Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2005-02-23-Speech-3-316"

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". – Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata approvata dal Parlamento in prima lettura il 20 aprile 2004. La direttiva prevede un divieto generale di pratiche commerciali sleali e una lista indicativa e non esaustiva di esempi generali e specifici di pratiche commerciali sleali. Questa direttiva ha come scopo principale quello di arrivare a un’elevata protezione dei consumatori, come il Commissario ha ricordato, e a un buon funzionamento del mercato interno, in maniera tale da favorire le transazioni commerciali e, di conseguenza, la crescita economica. Vorrei dare, e mi scuso, un’ultima avvertenza tecnica: essendo sorte alcune questioni nella revisione della traduzione, il testo da considerare è quello licenziato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Ringrazio ancora la prima relatrice Fiorella Ghilardotti, la Commissione, il Consiglio e i colleghi della commissione IMCO per la proficua collaborazione che ci ha consentito, com’è già stato ricordato, l’adozione all’unanimità. L’impianto originario della direttiva si basava, da un lato, su un’armonizzazione sufficientemente alta della tutela dei consumatori e dall’altro, sull’applicazione del principio di paese di origine e del mutuo riconoscimento. Il Parlamento, in fase di prima lettura, ha introdotto degli emendamenti atti a favorire un migliore bilanciamento della proposta, introducendo ulteriori elementi di tutela del consumatore. Su questo versante, infatti, il Parlamento aveva proposto l’estensione della base giuridica, inserendo, tra l’altro, l’articolo 153 del Trattato, la possibilità per gli Stati membri di mantenere disposizioni nazionali più rigorose per cinque anni dall’entrata in vigore della Direttiva. Inoltre, il Parlamento aveva previsto l’obbligo della Commissione di riferire al Parlamento stesso sull’applicazione della direttiva ogni cinque anni e proporre, eventualmente, l’adeguamento dell’allegato. Gli emendamenti di maggiore rilevanza, adottati dal Parlamento in prima lettura, comprendevano poi tutta una serie di questioni, volte in particolare all’inserimento della definizione di consumatore vulnerabile e di codici di condotta, una partecipazione dei consumatori e la stesura di questi codici ed altri emendamenti. La posizione comune del Consiglio, che ci è pervenuta, è stata, ovviamente, esaminata dalla Commissione e abbiamo ritenuto, in via preliminare, di fondarci soltanto sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo in prima lettura, soprattutto per evitare di riaprire la discussione su punti già esperiti nel corso delle precedenti discussioni per non allungare i tempi. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto principio del paese d’origine, che è stato escluso dalla proposta, abbiamo considerato che non sia più necessario chiederne l’inclusione dato il livello di armonizzazione di tutela raggiunto per i consumatori. E’ importante rilevare che la posizione comune ha incorporato gran parte degli emendamenti del Parlamento, in particolare la nozione di consumatore vulnerabile, la partecipazione delle associazioni dei consumatori nella stesura dei codici, l’inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento. Il Consiglio ha inoltre accolto la proposta del Parlamento di una deroga che viene portata da cinque a sei anni per l’applicazione delle legislazioni. Abbiamo giudicato soddisfacente il compromesso raggiunto dalla posizione comune, riscontrando peraltro la necessità di reintrodurre alcuni emendamenti, presentati in prima lettura, volti a rafforzare sensibilmente la tutela dei consumatori. In particolare abbiamo inteso riproporre disposizioni di tutela nei seguenti campi: limitazione alle garanzie post-vendita, diritto di sostituzione, prodotti simili a quelli di un altro produttore e diretti a fuorviare il consumatore, in più la pubblicità rivolta ai minori. In particolare riguardo a questo ultimo punto, non si vieta la pubblicità ma si rafforza il divieto di pratiche commerciali che potrebbero mettere i bambini troppo sotto pressione. Dopo la presentazione di emendamenti, anche numerosi, al progetto di relazione, si è arrivati ad un’opera di sintesi che ha condensato i più significativi, tutelando le prerogative del Parlamento ma considerando anche la posizione comune del Consiglio. In particolare sono stati accolti all’unanimità dalla commissione per il mercato interno degli emendamenti riguardanti la considerazione di fattori sociali, culturali e linguistici nella definizione del consumatore medio in sede giudiziaria; il divieto per un professionista di asserire che un prodotto sia stato approvato da un organismo pubblico o privato quando non lo sia; il divieto di promuovere la vendita agendo sotto le vesti di semplice consumatore o venditore non professionista; infine, è stata considerata pratica sleale dare la falsa impressione di una vincita ottenuta dal consumatore, mentre il premio non esiste o subordinato al pagamento di alcune spese. In conclusione ritengo che, con le lievi modifiche proposte, sia utile procedere all’adozione di questa direttiva che rappresenterà, sia per i consumatori che i professionisti dell’Unione europea, un avanzamento nella certezza del quadro legislativo e nella tutela dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione."@it12
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata approvata dal Parlamento in prima lettura il 20 aprile 2004. La direttiva prevede un divieto generale di pratiche commerciali sleali e una lista indicativa e non esaustiva di esempi generali e specifici di pratiche commerciali sleali. Questa direttiva ha come scopo principale quello di arrivare a un'elevata protezione dei consumatori, come il Commissario ha ricordato, e a un buon funzionamento del mercato interno, in maniera tale da favorire le transazioni commerciali e, di conseguenza, la crescita economica. Vorrei dare, e mi scuso, un'ultima avvertenza tecnica: essendo sorte alcune questioni nella revisione della traduzione, il testo da considerare è quello licenziato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Ringrazio ancora la prima relatrice Fiorella Ghilardotti, la Commissione, il Consiglio e i colleghi della commissione IMCO per la proficua collaborazione che ci ha consentito, com'è già stato ricordato, l'adozione all'unanimità. L'impianto originario della direttiva si basava, da un lato, su un'armonizzazione sufficientemente alta della tutela dei consumatori e dall'altro, sull'applicazione del principio di paese di origine e del mutuo riconoscimento. Il Parlamento, in fase di prima lettura, ha introdotto degli emendamenti atti a favorire un migliore bilanciamento della proposta, introducendo ulteriori elementi di tutela del consumatore. Su questo versante, infatti, il Parlamento aveva proposto l'estensione della base giuridica, inserendo, tra l'altro, l'articolo 153 del Trattato, la possibilità per gli Stati membri di mantenere disposizioni nazionali più rigorose per cinque anni dall'entrata in vigore della Direttiva. Inoltre, il Parlamento aveva previsto l'obbligo della Commissione di riferire al Parlamento stesso sull'applicazione della direttiva ogni cinque anni e proporre, eventualmente, l'adeguamento dell'allegato. Gli emendamenti di maggiore rilevanza, adottati dal Parlamento in prima lettura, comprendevano poi tutta una serie di questioni, volte in particolare all'inserimento della definizione di consumatore vulnerabile e di codici di condotta, una partecipazione dei consumatori e la stesura di questi codici ed altri emendamenti. La posizione comune del Consiglio, che ci è pervenuta, è stata, ovviamente, esaminata dalla Commissione e abbiamo ritenuto, in via preliminare, di fondarci soltanto sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo in prima lettura, soprattutto per evitare di riaprire la discussione su punti già esperiti nel corso delle precedenti discussioni per non allungare i tempi. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto principio del paese d'origine, che è stato escluso dalla proposta, abbiamo considerato che non sia più necessario chiederne l'inclusione dato il livello di armonizzazione di tutela raggiunto per i consumatori. E' importante rilevare che la posizione comune ha incorporato gran parte degli emendamenti del Parlamento, in particolare la nozione di consumatore vulnerabile, la partecipazione delle associazioni dei consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento. Il Consiglio ha inoltre accolto la proposta del Parlamento di una deroga che viene portata da cinque a sei anni per l'applicazione delle legislazioni. Abbiamo giudicato soddisfacente il compromesso raggiunto dalla posizione comune, riscontrando peraltro la necessità di reintrodurre alcuni emendamenti, presentati in prima lettura, volti a rafforzare sensibilmente la tutela dei consumatori. In particolare abbiamo inteso riproporre disposizioni di tutela nei seguenti campi: limitazione alle garanzie post-vendita, diritto di sostituzione, prodotti simili a quelli di un altro produttore e diretti a fuorviare il consumatore, in più la pubblicità rivolta ai minori. In particolare riguardo a questo ultimo punto, non si vieta la pubblicità ma si rafforza il divieto di pratiche commerciali che potrebbero mettere i bambini troppo sotto pressione. Dopo la presentazione di emendamenti, anche numerosi, al progetto di relazione, si è arrivati ad un'opera di sintesi che ha condensato i più significativi, tutelando le prerogative del Parlamento ma considerando anche la posizione comune del Consiglio. In particolare sono stati accolti all'unanimità dalla commissione per il mercato interno degli emendamenti riguardanti la considerazione di fattori sociali, culturali e linguistici nella definizione del consumatore medio in sede giudiziaria; il divieto per un professionista di asserire che un prodotto sia stato approvato da un organismo pubblico o privato quando non lo sia; il divieto di promuovere la vendita agendo sotto le vesti di semplice consumatore o venditore non professionista; infine, è stata considerata pratica sleale dare la falsa impressione di una vincita ottenuta dal consumatore, mentre il premio non esiste o subordinato al pagamento di alcune spese. In conclusione ritengo che, con le lievi modifiche proposte, sia utile procedere all'adozione di questa direttiva che rappresenterà, sia per i consumatori che i professionisti dell'Unione europea, un avanzamento nella certezza del quadro legislativo e nella tutela dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione."@cs1
"Hr. formand, kære kolleger, forslaget til direktiv om urimelig handelspraksis blev vedtaget af Parlamentet under førstebehandlingen den 20. april 2004. Direktivet indfører et generelt forbud mod urimelig handelspraksis og indeholder en vejledende og ikke udtømmende liste med generelle og specifikke eksempler på urimelig handelspraksis. Hovedformålet med dette direktiv er at opnå et højt forbrugerbeskyttelsesniveau - sådan som kommissæren mindede om - og et velfungerende indre marked, så man fremmer handelen og dermed den økonomiske vækst. Endelig har jeg - og det undskylder jeg - en advarsel med hensyn til et teknisk aspekt. Da der opstod nogle spørgsmål ved revideringen af oversættelsen, er det den tekst, der blev vedtaget af Udvalget om det Indre Marked og Forbrugerbeskyttelse (IMCO), der skal betragtes som autentisk. Jeg vil endnu en gang takke den første ordfører Fiorella Ghilardotti, Kommissionen, Rådet og kollegerne fra IMCO-udvalget for det givtige samarbejde, der - sådan som det allerede er blevet sagt - gjorde det muligt for os at vedtage teksten enstemmigt. Direktivets oprindelige tekst var dels baseret på en tilstrækkeligt stor harmonisering af forbrugerbeskyttelsen og dels på anvendelsen af oprindelseslandsprincippet og gensidig anerkendelse. Under førstebehandlingen vedtog Parlamentet nogle ændringsforslag, der tog sigte på at gøre forslaget mere harmonisk, idet der blev medtaget yderligere forbrugerbeskyttelsesaspekter. I den forbindelse foreslog Parlamentet således en udvidelse af retsgrundlaget ved bl.a. at medtage traktatens artikel 153 og give medlemsstaterne mulighed for i fem år efter direktivets ikrafttrædelsesdato at anvende nationale forbrugerbeskyttelsesbestemmelser, som er strengere end direktivets bestemmelser. Desuden gav Parlamentet Kommissionen pligt til hvert femte år at forelægge en rapport for Parlamentet om direktivets gennemførelse og evt. stille forslag til en revision af bilaget. De vigtigste ændringsforslag, som Parlamentet vedtog under førstebehandlingen, omfattede desuden en lang række spørgsmål, navnlig medtagelsen af en definition af "sårbar forbruger" og adfærdskodekser, inddragelse af forbrugerne og udarbejdelse af disse kodekser samt andre ændringsforslag. Rådets fælles holdning, som vi nu har modtaget, er naturligvis blevet behandlet af Kommissionen, og vi har foreløbig besluttet udelukkende at basere os på de ændringsforslag, som Europa-Parlamentet stillede under førstebehandlingen. Det har vi ikke mindst for at undgå nye drøftelser om punkter, der allerede er blevet fastlagt i tidligere forhandlinger. På denne måde undgår vi, at behandlingen trækker ud. Navnlig hvad angår det såkaldte oprindelseslandsprincip - som ikke blev medtaget i forslaget - var vi af den opfattelse, at det ikke længere er nødvendigt at bede om medtagelsen af dette princip i betragtning af det harmoniseringsniveau, der er opnået på forbrugerbeskyttelsesområdet. Det skal understreges, at størstedelen af Parlamentets ændringsforslag er blevet indarbejdet i den fælles holdning, ikke mindst begrebet "sårbar forbruger", forbrugersammenslutningernes inddragelse i kodeksernes udarbejdelse samt medtagelsen af utilbørlig påvirkning under aggressiv handelspraksis. Rådet har desuden godkendt Parlamentets forslag om en undtagelse - der gælder i seks år i stedet for fem - for lovgivningernes anvendelse. Vi betragter den fælles holdning som et tilfredsstillende kompromis, idet vi ligeledes er klar over nødvendigheden af, at der igen medtages visse ændringsforslag, som blev stillet under førstebehandlingen, og som styrker forbrugerbeskyttelsen betydeligt. Vi ønskede især at medtage de forslag igen, der blev stillet på følgende områder: begrænsninger i eftersalgsgarantier, erstatningsret, varer, der ligner en anden producents varer, og som kan vildlede forbrugerne, samt reklame rettet mod mindreårige. Navnlig hvad det sidste punkt angår, forbyder vi ikke reklame, men styrker forbudet mod handelspraksis, der risikerer at sætte børn under pres. Efter at have stillet en lang række ændringsforslag til udkastet til betænkning nåede vi frem til et kompromisdokument, som indeholdt de væsentligste af dem, og som beskyttede Parlamentets privilegier, men samtidig tog hensyn til Rådets fælles holdning. Udvalget om det Indre Marked og Forbrugerbeskyttelse vedtog enstemmigt ændringsforslagene om hensyntagen til sociale, kulturelle og sproglige faktorer ved rettens definition af en gennemsnitsforbruger, virksomhedernes forbud mod at hævde, at et produkt er blevet godkendt af et offentligt eller privat organ, når dette ikke er tilfældet, og forbudet mod at udøve salgsfremmende aktiviteter som simpel forbruger eller ikke-professionel sælger. Endelig anses det for urimelig handelspraksis at give et fejlagtigt indtryk af, at forbrugeren har vundet en præmie, hvis præmien ikke eksisterer eller er forbundet med udgifter for forbrugeren. Til sidst vil jeg sige, at det med de lette ændringer, der foreslås, efter min mening er hensigtsmæssigt at vedtage dette direktiv, der er et fremskridt for både EU's forbrugere og virksomheder, når det gælder retssikkerheden og beskyttelsen af de rettigheder, der er stadfæstet i EU's charter om grundlæggende rettigheder."@da2
"Herr Präsident, meine Damen und Herren! Der Vorschlag für eine Richtlinie über unlautere Geschäftspraktiken wurde vom Parlament am 20. April 2004 in erster Lesung angenommen. Die Richtlinie beinhaltet ein allgemeines Verbot unlauterer Geschäftspraktiken und ein nicht erschöpfendes indikatives Verzeichnis mit allgemeinen und besonderen Beispielen für unlautere Geschäftspraktiken. Die oberste Zielsetzung dieser Richtlinie besteht darin, wie der Kommissar erklärte, einen erhöhten Verbraucherschutz und ein ordnungsgemäßes Funktionieren des Binnenmarkts im Hinblick auf eine Förderung des Handelsaustauschs und folglich des Wirtschaftswachstums zu erreichen. Zum Schluss noch ein Hinweis auf ein technisches Problem, für das ich mich entschuldige: Da sich noch während der Überarbeitung der Übersetzung eine Reihe von Fragen ergeben haben, gilt der vom Ausschuss für Binnenmarkt und Verbraucherschutz (IMCO) angenommene Text als verbindlich. Mein Dank gilt zudem der ersten Berichterstatterin, Frau Ghilardotti, der Kommission, dem Rat und meinen Kollegen im IMCO-Ausschuss für die fruchtbare Zusammenarbeit, die – wie bereits erwähnt – zur einstimmigen Annahme des Textes geführt hat. Der ursprüngliche Wortlaut der Richtlinie beruhte auf der hinreichend hohen Angleichung des Verbraucherschutzes einerseits und auf der Anwendung des Herkunftslandprinzips und der gegenseitigen Anerkennung andererseits. In erster Lesung brachte das Parlament durch Hinzufügung weiterer Bestandteile des Verbraucherschutzes Änderungsanträge zur Verbesserung der Ausgewogenheit des Vorschlags ein. In diesem Zusammenhang schlug das Parlament eine Ausweitung der Rechtsgrundlage vor, zum Teil durch Einfügen von Artikel 153 EG-Vertrag, sodass die Mitgliedstaaten die Möglichkeit hatten, strengere innerstaatliche Bestimmungen für fünf Jahre nach Inkrafttreten der Richtlinie beizubehalten. Außerdem ergänzte das Parlament eine Verpflichtung für die Kommission, dem Parlament alle fünf Jahre über die Anwendung der Richtlinie Bericht zu erstatten und eine eventuell erforderliche Aktualisierung des Anhangs vorzuschlagen. Die wichtigsten vom Parlament in erster Lesung angenommenen Änderungen betrafen ein breites Spektrum von Fragen, insbesondere die Einfügung einer Definition besonders schutzbedürftiger Verbraucher und von Verhaltenskodizes, die Beteiligung der Verbraucher an der Erstellung der Verhaltenskodizes sowie weitere Änderungen. Der uns vom Rat zugesandte Gemeinsame Standpunkt wurde natürlich vom Ausschuss untersucht, und wir beschlossen zunächst, uns ausschließlich auf die vom Parlament in erster Lesung vorgelegten Änderungsanträge zu berufen, um eine erneute Diskussion von Punkten, die bei vorangegangenen Gesprächen bereits abschließend behandelt worden waren, zu vermeiden und den erforderlichen Zeitaufwand nicht zu erhöhen. Speziell im Hinblick auf den Grundsatz des Herkunftslandes, der nicht in den Vorschlag aufgenommen wurde, ist es angesichts des mittlerweile erreichten Grades der Angleichung in Bezug auf den Verbraucherschutz unseres Erachtens nicht mehr notwendig, die Einbeziehung des Grundsatzes zu fordern. Es sei darauf hingewiesen, dass viele Änderungsanträge des Parlaments im Gemeinsamen Standpunkt übernommen wurden, so die Definition schutzbedürftiger Verbraucher, die Beteiligung von Verbraucherverbänden an der Erstellung von Verhaltenskodizes sowie die Einfügung einer Definition der unzulässigen Beeinflussung bei den aggressiven Praktiken. Darüber hinaus akzeptierte der Rat den Vorschlag des Parlaments für eine Ausnahmeregelung bei der Anwendung der Richtlinie, wobei der Zeitraum von fünf auf sechs Jahre verlängert wurde. Wir meinen, dass der Gemeinsame Standpunkt einen zufrieden stellenden Kompromiss darstellt, wobei uns allerdings auch klar ist, dass bestimmte Änderungen aus der ersten Lesung, die einer wesentlichen Stärkung des Verbraucherschutzes dienen, erneut eingebracht werden müssen. So wollten wir insbesondere Verbraucherschutzbestimmungen in folgenden Bereichen erneut vorschlagen: eingeschränkte Kundendienstgarantien, Umtauschrecht, Produkte, die denen eines anderen Herstellers ähnlich sind und den Verbraucher täuschen sollen, sowie an Kinder gerichtete Werbung. Was den zuletzt genannten Punkt betrifft, geht es nicht um ein Werbeverbot, sondern um eine strengere Untersagung von Geschäftspraktiken, mit denen Kinder unter unzulässigen Druck geraten könnten. Nachdem eine beträchtliche Zahl von Änderungsanträgen zum Berichtsentwurf vorgelegt worden war, einigten wir uns auf ein Kompromissdokument, in das die wichtigsten dieser Anträge Eingang fanden, sodass die Rechte des Parlaments gewahrt blieben, aber auch dem Gemeinsamen Standpunkt des Rates Rechnung getragen wurde. So billigte der Ausschuss für Binnenmarkt und Verbraucherschutz einstimmig die Änderungsanträge insbesondere zu folgenden Punkten: die Berücksichtigung sozialer, kultureller und sprachlicher Faktoren bei der Definition des Durchschnittsverbrauchers für rechtliche Zwecke; ein Verbot der Behauptung eines Gewerbetreibenden, dass ein Produkt von einer öffentlichen oder privaten Stelle bestätigt worden sei, obwohl dies nicht der Fall ist; ein Verbot der Verkaufsförderung, wenn behauptet wird, man sei nur ein Verbraucher oder privater Verkäufer, außerdem gilt es als unlautere Praxis, wenn der fälschliche Eindruck erweckt wird, der Verbraucher habe etwas gewonnen, wenn es den Preis gar nicht gibt oder er an die Zahlung eines Betrages durch den Verbraucher geknüpft ist. Ich bin also, wie ich abschließend anmerken möchte, der Auffassung, dass diese Richtlinie vorbehaltlich der vorgeschlagenen leichten Abänderungen angenommen werden sollte, da sie sowohl für die Verbraucher als auch für die Gewerbetreibenden in der EU einen Schritt nach vorn darstellen wird, was einen sicheren Rechtsrahmen und den in der Charta der Grundrechte der Union verankerten Schutz der Rechte betrifft."@de9
"Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι, οι πρόταση οδηγίας σχετικά με τις αθέμιτες εμπορικές πρακτικές εγκρίθηκε από το Κοινοβούλιο σε πρώτη ανάγνωση την 20ή Απριλίου 2004. Η οδηγία προβλέπει μια γενική απαγόρευση των αθέμιτων πρακτικών και έναν ενδεικτικό και όχι εξαντλητικό κατάλογο γενικών και ειδικών παραδειγμάτων αθέμιτων εμπορικών πρακτικών. Όπως υπενθύμισε ο κ. Επίτροπος, η οδηγία θέτει ως κύριο στόχο την επίτευξη μιας υψηλού επιπέδου προστασίας των καταναλωτών και την καλή λειτουργία της εσωτερικής αγοράς εις τρόπον ώστε να ευνοούνται οι εμπορικές συναλλαγές και ως εκ τούτου η οικονομική ανάπτυξη. Θα ήθελα να επιστήσω την προσοχή σε μία τελευταία τεχνική παρατήρηση για την οποία ζητώ συγνώμη: δεδομένου ότι προέκυψαν ορισμένα ζητήματα κατά την αναθεώρηση της μετάφρασης, το κείμενο που πρέπει να λαμβάνεται υπόψη είναι εκείνο που εκπόνησε η Επιτροπή Εσωτερικής Αγοράς και Προστασίας των Καταναλωτών. Ευχαριστώ ακόμη την πρώτη εισηγήτρια, κ. Fiorella Ghilardotti, την Επιτροπή, το Συμβούλιο και τους συναδέλφους της Επιτροπής Εσωτερικής Αγοράς και Προστασίας των Καταναλωτών για την εποικοδομητική συνεργασία που, όπως προανέφερα, επέτρεψε την ομόφωνη έγκριση. Το αρχικό κείμενο της οδηγίας βασιζόταν, αφενός, σε μια επαρκώς υψηλή εναρμόνιση της προστασίας των καταναλωτών και, αφετέρου, στην εφαρμογή της αρχής της χώρας προέλευσης και της αμοιβαίας αναγνώρισης. Το Κοινοβούλιο, κατά τη φάση της πρώτης ανάγνωσης, εισήγαγε τροπολογίες με σκοπό την καλύτερη ισορροπία της πρότασης, προσθέτοντας περαιτέρω στοιχεία προστασίας του καταναλωτή. Στο σκέλος αυτό, πράγματι, το Κοινοβούλιο πρότεινε καταρχάς την επέκταση της νομικής βάσης, προσθέτοντας, μεταξύ άλλων, το άρθρο 153 της Συνθήκης, τη δυνατότητα για τα κράτη μέλη να διατηρούν σε ισχύ αυστηρότερες εθνικές διατάξεις για πέντε έτη από την έναρξη ισχύος της οδηγίας. Το Κοινοβούλιο είχε προβλέψει επίσης την υποχρέωση της Επιτροπής να του υποβάλλει εκθέσεις σχετικά με την εφαρμογή αυτή κάθε πέντε χρόνια και να προτείνει ενδεχομένως την προσαρμογή του παραρτήματος. Οι σημαντικότερες τροπολογίες που ενέκρινε το Κοινοβούλιο κατά την πρώτη ανάγνωση, αφορούσαν μια σειρά ζητημάτων με κύριο σκοπό την εισαγωγή των ορισμών του ευάλωτου καταναλωτή και κωδίκων συμπεριφοράς, τη συμμετοχή των καταναλωτών στην εκπόνηση των εν λόγω κωδίκων και άλλες τροπολογίες. Στην Επιτροπή Εσωτερικής Αγοράς και Προστασίας των Καταναλωτών εξετάσαμε ασφαλώς την κοινή θέση που προσδιόρισε το Συμβούλιο και αποφασίσαμε σε πρώτη φάση να βασισθούμε αποκλειστικά στις τροπολογίες που είχε εγκρίνει το Κοινοβούλιο κατά την πρώτη ανάγνωση προκειμένου να αποφευχθούν νέες συζητήσεις για σημεία που είχαν θιγεί προηγουμένως παρατείνοντας έτσι τους χρόνους. Όσον αφορά την αποκαλούμενη αρχή της χώρας προέλευσης που εξαιρέθηκε από την πρόταση, θεωρήσαμε ότι δεν είναι πλέον αναγκαίο να ζητήσουμε την εισαγωγή της δεδομένου του επιπέδου εναρμόνισης της προστασίας που έχει επιτευχθεί για τους καταναλωτές. Δέον να επισημανθεί ότι η κοινή θέση ενσωμάτωσε μεγάλο μέρος των τροπολογιών του Κοινοβουλίου και ειδικότερα την έννοια του ευάλωτου καταναλωτή, τη συμμετοχή των ενώσεων καταναλωτών στην κατάρτιση των κωδίκων και τη συμπερίληψη μεταξύ των επιθετικών πρακτικών του ορισμού του αθέμιτου επηρεασμού. Το Συμβούλιο έκανε επίσης δεκτή την πρόταση του Κοινοβουλίου να παραταθεί από τα πέντε στα έξι έτη η παρέκκλιση στην εφαρμογή των νομοθεσιών. Κρίναμε ικανοποιητικό το συμβιβασμό που επετεύχθη στο πλαίσιο της κοινής θέσης, διαπιστώνοντας ωστόσο την ανάγκη επαναφοράς ορισμένων τροπολογιών που παρουσιάσθηκαν κατά την πρώτη ανάγνωση με στόχο την αισθητή ενίσχυση της προστασίας του καταναλωτή. Επιδιώξαμε ειδικότερα την επαναφορά ορισμένων διατάξεων προστασίας στους ακόλουθους τομείς: περιορισμοί στις εγγυήσεις μετά την πώληση, δικαίωμα αντικατάστασης, προϊόντα παρόμοια με εκείνα άλλων παραγωγών με στόχο την εξαπάτηση του καταναλωτή και τέλος, διαφήμιση που απευθύνεται στους ανηλίκους. Ειδικότερα στο τελευταίο αυτό σημείο, δεν απαγορεύεται η διαφήμιση, αλλά καθίσταται αυστηρότερη η απαγόρευση εμπορικών πρακτικών που θα μπορούσαν να θέσουν υπό υπερβολική πίεση τα παιδιά. Μετά την κατάθεση πολυάριθμων τροπολογιών στο σχέδιο έκθεσης, καταλήξαμε σε ένα συμβιβαστικό έγγραφο που περιλαμβάνει τις πλέον σημαντικές από αυτές, προστατεύοντας τα προνόμια του Κοινοβουλίου, αλλά λαμβάνοντας επίσης υπόψη την κοινή θέση του Συμβουλίου. Ειδικότερα, έγιναν ομόφωνα δεκτές από την Επιτροπή Εσωτερικής Αγοράς και Προστασίας των Καταναλωτών ορισμένες τροπολογίες που αφορούν τη συνεκτίμηση κοινωνικών, πολιτιστικών και γλωσσικών παραγόντων στον νομικό ορισμό του μέσου καταναλωτή· την απαγόρευση για έναν επαγγελματία να ισχυρίζεται ψευδώς ότι ένα προϊόν έχει εγκριθεί από δημόσιο ή ιδιωτικό φορέα· την απαγόρευση προώθησης των πωλήσεων με την παραπλανητική ιδιότητα του απλού καταναλωτή ή του μη επαγγελματία πωλητή· τέλος, θεωρήθηκε αθέμιτη πρακτική η δημιουργία της ψευδούς εντύπωσης ότι ο καταναλωτής κερδίζει κάτι όταν το έπαθλο δεν υφίσταται ή προϋποθέτει την καταβολή χρημάτων από τον καταναλωτή. Εν κατακλείδι, θεωρώ ότι, με τις μικρές τροποποιήσεις που προτείνονται, πρέπει να εγκριθεί η οδηγία αυτή που αποτελεί βήμα προόδου τόσο για τους καταναλωτές όσο και για τους επαγγελματίες της Ευρωπαϊκής Ένωσης, όσον αφορά την ασφάλεια του νομικού πλαισίου και την προστασία των δικαιωμάτων που θεσπίζει ο Χάρτης Θεμελιωδών Δικαιωμάτων της Ένωσης."@el10
"Mr President, ladies and gentlemen, the proposal for a directive on unfair commercial practices was approved by Parliament at first reading on 20 April 2004. The directive provides for a general ban on unfair commercial practices and an indicative, non-exhaustive list of general and specific examples of unfair commercial practices. The key aim of this directive is to achieve a high degree of consumer protection, as the Commissioner pointed out, coupled with the smooth functioning of the internal market, in such a way as to favour commercial transactions and, therefore, economic growth. I should like to give a final warning on a technical point, for which I apologise: since a number of issues have arisen during revision of the translation, the text to be considered authentic is the one approved by the Committee on the Internal Market and Consumer Protection (IMCO). I should also like to thank the first rapporteur, Mrs Ghilardotti, the Commission, the Council and my colleagues on the IMCO Committee for their fruitful collaboration, which, as has been mentioned already, led to the text being adopted unanimously. The original text of the directive was based on harmonisation of consumer protection at a sufficiently high level on the one hand and application of the country-of-origin principle and mutual recognition on the other. At first reading, Parliament introduced amendments aimed at improving the balance of the proposal, by adding further consumer protection elements. In this connection, Parliament proposed extending the legal basis, partly by inserting Article 153 of the Treaty, whereby Member States had the option to retain more stringent national provisions for five years after the directive’s entry into force. Parliament also added an obligation for the Commission to report to Parliament on the application of the directive every five years and to propose any necessary updating of the annex. The most important amendments adopted by Parliament at first reading covered a wide range of issues, particularly the insertion of a definition of vulnerable consumers and codes of conduct, consumer participation in the drawing-up of the codes of conduct, as well as other amendments. The common position which the Council sent to us was, of course, examined by the committee, and we decided in the first place to base ourselves solely on Parliament's amendments at first reading, above all so as to avoid reopening the debate on points already settled in the earlier discussions, which would have prolonged the time required. On the country-of-origin principle in particular, which was omitted from the proposal, we believe it is no longer necessary to call for it to be included, in view of the level of harmonisation of consumer protection now achieved. It is important to note that the common position has incorporated many of Parliament's amendments, notably the definition of vulnerable consumers, the participation of consumers' associations in drawing up codes of conduct, and the inclusion of a definition of undue influence among aggressive practices. The Council has also accepted Parliament's proposal for a derogation, extended from five to six years, for the application of legislation. We believe that the common position represents a satisfactory compromise, while also being aware that certain of the amendments from first reading aimed at significantly boosting consumer protection need to be reintroduced. Our intention was particularly to re-propose consumer protection provisions in the following areas: restricted after-sales guarantees; the right to exchange; products similar to those of another manufacturer designed to mislead the consumer; plus advertising directed at children. As regards the last point, the aim is not to outlaw advertising but to tighten the ban on commercial practices which could put children under undue pressure. After a considerable number of amendments to the draft report had been tabled, we arrived at a compromise document which incorporated the most significant of them, upholding Parliament’s rights but also taking the Council’s common position into account. In particular, the Committee on Internal Market and Consumer Protection unanimously accepted amendments on the following points: taking social, cultural and linguistic factors into account in defining the average consumer for legal purposes; a ban on a trader claiming that a product has been approved by a public or private body when it has not; a ban on promoting sales by pretending to be just a consumer or a private vendor; and, lastly, it is considered unfair practice to create the false impression that the consumer has won something when the prize does not exist or is subject to the consumer paying money. In conclusion, I consider that, subject to the slight changes proposed, this directive is worth adopting, since it will mark a step forward for both consumers and traders in the EU, in terms of a secure legal framework and the protection of the rights enshrined in the Charter of Fundamental Rights of the Union."@en4
". Señor Presidente, Señorías, la propuesta de directiva sobre las prácticas comerciales desleales fue aprobada por el Parlamento en primera lectura el 20 de abril de 2004. La directiva prevé una prohibición general de las prácticas comerciales desleales y una lista indicativa, no exhaustiva, de ejemplos generales y concretos de prácticas comerciales desleales. Su principal objetivo es obtener una alta protección de los consumidores, como ha señalado el señor Comisario, y un buen funcionamiento del mercado interior, de tal modo que se favorezcan las transacciones comerciales y, en consecuencia, el crecimiento económico. Quisiera hacer una última advertencia sobre una cuestión técnica, por la que ruego me perdonen: dado que han surgido algunos problemas durante la revisión de la traducción, el texto que debe considerarse auténtico es el redactado por la Comisión de Mercado Interior y Protección del Consumidor (IMCO). Asimismo quiero dar las gracias a la primera ponente, la señora Ghilardotti, a la Comisión, al Consejo y a los demás miembros de la Comisión IMCO por su fructífera colaboración, que hizo posible, como ya se ha señalado, que el texto fuera aprobado por unanimidad. El planteamiento original de la directiva se basaba, por un lado, en una armonización de la protección de los consumidores en un nivel suficientemente alto y, por otro, en la aplicación del principio de país de origen y del reconocimiento mutuo. El Parlamento introdujo, en primera lectura, enmiendas encaminadas a favorecer un mayor equilibrio en la propuesta, introduciendo nuevos elementos de protección del consumidor. En efecto, en este terreno, el Parlamento propuso ampliar el fundamento jurídico, en parte incluyendo el artículo 153 del Tratado, conservando los Estados miembros la posibilidad de dictar disposiciones nacionales más rigurosas durante cinco años a partir de la entrada en vigor de la directiva. Además, el Parlamento preveía la obligación de la Comisión de informar al Parlamento sobre la aplicación de la directiva cada cinco años y proponer, en su caso, la actualización del anexo. Las enmiendas más significativas aprobadas por el Parlamento en primera lectura abarcaban además una amplia gama de cuestiones, en particular la inclusión de una definición de consumidores vulnerables y códigos de conducta, la participación de los consumidores en la redacción de los códigos de conducta, así como otras enmiendas. La Posición Común que nos ha remitido el Consejo ha sido por supuesto examinada por la comisión parlamentaria, y decidimos en primer lugar basarnos exclusivamente en las enmiendas presentadas por el Parlamento Europeo en primera lectura, sobre todo para no reabrir el debate sobre puntos ya zanjados en debates anteriores, que habría alargado los plazos. Por lo que respecta en particular al denominado principio del país de origen, que quedó excluido de la propuesta, consideramos que ya no es necesario pedir su inclusión dado el grado de armonización alcanzado de la protección del consumidor. Es importante destacar que la Posición Común incorpora gran parte de las enmiendas del Parlamento, en particular la definición de consumidores vulnerables, la participación de las asociaciones de consumidores en la redacción de los códigos de conducta y la inclusión de una definición del condicionamiento indebido entre las prácticas agresivas. El Consejo ha aceptado además la propuesta del Parlamento de autorizar una excepción, que se amplía de cinco a seis años, para la aplicación de la legislación. Consideramos satisfactorio el compromiso obtenido en la Posición Común, aunque estimamos necesario reintroducir algunas enmiendas presentadas en primera lectura, destinadas a reforzar significativamente la protección de los consumidores. En concreto, hemos querido reintroducir disposiciones de protección en los siguientes ámbitos: limitaciones de las garantías postventa, derechos de sustitución, productos similares a los de otro fabricante para inducir a confusión al consumidor y publicidad dirigida a los menores. Con respecto a este último punto en concreto, no se prohíbe la publicidad, pero se refuerza la prohibición de prácticas comerciales que podrían ejercer una presión exagerada sobre los niños. Tras la presentación de numerosas enmiendas al proyecto de informe se llegó a un texto de compromiso que incorpora las más significativas, manteniendo las prerrogativas del Parlamento pero teniendo en cuenta también la Posición Común del Consejo. En particular, la Comisión de Mercado Interior y Protección del Consumidor aprobó por unanimidad enmiendas relativas a las siguientes cuestiones: consideración de factores sociales, culturales y lingüísticos en la definición del consumidor medio a efectos jurídicos; la prohibición de que un comerciante afirme que un producto ha sido aprobado por un organismo público o privado cuando este no sea el caso; la prohibición de promover ventas aparentando que se es un mero consumidor o un vendedor particular; por último, se ha considerado práctica desleal crear la falsa impresión de que el consumidor ha ganado algo cuando el premio no existe o está supeditado al desembolso de dinero por parte del consumidor. En conclusión, considero que, con las ligeras modificaciones propuestas, es conveniente proceder a la aprobación de esta directiva, que representará, tanto para los consumidores como para los comerciantes de la Unión Europea, un avance en términos de seguridad jurídica y de protección de los derechos consagrados en la Carta de los Derechos Fundamentales de la Unión."@es20
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata approvata dal Parlamento in prima lettura il 20 aprile 2004. La direttiva prevede un divieto generale di pratiche commerciali sleali e una lista indicativa e non esaustiva di esempi generali e specifici di pratiche commerciali sleali. Questa direttiva ha come scopo principale quello di arrivare a un'elevata protezione dei consumatori, come il Commissario ha ricordato, e a un buon funzionamento del mercato interno, in maniera tale da favorire le transazioni commerciali e, di conseguenza, la crescita economica. Vorrei dare, e mi scuso, un'ultima avvertenza tecnica: essendo sorte alcune questioni nella revisione della traduzione, il testo da considerare è quello licenziato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Ringrazio ancora la prima relatrice Fiorella Ghilardotti, la Commissione, il Consiglio e i colleghi della commissione IMCO per la proficua collaborazione che ci ha consentito, com'è già stato ricordato, l'adozione all'unanimità. L'impianto originario della direttiva si basava, da un lato, su un'armonizzazione sufficientemente alta della tutela dei consumatori e dall'altro, sull'applicazione del principio di paese di origine e del mutuo riconoscimento. Il Parlamento, in fase di prima lettura, ha introdotto degli emendamenti atti a favorire un migliore bilanciamento della proposta, introducendo ulteriori elementi di tutela del consumatore. Su questo versante, infatti, il Parlamento aveva proposto l'estensione della base giuridica, inserendo, tra l'altro, l'articolo 153 del Trattato, la possibilità per gli Stati membri di mantenere disposizioni nazionali più rigorose per cinque anni dall'entrata in vigore della Direttiva. Inoltre, il Parlamento aveva previsto l'obbligo della Commissione di riferire al Parlamento stesso sull'applicazione della direttiva ogni cinque anni e proporre, eventualmente, l'adeguamento dell'allegato. Gli emendamenti di maggiore rilevanza, adottati dal Parlamento in prima lettura, comprendevano poi tutta una serie di questioni, volte in particolare all'inserimento della definizione di consumatore vulnerabile e di codici di condotta, una partecipazione dei consumatori e la stesura di questi codici ed altri emendamenti. La posizione comune del Consiglio, che ci è pervenuta, è stata, ovviamente, esaminata dalla Commissione e abbiamo ritenuto, in via preliminare, di fondarci soltanto sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo in prima lettura, soprattutto per evitare di riaprire la discussione su punti già esperiti nel corso delle precedenti discussioni per non allungare i tempi. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto principio del paese d'origine, che è stato escluso dalla proposta, abbiamo considerato che non sia più necessario chiederne l'inclusione dato il livello di armonizzazione di tutela raggiunto per i consumatori. E' importante rilevare che la posizione comune ha incorporato gran parte degli emendamenti del Parlamento, in particolare la nozione di consumatore vulnerabile, la partecipazione delle associazioni dei consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento. Il Consiglio ha inoltre accolto la proposta del Parlamento di una deroga che viene portata da cinque a sei anni per l'applicazione delle legislazioni. Abbiamo giudicato soddisfacente il compromesso raggiunto dalla posizione comune, riscontrando peraltro la necessità di reintrodurre alcuni emendamenti, presentati in prima lettura, volti a rafforzare sensibilmente la tutela dei consumatori. In particolare abbiamo inteso riproporre disposizioni di tutela nei seguenti campi: limitazione alle garanzie post-vendita, diritto di sostituzione, prodotti simili a quelli di un altro produttore e diretti a fuorviare il consumatore, in più la pubblicità rivolta ai minori. In particolare riguardo a questo ultimo punto, non si vieta la pubblicità ma si rafforza il divieto di pratiche commerciali che potrebbero mettere i bambini troppo sotto pressione. Dopo la presentazione di emendamenti, anche numerosi, al progetto di relazione, si è arrivati ad un'opera di sintesi che ha condensato i più significativi, tutelando le prerogative del Parlamento ma considerando anche la posizione comune del Consiglio. In particolare sono stati accolti all'unanimità dalla commissione per il mercato interno degli emendamenti riguardanti la considerazione di fattori sociali, culturali e linguistici nella definizione del consumatore medio in sede giudiziaria; il divieto per un professionista di asserire che un prodotto sia stato approvato da un organismo pubblico o privato quando non lo sia; il divieto di promuovere la vendita agendo sotto le vesti di semplice consumatore o venditore non professionista; infine, è stata considerata pratica sleale dare la falsa impressione di una vincita ottenuta dal consumatore, mentre il premio non esiste o subordinato al pagamento di alcune spese. In conclusione ritengo che, con le lievi modifiche proposte, sia utile procedere all'adozione di questa direttiva che rappresenterà, sia per i consumatori che i professionisti dell'Unione europea, un avanzamento nella certezza del quadro legislativo e nella tutela dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione."@et5
"Arvoisa puhemies, hyvät kollegat, ehdotus direktiiviksi sopimattomista kaupallisista menettelyistä hyväksyttiin parlamentin ensimmäisessä käsittelyssä 20. huhtikuuta 2004. Direktiivissä vahvistetaan sopimattomien kaupallisten menettelyjen yleinen kielto sekä alustava, ei-täydellinen luettelo yleisistä ja erityisistä esimerkeistä sopimattomista kaupallisista menettelyistä. Direktiivin päätavoitteena on korkeatasoinen kuluttajansuoja, kuten komission jäsen huomautti, yhdistettynä sisämarkkinoiden moitteettomaan toimintaan siten, että tuetaan kaupallista toimintaa ja näin ollen talouskasvua. Varoitan vielä yhdestä teknisestä seikasta, josta pyydän myös anteeksi: koska käännöksen tarkistuksen aikana on tullut esiin monia seikkoja, alkuperäisenä tekstinä on pidettävä sisämarkkina- ja kuluttajansuojavaliokunnan hyväksymää tekstiä. Haluan kiittää ensimmäistä esittelijää Ghilardottia, komissiota, neuvostoa ja valiokuntani kollegoita tuottoisasta yhteistyöstä, jonka ansiosta, kuten jo aiemmin mainittiin, teksti on hyväksytty yksimielisesti. Direktiivin alkuperäinen teksti perustui kuluttajansuojan riittävän korkeaan yhdenmukaistamiseen ja toisaalta alkuperämaaperiaatteen ja kansallisten säännösten keskinäisen tunnustamisen soveltamiseen. Parlamentin ensimmäisessä käsittelyssä esittämien tarkistusten tarkoituksena oli parantaa ehdotuksen tasapainoa lisäämällä kuluttajansuojaa parantavia elementtejä. Tässä yhteydessä parlamentti ehdotti oikeusperustan laajentamista sisällyttämällä siihen perustamissopimuksen 153 artikla, jonka nojalla jäsenvaltioilla oli oikeus pitää voimassa tiukemmat kansalliset säädökset viiden vuoden ajan direktiivin voimaantulosta. Parlamentti lisäsi myös komissiolle velvoitteen ilmoittaa parlamentille direktiivin soveltamisesta viiden vuoden välein ja ehdottaa liitteeseen tarvittavia tarkistuksia. Parlamentin ensimmäisessä käsittelyssä hyväksymät tarkistukset koskivat monenlaisia aiheita. Tärkeimmistä voidaan mainita erityisesti haavoittuvien kuluttajien määritelmän lisääminen, käytännesäännöt, kuluttajien osallistuminen niiden laadintaan sekä monet muut tarkistukset. Valiokunta luonnollisestikin tarkasteli neuvoston toimittamaa yhteistä kantaa, ja aluksi päätettiin keskittyä ainoastaan parlamentin ensimmäisessä käsittelyssä esittämiin tarkistuksiin ennen muuta siksi, että näin vältyttäisiin avaamasta uudelleen keskustelua sellaisista kohdista, joista tehtiin päätös jo aiemmissa keskusteluissa. Näin käsittelyaika ei turhaan pitene. Valiokunta katsoo, ettei komission ehdotuksesta poistettua alkuperämaaperiaatetta tarvitse enää pitää mukana, koska kuluttajansuojan yhdenmukaistamisen taso on nyt korkeampi. On huomattava, että yhteiseen kantaan on sisällytetty suuri osa parlamentin tarkistuksista, erityisesti haavoittuvan kuluttajan käsite, kuluttajayhdistysten osallistuminen käytännesääntöjen laatimiseen sekä sopimattoman vaikuttamisen määritelmän lisääminen aggressiivisiin menettelyihin. Lisäksi neuvosto on ottanut mukaan parlamentin ehdotuksen lainsäädännön soveltamisen poikkeusjaksoksi, jota on pidennetty viidestä kuuteen vuoteen. Katsomme, että yhteinen kanta on tyydyttävä kompromissi, ja haluamme samalla esittää uudelleen tiettyjä ensimmäisen käsittelyn tarkistuksia kuluttajansuojan parantamiseksi tuntuvasti. Tavoitteena on ollut ehdottaa uudelleen kuluttajansuojaa koskevia parannuksia seuraavissa tapauksissa: myynninjälkeisten takuiden rajoitukset, vaihto-oikeus, tietyn valmistajan tuotteita muistuttavat tuotteet, joiden tarkoituksena on johtaa kuluttajaa harhaan, sekä lapsille suunnattu mainonta. Viimeksi mainitun osalta tarkoituksena ei ole kieltää tällaista mainontaa vaan vahvistaa kieltoa, joka koskee kaupallisia menettelyjä, joissa lapset voivat joutua kohtuuttoman paineen alaisiksi. Kun mietintöluonnokseen oli jätetty huomattava määrä tarkistusehdotuksia, saimme aikaan kompromissiasiakirjan, johon sisällytettiin niistä merkittävimmät, jossa vaalitaan parlamentin oikeuksia ja otetaan toisaalta huomioon neuvoston yhteinen kanta. Sisämarkkina- ja kuluttajansuojavaliokunta hyväksyi yksimielisesti eritoten seuraavia kohtia koskevat tarkistukset: sosiaalisten, kulttuuristen ja kielellisten tekijöiden huomioon ottaminen keskivertokuluttajan oikeudellisessa määritelmässä, elinkeinonharjoittajaa koskeva kielto väittää perättömästi, että julkinen tai yksityinen elin on hyväksynyt tai sallinut tuotteen, kielto edistää myyntiä esiintymällä vilpillisesti kuluttajana tai yksityisenä myyjänä. Lisäksi sopimattomaksi on katsottava sellaisen perättömän vaikutelman luominen, että kuluttaja on voittanut jotain, vaikka tosiasiassa palkintoa ei ole tai sen saannin ehtona on, että kuluttaja ensin maksaa. Lopuksi totean, että direktiivi on aiheellista hyväksyä ehdotettuine pienine muutoksineen, sillä se on EU:n kuluttajille ja elinkeinonharjoittajille parannus turvallisen lainsäädäntökehyksen ja unionin perusoikeuskirjassa tarkoitettujen oikeuksien suojelun kannalta."@fi7
". Monsieur le Président, Mesdames et Messieurs, la proposition de directive relative aux pratiques commerciales déloyales, approuvée par le Parlement en première lecture le 20 avril 2004, prévoit une interdiction générale des pratiques commerciales déloyales et une liste indicative et non exhaustive d’exemples généraux et particuliers de pratiques commerciales déloyales. L’objectif principal de cette directive est d’atteindre un niveau élevé de protection des consommateurs, comme l’a signalé le commissaire, et d’assurer un bon fonctionnement du marché intérieur de manière à favoriser les opérations commerciales et, par conséquent, la croissance économique. Je voudrais lancer un dernier avertissement concernant un point technique, pour lequel je vous présente mes excuses: étant donné qu’une série de problèmes ont surgi durant la révision de la traduction, seul le texte approuvé en commission du marché intérieur et de la protection des consommateurs (IMCO) fait foi. Je tiens également à remercier le premier rapporteur, Mme Ghilardotti, la Commission, le Conseil ainsi que mes collègues de la commission IMCO pour leur collaboration fructueuse qui, comme cela a déjà été mentionné, a permis que le texte soit adopté à l’unanimité. Le texte initial de la directive était basé, d’une part, sur une harmonisation de la protection des consommateurs à un degré suffisamment élevé et, d’autre part, sur l’application du principe du pays d’origine et de la reconnaissance mutuelle. En première lecture, le Parlement a introduit des amendements visant à assurer une proposition plus équilibrée, en introduisant des éléments supplémentaires de protection du consommateur. À cet égard, le Parlement a proposé l’extension de la base juridique, en partie par l’insertion de l’article 153 du Traité, lequel prévoit que les États membres peuvent, s’ils le souhaitent, maintenir des dispositions nationales plus strictes durant une période de cinq années après l’entrée en vigueur de la directive. Le Parlement a également ajouté l’obligation faite à la Commission de rendre compte de la mise en œuvre de la directive tous les cinq ans au Parlement, ainsi que de proposer toute mise à jour nécessaire de l’annexe. Les principaux amendements adoptés par le Parlement en première lecture couvraient un large éventail de questions, en particulier l’insertion d’une définition du consommateur vulnérable et des codes de conduite, la participation des consommateurs à la rédaction des codes de conduite, ainsi que d’autres amendements. La position commune que le Conseil nous a envoyée a, bien entendu, été examinée en commission et nous avons tout d’abord pris la décision de nous baser uniquement sur les amendements du Parlement en première lecture, surtout afin d’éviter de rouvrir la discussion sur des points déjà réglés lors des débats précédents, ce qui aurait prolongé le temps nécessaire. En ce qui concerne le principe du pays d’origine en particulier, omis de la proposition, nous croyons qu’il n’est plus nécessaire de demander son inclusion, eu égard au niveau actuel d’harmonisation de la protection des consommateurs. Il convient de faire observer que la position commune a incorporé une grande partie des amendements du Parlement, notamment la définition de consommateur vulnérable, la participation des associations de consommateurs à la rédaction des codes de conduite et l’inclusion parmi les pratiques agressives d’une définition de l’influence injustifiée. Le Conseil a également accepté la proposition de dérogation formulée par le Parlement, étendue de cinq à six ans, pour l’application de la législation. Nous jugeons satisfaisant le compromis atteint dans la position commune, étant entendu toutefois que doivent être réintroduits quelques amendements présentés en première lecture en vue de renforcer sensiblement la protection des consommateurs. Nous entendions tout particulièrement proposer à nouveau des dispositions en faveur de la protection des consommateurs dans les domaines suivants: les limitations des garanties de service après-vente, les droits d’échange, les produits similaires à celui d’un autre fabricant destinés à induire en erreur le consommateur, et la publicité à destination des enfants. Pour ce qui a trait au dernier point, l’objectif n’est pas d’interdire la publicité, mais de renforcer l’interdiction des pratiques commerciales susceptibles de mettre les enfants sous une pression excessive. Après qu’un grand nombre d’amendements au projet de rapport ont été déposés, nous sommes parvenus à un document de compromis incorporant les plus importants d’entre eux, préservant les droits du Parlement et prenant également en considération la position commune du Conseil. La commission du marché intérieur et de la protection des consommateurs a notamment accepté à l’unanimité les amendements sur les points suivants: une prise en compte des facteurs sociaux, culturels et linguistiques lors de la définition du consommateur moyen à des fins juridiques, l’interdiction pour un professionnel d’affirmer qu’un produit a été approuvé par un organisme public ou privé alors que tel n’est pas le cas, l’interdiction de promouvoir la vente de produits en se présentant faussement comme un simple consommateur ou un vendeur privé et, enfin, donner la fausse impression que le consommateur a gagné quelque chose, alors que soit il n’existe pas de prix, soit il est subordonné à l’obligation pour le consommateur de verser de l’argent, est considéré une pratique déloyale. En conclusion, j’estime que, moyennant les légères modifications proposées, la directive est digne d’adoption, car elle représente aussi bien pour les consommateurs que les professionnels de l’Union européenne un progrès quant à la sécurité du cadre législatif et à la protection des droits inscrits dans la Charte des droits fondamentaux de l’Union."@fr8
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata approvata dal Parlamento in prima lettura il 20 aprile 2004. La direttiva prevede un divieto generale di pratiche commerciali sleali e una lista indicativa e non esaustiva di esempi generali e specifici di pratiche commerciali sleali. Questa direttiva ha come scopo principale quello di arrivare a un'elevata protezione dei consumatori, come il Commissario ha ricordato, e a un buon funzionamento del mercato interno, in maniera tale da favorire le transazioni commerciali e, di conseguenza, la crescita economica. Vorrei dare, e mi scuso, un'ultima avvertenza tecnica: essendo sorte alcune questioni nella revisione della traduzione, il testo da considerare è quello licenziato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Ringrazio ancora la prima relatrice Fiorella Ghilardotti, la Commissione, il Consiglio e i colleghi della commissione IMCO per la proficua collaborazione che ci ha consentito, com'è già stato ricordato, l'adozione all'unanimità. L'impianto originario della direttiva si basava, da un lato, su un'armonizzazione sufficientemente alta della tutela dei consumatori e dall'altro, sull'applicazione del principio di paese di origine e del mutuo riconoscimento. Il Parlamento, in fase di prima lettura, ha introdotto degli emendamenti atti a favorire un migliore bilanciamento della proposta, introducendo ulteriori elementi di tutela del consumatore. Su questo versante, infatti, il Parlamento aveva proposto l'estensione della base giuridica, inserendo, tra l'altro, l'articolo 153 del Trattato, la possibilità per gli Stati membri di mantenere disposizioni nazionali più rigorose per cinque anni dall'entrata in vigore della Direttiva. Inoltre, il Parlamento aveva previsto l'obbligo della Commissione di riferire al Parlamento stesso sull'applicazione della direttiva ogni cinque anni e proporre, eventualmente, l'adeguamento dell'allegato. Gli emendamenti di maggiore rilevanza, adottati dal Parlamento in prima lettura, comprendevano poi tutta una serie di questioni, volte in particolare all'inserimento della definizione di consumatore vulnerabile e di codici di condotta, una partecipazione dei consumatori e la stesura di questi codici ed altri emendamenti. La posizione comune del Consiglio, che ci è pervenuta, è stata, ovviamente, esaminata dalla Commissione e abbiamo ritenuto, in via preliminare, di fondarci soltanto sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo in prima lettura, soprattutto per evitare di riaprire la discussione su punti già esperiti nel corso delle precedenti discussioni per non allungare i tempi. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto principio del paese d'origine, che è stato escluso dalla proposta, abbiamo considerato che non sia più necessario chiederne l'inclusione dato il livello di armonizzazione di tutela raggiunto per i consumatori. E' importante rilevare che la posizione comune ha incorporato gran parte degli emendamenti del Parlamento, in particolare la nozione di consumatore vulnerabile, la partecipazione delle associazioni dei consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento. Il Consiglio ha inoltre accolto la proposta del Parlamento di una deroga che viene portata da cinque a sei anni per l'applicazione delle legislazioni. Abbiamo giudicato soddisfacente il compromesso raggiunto dalla posizione comune, riscontrando peraltro la necessità di reintrodurre alcuni emendamenti, presentati in prima lettura, volti a rafforzare sensibilmente la tutela dei consumatori. In particolare abbiamo inteso riproporre disposizioni di tutela nei seguenti campi: limitazione alle garanzie post-vendita, diritto di sostituzione, prodotti simili a quelli di un altro produttore e diretti a fuorviare il consumatore, in più la pubblicità rivolta ai minori. In particolare riguardo a questo ultimo punto, non si vieta la pubblicità ma si rafforza il divieto di pratiche commerciali che potrebbero mettere i bambini troppo sotto pressione. Dopo la presentazione di emendamenti, anche numerosi, al progetto di relazione, si è arrivati ad un'opera di sintesi che ha condensato i più significativi, tutelando le prerogative del Parlamento ma considerando anche la posizione comune del Consiglio. In particolare sono stati accolti all'unanimità dalla commissione per il mercato interno degli emendamenti riguardanti la considerazione di fattori sociali, culturali e linguistici nella definizione del consumatore medio in sede giudiziaria; il divieto per un professionista di asserire che un prodotto sia stato approvato da un organismo pubblico o privato quando non lo sia; il divieto di promuovere la vendita agendo sotto le vesti di semplice consumatore o venditore non professionista; infine, è stata considerata pratica sleale dare la falsa impressione di una vincita ottenuta dal consumatore, mentre il premio non esiste o subordinato al pagamento di alcune spese. In conclusione ritengo che, con le lievi modifiche proposte, sia utile procedere all'adozione di questa direttiva che rappresenterà, sia per i consumatori che i professionisti dell'Unione europea, un avanzamento nella certezza del quadro legislativo e nella tutela dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione."@hu11
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata approvata dal Parlamento in prima lettura il 20 aprile 2004. La direttiva prevede un divieto generale di pratiche commerciali sleali e una lista indicativa e non esaustiva di esempi generali e specifici di pratiche commerciali sleali. Questa direttiva ha come scopo principale quello di arrivare a un'elevata protezione dei consumatori, come il Commissario ha ricordato, e a un buon funzionamento del mercato interno, in maniera tale da favorire le transazioni commerciali e, di conseguenza, la crescita economica. Vorrei dare, e mi scuso, un'ultima avvertenza tecnica: essendo sorte alcune questioni nella revisione della traduzione, il testo da considerare è quello licenziato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Ringrazio ancora la prima relatrice Fiorella Ghilardotti, la Commissione, il Consiglio e i colleghi della commissione IMCO per la proficua collaborazione che ci ha consentito, com'è già stato ricordato, l'adozione all'unanimità. L'impianto originario della direttiva si basava, da un lato, su un'armonizzazione sufficientemente alta della tutela dei consumatori e dall'altro, sull'applicazione del principio di paese di origine e del mutuo riconoscimento. Il Parlamento, in fase di prima lettura, ha introdotto degli emendamenti atti a favorire un migliore bilanciamento della proposta, introducendo ulteriori elementi di tutela del consumatore. Su questo versante, infatti, il Parlamento aveva proposto l'estensione della base giuridica, inserendo, tra l'altro, l'articolo 153 del Trattato, la possibilità per gli Stati membri di mantenere disposizioni nazionali più rigorose per cinque anni dall'entrata in vigore della Direttiva. Inoltre, il Parlamento aveva previsto l'obbligo della Commissione di riferire al Parlamento stesso sull'applicazione della direttiva ogni cinque anni e proporre, eventualmente, l'adeguamento dell'allegato. Gli emendamenti di maggiore rilevanza, adottati dal Parlamento in prima lettura, comprendevano poi tutta una serie di questioni, volte in particolare all'inserimento della definizione di consumatore vulnerabile e di codici di condotta, una partecipazione dei consumatori e la stesura di questi codici ed altri emendamenti. La posizione comune del Consiglio, che ci è pervenuta, è stata, ovviamente, esaminata dalla Commissione e abbiamo ritenuto, in via preliminare, di fondarci soltanto sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo in prima lettura, soprattutto per evitare di riaprire la discussione su punti già esperiti nel corso delle precedenti discussioni per non allungare i tempi. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto principio del paese d'origine, che è stato escluso dalla proposta, abbiamo considerato che non sia più necessario chiederne l'inclusione dato il livello di armonizzazione di tutela raggiunto per i consumatori. E' importante rilevare che la posizione comune ha incorporato gran parte degli emendamenti del Parlamento, in particolare la nozione di consumatore vulnerabile, la partecipazione delle associazioni dei consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento. Il Consiglio ha inoltre accolto la proposta del Parlamento di una deroga che viene portata da cinque a sei anni per l'applicazione delle legislazioni. Abbiamo giudicato soddisfacente il compromesso raggiunto dalla posizione comune, riscontrando peraltro la necessità di reintrodurre alcuni emendamenti, presentati in prima lettura, volti a rafforzare sensibilmente la tutela dei consumatori. In particolare abbiamo inteso riproporre disposizioni di tutela nei seguenti campi: limitazione alle garanzie post-vendita, diritto di sostituzione, prodotti simili a quelli di un altro produttore e diretti a fuorviare il consumatore, in più la pubblicità rivolta ai minori. In particolare riguardo a questo ultimo punto, non si vieta la pubblicità ma si rafforza il divieto di pratiche commerciali che potrebbero mettere i bambini troppo sotto pressione. Dopo la presentazione di emendamenti, anche numerosi, al progetto di relazione, si è arrivati ad un'opera di sintesi che ha condensato i più significativi, tutelando le prerogative del Parlamento ma considerando anche la posizione comune del Consiglio. In particolare sono stati accolti all'unanimità dalla commissione per il mercato interno degli emendamenti riguardanti la considerazione di fattori sociali, culturali e linguistici nella definizione del consumatore medio in sede giudiziaria; il divieto per un professionista di asserire che un prodotto sia stato approvato da un organismo pubblico o privato quando non lo sia; il divieto di promuovere la vendita agendo sotto le vesti di semplice consumatore o venditore non professionista; infine, è stata considerata pratica sleale dare la falsa impressione di una vincita ottenuta dal consumatore, mentre il premio non esiste o subordinato al pagamento di alcune spese. In conclusione ritengo che, con le lievi modifiche proposte, sia utile procedere all'adozione di questa direttiva che rappresenterà, sia per i consumatori che i professionisti dell'Unione europea, un avanzamento nella certezza del quadro legislativo e nella tutela dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione."@lt14
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata approvata dal Parlamento in prima lettura il 20 aprile 2004. La direttiva prevede un divieto generale di pratiche commerciali sleali e una lista indicativa e non esaustiva di esempi generali e specifici di pratiche commerciali sleali. Questa direttiva ha come scopo principale quello di arrivare a un'elevata protezione dei consumatori, come il Commissario ha ricordato, e a un buon funzionamento del mercato interno, in maniera tale da favorire le transazioni commerciali e, di conseguenza, la crescita economica. Vorrei dare, e mi scuso, un'ultima avvertenza tecnica: essendo sorte alcune questioni nella revisione della traduzione, il testo da considerare è quello licenziato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Ringrazio ancora la prima relatrice Fiorella Ghilardotti, la Commissione, il Consiglio e i colleghi della commissione IMCO per la proficua collaborazione che ci ha consentito, com'è già stato ricordato, l'adozione all'unanimità. L'impianto originario della direttiva si basava, da un lato, su un'armonizzazione sufficientemente alta della tutela dei consumatori e dall'altro, sull'applicazione del principio di paese di origine e del mutuo riconoscimento. Il Parlamento, in fase di prima lettura, ha introdotto degli emendamenti atti a favorire un migliore bilanciamento della proposta, introducendo ulteriori elementi di tutela del consumatore. Su questo versante, infatti, il Parlamento aveva proposto l'estensione della base giuridica, inserendo, tra l'altro, l'articolo 153 del Trattato, la possibilità per gli Stati membri di mantenere disposizioni nazionali più rigorose per cinque anni dall'entrata in vigore della Direttiva. Inoltre, il Parlamento aveva previsto l'obbligo della Commissione di riferire al Parlamento stesso sull'applicazione della direttiva ogni cinque anni e proporre, eventualmente, l'adeguamento dell'allegato. Gli emendamenti di maggiore rilevanza, adottati dal Parlamento in prima lettura, comprendevano poi tutta una serie di questioni, volte in particolare all'inserimento della definizione di consumatore vulnerabile e di codici di condotta, una partecipazione dei consumatori e la stesura di questi codici ed altri emendamenti. La posizione comune del Consiglio, che ci è pervenuta, è stata, ovviamente, esaminata dalla Commissione e abbiamo ritenuto, in via preliminare, di fondarci soltanto sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo in prima lettura, soprattutto per evitare di riaprire la discussione su punti già esperiti nel corso delle precedenti discussioni per non allungare i tempi. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto principio del paese d'origine, che è stato escluso dalla proposta, abbiamo considerato che non sia più necessario chiederne l'inclusione dato il livello di armonizzazione di tutela raggiunto per i consumatori. E' importante rilevare che la posizione comune ha incorporato gran parte degli emendamenti del Parlamento, in particolare la nozione di consumatore vulnerabile, la partecipazione delle associazioni dei consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento. Il Consiglio ha inoltre accolto la proposta del Parlamento di una deroga che viene portata da cinque a sei anni per l'applicazione delle legislazioni. Abbiamo giudicato soddisfacente il compromesso raggiunto dalla posizione comune, riscontrando peraltro la necessità di reintrodurre alcuni emendamenti, presentati in prima lettura, volti a rafforzare sensibilmente la tutela dei consumatori. In particolare abbiamo inteso riproporre disposizioni di tutela nei seguenti campi: limitazione alle garanzie post-vendita, diritto di sostituzione, prodotti simili a quelli di un altro produttore e diretti a fuorviare il consumatore, in più la pubblicità rivolta ai minori. In particolare riguardo a questo ultimo punto, non si vieta la pubblicità ma si rafforza il divieto di pratiche commerciali che potrebbero mettere i bambini troppo sotto pressione. Dopo la presentazione di emendamenti, anche numerosi, al progetto di relazione, si è arrivati ad un'opera di sintesi che ha condensato i più significativi, tutelando le prerogative del Parlamento ma considerando anche la posizione comune del Consiglio. In particolare sono stati accolti all'unanimità dalla commissione per il mercato interno degli emendamenti riguardanti la considerazione di fattori sociali, culturali e linguistici nella definizione del consumatore medio in sede giudiziaria; il divieto per un professionista di asserire che un prodotto sia stato approvato da un organismo pubblico o privato quando non lo sia; il divieto di promuovere la vendita agendo sotto le vesti di semplice consumatore o venditore non professionista; infine, è stata considerata pratica sleale dare la falsa impressione di una vincita ottenuta dal consumatore, mentre il premio non esiste o subordinato al pagamento di alcune spese. In conclusione ritengo che, con le lievi modifiche proposte, sia utile procedere all'adozione di questa direttiva che rappresenterà, sia per i consumatori che i professionisti dell'Unione europea, un avanzamento nella certezza del quadro legislativo e nella tutela dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione."@lv13
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata approvata dal Parlamento in prima lettura il 20 aprile 2004. La direttiva prevede un divieto generale di pratiche commerciali sleali e una lista indicativa e non esaustiva di esempi generali e specifici di pratiche commerciali sleali. Questa direttiva ha come scopo principale quello di arrivare a un'elevata protezione dei consumatori, come il Commissario ha ricordato, e a un buon funzionamento del mercato interno, in maniera tale da favorire le transazioni commerciali e, di conseguenza, la crescita economica. Vorrei dare, e mi scuso, un'ultima avvertenza tecnica: essendo sorte alcune questioni nella revisione della traduzione, il testo da considerare è quello licenziato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Ringrazio ancora la prima relatrice Fiorella Ghilardotti, la Commissione, il Consiglio e i colleghi della commissione IMCO per la proficua collaborazione che ci ha consentito, com'è già stato ricordato, l'adozione all'unanimità. L'impianto originario della direttiva si basava, da un lato, su un'armonizzazione sufficientemente alta della tutela dei consumatori e dall'altro, sull'applicazione del principio di paese di origine e del mutuo riconoscimento. Il Parlamento, in fase di prima lettura, ha introdotto degli emendamenti atti a favorire un migliore bilanciamento della proposta, introducendo ulteriori elementi di tutela del consumatore. Su questo versante, infatti, il Parlamento aveva proposto l'estensione della base giuridica, inserendo, tra l'altro, l'articolo 153 del Trattato, la possibilità per gli Stati membri di mantenere disposizioni nazionali più rigorose per cinque anni dall'entrata in vigore della Direttiva. Inoltre, il Parlamento aveva previsto l'obbligo della Commissione di riferire al Parlamento stesso sull'applicazione della direttiva ogni cinque anni e proporre, eventualmente, l'adeguamento dell'allegato. Gli emendamenti di maggiore rilevanza, adottati dal Parlamento in prima lettura, comprendevano poi tutta una serie di questioni, volte in particolare all'inserimento della definizione di consumatore vulnerabile e di codici di condotta, una partecipazione dei consumatori e la stesura di questi codici ed altri emendamenti. La posizione comune del Consiglio, che ci è pervenuta, è stata, ovviamente, esaminata dalla Commissione e abbiamo ritenuto, in via preliminare, di fondarci soltanto sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo in prima lettura, soprattutto per evitare di riaprire la discussione su punti già esperiti nel corso delle precedenti discussioni per non allungare i tempi. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto principio del paese d'origine, che è stato escluso dalla proposta, abbiamo considerato che non sia più necessario chiederne l'inclusione dato il livello di armonizzazione di tutela raggiunto per i consumatori. E' importante rilevare che la posizione comune ha incorporato gran parte degli emendamenti del Parlamento, in particolare la nozione di consumatore vulnerabile, la partecipazione delle associazioni dei consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento. Il Consiglio ha inoltre accolto la proposta del Parlamento di una deroga che viene portata da cinque a sei anni per l'applicazione delle legislazioni. Abbiamo giudicato soddisfacente il compromesso raggiunto dalla posizione comune, riscontrando peraltro la necessità di reintrodurre alcuni emendamenti, presentati in prima lettura, volti a rafforzare sensibilmente la tutela dei consumatori. In particolare abbiamo inteso riproporre disposizioni di tutela nei seguenti campi: limitazione alle garanzie post-vendita, diritto di sostituzione, prodotti simili a quelli di un altro produttore e diretti a fuorviare il consumatore, in più la pubblicità rivolta ai minori. In particolare riguardo a questo ultimo punto, non si vieta la pubblicità ma si rafforza il divieto di pratiche commerciali che potrebbero mettere i bambini troppo sotto pressione. Dopo la presentazione di emendamenti, anche numerosi, al progetto di relazione, si è arrivati ad un'opera di sintesi che ha condensato i più significativi, tutelando le prerogative del Parlamento ma considerando anche la posizione comune del Consiglio. In particolare sono stati accolti all'unanimità dalla commissione per il mercato interno degli emendamenti riguardanti la considerazione di fattori sociali, culturali e linguistici nella definizione del consumatore medio in sede giudiziaria; il divieto per un professionista di asserire che un prodotto sia stato approvato da un organismo pubblico o privato quando non lo sia; il divieto di promuovere la vendita agendo sotto le vesti di semplice consumatore o venditore non professionista; infine, è stata considerata pratica sleale dare la falsa impressione di una vincita ottenuta dal consumatore, mentre il premio non esiste o subordinato al pagamento di alcune spese. In conclusione ritengo che, con le lievi modifiche proposte, sia utile procedere all'adozione di questa direttiva che rappresenterà, sia per i consumatori che i professionisti dell'Unione europea, un avanzamento nella certezza del quadro legislativo e nella tutela dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione."@mt15
"Mijnheer de Voorzitter, geachte collega’s, het voorstel voor een richtlijn betreffende oneerlijke handelspraktijken is op 20 april 2004 in eerste lezing door het Parlement aangenomen. De richtlijn behelst een algemeen verbod van oneerlijke handelspraktijken en een indicatieve, niet uitputtende lijst van algemene en specifieke voorbeelden van oneerlijke handelspraktijken. Het voornaamste doel van deze richtlijn is te komen tot een hoog niveau van consumentenbescherming, zoals de commissaris in herinnering heeft gebracht, in combinatie met een goed functionerende interne markt, zodat de handel – en dus ook de economische groei – wordt bevorderd. Nog een laatste technische opmerking: naar aanleiding van enkele vragen die bij de revisie van de vertaling naar voren zijn gekomen, moet worden uitgegaan van de tekst die door de Commissie interne markt en consumentenbescherming (IMCO) is goedgekeurd. Ik dank de eerste rapporteur Fiorella Ghilardotti, de Commissie, de Raad en de collega’s van de Commissie IMCO voor de vruchtbare samenwerking, waardoor we deze tekst, zoals gezegd, met algemene stemmen hebben kunnen aannemen. De oorspronkelijke opzet van de richtlijn had als uitgangspunt enerzijds een adequate harmonisatie van de bescherming van de consument en anderzijds de toepassing van het oorsprongslandbeginsel en onderlinge erkenning. Het Parlement heeft in eerste lezing amendementen ingediend om de ontwerprichtlijn evenwichtiger te formuleren door er een aantal extra consumentenbeschermingselementen aan toe te voegen. Het Parlement had in dat verband voorgesteld de rechtsgrondslag van het voorstel uit te breiden met onder andere artikel 153 van het Verdrag en ten behoeve van de lidstaten de mogelijkheid op te nemen om gedurende vijf jaar na de inwerkingtreding van de richtlijn vast te houden aan strengere nationale regelingen. Daarnaast had het Parlement voorzien in de verplichting voor de Commissie om iedere vijf jaar aan het Parlement verslag uit te brengen over de toepassing van de richtlijn en eventueel aanpassingen van de bijlage voor te stellen. De voornaamste amendementen die in eerste lezing door het Parlement waren aangenomen, behelsden verder een serie punten die met name strekten tot inlassing van een definitie van het begrip “kwetsbare consument”, tot invoering van gedragscodes, participatie van consumenten en de opstelling van deze codes, en andere amendementen. Het gemeenschappelijk standpunt van de Raad dat hij ons heeft doen toekomen is vanzelfsprekend door de Commissie onderzocht en wij hebben er de voorkeur aan gegeven ons in eerste instantie uitsluitend te baseren op de in eerste lezing door het Parlement aangenomen amendementen, met name om te voorkomen dat opnieuw zou moeten worden beraadslaagd over punten die al bij het eerder gevoerde overleg aan de orde zijn geweest, waardoor vertraging zou optreden. Met betrekking tot het zogenoemde oorsprongslandbeginsel, dat uit het voorstel is geschrapt, zijn wij van mening dat dit niet meer in de tekst hoeft te worden opgenomen, gezien het bereikte niveau van harmonisatie van de consumentenbescherming. Vermeldenswaard is dat in het gemeenschappelijk standpunt veel van de amendementen van het Parlement zijn overgenomen, met name het begrip “kwetsbare consument”, het betrekken van consumentenverenigingen bij de opstelling van gedragscodes en het kwalificeren van ongepaste beïnvloeding als agressieve praktijk. Ook heeft de Raad ingestemd met het voorstel van het Parlement om een uitzondering toe te staan voor de toepassing van de wetgevingsbepalingen, waarvan de geldigheidsduur wordt verlengd van vijf tot zes jaar. We achten het compromis in het gemeenschappelijk standpunt bevredigend, met dien verstande dat enkele amendementen die in eerste lezing waren ingediend om de consument aanzienlijk beter te beschermen, opnieuw moeten worden ingediend. Het gaat om beschermingsbepalingen op de volgende terreinen: beperking op garanties inzake service na verkoop, recht op omruil, producten die lijken op die van een andere fabrikant en bedoeld zijn om de consument te misleiden, en op kinderen gerichte reclame. Dit laatste amendement is niet bedoeld om reclame te verbieden maar om het verbod op handelspraktijken waardoor kinderen al te zeer onder druk zouden kunnen worden gezet verder aan te scherpen. Na de indiening van talrijke amendementen op het ontwerpverslag is een compromisdocument opgesteld waarin de belangrijkste amendementen zijn verwerkt; daarmee zijn de bevoegdheden van het Parlement gerespecteerd, maar is ook het gemeenschappelijk standpunt van de Raad in aanmerking genomen. In het bijzonder zijn met algemene stemmen van de Commissie interne markt en consumentenbescherming amendementen goedgekeurd over de inachtneming van maatschappelijke, culturele en taalkundige factoren bij de definitie van de gemiddelde consument voor wettelijke doeleinden; het verbod voor een handelaar om te beweren dat een product door een openbare of particuliere instelling is goedgekeurd wanneer dat niet het geval is; het verbod om zich met het oog op verkoop voor te doen als eenvoudige consument of niet-professionele verkoper; tot slot is in de lijst van oneerlijke praktijken opgenomen het op bedrieglijke wijze de indruk wekken dat de consument een prijs heeft gewonnen, terwijl de prijs niet bestaat of slechts na betaling van kosten wordt uitgereikt. Ter afsluiting denk ik – onder voorbehoud van de kleine aanpassingen die zijn voorgesteld – dat het zinvol is deze richtlijn aan te nemen. Zowel voor consumenten als beroepsbeoefenaren in de Europese Unie betekent ze een stap vooruit in termen van rechtszekerheid en van bescherming van de rechten die zijn neergelegd in het Handvest van de grondrechten van de Unie."@nl3
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata approvata dal Parlamento in prima lettura il 20 aprile 2004. La direttiva prevede un divieto generale di pratiche commerciali sleali e una lista indicativa e non esaustiva di esempi generali e specifici di pratiche commerciali sleali. Questa direttiva ha come scopo principale quello di arrivare a un'elevata protezione dei consumatori, come il Commissario ha ricordato, e a un buon funzionamento del mercato interno, in maniera tale da favorire le transazioni commerciali e, di conseguenza, la crescita economica. Vorrei dare, e mi scuso, un'ultima avvertenza tecnica: essendo sorte alcune questioni nella revisione della traduzione, il testo da considerare è quello licenziato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Ringrazio ancora la prima relatrice Fiorella Ghilardotti, la Commissione, il Consiglio e i colleghi della commissione IMCO per la proficua collaborazione che ci ha consentito, com'è già stato ricordato, l'adozione all'unanimità. L'impianto originario della direttiva si basava, da un lato, su un'armonizzazione sufficientemente alta della tutela dei consumatori e dall'altro, sull'applicazione del principio di paese di origine e del mutuo riconoscimento. Il Parlamento, in fase di prima lettura, ha introdotto degli emendamenti atti a favorire un migliore bilanciamento della proposta, introducendo ulteriori elementi di tutela del consumatore. Su questo versante, infatti, il Parlamento aveva proposto l'estensione della base giuridica, inserendo, tra l'altro, l'articolo 153 del Trattato, la possibilità per gli Stati membri di mantenere disposizioni nazionali più rigorose per cinque anni dall'entrata in vigore della Direttiva. Inoltre, il Parlamento aveva previsto l'obbligo della Commissione di riferire al Parlamento stesso sull'applicazione della direttiva ogni cinque anni e proporre, eventualmente, l'adeguamento dell'allegato. Gli emendamenti di maggiore rilevanza, adottati dal Parlamento in prima lettura, comprendevano poi tutta una serie di questioni, volte in particolare all'inserimento della definizione di consumatore vulnerabile e di codici di condotta, una partecipazione dei consumatori e la stesura di questi codici ed altri emendamenti. La posizione comune del Consiglio, che ci è pervenuta, è stata, ovviamente, esaminata dalla Commissione e abbiamo ritenuto, in via preliminare, di fondarci soltanto sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo in prima lettura, soprattutto per evitare di riaprire la discussione su punti già esperiti nel corso delle precedenti discussioni per non allungare i tempi. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto principio del paese d'origine, che è stato escluso dalla proposta, abbiamo considerato che non sia più necessario chiederne l'inclusione dato il livello di armonizzazione di tutela raggiunto per i consumatori. E' importante rilevare che la posizione comune ha incorporato gran parte degli emendamenti del Parlamento, in particolare la nozione di consumatore vulnerabile, la partecipazione delle associazioni dei consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento. Il Consiglio ha inoltre accolto la proposta del Parlamento di una deroga che viene portata da cinque a sei anni per l'applicazione delle legislazioni. Abbiamo giudicato soddisfacente il compromesso raggiunto dalla posizione comune, riscontrando peraltro la necessità di reintrodurre alcuni emendamenti, presentati in prima lettura, volti a rafforzare sensibilmente la tutela dei consumatori. In particolare abbiamo inteso riproporre disposizioni di tutela nei seguenti campi: limitazione alle garanzie post-vendita, diritto di sostituzione, prodotti simili a quelli di un altro produttore e diretti a fuorviare il consumatore, in più la pubblicità rivolta ai minori. In particolare riguardo a questo ultimo punto, non si vieta la pubblicità ma si rafforza il divieto di pratiche commerciali che potrebbero mettere i bambini troppo sotto pressione. Dopo la presentazione di emendamenti, anche numerosi, al progetto di relazione, si è arrivati ad un'opera di sintesi che ha condensato i più significativi, tutelando le prerogative del Parlamento ma considerando anche la posizione comune del Consiglio. In particolare sono stati accolti all'unanimità dalla commissione per il mercato interno degli emendamenti riguardanti la considerazione di fattori sociali, culturali e linguistici nella definizione del consumatore medio in sede giudiziaria; il divieto per un professionista di asserire che un prodotto sia stato approvato da un organismo pubblico o privato quando non lo sia; il divieto di promuovere la vendita agendo sotto le vesti di semplice consumatore o venditore non professionista; infine, è stata considerata pratica sleale dare la falsa impressione di una vincita ottenuta dal consumatore, mentre il premio non esiste o subordinato al pagamento di alcune spese. In conclusione ritengo che, con le lievi modifiche proposte, sia utile procedere all'adozione di questa direttiva che rappresenterà, sia per i consumatori che i professionisti dell'Unione europea, un avanzamento nella certezza del quadro legislativo e nella tutela dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione."@pl16
"Senhor Presidente, Senhoras e Senhores Deputados, a proposta de directiva sobre as práticas comerciais desleais foi aprovada pelo Parlamento em primeira leitura em 20 de Abril de 2004. A directiva prevê uma proibição geral das práticas comerciais desleais e uma lista indicativa e não exaustiva de exemplos gerais e específicos de práticas comerciais desleais. O principal objectivo desta directiva é atingir um nível elevado de protecção dos consumidores, como salientou o Senhor Comissário, aliado a um bom funcionamento do mercado interno, por forma a facilitar as transacções comerciais e, por conseguinte, o crescimento económico. Peço desculpa, mas gostaria de fazer uma última advertência acerca de uma questão técnica: tendo surgido algumas questões durante a revisão da tradução, o texto que deve ser considerado válido é o que foi aprovado pela Comissão do Mercado Interno e da Protecção dos Consumidores (IMCO). Gostaria ainda de agradecer à primeira relatora, a senhora deputada Ghilardotti, à Comissão, ao Conselho e aos meus colegas da Comissão IMCO pela sua frutuosa colaboração que, como já foi referido anteriormente, permitiu que o texto fosse adoptado por unanimidade. O texto inicial da directiva baseava-se, por um lado, num nível suficientemente elevado de protecção dos consumidores e, por outro lado, na aplicação do princípio do país de origem e do reconhecimento mútuo. Em primeira leitura, o Parlamento introduziu alterações destinadas a garantir um melhor equilíbrio da proposta, mediante a introdução de aspectos suplementares de protecção do consumidor. A esse respeito, o Parlamento propôs o alargamento da base jurídica, inserindo, entre outras coisas, o artigo 153º do Tratado, com a possibilidade de os Estados-Membros manterem disposições nacionais mais rigorosas durante um período de cinco anos após a entrada em vigor da directiva. O Parlamento também acrescentou a obrigatoriedade, por parte da Comissão, de manter o Parlamento ao corrente da aplicação da directiva de cinco em cinco anos, bem como de propor alguma necessária adaptação do anexo. As mais importantes alterações adoptadas pelo Parlamento em primeira leitura abrangiam uma ampla série de questões, em especial a introdução da definição de consumidor vulnerável e de códigos de conduta, a participação dos consumidores na elaboração desses mesmos códigos de conduta, bem como outras alterações. A posição comum que o Conselho nos remeteu foi, evidentemente, analisada pela comissão, e nós decidimos, a um primeiro nível, basear-nos apenas nas alterações do Parlamento em primeira leitura, sobretudo para evitar reabrir o debate em torno de pontos já assentes em anteriores discussões, o que iria prolongar o tempo necessário. No que respeita em especial ao princípio do país de origem, que foi excluído da proposta, pensamos que já não é necessário pedir a sua inclusão, tendo em conta o nível atingido na harmonização da protecção dos consumidores. É importante registar que a posição comum incorpora uma grande parte das alterações do Parlamento, nomeadamente a definição de consumidor vulnerável, a participação das associações de consumidores na elaboração dos códigos de conduta e a inclusão da definição de influência indevida entre as práticas agressivas. O Conselho também aceitou a proposta do Parlamento de uma derrogação, alargada de cinco a seis anos, para a aplicação da legislação. Pensamos que a posição comum representa um compromisso satisfatório, muito embora estando conscientes de que certas alterações, apresentadas em primeira leitura e destinadas a reforçar significativamente a protecção dos consumidores, precisam de ser reintroduzidas. Pretendemos, em especial, voltar a propor medidas de defesa dos consumidores nos seguintes campos: limitação das garantias de serviço pós-vendas, direito de substituição, produtos semelhantes aos de outro fabricante e destinados a enganar o consumidor, para além da publicidade dirigida às crianças. Sobretudo no que respeita a este último ponto, não se pretende proibir a publicidade mas sim reforçar a proibição de práticas comerciais susceptíveis de colocar as crianças em situação de pressão excessiva. Depois de ter sido apresentado um número considerável de alterações ao projecto de relatório, conseguiu-se um documento de compromisso que incluiu as alterações mais significativas, salvaguardando os direitos do Parlamento mas também tendo em conta a posição comum do Conselho. Em especial, a Comissão do Mercado Interno e da Protecção dos Consumidores aprovou por unanimidade alterações sobre os seguintes pontos: a ponderação de factores sociais, culturais e linguísticos na definição do consumidor médio para efeitos judiciais; a proibição de um vendedor afirmar que um produto foi aprovado por um organismo público ou privado quando isso não aconteceu; a proibição de promover vendas aparentando ser um simples consumidor ou um vendedor não profissional; e, por último, é considerada uma prática desleal criar a falsa impressão de que o consumidor ganhou alguma coisa quando o prémio não existe ou fica sujeito a um pagamento por parte do consumidor. Em conclusão, considero que, com as ligeiras alterações propostas, esta directiva merece ser adoptada, uma vez que ela representará um passo em frente, tanto para os consumidores como para os vendedores da UE, em termos de um quadro legislativo seguro e da protecção dos direitos sancionados na Carta dos Direitos Fundamentais da União."@pt17
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata approvata dal Parlamento in prima lettura il 20 aprile 2004. La direttiva prevede un divieto generale di pratiche commerciali sleali e una lista indicativa e non esaustiva di esempi generali e specifici di pratiche commerciali sleali. Questa direttiva ha come scopo principale quello di arrivare a un'elevata protezione dei consumatori, come il Commissario ha ricordato, e a un buon funzionamento del mercato interno, in maniera tale da favorire le transazioni commerciali e, di conseguenza, la crescita economica. Vorrei dare, e mi scuso, un'ultima avvertenza tecnica: essendo sorte alcune questioni nella revisione della traduzione, il testo da considerare è quello licenziato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Ringrazio ancora la prima relatrice Fiorella Ghilardotti, la Commissione, il Consiglio e i colleghi della commissione IMCO per la proficua collaborazione che ci ha consentito, com'è già stato ricordato, l'adozione all'unanimità. L'impianto originario della direttiva si basava, da un lato, su un'armonizzazione sufficientemente alta della tutela dei consumatori e dall'altro, sull'applicazione del principio di paese di origine e del mutuo riconoscimento. Il Parlamento, in fase di prima lettura, ha introdotto degli emendamenti atti a favorire un migliore bilanciamento della proposta, introducendo ulteriori elementi di tutela del consumatore. Su questo versante, infatti, il Parlamento aveva proposto l'estensione della base giuridica, inserendo, tra l'altro, l'articolo 153 del Trattato, la possibilità per gli Stati membri di mantenere disposizioni nazionali più rigorose per cinque anni dall'entrata in vigore della Direttiva. Inoltre, il Parlamento aveva previsto l'obbligo della Commissione di riferire al Parlamento stesso sull'applicazione della direttiva ogni cinque anni e proporre, eventualmente, l'adeguamento dell'allegato. Gli emendamenti di maggiore rilevanza, adottati dal Parlamento in prima lettura, comprendevano poi tutta una serie di questioni, volte in particolare all'inserimento della definizione di consumatore vulnerabile e di codici di condotta, una partecipazione dei consumatori e la stesura di questi codici ed altri emendamenti. La posizione comune del Consiglio, che ci è pervenuta, è stata, ovviamente, esaminata dalla Commissione e abbiamo ritenuto, in via preliminare, di fondarci soltanto sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo in prima lettura, soprattutto per evitare di riaprire la discussione su punti già esperiti nel corso delle precedenti discussioni per non allungare i tempi. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto principio del paese d'origine, che è stato escluso dalla proposta, abbiamo considerato che non sia più necessario chiederne l'inclusione dato il livello di armonizzazione di tutela raggiunto per i consumatori. E' importante rilevare che la posizione comune ha incorporato gran parte degli emendamenti del Parlamento, in particolare la nozione di consumatore vulnerabile, la partecipazione delle associazioni dei consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento. Il Consiglio ha inoltre accolto la proposta del Parlamento di una deroga che viene portata da cinque a sei anni per l'applicazione delle legislazioni. Abbiamo giudicato soddisfacente il compromesso raggiunto dalla posizione comune, riscontrando peraltro la necessità di reintrodurre alcuni emendamenti, presentati in prima lettura, volti a rafforzare sensibilmente la tutela dei consumatori. In particolare abbiamo inteso riproporre disposizioni di tutela nei seguenti campi: limitazione alle garanzie post-vendita, diritto di sostituzione, prodotti simili a quelli di un altro produttore e diretti a fuorviare il consumatore, in più la pubblicità rivolta ai minori. In particolare riguardo a questo ultimo punto, non si vieta la pubblicità ma si rafforza il divieto di pratiche commerciali che potrebbero mettere i bambini troppo sotto pressione. Dopo la presentazione di emendamenti, anche numerosi, al progetto di relazione, si è arrivati ad un'opera di sintesi che ha condensato i più significativi, tutelando le prerogative del Parlamento ma considerando anche la posizione comune del Consiglio. In particolare sono stati accolti all'unanimità dalla commissione per il mercato interno degli emendamenti riguardanti la considerazione di fattori sociali, culturali e linguistici nella definizione del consumatore medio in sede giudiziaria; il divieto per un professionista di asserire che un prodotto sia stato approvato da un organismo pubblico o privato quando non lo sia; il divieto di promuovere la vendita agendo sotto le vesti di semplice consumatore o venditore non professionista; infine, è stata considerata pratica sleale dare la falsa impressione di una vincita ottenuta dal consumatore, mentre il premio non esiste o subordinato al pagamento di alcune spese. In conclusione ritengo che, con le lievi modifiche proposte, sia utile procedere all'adozione di questa direttiva che rappresenterà, sia per i consumatori che i professionisti dell'Unione europea, un avanzamento nella certezza del quadro legislativo e nella tutela dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione."@sk18
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di direttiva sulle pratiche commerciali sleali è stata approvata dal Parlamento in prima lettura il 20 aprile 2004. La direttiva prevede un divieto generale di pratiche commerciali sleali e una lista indicativa e non esaustiva di esempi generali e specifici di pratiche commerciali sleali. Questa direttiva ha come scopo principale quello di arrivare a un'elevata protezione dei consumatori, come il Commissario ha ricordato, e a un buon funzionamento del mercato interno, in maniera tale da favorire le transazioni commerciali e, di conseguenza, la crescita economica. Vorrei dare, e mi scuso, un'ultima avvertenza tecnica: essendo sorte alcune questioni nella revisione della traduzione, il testo da considerare è quello licenziato dalla commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO). Ringrazio ancora la prima relatrice Fiorella Ghilardotti, la Commissione, il Consiglio e i colleghi della commissione IMCO per la proficua collaborazione che ci ha consentito, com'è già stato ricordato, l'adozione all'unanimità. L'impianto originario della direttiva si basava, da un lato, su un'armonizzazione sufficientemente alta della tutela dei consumatori e dall'altro, sull'applicazione del principio di paese di origine e del mutuo riconoscimento. Il Parlamento, in fase di prima lettura, ha introdotto degli emendamenti atti a favorire un migliore bilanciamento della proposta, introducendo ulteriori elementi di tutela del consumatore. Su questo versante, infatti, il Parlamento aveva proposto l'estensione della base giuridica, inserendo, tra l'altro, l'articolo 153 del Trattato, la possibilità per gli Stati membri di mantenere disposizioni nazionali più rigorose per cinque anni dall'entrata in vigore della Direttiva. Inoltre, il Parlamento aveva previsto l'obbligo della Commissione di riferire al Parlamento stesso sull'applicazione della direttiva ogni cinque anni e proporre, eventualmente, l'adeguamento dell'allegato. Gli emendamenti di maggiore rilevanza, adottati dal Parlamento in prima lettura, comprendevano poi tutta una serie di questioni, volte in particolare all'inserimento della definizione di consumatore vulnerabile e di codici di condotta, una partecipazione dei consumatori e la stesura di questi codici ed altri emendamenti. La posizione comune del Consiglio, che ci è pervenuta, è stata, ovviamente, esaminata dalla Commissione e abbiamo ritenuto, in via preliminare, di fondarci soltanto sugli emendamenti presentati dal Parlamento europeo in prima lettura, soprattutto per evitare di riaprire la discussione su punti già esperiti nel corso delle precedenti discussioni per non allungare i tempi. Per quanto riguarda in particolare il cosiddetto principio del paese d'origine, che è stato escluso dalla proposta, abbiamo considerato che non sia più necessario chiederne l'inclusione dato il livello di armonizzazione di tutela raggiunto per i consumatori. E' importante rilevare che la posizione comune ha incorporato gran parte degli emendamenti del Parlamento, in particolare la nozione di consumatore vulnerabile, la partecipazione delle associazioni dei consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche aggressive della definizione di indebito condizionamento. Il Consiglio ha inoltre accolto la proposta del Parlamento di una deroga che viene portata da cinque a sei anni per l'applicazione delle legislazioni. Abbiamo giudicato soddisfacente il compromesso raggiunto dalla posizione comune, riscontrando peraltro la necessità di reintrodurre alcuni emendamenti, presentati in prima lettura, volti a rafforzare sensibilmente la tutela dei consumatori. In particolare abbiamo inteso riproporre disposizioni di tutela nei seguenti campi: limitazione alle garanzie post-vendita, diritto di sostituzione, prodotti simili a quelli di un altro produttore e diretti a fuorviare il consumatore, in più la pubblicità rivolta ai minori. In particolare riguardo a questo ultimo punto, non si vieta la pubblicità ma si rafforza il divieto di pratiche commerciali che potrebbero mettere i bambini troppo sotto pressione. Dopo la presentazione di emendamenti, anche numerosi, al progetto di relazione, si è arrivati ad un'opera di sintesi che ha condensato i più significativi, tutelando le prerogative del Parlamento ma considerando anche la posizione comune del Consiglio. In particolare sono stati accolti all'unanimità dalla commissione per il mercato interno degli emendamenti riguardanti la considerazione di fattori sociali, culturali e linguistici nella definizione del consumatore medio in sede giudiziaria; il divieto per un professionista di asserire che un prodotto sia stato approvato da un organismo pubblico o privato quando non lo sia; il divieto di promuovere la vendita agendo sotto le vesti di semplice consumatore o venditore non professionista; infine, è stata considerata pratica sleale dare la falsa impressione di una vincita ottenuta dal consumatore, mentre il premio non esiste o subordinato al pagamento di alcune spese. In conclusione ritengo che, con le lievi modifiche proposte, sia utile procedere all'adozione di questa direttiva che rappresenterà, sia per i consumatori che i professionisti dell'Unione europea, un avanzamento nella certezza del quadro legislativo e nella tutela dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione."@sl19
"Herr talman, mina damer och herrar! Förslaget till direktiv om otillbörliga affärsmetoder godkändes av parlamentet vid första behandlingen den 20 april 2004. Direktivet innehåller ett förslag till ett generellt förbud mot otillbörliga affärsmetoder, och i dess bilaga finns en vägledande men inte uttömmande förteckning över allmänna och sektorsspecifika exempel på otillbörliga affärsmetoder. Liksom kommissionsledamoten påpekade är huvudsyftet med direktivet att uppnå en hög konsumentskyddsnivå tillsammans med en välfungerande inre marknad så att handeln och därmed den ekonomiska tillväxten gynnas. Jag vill bara säga ett sista varningens ord om en teknisk fråga som jag ber om ursäkt för. Eftersom ett antal saker har framkommit under granskningen av översättningarna så är det den text som utskottet för den inre marknaden och konsumentskydd (IMCO) har godkänt som skall anses vara den riktiga. Jag vill också tacka den första föredraganden Fiorella Ghilardotti, kommissionen, rådet och mina kolleger i IMCO-utskottet för ett fruktbart samarbete, något som, liksom redan har nämnts, ledde till att texten kunde antas enhälligt. Det ursprungliga direktivförslaget byggde dels på en tillräcklig harmonisering av konsumentskyddet, dels på tillämpningen av principerna om ursprungsland och ömsesidigt erkännande. Under första behandlingen förde parlamentet in ändringsförslag som syftade till att skapa en bättre balans i förslaget genom att lägga till ytterligare bestämmelser om konsumentskydd. I detta sammanhang föreslog parlamentet att den rättsliga grunden skulle utvidgas, delvis genom att hänvisa till fördragets artikel 153. Därigenom fick medlemsstaterna möjlighet att under en period av fem år efter att direktivet trätt i kraft behålla strängare nationella bestämmelser. Parlamentet gjorde också ett tillägg om att kommissionen skall vara skyldig att rapportera till parlamentet om tillämpningen av direktivet vart femte år och att vid behov föreslå uppdateringar av bilagan. De viktigaste ändringsförslagen som parlamentet antog under den första behandlingen omfattade många olika punkter, särskilt införandet av en definition av sårbara konsumenter och uppförandekoder, konsumenternas deltagande i utformningen av uppförandekoder samt andra ändringsförslag. Den gemensamma ståndpunkten som rådet skickade till oss granskades naturligtvis av utskottet, och vi beslutade att i första hand endast utgå från parlamentets ändringsförslag från den första behandlingen, framför allt för att undvika att återuppta debatten om punkter som vi redan klarat av i tidigare diskussioner, något som skulle ha dragit ut på tiden. När det gäller ursprungslandsprincipen som togs bort i förslaget anser vi att den inte längre måste tas med, eftersom man nu har uppnått en harmoniserad konsumentskyddsnivå. Det är viktigt att poängtera att man i den gemensamma ståndpunkten har tagit med många av parlamentets ändringsförslag, särskilt dem som rör definitionen av sårbara konsumenter, att konsumentorganisationerna skall delta i arbetet med att utforma uppförandekoderna och förslaget om att man skall ta med en definition av otillbörlig påverkan på listan över aggressiva affärsmetoder. Rådet har även accepterat parlamentets förslag om ett undantag, förlängt från fem till sex år, för tillämpningen av lagstiftningen. Vi anser att den gemensamma ståndpunkten utgör en tillfredsställande kompromiss samtidigt som vi också är medvetna om att en del av ändringsförslagen från den första behandlingen som syftade till att påtagligt öka konsumentskyddet behöver återinföras. Vår avsikt var framför allt att på nytt lägga fram förslag till konsumentskyddsbestämmelser som rör följande: kraftiga begränsningar av kundservicen efter försäljning, bytes- och ersättningsrätt, produkter som liknar en annan tillverkares produkter utformade med syfte att vilseleda konsumenten och dessutom reklam som riktar sig till barn. När det gäller den sista punkten är syftet inte att förbjuda reklam utan att skärpa förbudet mot affärsmetoder som kan sätta barn under alltför stor press. Efter det att ett stort antal ändringsförslag till förslaget till betänkande hade lagts fram kom vi fram till en kompromisstext där de viktigaste fanns med och där vi hävdade parlamentets rättigheter samtidigt som vi beaktade rådets gemensamma ståndpunkt. Utskottet för den inre marknaden och konsumentskydd godkände enhälligt ändringsförslag på följande punkter: att hänsyn skall tas till sociala, kulturella och språkliga faktorer när man definierar genomsnittskonsumenten för rättsliga syften, förbud mot att en näringsidkare påstår att en produkt har godkänts av ett offentligt eller privat organ när så inte är fallet, förbud mot marknadsföring genom att uppträda som konsument eller privat säljare, och slutligen anses det vara otillbörliga metoder att skapa det felaktiga intrycket att konsumenten har vunnit något när de inte finns något pris eller när priset är beroende av att konsumenten betalar pengar. Sammanfattningsvis anser jag att direktivet är värt att anta med dessa föreslagna smärre ändringar eftersom det kommer att innebära ett steg framåt både för konsumenter och för näringsidkare i EU när det gäller att skapa rättssäkerhet och att skydda de rättigheter som finns inskrivna i EU:s stadga om grundläggande rättigheter."@sv21
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