Local view for "http://purl.org/linkedpolitics/eu/plenary/2004-09-15-Speech-3-139"

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"en.20040915.6.3-139"6
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Almunia, ogni giorno nei nostri dibattiti diciamo che, per essere competitiva nell’economia mondiale, l’Europa ha bisogno di più crescita economica, di più infrastrutture materiali e di materiali e di più riforme. Ogni giorno diciamo che dobbiamo attuare l’Agenda di Lisbona, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’attuale Patto di stabilità e di crescita, così come è strutturato, non è in grado di dare risposte né alla crescita, né al infrastrutturale, né alla domanda di riforme. E’ solo un cattivo surrogato di una politica economica e di crescita comune che non c’è. E’ stato voluto dai paesi forti perché non si fidavano dei paesi deboli, ma alla fine i paesi forti sono stati i primi a non rispettarlo. C’è dunque qualcosa che non va e dobbiamo prenderne onestamente atto. Com’è noto, i tre obiettivi strategici della crescita, delle infrastrutture e delle riforme possono essere sintetizzati per i con una formula che la teoria economica chiama la quale consente di finanziare in deficit le spese per investimenti a valenza intergenerazionale ed esige, nel contempo, di finanziare la spesa corrente senza generare deficit di bilancio. Finora, le burocrazie e i governi europei hanno detto di no all’introduzione della per paura di comportamenti opportunistici da parte degli Stati. Si tratta di timori corretti, ma con i timori non si fa l’Europa. Onde evitare l’opportunismo nazionale nella possibile applicazione della è importante che vi siano chiari obiettivi europei e chiare regole europee, nonché finanziamenti altrettanto chiari con verifiche della loro congruità e verifiche dei risultati ottenuti, senza lasciare alcuno spazio per trucchi contabili o prepotenze, già troppe volte sperimentati in un passato recente anche dai cosiddetti paesi rigoristi. Perché non provare con la ? Se nella riforma del Patto non ci sarà la ha ragione la BCE, la quale sostiene che sia meglio lasciar perdere e lasciare il Patto così com’è, stupido ed aggirabile da parte dei più forti ma anche inutile se non dannoso, visto che servono a poco le timide correzioni interpretative, variamente sponsorizzate, sulla flessibilità del deficit di medio periodo come pure sulla sostenibilità del debito. Commissario Almunia, le auguro buon lavoro e la esorto a usare tutto il coraggio necessario in un momento così difficile per la costruzione della nostra Europa. Non ascolti le troppe sirene interessate e travestite che rischiano di far naufragare definitivamente non solo la credibilità del Patto ma, assieme ad esso, anche la credibilità dell’intera Europa."@it12
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"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Almunia, ogni giorno nei nostri dibattiti diciamo che, per essere competitiva nell'economia mondiale, l'Europa ha bisogno di più crescita economica, di più infrastrutture materiali e di materiali e di più riforme. Ogni giorno diciamo che dobbiamo attuare l'Agenda di Lisbona, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L'attuale Patto di stabilità e di crescita, così come è strutturato, non è in grado di dare risposte né alla crescita, né al infrastrutturale, né alla domanda di riforme. E' solo un cattivo surrogato di una politica economica e di crescita comune che non c'è. E' stato voluto dai paesi forti perché non si fidavano dei paesi deboli, ma alla fine i paesi forti sono stati i primi a non rispettarlo. C'è dunque qualcosa che non va e dobbiamo prenderne onestamente atto. Com'è noto, i tre obiettivi strategici della crescita, delle infrastrutture e delle riforme possono essere sintetizzati per i con una formula che la teoria economica chiama la quale consente di finanziare in deficit le spese per investimenti a valenza intergenerazionale ed esige, nel contempo, di finanziare la spesa corrente senza generare deficit di bilancio. Finora, le burocrazie e i governi europei hanno detto di no all'introduzione della per paura di comportamenti opportunistici da parte degli Stati. Si tratta di timori corretti, ma con i timori non si fa l'Europa. Onde evitare l'opportunismo nazionale nella possibile applicazione della è importante che vi siano chiari obiettivi europei e chiare regole europee, nonché finanziamenti altrettanto chiari con verifiche della loro congruità e verifiche dei risultati ottenuti, senza lasciare alcuno spazio per trucchi contabili o prepotenze, già troppe volte sperimentati in un passato recente anche dai cosiddetti paesi rigoristi. Perché non provare con la ? Se nella riforma del Patto non ci sarà la ha ragione la BCE, la quale sostiene che sia meglio lasciar perdere e lasciare il Patto così com'è, stupido ed aggirabile da parte dei più forti ma anche inutile se non dannoso, visto che servono a poco le timide correzioni interpretative, variamente sponsorizzate, sulla flessibilità del deficit di medio periodo come pure sulla sostenibilità del debito. Commissario Almunia, le auguro buon lavoro e la esorto a usare tutto il coraggio necessario in un momento così difficile per la costruzione della nostra Europa. Non ascolti le troppe sirene interessate e travestite che rischiano di far naufragare definitivamente non solo la credibilità del Patto ma, assieme ad esso, anche la credibilità dell'intera Europa."@cs1
"Hr. formand, kære kolleger, kommissær Almunia, vi siger hver dag i vores forhandlinger, at hvis vi skal være konkurrencedygtige i verdensøkonomien, har Europa brug for mere økonomisk vækst, mere konkret og materiel infrastruktur og flere reformer. Hver dag siger vi, at vi skal gennemføre Lissabon-dagsordenen, men resultaterne er tydelige for enhver. I sin nuværende form er stabilitets- og vækstpagten ikke i stand til at løse hverken vækstproblemet, manglen på infrastruktur eller behovet for reformer. Den er kun en dårlig erstatning for en ikkeeksisterende fælles økonomisk politik. Det var de stærke lande, som ville have den, fordi de ikke havde tillid til de svage lande, men det var faktisk de stærke lande, som var de første til ikke at kunne overholde den. Det er således noget galt, og det bliver vi nødt til at se i øjnene. De politiske beslutningstagere sammenfatter som bekendt de tre strategiske målsætninger for vækst, infrastruktur og reformer til en formel, der i den økonomiske teori kaldes den gyldne regel, som gør det muligt at underskudsfinansiere udgifterne til investeringer, der løber over flere generationer, og som samtidig kræver, at de løbende udgifter finansieres uden budgetunderskud. Hidtil har de europæiske forvaltninger og regeringer sagt nej til indførelsen af den gyldne regel af frygt for, at medlemsstaterne ville benytte sig af det. Denne frygt er berettiget, men man kan ikke bygge Europa på frygt. For at undgå national opportunisme ved en eventuel anvendelse af den gyldne regel, er det vigtigt, at der er nogle klare europæiske målsætninger og regler, og at der sker en lige så klar finansiering med forudgående kontroller af, om disse investeringer er passende samt efterfølgende kontroller af de opnåede resultater, uden at der bliver nogen mulighed for at pynte på regnskabet eller udvise arrogant opførsel, sådan som det alt for ofte har været tilfældet tidligere, også fra de såkaldte rigoristiske landes side. Hvorfor ikke prøve med den gyldne regel? Hvis den gyldne regel ikke bliver medtaget i reformen af pagten, har ECB ret i, at det er bedre at opgive det og lade pagten blive, som den er, nemlig dum, "a la carte"-agtig og mulig at omgå for de stærkeste lande, men også nyttesløs eller sågar skadelig, eftersom det ikke nytter særlig meget med de forsigtige fortolkningskorrektioner, som man går ind for fra forskellige sider, når det gælder underskuddets fleksibilitet på mellemlang sigt, eller når det gælder gældens bæredygtighed. Kommissær Almunia, jeg ønsker Dem god arbejdslyst, og jeg opfordrer Dem til at bruge hele Deres nødvendige mod på et så vanskeligt tidspunkt af Europas opbygning. Lyt ikke til sangen fra de alt for mange selviske forklædte havfruer, som risikerer at få ikke blot pagtens, men hele Europas troværdighed til at lide skibbrud."@da2
"Herr Präsident, Herr Kommissar Almunia, meine Damen und Herren! Ständig sagen wir in unseren Diskussionen, dass Europa, um in der Weltwirtschaft mithalten zu können, mehr Wirtschaftswachstum, mehr materielle Infrastrukturen und mehr Reformen braucht. Ständig reden wir von der notwendigen Umsetzung der Agenda von Lissabon, doch die Ergebnisse haben wir alle vor Augen. Der Stabilitäts- und Wachstumspakt in seiner gegenwärtigen Gestalt ist nicht imstande, Antworten im Hinblick auf Wachstum, mangelhafte Infrastrukturen oder den Reformbedarf zu geben. Er ist lediglich ein schlechter Ersatz für eine nicht existierende gemeinsame Wirtschafts- und Wachstumspolitik. Die starken Länder wollten den Pakt, weil sie den schwachen Ländern misstrauten, doch am Ende waren die starken Länder die ersten, die ihn nicht eingehalten haben. Wir müssen demzufolge ehrlich zur Kenntnis nehmen, dass etwas nicht funktioniert. Bekanntlich können die drei strategischen Ziele betreffend Wachstum, Infrastruktur und Reformen für die politischen Entscheidungsträger mit einer Formel zusammengefasst werden, die in der Wirtschaftstheorie als „goldene Regel“ bezeichnet wird und wonach die Kreditaufnahme zur Finanzierung von generationsübergreifenden Investitionen gestattet ist und gleichzeitig gefordert wird, die laufenden Ausgaben zu decken und dabei die Entstehung eines Haushaltsdefizits zu vermeiden. Bisher haben die europäischen Verwaltungsapparate und Regierungen die Einführung der „goldenen Regel“ aus Angst vor opportunistischen Vorgehensweisen der Staaten abgelehnt. Diese Bedenken sind berechtigt, doch mit Bedenken gestaltet man kein Europa. Um ein opportunistisches Herangehen der Länder an die etwaige Anwendung der „goldenen Regel“ zu vermeiden, müssen klare europäische Ziele und klare europäische Regeln festgelegt werden, aber ebenso klare Finanzierungen, die im Vorfeld auf ihre Angemessenheit und im Nachhinein auf die erreichten Ergebnisse hin geprüft werden, ohne Raum für Rechnungsbetrug oder Rechthaberei zu lassen, wie wir sie in jüngster Vergangenheit schon zu viele Male auch vonseiten der so genannten strengen Länder erlebt haben. Warum sollen wir es nicht mit der „goldenen Regel“ probieren? Wenn die Reform des Paktes nicht die Einführung der „goldenen Regel“ beinhaltet, dann hat die EZB Recht mit ihrer Behauptung, es sei besser, das Handtuch zu werfen und den Pakt zu belassen, wie er ist, unsinnig und nach Belieben umgehbar von den Stärkeren, aber auch nutzlos, wenn nicht gar gefährlich, denn die von verschiedenen Seiten unternommenen zaghaften Auslegungskorrekturen bezüglich der Flexibilität des mittelfristigen Defizits und der Finanzierbarkeit der Schulden helfen nur wenig. Herr Almunia, ich wünsche Ihnen viel Erfolg für Ihre Arbeit und bitte Sie inständig, all den Mut, der in einer für die Gestaltung unseres Europas so schwierigen Zeit erforderlich ist, zusammenzunehmen. Hören sie nicht auf die Sirenentöne derer, die nur ihre eigenen Interessen verfolgen und die Gefahr heraufbeschwören, dass nicht nur die Glaubwürdigkeit des Paktes an sich, sondern auch die Glaubwürdigkeit ganz Europas endgültig Schiffbruch erleidet."@de9
"Κύριε Πρόεδρε, κυρίες και κύριοι συνάδελφοι, Επίτροπε Almunia, καθημερινά στις συζητήσεις μας λέμε ότι, για να είναι η Ευρώπη ανταγωνιστική στην παγκόσμια οικονομία, έχει ανάγκη από μεγαλύτερη οικονομική ανάπτυξη, από περισσότερες υλικές υποδομές, υλικά και μεταρρυθμίσεις. Καθημερινά λέμε ότι θα πρέπει να εφαρμόσουμε το πρόγραμμα δράσης της Λισαβόνας, αλλά τα αποτελέσματα είναι σε όλους γνωστά. Όπως είναι διαρθρωμένο σήμερα το Σύμφωνο Σταθερότητας και Ανάπτυξης, δεν είναι σε θέση να ανταποκριθεί ούτε στη χαμηλή ανάπτυξη, ούτε στο χάσμα των υποδομών, ούτε στην ανάγκη μεταρρυθμίσεων. Είναι μόνον ένα κακό υποκατάστατο μιας κοινής οικονομικής πολιτικής και πολιτικής ανάπτυξης που δεν υπάρχει. Επεβλήθη από τις ισχυρές χώρες γιατί δεν είχαν εμπιστοσύνη στις ασθενέστερες χώρες, αλλά τελικά οι πρώτες που το παραβίασαν ήταν αυτές. Κάτι λοιπόν δεν πάει καλά και θα πρέπει με ειλικρίνεια να το παραδεχθούμε. Ως γνωστόν, για τους υπεύθυνους χάραξης της πολιτικής, οι τρεις στρατηγικοί στόχοι της ανάπτυξης, των υποδομών και των μεταρρυθμίσεων μπορούν να συνοψισθούν σε μία διατύπωση που η οικονομική θεωρία ονομάζει χρυσό κανόνα, ο οποίος επιτρέπει τη χρηματοδότηση με έλλειμμα των δαπανών για επενδύσεις διαχρονικού χαρακτήρα και, παράλληλα, απαιτεί τη χρηματοδότηση των τρεχουσών δαπανών χωρίς να δημιουργείται έλλειμμα στον προϋπολογισμό. Έως τώρα, η ευρωπαϊκή γραφειοκρατία και οι κυβερνήσεις έλεγαν όχι στη θέσπιση του χρυσού κανόνα φοβούμενες την καιροσκοπική συμπεριφορά των κρατών μελών. Πρόκειται για αιτιολογημένους φόβους, αλλά με τον φόβο δεν οικοδομείται η Ευρώπη. Για να αποφευχθεί ο εθνικός καιροσκοπισμός στην πιθανή εφαρμογή του χρυσού κανόνα, είναι σημαντικό να υπάρχουν σαφείς ευρωπαϊκοί στόχοι και κανόνες, καθώς και εξίσου σαφείς χρηματοδοτήσεις με ελέγχους της καταλληλότητας εκ των προτέρων και των αποτελεσμάτων που επιτεύχθηκαν εκ των υστέρων, χωρίς περιθώρια για λογιστικά τεχνάσματα ή αλαζονικές συμπεριφορές που γνωρίσαμε πολλές φορές στο παρελθόν, ακόμη και από τις επονομαζόμενες άτεγκτες στον οικονομικό τομέα χώρες. Γιατί να μην δοκιμάσουμε τον χρυσό κανόνα; Έχει δίκιο η ΕΚΤ, η οποία υποστηρίζει ότι, αν δεν συμπεριληφθεί ο χρυσός κανόνας στη μεταρρύθμιση του Συμφώνου, θα ήταν καλύτερα να εγκαταλείψουμε την προσπάθεια και να αφήσουμε το Σύμφωνο ως έχει, ανόητο και γεμάτο παραθυράκια για τους πιο ισχυρούς, με εφαρμογή κατά περίπτωση, άχρηστο αν όχι επιζήμιο, καθώς ελάχιστα χρησιμεύουν οι δειλές ερμηνευτικές διορθώσεις που υποστηρίζονται από πολλές πλευρές σχετικά με την ευελιξία του μεσοπρόθεσμου ελλείμματος καθώς και τη βιωσιμότητα του χρέους. Επίτροπε Almunia, σας εύχομαι καλή επιτυχία στο έργο σας και σας παρακαλώ να επιδείξετε όλη την αναγκαία τόλμη σε μια τόσο δύσκολη στιγμή για την οικοδόμηση της Ευρώπης μας. Κλείστε τα αυτιά σας στις πολλές ιδιοτελείς και μεταμφιεσμένες σειρήνες εάν δεν θέλετε να ναυαγήσει οριστικά η αξιοπιστία όχι μόνο του Συμφώνου, αλλά και ολόκληρης της Ευρώπης."@el10
"Mr President, Commissioner Almunia, ladies and gentlemen, every day in our debates we say that for Europe to be competitive in the world economy it needs more economic growth, more concrete and materials-based infrastructure, and more reforms. Every day we say we must implement the Lisbon Agenda, but the results are there for all to see. The current Stability and Growth Pact, as structured, cannot provide a solution either for growth, or for the infrastructure gap or for the call for reforms. It is just a poor surrogate for a common economic and growth policy which does not exist. It was wanted by the strong countries because they did not trust the weak ones, but in the end it was the strong countries who were the first not to abide by it. Something, therefore, is not working, and we have to be honest and admit it. As we all know, the three strategic objectives of growth, infrastructure and reforms can be synthesised by policy makers in a formula that economic theory calls the golden rule, which allows for intergenerational investment spending to be financed through deficit and at the same time requires current spending to be financed without generating a budget deficit. Until now, European bureaucracies and governments have said no to the introduction of the golden rule for fear of opportunistic behaviour by the Member States. Such fears are correct, but Europe cannot be built on fears. To prevent national opportunism if the golden rule is implemented, it is important that there should be clear European objectives and clear European rules, as well as equally clear financing with checks on its appropriateness and checks on the outcome, without leaving any room for accountancy tricks or bullying tactics, which have been used all too often in the recent past, even by countries considered to be hard-liners. Why not try out the golden rule? If the golden rule is not included in the Pact reforms, the ECB will be right in saying that it is better to give up and leave the Pact as it is, stupid and open to being bypassed at will by the strong, but also useless if not damaging, given that the timid interpretative corrections, sponsored by various parties, regarding the flexibility of medium-term deficits as well as the sustainability of debts are of little use. Mr Almunia, I wish you all the best in your work and urge you to be as courageous as necessary at such a difficult time for the integration of this Europe of ours. Do not listen to the hordes of self-interested sirens in disguise that are likely to permanently sink not only the credibility of the Pact but along with it the credibility of Europe as a whole."@en4
"Señor Presidente, Comisario Almunia, Señorías, todos los días en nuestros debates decimos que para que Europa sea competitiva en la economía mundial precisa más crecimiento económico, más infraestructura concreta y material y más reformas. Todos los días decimos que hemos de aplicar la Agenda de Lisboa, pero todos podemos ver los resultados. El actual Pacto de Estabilidad y Crecimiento, tal y como está estructurado, no puede proporcionar una solución para el crecimiento o para la falta de infraestructura o para la reclamación de reformas. Es un sucedáneo pobre de una política económica y de crecimiento común que no existe. Lo querían los países fuertes porque no se fiaban de los débiles, pero al final han sido los países fuertes los primeros en incumplirlo. Por tanto, hay algo que no funciona, y hemos de ser honrados y admitirlo. Como todos sabemos, los responsables políticos pueden sintetizar los tres objetivos estratégicos de crecimiento, infraestructura y reformas en una fórmula que la teoría económica designa como regla de oro, que permite financiar el gasto en inversiones intergeneracionales a través del déficit y que, al mismo, tiempo, exige financiar el gasto actual sin generar déficit presupuestario. Hasta ahora las burocracias y los gobiernos europeos han dicho que no a la introducción de la regla de oro por miedo al comportamiento oportunista de los Estados miembros. Estos miedos son correctos, pero Europa no puede basarse en los miedos. A fin de impedir el oportunismo nacional, si se aplica la regla de oro es importante que los objetivos europeos y las reglas europeas estén claros, igual de claros que la financiación con cheques sobre la base de su idoneidad y cheques según el resultado, sin dejar espacio para trucos de contabilidad o tácticas de acoso, que últimamente se han utilizado demasiado a menudo, incluso por parte de países considerados de la línea dura. ¿Por qué no probar la regla de oro? Si no se incluye la regla de oro en las reformas del Pacto, el BCE tendrá razón cuando dice que es mejor rendirse y dejar el Pacto tal y como es, estúpido y abierto a que los fuertes lo esquiven cuando quieran, pero también inútil, si no dañino, dado que las tímidas correcciones interpretativas, patrocinadas por varios partidos, en relación con la flexibilidad de los déficit a medio plazo, así como la sostenibilidad de las deudas son poco útiles. Señor Almunia, le deseo lo mejor en su trabajo y le exhorto a que actúe con toda la valentía necesaria en estos tiempos difíciles para la integración de esta Europa nuestra. No escuche a las hordas de las sirenas disfrazadas que se mueven por intereses personales que probablemente no pararán hasta hundir no solo la credibilidad del Pacto, sino también la credibilidad del conjunto de Europa."@es20
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Almunia, ogni giorno nei nostri dibattiti diciamo che, per essere competitiva nell'economia mondiale, l'Europa ha bisogno di più crescita economica, di più infrastrutture materiali e di materiali e di più riforme. Ogni giorno diciamo che dobbiamo attuare l'Agenda di Lisbona, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L'attuale Patto di stabilità e di crescita, così come è strutturato, non è in grado di dare risposte né alla crescita, né al infrastrutturale, né alla domanda di riforme. E' solo un cattivo surrogato di una politica economica e di crescita comune che non c'è. E' stato voluto dai paesi forti perché non si fidavano dei paesi deboli, ma alla fine i paesi forti sono stati i primi a non rispettarlo. C'è dunque qualcosa che non va e dobbiamo prenderne onestamente atto. Com'è noto, i tre obiettivi strategici della crescita, delle infrastrutture e delle riforme possono essere sintetizzati per i con una formula che la teoria economica chiama la quale consente di finanziare in deficit le spese per investimenti a valenza intergenerazionale ed esige, nel contempo, di finanziare la spesa corrente senza generare deficit di bilancio. Finora, le burocrazie e i governi europei hanno detto di no all'introduzione della per paura di comportamenti opportunistici da parte degli Stati. Si tratta di timori corretti, ma con i timori non si fa l'Europa. Onde evitare l'opportunismo nazionale nella possibile applicazione della è importante che vi siano chiari obiettivi europei e chiare regole europee, nonché finanziamenti altrettanto chiari con verifiche della loro congruità e verifiche dei risultati ottenuti, senza lasciare alcuno spazio per trucchi contabili o prepotenze, già troppe volte sperimentati in un passato recente anche dai cosiddetti paesi rigoristi. Perché non provare con la ? Se nella riforma del Patto non ci sarà la ha ragione la BCE, la quale sostiene che sia meglio lasciar perdere e lasciare il Patto così com'è, stupido ed aggirabile da parte dei più forti ma anche inutile se non dannoso, visto che servono a poco le timide correzioni interpretative, variamente sponsorizzate, sulla flessibilità del deficit di medio periodo come pure sulla sostenibilità del debito. Commissario Almunia, le auguro buon lavoro e la esorto a usare tutto il coraggio necessario in un momento così difficile per la costruzione della nostra Europa. Non ascolti le troppe sirene interessate e travestite che rischiano di far naufragare definitivamente non solo la credibilità del Patto ma, assieme ad esso, anche la credibilità dell'intera Europa."@et5
"Arvoisa puhemies, arvoisa komission jäsen Almunia, hyvät kollegat, jokapäiväisissä keskusteluissamme toteamme, että voidakseen kilpailla menestyksekkäästi maailmantaloudessa Euroopan on parannettava talouskasvuaan ja konkreettista ja aineellista infrastruktuuriaan sekä tehtävä enemmän uudistuksia. Joka päivä toteamme, että meidän on pantava täytäntöön Lissabonin toimintaohjelma, mutta tulokset ovat kaikkien nähtävillä. Nykyinen vakaus- ja kasvusopimus ei voi rakenteensa vuoksi tarjota ratkaisua kasvuun, infrastruktuurin puutteisiin tai uudistusvaatimuksiin. Se on vain huono korvike yhteiselle talous- ja kasvupolitiikalle, jota ei ole. Vahvat valtiot halusivat sopimuksen, koska ne eivät luottaneet heikkoihin, mutta loppujen lopuksi suuret valtiot laiminlöivät ensimmäisinä sen noudattamisen. Jokin tässä ei siis toimi, ja meidän on oltava rehellisiä ja myönnettävä se. Kuten tiedämme, päättäjät voivat tiivistää kasvua, infrastruktuuria ja uudistuksia koskevat kolme strategista tavoitetta kaavaksi, jota talousteoriassa kutsutaan kultaiseksi säännöksi. Sen mukaan sukupolvien välisiä investointimenoja voidaan rahoittaa alijäämällä ja samalla edellyttää nykyisten menojen rahoittamista niin, ettei synny julkisen talouden alijämää. Tähän saakka eurooppalainen virkakoneisto ja eurooppalaiset hallitukset ovat torjuneet kultaisen säännön käyttöönoton, koska ne pelkäävät jäsenvaltioiden käyttävän vallitsevaa tilannetta hyväkseen. Tällaiset pelot ovat oikeutettuja, mutta Eurooppaa ei voida rakentaa pelolle. Jotta vältettäisiin kansallinen opportunismi kultaisen säännön käyttöönoton yhteydessä, tarvitaan selkeät eurooppalaiset tavoitteet ja säännöt sekä yhtä selkeä rahoitus, jonka tarkoituksenmukaisuus todetaan ennakkotarkastuksilla ja tulokset jälkitarkastuksilla, niin ettei jää mahdollisuuksia kirjanpitokikkailulle tai uhkailutaktiikalle, joita jopa tiukan linjan noudattajina pidetyt valtiot ovat lähimenneisyydessä käyttäneet aivan liian usein. Miksi emme kokeilisi kultaista sääntöä? Jos kultaista sääntöä ei oteta mukaan sopimusuudistukseen, EKP on oikeassa todetessaan, että on parempi antaa periksi ja jättää sopimus ennalleen, typeräksi ja vahvojen helpoksi kiertää halunsa mukaan. Silloin sopimus on kuitenkin myös hyödytön, ellei jopa vahingollinen, kun otetaan huomioon, että useiden puolueiden tukemat varovaiset tulkinnalliset korjaukset, jotka koskevat keskipitkän aikavälin alijäämien joustavuutta sekä velkojen kestävyyttä, ovat melko hyödyttömiä. Arvoisa komission jäsen Almunia, toivotan teille onnea työssänne ja kehotan teitä tällaisena vaikeana aikana toimimaan kyllin rohkeasti Eurooppamme yhdentymisen puolesta. Älkää kuunnelko omaa etuaan tavoittelevien valepukuisten seireenien laumoja, jotka todennäköisesti tuhoavat sekä sopimuksen uskottavuuden että sen mukana koko Euroopan uskottavuuden."@fi7
"Monsieur le Président, Monsieur le Commissaire, Mesdames et Messieurs, chaque jour, lors de nos débats, nous affirmons que, pour être compétitive dans l’économie mondiale, l’Europe a besoin de plus de croissance économique, plus d’infrastructures concrètes reposant sur des matériaux et plus de réformes. Chaque jour, nous affirmons devoir mettre en œuvre l’agenda de Lisbonne, mais nous pouvons tous en contempler les résultats. Dans sa structure actuelle, le pacte de stabilité et de croissance ne peut fournir de solution ni pour la croissance, ni pour le déficit d’infrastructures, ni pour le besoin de réformes. Il n’est que le piètre substitut d’une politique économique et de croissance commune inexistante. Il a été voulu par les pays les plus puissants qui ne faisaient pas confiance aux plus faibles mais, en définitive, les premiers à s’être montrés incapables de le respecter ont été ces pays les plus puissants. Dès lors, quelque chose ne fonctionne pas; nous devons être honnêtes et le reconnaître. Comme nous le savons tous, les trois objectifs que sont la croissance, les infrastructures et les réformes peuvent être synthétisés par les décideurs politiques dans une formule que les théories économiques appellent la règle d’or, qui permet le financement des dépenses d’investissement intergénérationnelles par le biais des déficits et exige parallèlement que les dépenses courantes soient financées sans générer de déficit budgétaire. Jusqu’à présent, les bureaucraties et les gouvernements européens ont refusé d’introduire la règle d’or par peur de comportements opportunistes de la part des États membres. De telles craintes sont fondées, mais l’Europe ne peut se construire sur des craintes. Pour empêcher l’opportunisme national en cas d’application de la règle d’or, il est important que des objectifs et des principes clairs soient énoncés au niveau européen et que des financements tout aussi clairs soient instaurés, assortis de contrôles ex ante sur leur caractère approprié et de contrôles ex post concernant leurs résultats, sans laisser de marge de manœuvre pour des tours de passe-passe comptables ou des tactiques d’intimidation, qui ont été utilisés par trop souvent récemment, même par des pays considérés comme rigoristes. Pourquoi ne pas essayer la règle d’or? Si celle-ci n’est pas incluse dans les réformes du pacte, la BCE aura raison de dire qu’il vaut mieux renoncer et laisser ce dernier en l’état: stupide et ouvert à toute infraction délibérée de la part des forts, mais également inutile, voire dommageable, dans la mesure où les timides corrections interprétatives prônées par différentes parties concernant la flexibilité des déficits à moyen terme ainsi que la durabilité des dettes sont d’une utilité pour le moins limitée. Monsieur Almunia, je vous souhaite bonne chance dans votre travail et vous appelle à faire preuve de tout le courage qu’impose une période si difficile pour l’intégration de notre Europe. N’écoutez pas les hordes de sirènes non désintéressées qui manœuvrent en douce et qui pourraient faire sombrer à jamais non seulement la crédibilité du pacte, mais aussi, avec elle, celle de l’Europe toute entière."@fr8
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Almunia, ogni giorno nei nostri dibattiti diciamo che, per essere competitiva nell'economia mondiale, l'Europa ha bisogno di più crescita economica, di più infrastrutture materiali e di materiali e di più riforme. Ogni giorno diciamo che dobbiamo attuare l'Agenda di Lisbona, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L'attuale Patto di stabilità e di crescita, così come è strutturato, non è in grado di dare risposte né alla crescita, né al infrastrutturale, né alla domanda di riforme. E' solo un cattivo surrogato di una politica economica e di crescita comune che non c'è. E' stato voluto dai paesi forti perché non si fidavano dei paesi deboli, ma alla fine i paesi forti sono stati i primi a non rispettarlo. C'è dunque qualcosa che non va e dobbiamo prenderne onestamente atto. Com'è noto, i tre obiettivi strategici della crescita, delle infrastrutture e delle riforme possono essere sintetizzati per i con una formula che la teoria economica chiama la quale consente di finanziare in deficit le spese per investimenti a valenza intergenerazionale ed esige, nel contempo, di finanziare la spesa corrente senza generare deficit di bilancio. Finora, le burocrazie e i governi europei hanno detto di no all'introduzione della per paura di comportamenti opportunistici da parte degli Stati. Si tratta di timori corretti, ma con i timori non si fa l'Europa. Onde evitare l'opportunismo nazionale nella possibile applicazione della è importante che vi siano chiari obiettivi europei e chiare regole europee, nonché finanziamenti altrettanto chiari con verifiche della loro congruità e verifiche dei risultati ottenuti, senza lasciare alcuno spazio per trucchi contabili o prepotenze, già troppe volte sperimentati in un passato recente anche dai cosiddetti paesi rigoristi. Perché non provare con la ? Se nella riforma del Patto non ci sarà la ha ragione la BCE, la quale sostiene che sia meglio lasciar perdere e lasciare il Patto così com'è, stupido ed aggirabile da parte dei più forti ma anche inutile se non dannoso, visto che servono a poco le timide correzioni interpretative, variamente sponsorizzate, sulla flessibilità del deficit di medio periodo come pure sulla sostenibilità del debito. Commissario Almunia, le auguro buon lavoro e la esorto a usare tutto il coraggio necessario in un momento così difficile per la costruzione della nostra Europa. Non ascolti le troppe sirene interessate e travestite che rischiano di far naufragare definitivamente non solo la credibilità del Patto ma, assieme ad esso, anche la credibilità dell'intera Europa."@hu11
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Almunia, ogni giorno nei nostri dibattiti diciamo che, per essere competitiva nell'economia mondiale, l'Europa ha bisogno di più crescita economica, di più infrastrutture materiali e di materiali e di più riforme. Ogni giorno diciamo che dobbiamo attuare l'Agenda di Lisbona, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L'attuale Patto di stabilità e di crescita, così come è strutturato, non è in grado di dare risposte né alla crescita, né al infrastrutturale, né alla domanda di riforme. E' solo un cattivo surrogato di una politica economica e di crescita comune che non c'è. E' stato voluto dai paesi forti perché non si fidavano dei paesi deboli, ma alla fine i paesi forti sono stati i primi a non rispettarlo. C'è dunque qualcosa che non va e dobbiamo prenderne onestamente atto. Com'è noto, i tre obiettivi strategici della crescita, delle infrastrutture e delle riforme possono essere sintetizzati per i con una formula che la teoria economica chiama la quale consente di finanziare in deficit le spese per investimenti a valenza intergenerazionale ed esige, nel contempo, di finanziare la spesa corrente senza generare deficit di bilancio. Finora, le burocrazie e i governi europei hanno detto di no all'introduzione della per paura di comportamenti opportunistici da parte degli Stati. Si tratta di timori corretti, ma con i timori non si fa l'Europa. Onde evitare l'opportunismo nazionale nella possibile applicazione della è importante che vi siano chiari obiettivi europei e chiare regole europee, nonché finanziamenti altrettanto chiari con verifiche della loro congruità e verifiche dei risultati ottenuti, senza lasciare alcuno spazio per trucchi contabili o prepotenze, già troppe volte sperimentati in un passato recente anche dai cosiddetti paesi rigoristi. Perché non provare con la ? Se nella riforma del Patto non ci sarà la ha ragione la BCE, la quale sostiene che sia meglio lasciar perdere e lasciare il Patto così com'è, stupido ed aggirabile da parte dei più forti ma anche inutile se non dannoso, visto che servono a poco le timide correzioni interpretative, variamente sponsorizzate, sulla flessibilità del deficit di medio periodo come pure sulla sostenibilità del debito. Commissario Almunia, le auguro buon lavoro e la esorto a usare tutto il coraggio necessario in un momento così difficile per la costruzione della nostra Europa. Non ascolti le troppe sirene interessate e travestite che rischiano di far naufragare definitivamente non solo la credibilità del Patto ma, assieme ad esso, anche la credibilità dell'intera Europa."@lt14
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Almunia, ogni giorno nei nostri dibattiti diciamo che, per essere competitiva nell'economia mondiale, l'Europa ha bisogno di più crescita economica, di più infrastrutture materiali e di materiali e di più riforme. Ogni giorno diciamo che dobbiamo attuare l'Agenda di Lisbona, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L'attuale Patto di stabilità e di crescita, così come è strutturato, non è in grado di dare risposte né alla crescita, né al infrastrutturale, né alla domanda di riforme. E' solo un cattivo surrogato di una politica economica e di crescita comune che non c'è. E' stato voluto dai paesi forti perché non si fidavano dei paesi deboli, ma alla fine i paesi forti sono stati i primi a non rispettarlo. C'è dunque qualcosa che non va e dobbiamo prenderne onestamente atto. Com'è noto, i tre obiettivi strategici della crescita, delle infrastrutture e delle riforme possono essere sintetizzati per i con una formula che la teoria economica chiama la quale consente di finanziare in deficit le spese per investimenti a valenza intergenerazionale ed esige, nel contempo, di finanziare la spesa corrente senza generare deficit di bilancio. Finora, le burocrazie e i governi europei hanno detto di no all'introduzione della per paura di comportamenti opportunistici da parte degli Stati. Si tratta di timori corretti, ma con i timori non si fa l'Europa. Onde evitare l'opportunismo nazionale nella possibile applicazione della è importante che vi siano chiari obiettivi europei e chiare regole europee, nonché finanziamenti altrettanto chiari con verifiche della loro congruità e verifiche dei risultati ottenuti, senza lasciare alcuno spazio per trucchi contabili o prepotenze, già troppe volte sperimentati in un passato recente anche dai cosiddetti paesi rigoristi. Perché non provare con la ? Se nella riforma del Patto non ci sarà la ha ragione la BCE, la quale sostiene che sia meglio lasciar perdere e lasciare il Patto così com'è, stupido ed aggirabile da parte dei più forti ma anche inutile se non dannoso, visto che servono a poco le timide correzioni interpretative, variamente sponsorizzate, sulla flessibilità del deficit di medio periodo come pure sulla sostenibilità del debito. Commissario Almunia, le auguro buon lavoro e la esorto a usare tutto il coraggio necessario in un momento così difficile per la costruzione della nostra Europa. Non ascolti le troppe sirene interessate e travestite che rischiano di far naufragare definitivamente non solo la credibilità del Patto ma, assieme ad esso, anche la credibilità dell'intera Europa."@lv13
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Almunia, ogni giorno nei nostri dibattiti diciamo che, per essere competitiva nell'economia mondiale, l'Europa ha bisogno di più crescita economica, di più infrastrutture materiali e di materiali e di più riforme. Ogni giorno diciamo che dobbiamo attuare l'Agenda di Lisbona, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L'attuale Patto di stabilità e di crescita, così come è strutturato, non è in grado di dare risposte né alla crescita, né al infrastrutturale, né alla domanda di riforme. E' solo un cattivo surrogato di una politica economica e di crescita comune che non c'è. E' stato voluto dai paesi forti perché non si fidavano dei paesi deboli, ma alla fine i paesi forti sono stati i primi a non rispettarlo. C'è dunque qualcosa che non va e dobbiamo prenderne onestamente atto. Com'è noto, i tre obiettivi strategici della crescita, delle infrastrutture e delle riforme possono essere sintetizzati per i con una formula che la teoria economica chiama la quale consente di finanziare in deficit le spese per investimenti a valenza intergenerazionale ed esige, nel contempo, di finanziare la spesa corrente senza generare deficit di bilancio. Finora, le burocrazie e i governi europei hanno detto di no all'introduzione della per paura di comportamenti opportunistici da parte degli Stati. Si tratta di timori corretti, ma con i timori non si fa l'Europa. Onde evitare l'opportunismo nazionale nella possibile applicazione della è importante che vi siano chiari obiettivi europei e chiare regole europee, nonché finanziamenti altrettanto chiari con verifiche della loro congruità e verifiche dei risultati ottenuti, senza lasciare alcuno spazio per trucchi contabili o prepotenze, già troppe volte sperimentati in un passato recente anche dai cosiddetti paesi rigoristi. Perché non provare con la ? Se nella riforma del Patto non ci sarà la ha ragione la BCE, la quale sostiene che sia meglio lasciar perdere e lasciare il Patto così com'è, stupido ed aggirabile da parte dei più forti ma anche inutile se non dannoso, visto che servono a poco le timide correzioni interpretative, variamente sponsorizzate, sulla flessibilità del deficit di medio periodo come pure sulla sostenibilità del debito. Commissario Almunia, le auguro buon lavoro e la esorto a usare tutto il coraggio necessario in un momento così difficile per la costruzione della nostra Europa. Non ascolti le troppe sirene interessate e travestite che rischiano di far naufragare definitivamente non solo la credibilità del Patto ma, assieme ad esso, anche la credibilità dell'intera Europa."@mt15
"Mijnheer de Voorzitter, geachte collega’s, commissaris Almunia, elke dag weer zeggen wij in onze debatten dat Europa meer economische groei, een concretere, op materialen gebaseerde infrastructuur en meer hervormingen nodig heeft om concurrerend te kunnen zijn in de wereldeconomie. Elke dag weer zeggen wij dat de Agenda van Lissabon ten uitvoer moet worden gelegd, maar iedereen ziet wat de resultaten zijn. Zoals het Stabiliteits- en Groeipact nu is gestructureerd, is het niet in staat oplossingen te bieden, noch voor de groei, noch voor het gebrek aan infrastructuren, noch voor de noodzakelijke hervormingen. Dit Pact is enkel een slecht surrogaat voor het ontbrekend economisch beleid en groeibeleid. De sterke landen wilden dit Pact omdat zij geen vertrouwen hadden in de zwakke landen, maar uiteindelijk bleken de sterke landen de eerste te zijn die het Pact niet eerbiedigden. Er klopt dus iets niet, en daar moeten wij in aller eerlijkheid nota van nemen. Zoals bekend kunnen de drie strategische doeleinden - groei, infrastructuren en hervormingen - voor de worden samengevat met een formule die in de economische theorie de wordt genoemd. Deze regel zegt dat investeringen die vele generaties lang moeten meegaan, mogen worden gefinancierd ook in geval van tekorten, maar dat tegelijkertijd de financiering van de lopende uitgaven geen begrotingstekort mag doen ontstaan. Tot nu toe hebben de Europese bureaucratieën en regeringen “nee” gezegd tegen de invoering van de omdat zij bang waren voor opportunistisch gedrag van de landen. Deze vrees is niet ongegrond, maar op vrees bouwt men geen Europa op. Om bij de toepassing van de nationaal opportunisme te vermijden moeten er duidelijke Europese doelstellingen en duidelijke Europese regels worden vastgesteld en worden gezorgd voor net zo duidelijke financieringen met controle op de congruentie en controle op de bereikte resultaten. Daarbij mag geen enkele ruimte worden opengelaten voor boekhoudtrucjes of dwingelandij, waar ook de zogenaamde strikte landen in het recente verleden maar al te vaak mee hebben geëxperimenteerd. Waarom probeert men de niet uit? Als met de hervorming van het Pact de niet wordt opgenomen, krijgt de ECB gelijk. Die zegt namelijk dat men dan beter helemaal niets kan doen en het Pact gewoon moet laten voor wat het is: een onverstandig Pact dat door de sterkste landen gemakkelijk omzeild kan worden, een Pact maar ook een nutteloos en zelfs schadelijk Pact, aangezien men geen heil hoeft te verwachten van de kleine interpretatieve correcties waarop van verschillende kanten wordt aangedrongen en die de soepelheid van het deficit op middellange termijn en de duurzaamheid van de schuld betreffen. Commissaris Almunia, ik wens u veel succes bij uw werk en vraag u dringend de nodige moed op te brengen op dit zo moeilijke moment voor de opbouw van ons Europa. Luistert u niet naar de te talrijke, vermomde en door eigenbelang gedreven sirenen die niet alleen de geloofwaardigheid van het Pact maar tegelijkertijd misschien ook de geloofwaardigheid van heel Europa schipbreuk zullen doen lijden."@nl3
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Almunia, ogni giorno nei nostri dibattiti diciamo che, per essere competitiva nell'economia mondiale, l'Europa ha bisogno di più crescita economica, di più infrastrutture materiali e di materiali e di più riforme. Ogni giorno diciamo che dobbiamo attuare l'Agenda di Lisbona, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L'attuale Patto di stabilità e di crescita, così come è strutturato, non è in grado di dare risposte né alla crescita, né al infrastrutturale, né alla domanda di riforme. E' solo un cattivo surrogato di una politica economica e di crescita comune che non c'è. E' stato voluto dai paesi forti perché non si fidavano dei paesi deboli, ma alla fine i paesi forti sono stati i primi a non rispettarlo. C'è dunque qualcosa che non va e dobbiamo prenderne onestamente atto. Com'è noto, i tre obiettivi strategici della crescita, delle infrastrutture e delle riforme possono essere sintetizzati per i con una formula che la teoria economica chiama la quale consente di finanziare in deficit le spese per investimenti a valenza intergenerazionale ed esige, nel contempo, di finanziare la spesa corrente senza generare deficit di bilancio. Finora, le burocrazie e i governi europei hanno detto di no all'introduzione della per paura di comportamenti opportunistici da parte degli Stati. Si tratta di timori corretti, ma con i timori non si fa l'Europa. Onde evitare l'opportunismo nazionale nella possibile applicazione della è importante che vi siano chiari obiettivi europei e chiare regole europee, nonché finanziamenti altrettanto chiari con verifiche della loro congruità e verifiche dei risultati ottenuti, senza lasciare alcuno spazio per trucchi contabili o prepotenze, già troppe volte sperimentati in un passato recente anche dai cosiddetti paesi rigoristi. Perché non provare con la ? Se nella riforma del Patto non ci sarà la ha ragione la BCE, la quale sostiene che sia meglio lasciar perdere e lasciare il Patto così com'è, stupido ed aggirabile da parte dei più forti ma anche inutile se non dannoso, visto che servono a poco le timide correzioni interpretative, variamente sponsorizzate, sulla flessibilità del deficit di medio periodo come pure sulla sostenibilità del debito. Commissario Almunia, le auguro buon lavoro e la esorto a usare tutto il coraggio necessario in un momento così difficile per la costruzione della nostra Europa. Non ascolti le troppe sirene interessate e travestite che rischiano di far naufragare definitivamente non solo la credibilità del Patto ma, assieme ad esso, anche la credibilità dell'intera Europa."@pl16
"Senhor Presidente, Senhor Comissário Almunia, Senhoras e Senhores Deputados, todos os dias, nos nossos debates, dizemos que, para a Europa ser competitiva na economia mundial, precisa de mais crescimento económico, de mais infra-estruturas concretas e baseadas em materiais e de mais reformas. Todos os dias dizemos que temos de pôr em prática a Agenda de Lisboa, mas os resultados estão à vista de todos. Tal como está estruturado, o actual Pacto de Estabilidade e de Crescimento não tem possibilidade de dar solução nem ao crescimento, nem à lacuna infra-estrutural, nem à necessidade de reformas. É apenas um fraco sucedâneo de uma política económica e de crescimento comum que não existe. Foi imposto pelos países fortes, porque eles não confiavam nos países fracos mas, afinal, os países fortes foram os primeiros a não respeitá-lo. Há, pois, qualquer coisa que não está bem, e nós temos de ser honestos e admitir isso mesmo. Como todos sabemos, os três objectivos estratégicos do crescimento, das infra-estruturas e das reformas podem ser sintetizados pelos políticos por meio de uma fórmula a que a teoria económica chama a regra de ouro, a qual permite financiar através do défice as despesas para investimentos com valor intergeracional, exigindo, ao mesmo tempo, que a despesa corrente seja financiada sem gerar um défice orçamental. Até agora, as burocracias e os governos europeus disseram não à introdução da regra de ouro, receando comportamentos oportunistas por parte dos Estados-Membros. Esses receios têm razão de ser, mas com receios não se pode construir a Europa. A fim de evitar o oportunismo nacional se a regra de ouro for implementada, é importante que existam objectivos europeus claros e regras europeias claras, assim como financiamentos igualmente claros, com controlos prévios da sua congruência e controlos posteriores dos resultados obtidos, sem deixar o mínimo espaço a truques de tesouraria ou a tácticas intimidatórias, tantas vezes usados no passado recente, mesmo por países considerados da linha dura. Porque não experimentar a regra de ouro? Se a regra de ouro não for incluída na reforma do Pacto, o BCE terá razão em dizer que é melhor desistir e deixar o Pacto tal como está, estúpido e susceptível de ser torneado à vontade por parte dos mais fortes, mas também inútil, se não mesmo nocivo, uma vez que de pouco servem as tímidas correcções interpretativas, patrocinadas por diversos quadrantes, relativamente à flexibilidade dos défices a médio prazo, bem como à sustentabilidade dos défices. Senhor Comissário Almunia, desejo-lhe as maiores felicidades no seu trabalho e exorto-o a ser tão corajoso quanto necessário num momento tão difícil para a construção desta nossa Europa. Não dê ouvidos às hordas de sereias disfarçadas e com interesses pessoais que se arriscam a fazer naufragar definitivamente não só a credibilidade do Pacto mas, com ele, também a credibilidade da Europa inteira."@pt17
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Almunia, ogni giorno nei nostri dibattiti diciamo che, per essere competitiva nell'economia mondiale, l'Europa ha bisogno di più crescita economica, di più infrastrutture materiali e di materiali e di più riforme. Ogni giorno diciamo che dobbiamo attuare l'Agenda di Lisbona, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L'attuale Patto di stabilità e di crescita, così come è strutturato, non è in grado di dare risposte né alla crescita, né al infrastrutturale, né alla domanda di riforme. E' solo un cattivo surrogato di una politica economica e di crescita comune che non c'è. E' stato voluto dai paesi forti perché non si fidavano dei paesi deboli, ma alla fine i paesi forti sono stati i primi a non rispettarlo. C'è dunque qualcosa che non va e dobbiamo prenderne onestamente atto. Com'è noto, i tre obiettivi strategici della crescita, delle infrastrutture e delle riforme possono essere sintetizzati per i con una formula che la teoria economica chiama la quale consente di finanziare in deficit le spese per investimenti a valenza intergenerazionale ed esige, nel contempo, di finanziare la spesa corrente senza generare deficit di bilancio. Finora, le burocrazie e i governi europei hanno detto di no all'introduzione della per paura di comportamenti opportunistici da parte degli Stati. Si tratta di timori corretti, ma con i timori non si fa l'Europa. Onde evitare l'opportunismo nazionale nella possibile applicazione della è importante che vi siano chiari obiettivi europei e chiare regole europee, nonché finanziamenti altrettanto chiari con verifiche della loro congruità e verifiche dei risultati ottenuti, senza lasciare alcuno spazio per trucchi contabili o prepotenze, già troppe volte sperimentati in un passato recente anche dai cosiddetti paesi rigoristi. Perché non provare con la ? Se nella riforma del Patto non ci sarà la ha ragione la BCE, la quale sostiene che sia meglio lasciar perdere e lasciare il Patto così com'è, stupido ed aggirabile da parte dei più forti ma anche inutile se non dannoso, visto che servono a poco le timide correzioni interpretative, variamente sponsorizzate, sulla flessibilità del deficit di medio periodo come pure sulla sostenibilità del debito. Commissario Almunia, le auguro buon lavoro e la esorto a usare tutto il coraggio necessario in un momento così difficile per la costruzione della nostra Europa. Non ascolti le troppe sirene interessate e travestite che rischiano di far naufragare definitivamente non solo la credibilità del Patto ma, assieme ad esso, anche la credibilità dell'intera Europa."@sk18
"Signor Presidente, onorevoli colleghi, Commissario Almunia, ogni giorno nei nostri dibattiti diciamo che, per essere competitiva nell'economia mondiale, l'Europa ha bisogno di più crescita economica, di più infrastrutture materiali e di materiali e di più riforme. Ogni giorno diciamo che dobbiamo attuare l'Agenda di Lisbona, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L'attuale Patto di stabilità e di crescita, così come è strutturato, non è in grado di dare risposte né alla crescita, né al infrastrutturale, né alla domanda di riforme. E' solo un cattivo surrogato di una politica economica e di crescita comune che non c'è. E' stato voluto dai paesi forti perché non si fidavano dei paesi deboli, ma alla fine i paesi forti sono stati i primi a non rispettarlo. C'è dunque qualcosa che non va e dobbiamo prenderne onestamente atto. Com'è noto, i tre obiettivi strategici della crescita, delle infrastrutture e delle riforme possono essere sintetizzati per i con una formula che la teoria economica chiama la quale consente di finanziare in deficit le spese per investimenti a valenza intergenerazionale ed esige, nel contempo, di finanziare la spesa corrente senza generare deficit di bilancio. Finora, le burocrazie e i governi europei hanno detto di no all'introduzione della per paura di comportamenti opportunistici da parte degli Stati. Si tratta di timori corretti, ma con i timori non si fa l'Europa. Onde evitare l'opportunismo nazionale nella possibile applicazione della è importante che vi siano chiari obiettivi europei e chiare regole europee, nonché finanziamenti altrettanto chiari con verifiche della loro congruità e verifiche dei risultati ottenuti, senza lasciare alcuno spazio per trucchi contabili o prepotenze, già troppe volte sperimentati in un passato recente anche dai cosiddetti paesi rigoristi. Perché non provare con la ? Se nella riforma del Patto non ci sarà la ha ragione la BCE, la quale sostiene che sia meglio lasciar perdere e lasciare il Patto così com'è, stupido ed aggirabile da parte dei più forti ma anche inutile se non dannoso, visto che servono a poco le timide correzioni interpretative, variamente sponsorizzate, sulla flessibilità del deficit di medio periodo come pure sulla sostenibilità del debito. Commissario Almunia, le auguro buon lavoro e la esorto a usare tutto il coraggio necessario in un momento così difficile per la costruzione della nostra Europa. Non ascolti le troppe sirene interessate e travestite che rischiano di far naufragare definitivamente non solo la credibilità del Patto ma, assieme ad esso, anche la credibilità dell'intera Europa."@sl19
"Herr talman, kommissionär Almunia, mina damer och herrar! Vi säger varje dag i våra debatter att för att EU skall bli konkurrenskraftigt i världsekonomin krävs större ekonomisk tillväxt, mer konkret och materialbaserad infrastruktur och mera reformer. Varje dag säger vi att vi måste genomföra Lissabonstrategin, men alla kan se hur det har gått. Stabilitets- och tillväxtpakten kan i sin nuvarande utformning inte heller erbjuda någon lösning för tillväxten, infrastrukturklyftan eller kravet på reformer. Den är bara en dålig ersättning för en gemensam politik för ekonomi och tillväxt som inte existerar. Det var de starka länderna som ville ha den eftersom de inte litade på de svaga, men i slutändan var de starka länderna först med att inte följa den. Det finns därför sådant som inte fungerar, och vi måste vara ärliga och tillstå det. Som vi alla vet kan de tre strategiska målsättningarna tillväxt, infrastruktur och reformer sammanfattas av dem som inrättar politiken i en formel som inom den ekonomiska teorin kallas för den gyllene regeln, vilket innebär att investeringskostnader mellan generationerna kan finansieras genom budgetunderskott och att det samtidigt krävs att nuvarande utgifter skall finansieras utan att det leder till budgetunderskott. Hittills har EU:s byråkrati och regeringar sagt nej till att införa den gyllene regeln, av rädsla för att medlemsstaterna skulle uppträda opportunistiskt. En sådan rädsla är berättigad, men EU kan inte byggas på rädsla. Om den gyllene regeln införs är det, för att förebygga nationell opportunism, viktigt att vi får tydliga EU-målsättningar och tydliga EU-regler, men även en tydlig finansiering med kontroller i förväg när det gäller lämplighet och i efterhand när det gäller resultatet, utan att lämna något utrymme för redovisningstricks eller översittartaktik, vilket tidigare har använts alltför mycket, även av länder som betraktas som tuffingar. Varför inte prova den gyllene regeln? Om den gyllene regeln inte tas med när pakten skall reformeras kommer ECB att ha rätt när man säger att det är bättre att ge upp och lämna pakten som den är, dum och möjlig att kringgå för de starka efter eget gottfinnande, men också oanvändbar eller till och med skadlig, med tanke på att blygsamma tolkande korrigeringar när det gäller flexibiliteten för underskott under medellång tid, som stöds av olika parter, inte är till stor nytta, och det gäller även skuldernas hållbarhet. Herr Almunia! Jag önskar er allt gott i ert arbete och ber er verkligen vara så tapper som behövs i en sådan svår tid för integrationen i vårt EU. Lyssna inte till horderna av egennyttiga förklädda sirener som för alltid kan minska inte bara trovärdigheten för pakten utan också trovärdigheten för EU som helhet."@sv21
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