Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2005-05-12-Speech-4-016"

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". – Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame riguarda molto da vicino la vita di migliaia di imprese e l’occupazione di milioni di cittadini europei, di cui 570 000 italiani nel solo settore tessile – poi c’è quello calzaturiero e altri settori destinati tutti ad essere colpiti dallo cinese. La fine delle quote di importazione dovute alla scadenza dell’accordo multifibre, l’entrata in vigore dell’accordo bilaterale EU-Cina del 2000 e la contraffazione del marchio CE sono state oggetto di tre interrogazioni che, in data 6 gennaio di quest’anno, ho rivolto al Consiglio e alla Commissione per sapere – preoccupato dalle conseguenze – quali provvedimenti la Commissione intendesse assumere dato che i principi su cui si basano le regole dell’OMC (ambiente, lavoro, non nocività dei prodotti, contraffazione) risultavano violati dalla Cina. Le risposte sono state interlocutorie e ancora oggi la Commissione, forse prigioniera di un malinteso tuzionismo giuridico, si comporta più da notaio che da organo politico e di governo. A tutto ciò dovrà aggiungersi l’impatto che il regolamento REACH avrà sulla competitività delle imprese: l’Europa si preoccupa di applicare e di esportare sempre più principi e valori, il che è giustissimo, la Cina ed altri di produrre a basso costo ed esportare in Europa calze, scarpe e maglie e così via, con il risultato gratificante per l’Europa di constatare il progresso e la maggior occupazione raggiunti da paesi esportatori. Il quadro appare quasi competo se si considera che le delocalizzazioni favoriscono le grandi imprese europee, ma impoveriscono l’Europa da cui emigrano i colletti bianchi e i capitali, insieme con le attrezzature e i macchinari, e in cui migliaia di disoccupati restano aggrappati alla speranza dei valori sociali. L’Europa della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione non può disgiungersi dall’Europa della produzione competitiva. Si tratta di un principio di causa ed effetto. Un grande e umilissimo frate, San Benedetto da Norcia, amava ripetere ad ogni suo confratello: “ ”, affinché l’astrattezza della preghiera non abbia a distrarti dalla realtà della vita. Occorre riflettere sulle grandi risorse che ancora abbiamo, sulle tantissime regioni ad Obiettivo 1, sulle politiche di sostegno. Bisogna elaborare una nuova strategia, occorre considerare anche le povertà e i bisogni esistenti nella stessa Europa, le esigenze del suo armonico sviluppo. Bisogna valutare, inoltre, se le regioni deboli possono veramente sperare in un reale sviluppo e i loro territori divenire luoghi di attrazione per la rilocalizzazione delle imprese europee. Ciò sarebbe possibile, forse, creando proprio in quelle regioni zone di impresa attrezzate e un moderno sistema di fiscalità di vantaggio."@it12
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame riguarda molto da vicino la vita di migliaia di imprese e l'occupazione di milioni di cittadini europei, di cui 570.000 italiani nel solo settore tessile - poi c'è quello calzaturiero e altri settori destinati tutti ad essere colpiti dallo cinese. La fine delle quote di importazione dovute alla scadenza dell'accordo Multifibre, l'entrata in vigore dell'accordo bilaterale EU-Cina del 2000 e la contraffazione del marchio CE sono state oggetto di tre interrogazioni che, in data 6 gennaio di quest'anno, ho rivolto al Consiglio e alla Commissione per sapere - preoccupato dalle conseguenze - quali provvedimenti la Commissione intendesse assumere dato che i principi su cui si basano le regole dell'OMC (ambiente, lavoro, non nocività dei prodotti, contraffazione) risultavano violati dalla Cina. Le risposte sono state interlocutorie e ancora oggi la Commissione, forse prigioniera di un malinteso tuzionismo giuridico, si comporta più da notaio che da organo politico e di governo. A tutto ciò dovrà aggiungersi l'impatto che il regolamento REACH avrà sulla competitività delle imprese: l'Europa si preoccupa di applicare e di esportare sempre più principi e valori, il che è giustissimo, la Cina ed altri di produrre a basso costo ed esportare in Europa calze, scarpe e maglie e così via, con il risultato gratificante per l'Europa di constatare il progresso e la maggior occupazione raggiunti da paesi esportatori. Il quadro appare quasi competo se si considera che le delocalizzazioni favoriscono le grandi imprese europee, ma impoveriscono l'Europa da cui emigrano i colletti bianchi e i capitali, insieme con le attrezzature e i macchinari, e in cui migliaia di disoccupati restano aggrappati alla speranza dei valori sociali. L'Europa della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione non può disgiungersi dall'Europa della produzione competitiva. Si tratta di un principio di causa ed effetto. Un grande e umilissimo frate, San Benedetto da Norcia, amava ripetere ad ogni suo confratello: " ", affinché l'astrattezza della preghiera non abbia a distrarti dalla realtà della vita. Occorre riflettere sulle grandi risorse che ancora abbiamo, sulle tantissime regioni ad Obiettivo 1, sulle politiche di sostegno. Bisogna elaborare una nuova strategia, occorre considerare anche le povertà e i bisogni esistenti nella stessa Europa, le esigenze del suo armonico sviluppo. Bisogna valutare, inoltre, se le regioni deboli possono veramente sperare in un reale sviluppo e i loro territori divenire luoghi di attrazione per la rilocalizzazione delle imprese europee. Ciò sarebbe possibile, forse, creando proprio in quelle regioni zone di impresa attrezzate e un moderno sistema di fiscalità di vantaggio."@cs1
"Hr. formand, mine damer og herrer, denne sag har meget stor betydning for tusindvis af virksomheders eksistens og millioner af menneskers beskæftigelse over hele Europa, herunder 570.000 italienere alene i tekstilindustrien. Dertil kommer skoindustrien og andre sektorer, der står på rad og række, klar til at blive ramt af den kinesiske tsunami-effekt. Afskaffelsen af importkvoter som følge af multifiberarrangementets udløb, ikrafttrædelsen af den bilaterale aftale mellem EU og Kina af 2000 samt forfalskningen af EF-mærket var de tre spørgsmål, jeg bragte på bane over for Rådet og Kommissionen den 6. januar i år. Da jeg var bekymret over konsekvenserne, forsøgte jeg at finde ud af, hvilke bestemmelser Kommissionen ville vedtage, i lyset af Kinas krænkelse af de principper, der ligger til grund for WTO-reglerne (miljø, arbejde, uskadelige produkter, forfalskning). Svarene var foreløbige, og selv i dag opfører Kommissionen - som måske er fanget i en misforstået streng fortolkning af reglerne - sig mere som en notar end et besluttende politisk organ. Hertil kommer virkningen af Reach-reglen på virksomhedernes konkurrenceevne. Europa er ivrig efter at anvende og eksportere et stigende antal principper og værdier, hvilket er helt på sin plads, mens Kina og andre lande koncentrerer sig om at producere strømpebukser, sko, strik osv. billigt og eksportere det til Europa. Så kan Europa jo have den tilfredsstillelse at se på, at eksportlandene opnår fremskridt og øget beskæftigelse. Billedet bliver næsten fuldendt, hvis vi tager i betragtning, at forbindelserne er til fordel for store europæiske virksomheder, men gør Europa fattigere, idet Europas funktionærer og kapital samt maskiner og udstyr flytter til andre lande og efterlader tusindvis af arbejdsløse, der klynger sig til drømmen om de sociale værdier. Et Europa præget af viden, forskning og innovation kan ikke adskilles fra et Europa præget af konkurrencedygtig produktion. Det handler om årsag og virkning. Den fremtrædende og meget ydmyge munk Sankt Benedikt af Nursia sagde ofte til de andre munke "bed og arbejd", så de ikke fortabte sig i bøn fjernt fra livets realiteter. Vi må tænke på, at vi stadig har omfattende ressourcer, og på de mange regioner, der er omfattet af mål 1, samt på støttepolitikkerne. Vi må udarbejde en ny strategi, og vi skal desuden tage den fattigdom og de behov, der stadig eksisterer i selve Europa, med i betragtning, herunder kravet om en harmonisk udvikling. Desuden skal vi vurdere, om sårbare regioner virkelig kan håbe på en ægte udvikling, og om de kan tiltrække europæiske virksomheder til deres område. Det er måske muligt, hvis der i netop de regioner skabes veludrustede forretningsdistrikter og et moderne skattesystem med skattefordele."@da2
". Herr Präsident, meine Damen und Herren! Der hier zu prüfende Fall berührt unmittelbar die Existenz Tausender europäischer Unternehmen und die Beschäftigung von Millionen europäischer Bürger, darunter 570 000 Italiener allein im Textilsektor. Hinzu kommen die Schuhwarenindustrie und andere Bereiche, die alle von dem chinesischen Tsunami mitgerissen werden. Der auf das Auslaufen des Multifaserabkommens zurückzuführende Wegfall der Einfuhrquoten, das Inkrafttreten des bilateralen Abkommens EU-China von 2000 und die Fälschung des CE-Kennzeichens waren Gegenstand von drei Anfragen, die ich am 6. Januar dieses Jahres an den Rat und an die Kommission gerichtet habe. Aus Sorge wegen der Folgen wollte ich wissen, welche Maßnahmen die Kommission in Anbetracht der Tatsache zu ergreifen gedenkt, dass die Grundsätze, auf denen die Regeln der WTO beruhen (Umwelt, Arbeit, Unschädlichkeit der Erzeugnisse, Fälschung), durch China verletzt werden. Die Antworten waren provisorischer Natur, und auch heute tritt die Kommission – vielleicht, weil sie von einer falsch verstandenen Strenge bei der Rechtsauslegung beherrscht wird – eher als Notar denn als politisches Organ, als Regierungsorgan, auf. Zu alledem müssen die zukünftigen Auswirkungen der REACH-Verordnung auf die Wettbewerbsfähigkeit der Unternehmen hinzugefügt werden: Europa sorgt sich darum, immer mehr Grundsätze und Werte anzuwenden und zu exportieren, was auch vollkommen richtig ist, während China und andere dafür Sorge tragen, Strümpfe, Schuhe, Strickwaren usw. billig zu produzieren und sie nach Europa zu exportieren, mit dem für Europa erfreulichen Ergebnis festzustellen, dass Fortschritt und höhere Beschäftigungsniveaus von Exportländern erzielt werden. Das Bild erscheint nahezu komplett, wenn man in Betracht zieht, dass Standortverlagerungen zwar den großen europäischen Unternehmen zugute kommen, Europa jedoch ausbluten lassen, von wo Angestellte und Kapital, zusammen mit Maschinen und Ausrüstungen, abwandern und Tausende dem Traum von den Sozialwerten nachhängende Arbeitslose zurückbleiben. Das Europa des Wissens, der Forschung und der Innovation kann nicht von dem Europa der wettbewerbsfähigen Produktion getrennt werden. Das ist eine Angelegenheit von Ursache und Wirkung. Ein berühmter und äußerst bescheidener Mönch, der Heilige Benedikt von Nursia, wiederholte gern jedem seiner Brüder die Worte „Bete und arbeite“, damit sie sich durch die Abstraktheit des Gebets nicht von der Realität des Lebens entfernten. Wir müssen über die großen Ressourcen, die wir noch besitzen, über die unzähligen Ziel-1-Regionen und über die Förderpolitiken nachdenken. Es gilt, eine neue Strategie auszuarbeiten, und wir müssen auch die Armut und die Bedürfnisse, die in Europa selbst bestehen, sowie das Erfordernis seiner ausgewogenen Entwicklung berücksichtigen. Außerdem muss geprüft werden, ob die schwachen Regionen wirklich auf eine reale Entwicklung hoffen und ihre Gebiete zu attraktiven Standorten für die Neuansiedlung europäischer Unternehmen werden können. Das wäre vielleicht möglich, wenn in diesen Regionen gut ausgestattete Gewerbegebiete und ein modernes, vorteilhaftes Steuersystem geschaffen würden."@de9
"Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι, η υπόθεση που εξετάζουμε αφορά άμεσα τη ζωή χιλιάδων επιχειρήσεων και την απασχόληση εκατομμυρίων ευρωπαίων πολιτών, μεταξύ των οποίων και 570.000 ιταλών μόνο στον κλωστοϋφαντουργικό τομέα, χωρίς να λάβουμε υπόψη την υποδηματοποιία και άλλους τομείς που μοιραία θα πληγούν από το κινεζικό τσουνάμι. Η κατάργηση των ποσοστώσεων εισαγωγής λόγω λήξης της πολυϊνικήςσυμφωνίας, η έναρξη ισχύος της διμερούς συμφωνίας ΕΕ-Κίνας του 2000 και η παραποίηση του σήματος ΕΚ αποτέλεσαν το θέμα τριών ερωτήσεων που υπέβαλα στις 6 Ιανουαρίου προς το Συμβούλιο και την Επιτροπή για να πληροφορηθώ –θορυβημένος από τις συνέπειες– ποια μέτρα προτίθετο να λάβει η Επιτροπή, καθώς αποδεικνύεται ότι η Κίνα παραβιάζει τις αρχές επί των οποίων βασίζονται οι κανόνες του ΠΟΕ για το περιβάλλον, την εργασία, την ασφάλεια των προϊόντων και την παραποίηση. Οι απαντήσεις ήταν προσωρινού χαρακτήρα και ακόμη και σήμερα η Επιτροπή, δέσμια ίσως μιας εσφαλμένης αυστηρότητας κατά την ερμηνεία του νόμου, συμπεριφέρεται περισσότερο ως συμβολαιογράφος παρά ως πολιτικό όργανο διακυβέρνησης. Σε όλα αυτά πρέπει να προσθέσουμε τις επιπτώσεις του κανονισμού REACH στην ανταγωνιστικότητα των επιχειρήσεων: η Ευρώπη ορθώς προσπαθεί εναγωνίως να εφαρμόσει και να εξαγάγει όσο περισσότερες αρχές και αξίες μπορεί, ενώ η Κίνα και άλλες χώρες προσπαθούν να παράγουν με χαμηλό κόστος για να εξαγάγουν στην Ευρώπη γυναικείες κάλτσες, υποδήματα, πλεκτά και άλλα συναφή, με το ευχάριστο αποτέλεσμα να παρακολουθεί η Ευρώπη την πρόοδο και την αύξηση της απασχόλησης στις εξαγωγικές χώρες. Το πλαίσιο ολοκληρώνεται σχεδόν, εάν λάβουμε υπόψη ότι οι μετεγκαταστάσεις ευνοούν τις μεγάλες ευρωπαϊκές επιχειρήσεις, αλλά αποδυναμώνουν την Ευρώπη από την οποία μεταναστεύουν οι υπάλληλοι γραφείου και τα κεφάλαια μαζί με τα μηχανήματα και τον εξοπλισμό και όπου χιλιάδες άνεργοι παραμένουν αγκιστρωμένοι στην ελπίδα των κοινωνικών αξιών. Η Ευρώπη της γνώσης, της έρευνας και της καινοτομίας δεν μπορεί να αποχωριστεί από την ανταγωνιστική παραγωγή. Πρόκειται για μια αρχή αιτίου και αποτελέσματος. Ένας σπουδαίος και ταπεινός μοναχός, ο Άγιος Βενέδικτος από τη Νούρσια, συνήθιζε να επαναλαμβάνει στους αδελφούς του: «Προσευχή και εργασία», ώστε η πνευματικότητα της προσευχής να μην μας αποσπά από την πραγματικότητα της ζωής. Πρέπει να επικεντρωθούμε στους σημαντικούς πόρους που διαθέτουμε ακόμα, στις πολυπληθείς περιοχές του Στόχου 1 και στις πολιτικές στήριξης. Θα πρέπει να εκπονήσουμε μια νέα στρατηγική και να στρέψουμε την προσοχή μας στη φτώχεια και στις ανάγκες της Ευρώπης, καθώς και στις απαιτήσεις για την αρμονική της ανάπτυξη. Θα πρέπει να εκτιμήσουμε επίσης εάν οι ευάλωτες περιφέρειες μπορούν όντως να ελπίζουν σε μια πραγματική ανάπτυξη, ώστε οι περιοχές τους να καταστούν ελκυστικές για τη μετεγκατάσταση των ευρωπαϊκών επιχειρήσεων. Αυτό θα ήταν ίσως εφικτό δημιουργώντας σε αυτές ακριβώς τις περιφέρειες καλά εξοπλισμένες επιχειρηματικές ζώνες και ένα σύγχρονο φορολογικό σύστημα κινήτρων."@el10
". Mr President, ladies and gentlemen, the case under examination very closely affects the existence of thousands of companies and the employment of millions of European citizens, including 570 000 Italians in the textile industry alone. On top of that, there is the footwear industry and other sectors all in line to be hit by the Chinese tsunami effect. The end of import quotas owing to the expiry of the Multifibre Agreement, the entry into force of the EU-China bilateral agreement of 2000 and the counterfeiting of the EC trademark were the subject of three questions that I addressed to the Council and the Commission on 6 January of this year. Concerned by the consequences, I sought to find out what provisions the Commission intended to adopt, given that the principles upon which the WTO rules are based (the environment, work, non-harmful products, counterfeiting) were being violated by China. The replies were of a provisional nature and, even today, the Commission – perhaps a prisoner of a mistaken rigour in interpreting the law – behaves more like a notary than a political, governing body. To all of the above must be added the impact that the REACH Regulation will have on the competitiveness of businesses: Europe is anxious to apply and to export an increasing number of principles and values, which is entirely proper, whilst China and other countries are concerned to produce tights, shoes, knitwear and suchlike at low cost and export them to Europe, with the gratifying outcome for Europe of witnessing the progress and higher levels of employment achieved by exporting countries. The picture would appear almost complete if we consider that relocations favour large European companies, but impoverish Europe, whose white collar workers and capital, together with equipment and machinery, are emigrating elsewhere, leaving thousands of unemployed workers clinging to the dream of social values. The Europe of knowledge, research and innovation cannot be divorced from the Europe of competitive production. It is a matter of cause and effect. A distinguished and most humble monk, Saint Benedict of Nursia, was fond of repeating the words ‘Pray and work’ to each of his brothers, in order that the abstraction of prayer did not distract from the reality of life. We must reflect on the extensive resources that we still possess, on the very many regions addressed in Objective 1, and on the support policies. A new strategy needs to be drawn up, and we need to additionally consider the poverty and needs that exist in Europe itself, including its requirement for harmonious development. We need to assess, moreover, whether vulnerable regions can truly hope for genuine development and whether they can attract European companies to relocate onto their soil. That would perhaps be possible if well-equipped business districts and a modern system of tax breaks were created in those very regions."@en4
". Señor Presidente, Señorías, el asunto en examen afecta muy de cerca de la existencia de miles de empresas y al empleo de millones de ciudadanos europeos, entre ellos 570 000 italianos solo en el sector textil; después está el del calzado y otros sectores que se verán afectados por el efecto tsunami chino. El fin de las cuotas de importación tras la expiración del Acuerdo Multifibras, la entrada en vigor del Acuerdo bilateral UE-China de 2000 y la falsificación de la marca CE han sido objeto de tres preguntas que formulé el 6 de enero de este año al Consejo y a la Comisión para saber –preocupado por las consecuencias– qué disposiciones tenía previsto adoptar la Comisión, dado que los principios en que se basan las normas de la OMC (medio ambiente, trabajo, productos inocuos, falsificación) no se cumplían en China. Las respuestas fueron de naturaleza provisional y aún hoy la Comisión –presa quizás de un rigor equivocado a la hora de interpretar el Derecho– se comporta más como notario que como órgano político y de gobierno. A todo esto hay que añadir el impacto que el reglamento REACH tendrá sobre la competitividad de las empresas: Europa se preocupa por aplicar y exportar cada vez más principios y valores, lo cual está muy bien, mientras que China y otros se dedican a producir medias, calzado, géneros de punto a cosas por el estilo a bajo coste y exportarlos a Europa, con el gratificante resultado para Europa de constatar el progreso y el aumento del empleo alcanzados por los países exportadores. El cuadro está casi completo si se considera que las deslocalizaciones favorecen a las grandes empresas europeas, pero empobrecen a Europa, de la que emigran los trabajadores de cuello blanco y el capital, junto con los equipos y la maquinaria, y en la que miles de trabajadores en paro siguen aferrados al sueño de los valores sociales. La Europa del conocimiento, de la investigación y de la innovación no puede separarse de la Europa de la producción competitiva. Se trata de un principio de causa y efecto. Un grande y humildísimo monje, San Benito de Nursia, gustaba repetir a todos sus cofrades: «ora et labora para que la abstracción de la plegaria no les distrajera de la realidad de la vida. Hay que reflexionar sobre los grandes recursos que todavía tenemos, sobre las muchísimas regiones de objetivo 1, sobre las políticas de apoyo. Hay que elaborar una nueva estrategia, hay que considerar también las pobrezas y necesidades existentes en la propia Europa, las exigencias para un desarrollo armónico de la misma. Hay que valorar, además, si las regiones débiles pueden esperar verdaderamente un desarrollo efectivo y sus territorios llegar a convertirse en lugares atractivos para la relocalización de empresas europeas. Esto sería posible, quizás, creando, en esas mismas regiones, parques empresariales equipados y un moderno sistema de rebaja fiscal."@es20
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame riguarda molto da vicino la vita di migliaia di imprese e l'occupazione di milioni di cittadini europei, di cui 570.000 italiani nel solo settore tessile - poi c'è quello calzaturiero e altri settori destinati tutti ad essere colpiti dallo cinese. La fine delle quote di importazione dovute alla scadenza dell'accordo Multifibre, l'entrata in vigore dell'accordo bilaterale EU-Cina del 2000 e la contraffazione del marchio CE sono state oggetto di tre interrogazioni che, in data 6 gennaio di quest'anno, ho rivolto al Consiglio e alla Commissione per sapere - preoccupato dalle conseguenze - quali provvedimenti la Commissione intendesse assumere dato che i principi su cui si basano le regole dell'OMC (ambiente, lavoro, non nocività dei prodotti, contraffazione) risultavano violati dalla Cina. Le risposte sono state interlocutorie e ancora oggi la Commissione, forse prigioniera di un malinteso tuzionismo giuridico, si comporta più da notaio che da organo politico e di governo. A tutto ciò dovrà aggiungersi l'impatto che il regolamento REACH avrà sulla competitività delle imprese: l'Europa si preoccupa di applicare e di esportare sempre più principi e valori, il che è giustissimo, la Cina ed altri di produrre a basso costo ed esportare in Europa calze, scarpe e maglie e così via, con il risultato gratificante per l'Europa di constatare il progresso e la maggior occupazione raggiunti da paesi esportatori. Il quadro appare quasi competo se si considera che le delocalizzazioni favoriscono le grandi imprese europee, ma impoveriscono l'Europa da cui emigrano i colletti bianchi e i capitali, insieme con le attrezzature e i macchinari, e in cui migliaia di disoccupati restano aggrappati alla speranza dei valori sociali. L'Europa della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione non può disgiungersi dall'Europa della produzione competitiva. Si tratta di un principio di causa ed effetto. Un grande e umilissimo frate, San Benedetto da Norcia, amava ripetere ad ogni suo confratello: " ", affinché l'astrattezza della preghiera non abbia a distrarti dalla realtà della vita. Occorre riflettere sulle grandi risorse che ancora abbiamo, sulle tantissime regioni ad Obiettivo 1, sulle politiche di sostegno. Bisogna elaborare una nuova strategia, occorre considerare anche le povertà e i bisogni esistenti nella stessa Europa, le esigenze del suo armonico sviluppo. Bisogna valutare, inoltre, se le regioni deboli possono veramente sperare in un reale sviluppo e i loro territori divenire luoghi di attrazione per la rilocalizzazione delle imprese europee. Ciò sarebbe possibile, forse, creando proprio in quelle regioni zone di impresa attrezzate e un moderno sistema di fiscalità di vantaggio."@et5
". Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, esillä oleva asia liittyy hyvin tiiviisti tuhansien yritysten selviytymiseen ja miljoonien Euroopan kansalaisten työllisyyteen, esimerkiksi tekstiiliteollisuudessa työskentelee pelkästään Italiassa 570 000 henkilöä. Tämän lisäksi tavaroiden hyökyaalto Kiinasta iskenee myös jalkineteollisuuteen ja muihinkin aloihin. Esitin neuvostolle ja komissiolle 6. tammikuuta 2005 kolme kysymystä, jotka koskivat monikuitusopimuksen raukeamisen myötä tapahtunutta tuontikiintiöiden poistumista, EU:n ja Kiinan välisen kahdenvälisen sopimuksen voimaantuloa vuonna 2000 ja EY:n tuotemerkkien väärentämistä. Koska olen huolissani seurauksista, halusin tiedustella, mihin toimiin komissio aikoo ryhtyä, kun otetaan huomioon se, että Kiina rikkoo periaatteita, joihin WTO:n säännöt perustuvat (ympäristö, työ, tuotteiden vaarattomuus, väärennökset). Vastaukset olivat tilapäisiä, ja yhä edelleen komissio käyttäytyy pikemminkin notaarin kuin poliittisen hallintoelimen tavoin – kenties se on erehtynyt tulkitsemaan lakia liian ankarasti. Tähän on lisättävä vielä REACH-asetuksen vaikutukset yritysten kilpailukykyyn: Eurooppa haluaa kiihkeästi soveltaa yhä suuremmassa mitassa periaatteita ja arvoja ja viedä niitä muihin maihin, kun taas Kiina ja muut maat pyrkivät valmistamaan sukkahousuja, kenkiä, neuleita ja vastaavia tuotteita edullisesti ja tuomaan niitä Eurooppaan, jolloin Eurooppa voi ilokseen panna merkille viejämaiden kehityksen ja paremman työllisyyden. Kuva on lähes täydellinen, jos otamme vielä huomioon sen, että toimintojen siirtäminen hyödyttää eurooppalaisia suuryrityksiä, mutta köyhdyttää Eurooppaa, josta valkokaulustyöntekijät ja pääoma pakenevat muualle yhdessä koneiden ja laitteiden kanssa samalla, kun tuhannet työttömät työntekijät jätetään unelmoimaan sosiaalisista arvoista. Osaamisen, tutkimuksen ja innovaatioiden Eurooppaa ei voida erottaa kilpailukykyisen valmistuksen Euroopasta. Kyse on syistä ja niiden seurauksista. Huomionarvoinen ja sangen nöyrä munkki pyhä Benediktus Nursialainen toisteli mielellään kaikille munkkiveljilleen sanoja "rukoile ja tee työtä", jotta rukouksen abstraktius ei olisi irrottanut heitä elämän todellisuudesta. Meidän on pohdittava yhä hallussamme olevia runsaita voimavaroja, varsin suurta määrää tavoitteen 1 alueita ja tukipolitiikkoja. On laadittava uusi strategia, ja lisäksi on arvioitava Euroopassa ilmeneviä puutteita ja tarpeita, muun muassa Euroopan tasapainoisen kehittämisen vaatimuksia. On arvioitava myös sitä, onko haavoittuvilla alueilla todella syytä odottaa aitoa kehitystä tapahtuvaksi ja pystyvätkö ne houkuttelemaan eurooppalaisia yrityksiä siirtämään toimintoja alueelleen. Tämä olisi kenties mahdollista, jos näille alueille perustettaisiin hyvin varusteltuja yritysalueita, joilla sovellettaisiin uudenaikaisia verohelpotuksia."@fi7
". Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, le problème que nous examinons menace sérieusement l’existence de milliers d’entreprises et l’emploi de millions de citoyens européens, dont 570 000 Italiens pour la seule industrie textile. En plus de cette dernière, l’industrie de la chaussure et d’autres secteurs sont tous menacés par l’effet tsunami chinois. La fin des quotas d’importation consécutive à l’expiration de l’accord multifibres, l’entrée en vigueur de l’accord bilatéral de 2000 entre l’Union et la Chine et la contrefaçon de la marque communautaire étaient les sujets abordés dans les trois questions que j’ai adressées au Conseil et à la Commission le 6 janvier dernier. Préoccupé par les conséquences de ces phénomènes, j’ai cherché à savoir quelles dispositions la Commission comptait adopter, étant donné que les principes sur lesquels reposent les règles de l’OMC (en matière d’environnement, de travail, de sécurité des produits, de contrefaçon) n’étaient pas respectés par la Chine. Les réponses étaient provisoires et, aujourd’hui encore, la Commission - peut-être prisonnière d’une rigueur erronée dans l’interprétation du droit - agit davantage comme un notaire que comme un organisme politique et de gouvernement. À tout cela s’ajoute l’impact qu’aura la réglementation REACH sur la compétitivité des entreprises: l’Europe tient à appliquer et à exporter un nombre croissant de principes et de valeurs, ce qui est tout à fait honnête, alors que la Chine et d’autres pays cherchent à produire à bas prix des collants, des chaussures, des tricots et autres articles similaires et à les exporter en Europe. Le résultat gratifiant, pour cette dernière, est d’assister aux progrès et à la hausse du taux d’emploi dans les pays exportateurs. Le tableau sera presque complet si l’on considère que les délocalisations bénéficient aux grandes entreprises européennes mais qu’elles appauvrissent l’Europe, dont les cols blancs et les capitaux ainsi que l’équipement et les machines émigrent ailleurs, laissant des milliers de sans-emploi s’accrocher à leurs rêves de valeurs sociales. L’Europe de la connaissance, de la recherche et de l’innovation est indissociable de celle de la compétitivité. Toutes deux sont unies par un lien de causalité. Un grand et très humble moine, saint Benoît de Nursie, aimait à répéter les mots «prier et travailler» à chacun de ses frères, afin que le caractère abstrait de la prière ne les déconnecte pas des réalités de la vie. Nous devons réfléchir aux ressources considérables dont nous disposons encore, aux très nombreuses régions de l’Objectif 1 ainsi qu’aux politiques de soutien. Une nouvelle stratégie doit être élaborée, et nous devons tenir compte de la pauvreté et des besoins qui existent en Europe même, dont son exigence de développement harmonieux. Nous devons en outre évaluer si les régions vulnérables peuvent réellement espérer un véritable développement et si elles peuvent inciter les entreprises européennes à réinvestir leurs territoires. Ce serait envisageable si l’on créait dans lesdites régions des circonscriptions économiques bien équipées et un système moderne de réductions fiscales."@fr8
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame riguarda molto da vicino la vita di migliaia di imprese e l'occupazione di milioni di cittadini europei, di cui 570.000 italiani nel solo settore tessile - poi c'è quello calzaturiero e altri settori destinati tutti ad essere colpiti dallo cinese. La fine delle quote di importazione dovute alla scadenza dell'accordo Multifibre, l'entrata in vigore dell'accordo bilaterale EU-Cina del 2000 e la contraffazione del marchio CE sono state oggetto di tre interrogazioni che, in data 6 gennaio di quest'anno, ho rivolto al Consiglio e alla Commissione per sapere - preoccupato dalle conseguenze - quali provvedimenti la Commissione intendesse assumere dato che i principi su cui si basano le regole dell'OMC (ambiente, lavoro, non nocività dei prodotti, contraffazione) risultavano violati dalla Cina. Le risposte sono state interlocutorie e ancora oggi la Commissione, forse prigioniera di un malinteso tuzionismo giuridico, si comporta più da notaio che da organo politico e di governo. A tutto ciò dovrà aggiungersi l'impatto che il regolamento REACH avrà sulla competitività delle imprese: l'Europa si preoccupa di applicare e di esportare sempre più principi e valori, il che è giustissimo, la Cina ed altri di produrre a basso costo ed esportare in Europa calze, scarpe e maglie e così via, con il risultato gratificante per l'Europa di constatare il progresso e la maggior occupazione raggiunti da paesi esportatori. Il quadro appare quasi competo se si considera che le delocalizzazioni favoriscono le grandi imprese europee, ma impoveriscono l'Europa da cui emigrano i colletti bianchi e i capitali, insieme con le attrezzature e i macchinari, e in cui migliaia di disoccupati restano aggrappati alla speranza dei valori sociali. L'Europa della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione non può disgiungersi dall'Europa della produzione competitiva. Si tratta di un principio di causa ed effetto. Un grande e umilissimo frate, San Benedetto da Norcia, amava ripetere ad ogni suo confratello: " ", affinché l'astrattezza della preghiera non abbia a distrarti dalla realtà della vita. Occorre riflettere sulle grandi risorse che ancora abbiamo, sulle tantissime regioni ad Obiettivo 1, sulle politiche di sostegno. Bisogna elaborare una nuova strategia, occorre considerare anche le povertà e i bisogni esistenti nella stessa Europa, le esigenze del suo armonico sviluppo. Bisogna valutare, inoltre, se le regioni deboli possono veramente sperare in un reale sviluppo e i loro territori divenire luoghi di attrazione per la rilocalizzazione delle imprese europee. Ciò sarebbe possibile, forse, creando proprio in quelle regioni zone di impresa attrezzate e un moderno sistema di fiscalità di vantaggio."@hu11
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame riguarda molto da vicino la vita di migliaia di imprese e l'occupazione di milioni di cittadini europei, di cui 570.000 italiani nel solo settore tessile - poi c'è quello calzaturiero e altri settori destinati tutti ad essere colpiti dallo cinese. La fine delle quote di importazione dovute alla scadenza dell'accordo Multifibre, l'entrata in vigore dell'accordo bilaterale EU-Cina del 2000 e la contraffazione del marchio CE sono state oggetto di tre interrogazioni che, in data 6 gennaio di quest'anno, ho rivolto al Consiglio e alla Commissione per sapere - preoccupato dalle conseguenze - quali provvedimenti la Commissione intendesse assumere dato che i principi su cui si basano le regole dell'OMC (ambiente, lavoro, non nocività dei prodotti, contraffazione) risultavano violati dalla Cina. Le risposte sono state interlocutorie e ancora oggi la Commissione, forse prigioniera di un malinteso tuzionismo giuridico, si comporta più da notaio che da organo politico e di governo. A tutto ciò dovrà aggiungersi l'impatto che il regolamento REACH avrà sulla competitività delle imprese: l'Europa si preoccupa di applicare e di esportare sempre più principi e valori, il che è giustissimo, la Cina ed altri di produrre a basso costo ed esportare in Europa calze, scarpe e maglie e così via, con il risultato gratificante per l'Europa di constatare il progresso e la maggior occupazione raggiunti da paesi esportatori. Il quadro appare quasi competo se si considera che le delocalizzazioni favoriscono le grandi imprese europee, ma impoveriscono l'Europa da cui emigrano i colletti bianchi e i capitali, insieme con le attrezzature e i macchinari, e in cui migliaia di disoccupati restano aggrappati alla speranza dei valori sociali. L'Europa della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione non può disgiungersi dall'Europa della produzione competitiva. Si tratta di un principio di causa ed effetto. Un grande e umilissimo frate, San Benedetto da Norcia, amava ripetere ad ogni suo confratello: " ", affinché l'astrattezza della preghiera non abbia a distrarti dalla realtà della vita. Occorre riflettere sulle grandi risorse che ancora abbiamo, sulle tantissime regioni ad Obiettivo 1, sulle politiche di sostegno. Bisogna elaborare una nuova strategia, occorre considerare anche le povertà e i bisogni esistenti nella stessa Europa, le esigenze del suo armonico sviluppo. Bisogna valutare, inoltre, se le regioni deboli possono veramente sperare in un reale sviluppo e i loro territori divenire luoghi di attrazione per la rilocalizzazione delle imprese europee. Ciò sarebbe possibile, forse, creando proprio in quelle regioni zone di impresa attrezzate e un moderno sistema di fiscalità di vantaggio."@lt14
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame riguarda molto da vicino la vita di migliaia di imprese e l'occupazione di milioni di cittadini europei, di cui 570.000 italiani nel solo settore tessile - poi c'è quello calzaturiero e altri settori destinati tutti ad essere colpiti dallo cinese. La fine delle quote di importazione dovute alla scadenza dell'accordo Multifibre, l'entrata in vigore dell'accordo bilaterale EU-Cina del 2000 e la contraffazione del marchio CE sono state oggetto di tre interrogazioni che, in data 6 gennaio di quest'anno, ho rivolto al Consiglio e alla Commissione per sapere - preoccupato dalle conseguenze - quali provvedimenti la Commissione intendesse assumere dato che i principi su cui si basano le regole dell'OMC (ambiente, lavoro, non nocività dei prodotti, contraffazione) risultavano violati dalla Cina. Le risposte sono state interlocutorie e ancora oggi la Commissione, forse prigioniera di un malinteso tuzionismo giuridico, si comporta più da notaio che da organo politico e di governo. A tutto ciò dovrà aggiungersi l'impatto che il regolamento REACH avrà sulla competitività delle imprese: l'Europa si preoccupa di applicare e di esportare sempre più principi e valori, il che è giustissimo, la Cina ed altri di produrre a basso costo ed esportare in Europa calze, scarpe e maglie e così via, con il risultato gratificante per l'Europa di constatare il progresso e la maggior occupazione raggiunti da paesi esportatori. Il quadro appare quasi competo se si considera che le delocalizzazioni favoriscono le grandi imprese europee, ma impoveriscono l'Europa da cui emigrano i colletti bianchi e i capitali, insieme con le attrezzature e i macchinari, e in cui migliaia di disoccupati restano aggrappati alla speranza dei valori sociali. L'Europa della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione non può disgiungersi dall'Europa della produzione competitiva. Si tratta di un principio di causa ed effetto. Un grande e umilissimo frate, San Benedetto da Norcia, amava ripetere ad ogni suo confratello: " ", affinché l'astrattezza della preghiera non abbia a distrarti dalla realtà della vita. Occorre riflettere sulle grandi risorse che ancora abbiamo, sulle tantissime regioni ad Obiettivo 1, sulle politiche di sostegno. Bisogna elaborare una nuova strategia, occorre considerare anche le povertà e i bisogni esistenti nella stessa Europa, le esigenze del suo armonico sviluppo. Bisogna valutare, inoltre, se le regioni deboli possono veramente sperare in un reale sviluppo e i loro territori divenire luoghi di attrazione per la rilocalizzazione delle imprese europee. Ciò sarebbe possibile, forse, creando proprio in quelle regioni zone di impresa attrezzate e un moderno sistema di fiscalità di vantaggio."@lv13
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame riguarda molto da vicino la vita di migliaia di imprese e l'occupazione di milioni di cittadini europei, di cui 570.000 italiani nel solo settore tessile - poi c'è quello calzaturiero e altri settori destinati tutti ad essere colpiti dallo cinese. La fine delle quote di importazione dovute alla scadenza dell'accordo Multifibre, l'entrata in vigore dell'accordo bilaterale EU-Cina del 2000 e la contraffazione del marchio CE sono state oggetto di tre interrogazioni che, in data 6 gennaio di quest'anno, ho rivolto al Consiglio e alla Commissione per sapere - preoccupato dalle conseguenze - quali provvedimenti la Commissione intendesse assumere dato che i principi su cui si basano le regole dell'OMC (ambiente, lavoro, non nocività dei prodotti, contraffazione) risultavano violati dalla Cina. Le risposte sono state interlocutorie e ancora oggi la Commissione, forse prigioniera di un malinteso tuzionismo giuridico, si comporta più da notaio che da organo politico e di governo. A tutto ciò dovrà aggiungersi l'impatto che il regolamento REACH avrà sulla competitività delle imprese: l'Europa si preoccupa di applicare e di esportare sempre più principi e valori, il che è giustissimo, la Cina ed altri di produrre a basso costo ed esportare in Europa calze, scarpe e maglie e così via, con il risultato gratificante per l'Europa di constatare il progresso e la maggior occupazione raggiunti da paesi esportatori. Il quadro appare quasi competo se si considera che le delocalizzazioni favoriscono le grandi imprese europee, ma impoveriscono l'Europa da cui emigrano i colletti bianchi e i capitali, insieme con le attrezzature e i macchinari, e in cui migliaia di disoccupati restano aggrappati alla speranza dei valori sociali. L'Europa della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione non può disgiungersi dall'Europa della produzione competitiva. Si tratta di un principio di causa ed effetto. Un grande e umilissimo frate, San Benedetto da Norcia, amava ripetere ad ogni suo confratello: " ", affinché l'astrattezza della preghiera non abbia a distrarti dalla realtà della vita. Occorre riflettere sulle grandi risorse che ancora abbiamo, sulle tantissime regioni ad Obiettivo 1, sulle politiche di sostegno. Bisogna elaborare una nuova strategia, occorre considerare anche le povertà e i bisogni esistenti nella stessa Europa, le esigenze del suo armonico sviluppo. Bisogna valutare, inoltre, se le regioni deboli possono veramente sperare in un reale sviluppo e i loro territori divenire luoghi di attrazione per la rilocalizzazione delle imprese europee. Ciò sarebbe possibile, forse, creando proprio in quelle regioni zone di impresa attrezzate e un moderno sistema di fiscalità di vantaggio."@mt15
"Mijnheer de Voorzitter, geachte collega’s, in het onderhavig geval is van zeer grote invloed op het bestaan van duizenden ondernemingen en de werkgelegenheid van miljoenen Europese burgers - waaronder 570 000 Italianen - in de textielsector, de schoenindustrie en andere sectoren, die allen getroffen zullen worden door de Chinese tsunami. Ik heb op 6 januari van dit jaar drie vragen gesteld aan de Raad en de Commissie over het einde van de importcontingenten tengevolge van het verstrijken van het Multivezelakkoord, over de inwerkingtreding van de bilaterale overeenkomst EU-China van 2000 en over het namaken van het EG-merk. Ik was namelijk zeer bezorgd over de gevolgen die daaruit zouden voortvloeien, en wilde weten welke maatregelen de Commissie van plan was te nemen, want China schendt de beginselen die aan de WTO-regels ten grondslag liggen: milieu, arbeid, niet-schadelijkheid van de producten en namaak. Ik heb niet meer dan voorlopige antwoorden gekregen, en ook nu nog gedraagt de Commissie zich - misschien zit ze vast in een onterecht strikte interpretatie van de wet - eerder als een notaris dan als een politiek bestuursorgaan. Daar komen dan nog de gevolgen van de REACH-verordening voor het mededingingsvermogen van de bedrijven bij. Europa zet zich steeds meer in voor de toepassing en de export van beginselen en waarden - hetgeen op zich zeer juist is - maar China en de anderen denken alleen aan het produceren en exporteren naar Europa van goedkope kousen, schoenen, truien, enzovoort. Het resultaat is heel bevredigend: Europa moet toezien hoeveel vooruitgang geboekt wordt en hoe de werkgelegenheid groeit in de exporterende landen. Het beeld is bijna volledig als we ook nog bedenken dat bedrijfsverplaatsingen goed zijn voor de grote Europese ondernemingen maar Europa armer maken. De witte boorden en het kapitaal emigreren uit Europa, samen met de uitrusting en de machines, terwijl in Europa duizenden werklozen zich vastklampen aan de hoop dat de sociale waarden gehandhaafd zullen worden. Het Europa van de kennis, het onderzoek en de innovatie kan niet losgekoppeld worden van het Europa van de concurrerende productie. Dit is een kwestie van oorzaak en gevolg. Een groot en zeer nederige monnik, St. Benedictus van Norcia, placht het volgende te zeggen tegen al zijn broeders: “ “Bid en werk” opdat de abstractheid van het gebed je niet afleidt van het reële leven. Wij moeten nadenken over de grote hulpbronnen die wij nog hebben, over de talloze Doelstelling 1-gebieden en over het steunbeleid. Wij moeten een nieuwe strategie uitwerken en ook oog hebben voor de armoede en de behoeften in Europa zelf, inclusief de behoefte aan een harmonieuze ontwikkeling. Afgezien daarvan moeten wij echter nagaan of de zwakke regio’s echt hoop mogen koesteren op reële ontwikkeling, en of zij echt zo aantrekkelijk kunnen worden dat Europese bedrijven zich naar hun grondgebied verplaatsen. Dat wordt misschien mogelijk als wij juist in die regio’s goed uitgeruste industriegebieden en een modern systeem met belastingfaciliteiten op poten zetten."@nl3
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame riguarda molto da vicino la vita di migliaia di imprese e l'occupazione di milioni di cittadini europei, di cui 570.000 italiani nel solo settore tessile - poi c'è quello calzaturiero e altri settori destinati tutti ad essere colpiti dallo cinese. La fine delle quote di importazione dovute alla scadenza dell'accordo Multifibre, l'entrata in vigore dell'accordo bilaterale EU-Cina del 2000 e la contraffazione del marchio CE sono state oggetto di tre interrogazioni che, in data 6 gennaio di quest'anno, ho rivolto al Consiglio e alla Commissione per sapere - preoccupato dalle conseguenze - quali provvedimenti la Commissione intendesse assumere dato che i principi su cui si basano le regole dell'OMC (ambiente, lavoro, non nocività dei prodotti, contraffazione) risultavano violati dalla Cina. Le risposte sono state interlocutorie e ancora oggi la Commissione, forse prigioniera di un malinteso tuzionismo giuridico, si comporta più da notaio che da organo politico e di governo. A tutto ciò dovrà aggiungersi l'impatto che il regolamento REACH avrà sulla competitività delle imprese: l'Europa si preoccupa di applicare e di esportare sempre più principi e valori, il che è giustissimo, la Cina ed altri di produrre a basso costo ed esportare in Europa calze, scarpe e maglie e così via, con il risultato gratificante per l'Europa di constatare il progresso e la maggior occupazione raggiunti da paesi esportatori. Il quadro appare quasi competo se si considera che le delocalizzazioni favoriscono le grandi imprese europee, ma impoveriscono l'Europa da cui emigrano i colletti bianchi e i capitali, insieme con le attrezzature e i macchinari, e in cui migliaia di disoccupati restano aggrappati alla speranza dei valori sociali. L'Europa della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione non può disgiungersi dall'Europa della produzione competitiva. Si tratta di un principio di causa ed effetto. Un grande e umilissimo frate, San Benedetto da Norcia, amava ripetere ad ogni suo confratello: " ", affinché l'astrattezza della preghiera non abbia a distrarti dalla realtà della vita. Occorre riflettere sulle grandi risorse che ancora abbiamo, sulle tantissime regioni ad Obiettivo 1, sulle politiche di sostegno. Bisogna elaborare una nuova strategia, occorre considerare anche le povertà e i bisogni esistenti nella stessa Europa, le esigenze del suo armonico sviluppo. Bisogna valutare, inoltre, se le regioni deboli possono veramente sperare in un reale sviluppo e i loro territori divenire luoghi di attrazione per la rilocalizzazione delle imprese europee. Ciò sarebbe possibile, forse, creando proprio in quelle regioni zone di impresa attrezzate e un moderno sistema di fiscalità di vantaggio."@pl16
". Senhor Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, o problema em apreço afecta de muito perto a existência de milhares de empresas e o emprego de milhões de cidadãos europeus, incluindo 570 000 italianos só na indústria têxtil. Acresce ainda que a indústria de calçado e outros sectores estão na calha para serem atingidos pelos efeitos do “tsunami chinês”. O fim das quotas de importação por ter expirado o Acordo Multifibras, a entrada em vigor do acordo bilateral UE-China de 2000 e a contrafacção da marca CE foram objecto de três perguntas que dirigi ao Conselho e à Comissão, a 6 de Janeiro do corrente ano. Preocupado com as consequências, procurei saber quais as medidas que a Comissão tencionava tomar, tendo em conta que os princípios subjacentes às regras da OMC (ambiente, trabalho, produtos não prejudiciais, contrafacção) estavam a ser violados pela China. As respostas foram de natureza provisória, e a Comissão continua hoje – talvez prisioneira de um rigor erróneo na interpretação da lei – a comportar-se mais como um notário do que como uma entidade política e de governo. A tudo o que já referi deve ainda acrescentar-se o impacto que o Regulamento REACH terá na competitividade das empresas: a Europa está ansiosa por aplicar e exportar um número cada vez maior de princípios e valores, o que é totalmente pertinente, enquanto a China e outros países se preocupam, antes, em produzir meias, sapatos, vestuário e outros produtos a baixos custos e em exportá-los para a Europa, com o resultado gratificante para a Europa de ser testemunha do progresso e dos elevados índices de emprego conseguidos pelos países exportadores. O retrato ficará quase completo, se considerarmos que as deslocalizações favorecem as grandes empresas europeias, mas empobrecem a Europa, de onde emigram para outros locais os empregados de escritório e os capitais, juntamente com o equipamento e a maquinaria, deixando milhares de desempregados agarrados ao sonho dos valores sociais. A Europa do conhecimento, da investigação e da inovação não pode estar divorciada da Europa da produção competitiva. É uma questão de causa e efeito. Um distinto e humilde monge, São Bento de Nursia, gostava de repetir as palavras “orar e trabalhar” a cada um dos seus irmãos, a fim de que a abstracção da oração não os distraísse da realidade da vida. É preciso que reflictamos sobre os recursos excessivos de que ainda dispomos, as muitas regiões abrangidas pelo Objectivo 1 e as políticas de apoio. É preciso elaborar uma nova estratégia, é necessário que tenhamos também em consideração a pobreza e as necessidades que existem na própria Europa, incluindo a sua exigência de desenvolvimento harmonioso. Para além disso, é forçoso que verifiquemos se as regiões vulneráveis podem verdadeiramente esperar um desenvolvimento real e se têm capacidade para se tornarem locais de atracção para a relocalização de empresas europeias. Talvez fosse possível, se em todas essas regiões fossem criados centros bem equipados para o acolhimento de empresas e um sistema moderno de incentivos fiscais."@pt17
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame riguarda molto da vicino la vita di migliaia di imprese e l'occupazione di milioni di cittadini europei, di cui 570.000 italiani nel solo settore tessile - poi c'è quello calzaturiero e altri settori destinati tutti ad essere colpiti dallo cinese. La fine delle quote di importazione dovute alla scadenza dell'accordo Multifibre, l'entrata in vigore dell'accordo bilaterale EU-Cina del 2000 e la contraffazione del marchio CE sono state oggetto di tre interrogazioni che, in data 6 gennaio di quest'anno, ho rivolto al Consiglio e alla Commissione per sapere - preoccupato dalle conseguenze - quali provvedimenti la Commissione intendesse assumere dato che i principi su cui si basano le regole dell'OMC (ambiente, lavoro, non nocività dei prodotti, contraffazione) risultavano violati dalla Cina. Le risposte sono state interlocutorie e ancora oggi la Commissione, forse prigioniera di un malinteso tuzionismo giuridico, si comporta più da notaio che da organo politico e di governo. A tutto ciò dovrà aggiungersi l'impatto che il regolamento REACH avrà sulla competitività delle imprese: l'Europa si preoccupa di applicare e di esportare sempre più principi e valori, il che è giustissimo, la Cina ed altri di produrre a basso costo ed esportare in Europa calze, scarpe e maglie e così via, con il risultato gratificante per l'Europa di constatare il progresso e la maggior occupazione raggiunti da paesi esportatori. Il quadro appare quasi competo se si considera che le delocalizzazioni favoriscono le grandi imprese europee, ma impoveriscono l'Europa da cui emigrano i colletti bianchi e i capitali, insieme con le attrezzature e i macchinari, e in cui migliaia di disoccupati restano aggrappati alla speranza dei valori sociali. L'Europa della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione non può disgiungersi dall'Europa della produzione competitiva. Si tratta di un principio di causa ed effetto. Un grande e umilissimo frate, San Benedetto da Norcia, amava ripetere ad ogni suo confratello: " ", affinché l'astrattezza della preghiera non abbia a distrarti dalla realtà della vita. Occorre riflettere sulle grandi risorse che ancora abbiamo, sulle tantissime regioni ad Obiettivo 1, sulle politiche di sostegno. Bisogna elaborare una nuova strategia, occorre considerare anche le povertà e i bisogni esistenti nella stessa Europa, le esigenze del suo armonico sviluppo. Bisogna valutare, inoltre, se le regioni deboli possono veramente sperare in un reale sviluppo e i loro territori divenire luoghi di attrazione per la rilocalizzazione delle imprese europee. Ciò sarebbe possibile, forse, creando proprio in quelle regioni zone di impresa attrezzate e un moderno sistema di fiscalità di vantaggio."@sk18
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, il caso in esame riguarda molto da vicino la vita di migliaia di imprese e l'occupazione di milioni di cittadini europei, di cui 570.000 italiani nel solo settore tessile - poi c'è quello calzaturiero e altri settori destinati tutti ad essere colpiti dallo cinese. La fine delle quote di importazione dovute alla scadenza dell'accordo Multifibre, l'entrata in vigore dell'accordo bilaterale EU-Cina del 2000 e la contraffazione del marchio CE sono state oggetto di tre interrogazioni che, in data 6 gennaio di quest'anno, ho rivolto al Consiglio e alla Commissione per sapere - preoccupato dalle conseguenze - quali provvedimenti la Commissione intendesse assumere dato che i principi su cui si basano le regole dell'OMC (ambiente, lavoro, non nocività dei prodotti, contraffazione) risultavano violati dalla Cina. Le risposte sono state interlocutorie e ancora oggi la Commissione, forse prigioniera di un malinteso tuzionismo giuridico, si comporta più da notaio che da organo politico e di governo. A tutto ciò dovrà aggiungersi l'impatto che il regolamento REACH avrà sulla competitività delle imprese: l'Europa si preoccupa di applicare e di esportare sempre più principi e valori, il che è giustissimo, la Cina ed altri di produrre a basso costo ed esportare in Europa calze, scarpe e maglie e così via, con il risultato gratificante per l'Europa di constatare il progresso e la maggior occupazione raggiunti da paesi esportatori. Il quadro appare quasi competo se si considera che le delocalizzazioni favoriscono le grandi imprese europee, ma impoveriscono l'Europa da cui emigrano i colletti bianchi e i capitali, insieme con le attrezzature e i macchinari, e in cui migliaia di disoccupati restano aggrappati alla speranza dei valori sociali. L'Europa della conoscenza, della ricerca e dell'innovazione non può disgiungersi dall'Europa della produzione competitiva. Si tratta di un principio di causa ed effetto. Un grande e umilissimo frate, San Benedetto da Norcia, amava ripetere ad ogni suo confratello: " ", affinché l'astrattezza della preghiera non abbia a distrarti dalla realtà della vita. Occorre riflettere sulle grandi risorse che ancora abbiamo, sulle tantissime regioni ad Obiettivo 1, sulle politiche di sostegno. Bisogna elaborare una nuova strategia, occorre considerare anche le povertà e i bisogni esistenti nella stessa Europa, le esigenze del suo armonico sviluppo. Bisogna valutare, inoltre, se le regioni deboli possono veramente sperare in un reale sviluppo e i loro territori divenire luoghi di attrazione per la rilocalizzazione delle imprese europee. Ciò sarebbe possibile, forse, creando proprio in quelle regioni zone di impresa attrezzate e un moderno sistema di fiscalità di vantaggio."@sl19
". Herr talman, mina damer och herrar! Den fråga som vi diskuterar berör i mycket hög grad fortlevnaden för tusentals företag och sysselsättningen för miljoner EU-medborgare, däribland 570 000 italienska medborgare bara inom textilindustrin. Dessutom har vi skoindustrin och andra sektorer, som alla står på tur att drabbas av den kinesiska tsunamieffekten. De upphävda exportkvoterna till följd av multifiberavtalets upphörande, ikraftträdandet av det bilaterala avtalet mellan EU och Kina från 2000 och förfalskningarna av EG:s varumärke var ämnena för tre frågor som jag ställde till rådet och kommissionen den 6 januari i år. Jag var oroad över följderna av detta och ville veta vilka bestämmelser kommissionen hade för avsikt att införa, med tanke på att Kina bryter mot de principer som WTO-reglerna bygger på (miljön, arbete, icke-skadliga produkter och produktförfalskningar). Svaren var av preliminär natur, och även i dag agerar kommissionsledamoten – kanske i en missriktad nit att tolka lagen – mer som en notarie än som företrädare för ett politiskt styrande organ. Dessutom måste de effekter som REACH-förordningen kommer att få på företagens konkurrenskraft läggas till. EU är angeläget om att tillämpa och exportera ett ökande antal principer och värderingar, vilket är fullständigt i sin ordning, medan Kina och andra länder bryr sig mer om att producera strumpbyxor, skor, trikåvaror och dylikt till låga kostnader och att exportera dessa varor till Europa, vilket leder till att EU får det angenäma nöjet att beskåda framstegen och de högre sysselsättningsnivåerna i de exporterande länderna. Bilden kan tyckas vara nästan fullständig om vi betänker att omlokaliseringarna gynnar stora europeiska företag men försvagar Europa, vars välutbildade och kapital – jämte utrustning och maskiner – emigrerar någon annanstans och lämnar kvar tusentals arbetslösa arbetstagare, som får klamra sig fast vid drömmen om sociala värderingar. Kunskapens, forskningens och innovationens EU kan inte skiljas från ett EU med konkurrenskraftig produktion. Det handlar om orsak och verkan. En framstående och mycket ödmjuk munk, den helige Benedictus av Nursia, upprepade gärna och ofta orden ”be och arbeta” för alla sina bröder, för att bönens abstraktion inte skulle avleda uppmärksamheten från livets verklighet. Vi måste begrunda de omfattande resurser som vi fortfarande förfogar över, de många mål 1-regionerna och stödpolitiken. Det är nödvändigt att utarbeta en ny strategi, och vi måste dessutom överväga den fattigdom och de behov som finns i EU, däribland behovet av enhetlig utveckling. Vi måste dessutom bedöma om de utsatta regionerna egentligen kan hoppas på verklig utveckling och om de kan locka EU-företag att omlokalisera sin verksamhet till sina regioner. Detta kanske skulle vara möjligt om man utvecklade välutrustade affärsdistrikt i just dessa regioner och införde ett modernt skattelättnadssystem i regionerna."@sv21
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"Ora et labora"5,19,15,1,18,14,16,11,13
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