stato, per quanto forte, orgoglioso, preparato, può neanche pensare di vincere da solo.
Qui, proprio qui e soltanto insieme, possiamo e potremo ottenere quel successo contro i nemici della nostra democrazia, potremo dimostrare in concreto la nostra solidarietà, la nostra vicinanza profonda a tutte le vittime del terrorismo, quelle dell'Europa, degli Stati Uniti, del Medio Oriente, dei tanti paesi arabi che sono stati più volte anche loro colpiti dal terrorismo.
Il nostro compito, l'impegno che abbiamo e dobbiamo oggi assumere di fronte ai cittadini dei venticinque paesi membri, è di promuovere, nella lotta al terrorismo, una strategia complessiva, che a mio parere si può e si deve fondare su tre grandi linee direttrici: la prevenzione, la protezione e la reazione.
L'Europa non può e non deve mancare a un simile appuntamento, perché di fronte ad una minaccia che continua e che rimarrà elevata, di fronte alle sfide del terrorismo, dopo New York, Madrid, Londra, dopo tanti attacchi al cuore di paesi arabi amici e vicini, l'Europa oggi ha un'occasione di essere ciò che la ragione, ma anche il sentimento dei suoi cittadini da tempo aspettano.
Ci viene chiesto di essere protagonisti autorevoli sulla scena politica internazionale, protagonisti di una sfida che si presenta purtroppo lunga, ma decisiva per il futuro dell'esistenza delle nostre democrazie. A mio parere, occorre innanzitutto una risposta politica, non una risposta fatta di leggi speciali e di leggi di emergenza; occorre una visione per il futuro di un'Europa che sia al tempo stesso terra della sicurezza e terra dei diritti.
Questa prima risposta, a mio avviso, si chiama prevenzione. Prima di tutto una prevenzione che colpisca il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo, il quale attacca e rinnega i valori cardine dell'Europa e delle democrazie, attacca i diritti fondamentali dei cittadini, ossia un pilastro della costruzione dell'Unione europea.
Occorre mettere a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dei terroristi. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare alimentando un dialogo aperto con le comunità, sia quelle religiose sia quelle laiche, e naturalmente con i paesi del mondo arabo islamico, al fine di far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale alla quale tutti siamo chiamati ad appartenere."@sk18
"Signor Presidente, onorevoli parlamentari, desidero anzitutto ringraziare il Parlamento europeo per questa occasione così importante, un'occasione nella quale rinnovo a mio titolo e a nome della Commissione, come già fatto altre volte, una partecipazione al dolore di tutti coloro che hanno sofferto nel mondo e soffrono le conseguenze degli attacchi del terrorismo.
Si tratta di una cittadinanza di cui noi europei siamo, non solo orgogliosi, ma anche gelosi custodi, perché è basata sul diritto alla vita, sul diritto al pieno rispetto della dignità umana, sulla parità tra tutte le donne e tutti gli uomini della terra. Tali valori avranno e dovranno avere una risposta politica. Per questo noi, come Commissione, daremo un contributo alla discussione, infatti pubblicheremo tra pochi giorni, il 21 settembre, una comunicazione al Parlamento e al Consiglio sulla radicalizzazione violenta e sul reclutamento del terrorismo.
Dobbiamo poi sviluppare le azioni di cooperazione internazionale: l'Europa, insieme agli attori sulla scena internazionale, accanto agli Stati Uniti, accanto ai paesi del mondo arabo, accanto a tutti coloro che lottano perché, come noi, sono vittime del terrorismo. Lo dobbiamo fare, a mio parere, combattendo ed estirpando i canali e i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo e le organizzazioni terroristiche.
La seconda linea di azione è la linea della protezione. Stiamo lavorando per dare un contributo affinché si possa rendere effettivo un diritto fondamentale, basilare, per i cittadini, precisamente il diritto di vivere sicuri, il diritto di vivere senza paura nella nostra vita quotidiana. Siamo pronti a presentare, entro la fine di quest'anno, un programma europeo per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà un progetto complicato, occorrerà molta ricerca per le tecnologie di sicurezza e per questo stiamo promuovendo un dialogo profondo tra la sfera pubblica e quella privata, poiché è evidente che l'una e l'altra sono compartecipi di un'azione che mira a garantire che le infrastrutture per la vita quotidiana dei cittadini siano più sicure di quanto non siano oggi.
Dobbiamo inoltre mettere in campo una capacità effettiva di reazione, promuovere sempre di più una solida cooperazione tra le autorità investigative e la comunità dell'
per cercare di dar vita ad un vero e proprio
europeo, che punti a sviluppare il principio di disponibilità, fattore decisivo per alimentare quella pratica dello scambio di informazioni che risultano talvolta vitali ove disponibili al fine di prevenire un attacco terroristico.
Questo costituisce un appuntamento tra i tanti, a mio giudizio molto importanti, lungo la strada verso quella fiducia reciproca tra gli Stati membri su cui stiamo lavorando. E' stato approvato il mandato d'arresto europeo, che si è rivelato un'esperienza di successo come comprovato dall'ultima vicenda di luglio. Il prossimo appuntamento è con il mandato europeo per la raccolta delle prove, altro strumento importante per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri. Proprio sulla fiducia reciproca mettiamo alla prova una capacità operativa di cooperazione che dipende non dalle leggi, ma dalla volontà delle autorità degli Stati membri, dalla volontà politica, anzitutto degli Stati membri, di lavorare insieme. Ove possibile, puntiamo a meno norme ed a più azioni di cooperazione operativa.
Non ci siamo mai stancati di ripetere, l'ho fatto più volte dinanzi a questo Parlamento, che nel pensare e lavorare alla produzione della sicurezza dobbiamo mantenere un bilanciamento forte e concreto tra le esigenze delle investigazioni, il diritto a investigare e a reprimere crimini gravissimi, da un lato, e, dall'altro, altri diritti fondamentali. Intendo chiarire subito perché ho detto "altri diritti", ritengo infatti il diritto alla sicurezza e quindi il diritto alla vita, il diritto che tutti noi abbiamo di camminare senza paura nelle nostre città, un pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali, uno degli elementi che non può mai mancare in una strategia di bilanciamento tra protezione, prevenzione e garanzie.
Insomma, dobbiamo saper bilanciare anche le attività di investigazione e la difesa, la protezione di quel diritto di ognuno di noi alla riservatezza, la
. Si tratta di un punto essenziale di cui, ovviamente, terremo conto nel presentare le nostre proposte.
Presenteremo una proposta di direttiva relativa alla custodia dei dati per le comunicazioni telefoniche e
ad ottobre presenteremo forse una proposta ancora più significativa politicamente: la prima proposta organica in materia di protezione dei dati nel cosiddetto terzo pilastro, cioè in materia di cooperazione tra le forze di polizia ed investigative. Quest'ultima proposta potrebbe istituire per la prima volta in Europa un quadro istituzionale davvero europeo che ancora non c'è, come voi sapete, per garantire la riservatezza della vita privata delle persone.
Discuteremo sul contenuto delle proposte per trattenere i dati personali, vi sarà anzitutto, tra le altre garanzie, la garanzia chiara che i dati potranno essere utilizzati solo per un certo periodo a partire dalla loro raccolta, esclusivamente per obiettivi specifici e solo sotto il controllo e la vigilanza di autorità libere ed indipendenti, anzitutto le autorità giudiziarie di investigazione. Basta pensare che oggi vi esistono venticinque regimi giuridici diversi in Europa su questa materia: vi sono paesi membri che custodiscono i dati fino ad alcuni anni, altri che non pongono alla disposizione delle investigazioni i medesimi dati perché li distruggono subito; infine, come il Ministro Clarke ha detto, addirittura casi in cui una compagnia trattiene e custodisce i dati del traffico telefonico dei propri utenti ed un'altra compagnia non lo fa.
Tutti noi dobbiamo quindi capire che solamente l'armonizzazione di un quadro europeo ci può rendere più forti anche in questo settore estremamente sensibile. Dobbiamo essere consapevoli che siamo impegnati in una lotta contro il tempo, la sicurezza non aspetta noi e noi non possiamo permetterci di regalare tempo a coloro che, senza volto, ci vogliono colpire. Occorre comprensione, ma anche determinazione.
Vorrei inoltre, se me lo permettete, congratularmi anche con Charles Clarke per il suo impegno, per le azioni messe in campo in una situazione terribile e complessa e per quello che voi inglesi avete fatto a luglio e che esprimete con una parola che a me piace moltissimo
.
Alle Istituzioni europee, a questa nostra Europa dopo la crisi del
è stata inferta un'ulteriore ferita, un attacco al cuore nelle nostre città. Capiamo molto bene quanto sia importante oggi la risposta, quanto una risposta effettiva ed equilibrata conti per il futuro dell'idea dell'Europa e soprattutto per i nostri cittadini. Per tale motivo condivido l'esigenza e l'urgenza di decidere, espressa dal Ministro Clarke, ma ritengo anche essenziale che il Parlamento assuma un ruolo da protagonista a pieno titolo in questa impresa e che in questo momento, più che in altri, sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità, anzitutto attraverso iniziative conformi a quanto previsto dal trattato.
In conclusione, dobbiamo dimostrare una comune buona volontà, l'Europa con le sue Istituzioni, questo Parlamento, il Consiglio, la Commissione. Non si tratta soltanto del nostro destino comune, dobbiamo anche rendere l'Europa protagonista della politica, cioè dare una risposta ai nostri cittadini.
La nostra Unione europea, i cittadini, le Istituzioni e gli Stati membri dell'Unione europea, soltanto la nostra Unione, può fare la differenza in una battaglia che nessuno, nessuno Stato, per quanto forte, orgoglioso, preparato, può neanche pensare di vincere da solo.
Qui, proprio qui e soltanto insieme, possiamo e potremo ottenere quel successo contro i nemici della nostra democrazia, potremo dimostrare in concreto la nostra solidarietà, la nostra vicinanza profonda a tutte le vittime del terrorismo, quelle dell'Europa, degli Stati Uniti, del Medio Oriente, dei tanti paesi arabi che sono stati più volte anche loro colpiti dal terrorismo.
Il nostro compito, l'impegno che abbiamo e dobbiamo oggi assumere di fronte ai cittadini dei venticinque paesi membri, è di promuovere, nella lotta al terrorismo, una strategia complessiva, che a mio parere si può e si deve fondare su tre grandi linee direttrici: la prevenzione, la protezione e la reazione.
L'Europa non può e non deve mancare a un simile appuntamento, perché di fronte ad una minaccia che continua e che rimarrà elevata, di fronte alle sfide del terrorismo, dopo New York, Madrid, Londra, dopo tanti attacchi al cuore di paesi arabi amici e vicini, l'Europa oggi ha un'occasione di essere ciò che la ragione, ma anche il sentimento dei suoi cittadini da tempo aspettano.
Ci viene chiesto di essere protagonisti autorevoli sulla scena politica internazionale, protagonisti di una sfida che si presenta purtroppo lunga, ma decisiva per il futuro dell'esistenza delle nostre democrazie. A mio parere, occorre innanzitutto una risposta politica, non una risposta fatta di leggi speciali e di leggi di emergenza; occorre una visione per il futuro di un'Europa che sia al tempo stesso terra della sicurezza e terra dei diritti.
Questa prima risposta, a mio avviso, si chiama prevenzione. Prima di tutto una prevenzione che colpisca il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo, il quale attacca e rinnega i valori cardine dell'Europa e delle democrazie, attacca i diritti fondamentali dei cittadini, ossia un pilastro della costruzione dell'Unione europea.
Occorre mettere a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dei terroristi. Lo vogliamo e lo dobbiamo fare alimentando un dialogo aperto con le comunità, sia quelle religiose sia quelle laiche, e naturalmente con i paesi del mondo arabo islamico, al fine di far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale alla quale tutti siamo chiamati ad appartenere."@sl19
"Herr talman, mina damer och herrar! Jag vill börja med att tacka Europaparlamentet för att jag har fått denna viktiga möjlighet att på både mina egna och kommissionens vägnar upprepa det som tidigare har sagts och på nytt uttrycka vår medkänsla med alla lidande människor i världen som har drabbats och fortsätter att drabbas av terrorattackernas följdverkningar.
Detta medborgarskap bevakar vi européer med både stolthet och stor vaksamhet, eftersom det bygger på rätten till liv, rätten till full respekt för människans värde och jämställdhet för alla kvinnor och män i världen. Dessa värden kommer att, och måste, uttryckas politiskt. Vi i kommissionen ska därför ge vårt bidrag till debatten: om några dagar, den 21 september närmare bestämt, kommer vi att offentliggöra ett meddelande till parlamentet och rådet om våldsam radikalisering och rekrytering av terrorister.
Därefter måste vi utforma internationella samarbetsåtgärder, där EU samarbetar med internationella aktörer, tillsammans med Förenta staterna, tillsammans med länderna i arabvärlden och tillsammans med alla som kämpar därför att de, liksom vi, är offer för terrorismen. Detta anser jag att vi måste göra genom att stänga de finansiella kanalerna och täppa till de finansieringskällor som stöder terrorism och terrororganisationer.
Den andra typen av åtgärder är skydd. Vi strävar efter att medborgarna ska ha en grundläggande, fundamental rättighet, nämligen rätten att leva i säkerhet, rätten att slippa vara rädd varje dag. Före årets slut ska vi vara redo att lägga fram ett EU-program för att förbättra skyddet av viktig infrastruktur. Det blir ett svårt projekt som kommer att kräva omfattande säkerhetsteknisk forskning, och vi uppmuntrar därför till bred dialog mellan offentliga och privata sektorer, som båda klart och tydligt berörs av detta projekt vars syfte är att göra den infrastruktur som upprätthåller människors vardag säkrare än vad den är i dag.
Vi måste också se till att ha en effektiv insatsförmåga och i högre grad främja ett effektivt samarbete mellan utredande myndigheter och underrättelsemyndigheter. Vårt mål är att försöka skapa ett verkligt europeiskt nätverk i syfte att utveckla principen om tillgänglighet, som är en avgörande faktor för att främja utbytet av information som, om den finns tillgänglig, ibland kan ha avgörande betydelse för att avvärja en terrorattack.
Detta är en av många uppgifter som jag anser vara mycket viktiga i arbetet med att upprätta det ömsesidiga förtroende mellan medlemsstaterna som vi eftersträvar. Den europeiska arresteringsordern har godkänts och har visat sig vara ett framgångsrikt försök, vilket händelserna i juli är ett tydligt bevis på. Nästa uppgift blir det europeiska bevisupptagningsbeslutet, som är ett annat viktigt medel för att främja förtroendet mellan medlemsstaternas myndigheter. Just för att skapa ömsesidigt förtroende håller vi på att pröva en möjlighet till operativt samarbete som inte är avhängigt av lagstiftning utan av samarbetsviljan hos medlemsstaternas myndigheter och framför allt medlemsstaternas politiska vilja. När det är möjligt strävar vi efter mindre lagstiftning och mer åtgärder för operativt samarbete.
Vi tröttnar aldrig på att upprepa det som jag har sagt många gånger här i parlamentet, nämligen att vi, när vi funderar över och arbetar med att höja säkerheten, måste upprätthålla en stadig och verklig balans mellan utredningskraven – rätten att utreda och motverka mycket allvarliga brott – å ena sidan och andra grundläggande rättigheter å andra sidan. Låt mig direkt förtydliga varför jag säger ”andra” rättigheter. Jag anser nämligen att rätten till säkerhet och alltså rätten till liv, allas vår rätt att vistas i våra städer utan fruktan, är den grund som våra grundläggande rättigheter vilar på. Det är en faktor som alltid måste finnas med i en strategi som omfattar både skydd, förebyggande och säkerhetsåtgärder.
Kort sagt måste vi veta hur vi ska skapa en balans mellan dels utredningsverksamheten, dels försvaret och skyddet av allas rätt till privatliv. Detta är en grundläggande fråga som vi givetvis kommer att beakta när vi utarbetar våra förslag.
Vi ska lägga fram ett förslag till direktiv om bevarande av telekommunikations- och Internetuppgifter, och i oktober kommer vi att lägga fram ett förslag som kanske har ännu större politisk betydelse: det första strukturerade förslaget om uppgiftsskydd i den så kallade tredje pelaren, det vill säga samarbetet mellan polis och utredande myndigheter. Genom det sistnämnda förslaget kan en verklig institutionell EU-ram för att skydda människors privatliv för första gången införas i EU. Som ni vet finns det ännu ingen sådan ram.
Vi ska debattera innehållet i förslagen om att bevara personuppgifter. Utöver övriga skyddsåtgärder kommer det framför allt att finnas en tydlig garanti för att uppgifter endast kan användas under en viss tid efter det att de har samlats in, enbart för särskilda syften och enbart under kontroll och överinseende av fristående och oberoende myndigheter, särskilt utredande straffrättsliga myndigheter. Man behöver bara betänka att det för närvarande finns 25 olika rättsorgan på detta område i EU och att det finns medlemsstater som bevarar uppgifterna i flera år, medan andra inte ställer uppgifterna till utredarnas förfogande eftersom de förstörs direkt. Som Charles Clarke nämnde förekommer till och med situationer där vissa företag bevarar och sparar uppgifter om sina kunders telefonanvändning medan andra inte gör det.
Därför måste vi alla förstå att endast en enhetlig EU-ram kan göra oss starkare till och med inom detta extremt känsliga område. Vi måste inse att vi kämpar mot tiden – säkerheten kan inte vänta på oss och vi har inte råd att ge de känslokalla människor som vill skada oss mer tid. Visst behövs förståelse, men också fast beslutsamhet.
Jag vill även gärna gratulera Charles Clarke till hans engagemang, till de åtgärder som har genomförts i en hemsk och svår situation och till hur ni engelsmän agerade i juli, vilket ni beskriver på ett sätt som för tankarna till ett ord jag tycker mycket om: återhämtningsförmåga.
EU:s institutioner, vårt EU, som nyligen har tagit sig igenom folkomröstningskrisen, har fått ta emot ännu ett slag, ett angrepp mot själva hjärtat av våra städer. Vi vet alla hur viktigt det är att vi vidtar åtgärder nu och att effektiva, väl avvägda åtgärder kommer att bidra starkt till EU-projektets och framför allt våra medborgares framtid. Därför håller jag med Charles Clarke om att det är mycket angeläget att vi fattar ett beslut. Jag anser dock också att det är viktigt att parlamentet, med rätta, har en central roll i detta åtagande nu, i högre grad än någonsin, och att det deltar fullt ut i en institutionell process där största möjliga utrymme ges åt dialog och delat ansvar, särskilt genom initiativ som antas i enlighet med fördraget.
Sammanfattningsvis måste vi visa vår gemensamma goda vilja: EU och dess institutioner – parlamentet, rådet och kommissionen. Det handlar inte bara om vårt gemensamma öde – vi måste också se till att EU tar den politiska ledningen, vilket innebär att vidta åtgärder för våra medborgare.
Vårt EU – de medborgare, institutioner och medlemsstater som unionen består av – bara vårt EU kan göra all skillnad i världen i ett krig som inget enskilt land har en chans att vinna på egen hand, hur starkt, stolt eller väl förberett det än är.
Det är bara här, just här, och genom att agera samfällt som vi kan vinna kampen mot vår demokratis fiender nu och i framtiden, som vi konkret kan visa vår solidaritet och djupa medkänsla med terrorismens alla offer, vare sig de finns i Europa, Förenta staterna, Mellanöstern eller i något av de arabländer som också ofta har drabbats av terrorismen.
Vår uppgift, det åtagande som vi har gjort och som vi måste upprepa i dag inför de 25 medlemsstaternas medborgare, är att försöka utforma en övergripande strategi i kampen mot terrorismen. Jag anser att denna strategi kan och måste bygga på tre centrala principer: förebyggande, skydd och motåtgärder.
EU kan och får inte misslyckas med denna uppgift. Inför ett hot som är och kommer att förbli allvarligt, inför terrorismens utmaningar och i efterdyningarna av New York, Madrid och London och alla attackerna i hjärtat av de vänligt sinnade arabiska grannländerna har EU nu en möjlighet att leva upp till de både rationella och känslomässiga förväntningar som medborgarna en tid har haft.
Nu ställs det krav på att vi ska agera som respekterade ledare på den internationella, politiska arenan, ledare i en utmaning som dessvärre verkar bli långdragen, men avgörande för vår demokratis fortsatta framtid. Jag anser att vi framför allt behöver politiska åtgärder, inte åtgärder i form av speciallagar eller undantagslagar. Vi behöver en framtidsvision för ett EU som rymmer både säkerhet och rättigheter.
Den första typen av åtgärder anser jag vara förebyggande. Förebyggande åtgärder måste först och främst inriktas på den politiska utformningen hos ett internationellt terrornätverk, som angriper och förkastar de grundläggande värdena i EU och de demokratiska länderna och som angriper medborgarnas grundläggande rättigheter – en av den europeiska integrationens grundpelare.
Vi måste skapa klarhet om grundorsakerna till den våldsamma radikaliseringen och rekryteringen av terrorister. Det vill och måste vi göra genom att uppmuntra till en öppen dialog med både religiösa och sekulariserade samfund och givetvis även med de muslimska arabländerna, för att finna en gemensam värdegrund och ett verkligt universellt medborgarskap som vi alla inbjuds att dela."@sv21
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"(Aplausos)"20,17
"(Applausi)"5,19,15,1,18,14,16,11,13,12
"Franco Frattini,"5,19,15,1,18,14,16,11,13,12
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